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Autore: SkepticDame    13/07/2014    0 recensioni
Rose e il Dottore umano giungono alle porte di una fortezza da sempre conosciuta per la bellezza del suo circo.
Ma da quando il tutto è governato dalla nuova Regina, le cose sembrano essere cambiate e il segreto legato ad essa sarà svelato con aspre conseguenze.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 10 (human), Rose Tyler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Dottore rimase immobile per una manciata di secondi a fissare il gigantesco portone davanti a sé. Doveva solo spingerlo ed entrare. Una manovra semplicissima. Ma la parte più difficile era il reprimere il più possibile la collera e raccogliere i pezzi di quella calma che aveva perduto. Prima che prendesse l'iniziativa di entrare in sala, Rose allungò passi incerti verso uno dei due corridoi laterali. « Ho una strana sensazione... » Mormorò la ragazza allontanandosi sempre di più dal punto in cui si trovava e questo non tranquillizzò affatto l'uomo. « Rose dobbiamo andare. Non posso lasciarti qui da sola... » Insistette lui con un tono quasi supplichevole. In nessuna delle sue avventure aveva mai lasciato indietro i suoi compagni e tanto meno lo avrebbe fatto con la persona che amava. Decise di seguirla, prima di perderla totalmente di vista, e lei gli fece segno di non fare troppo rumore. Dei passi anticipavano l'arrivo di qualcuno che stava andando di fretta e non da solo, a giudicare dall'andatura irregolare, e poco dopo capirono che erano Aela e la Regina che si erano allontanate dalla sala per poter parlare tranquillamente. « Non ho più molto tempo, Aela. Questa probabilmente è stata la mia ultima apparizione ufficiale, lo sai, vero? » sussurrò l'anziana. I suoi modi erano diventati stranamente più affabili e fu un cambiamento che, messo a pari piano con la sua vera natura, destava solo... orrore e ribrezzo in loro due che segretamente ascoltavano dall'angolo dell'androne. « Avete tante persone fidate, a corte. Posso convocarle il prima possibile, almeno potrete scegliere chi è più adatto al ruolo di vostro successore » replicò Aela. Sapeva a quale punto volesse giungere la Regina ma era anche vero che quest'ultima conosceva già la risposta della serva, così da inasprirla tutto ad un tratto. « Sei come tuo padre: ingrata e testarda! Io ti do l'opportunità di ereditare il più vasto e importante regno di tutti i tempi e tu cosa fai? Ti rifiuti! Dovresti sentirti in debito con me, insolente che non sei altro. Se non fosse stato per me... ». « Se non fosse stato per voi, mio padre sarebbe ancora vivo e vegeto a mostrarmi il mondo da quella torre che ora può essere solo il mio peggior incubo, il mio inferno! Perché avete ordinato ai vostri uomini di ucciderlo, eh? Era uno degli artigiani che più ammiravate, prima di farlo vostro sposo. Dicevate addirittura di amarlo come nessun altro... Cosa vi ha fatto cambiare idea fino al punto di volerlo morto?!» pronunziò Aela accennando poco a poco l'ira che si scatenava ogni volta che la Regina tirava fuori quel discorso per farla sentire in colpa e zittirla. Era spregevole usare quella sorta di ricatto morale per ottenere tutto e subito, con garanzie inequivocabili e prive di qualsiasi clausola. La Regina la fissò un istante prima di tirarle un mal rovescio e farla calmare di botto. « Lui viveva di fantasie che avrebbero messo a repentaglio la mia impeccabile reputazione. E tu sei come lui. Avrei dovuto sbarazzarmi di te quando ne avevo l'occasione » disse la signora con amarezza e gelidità, per poi anteporre di volersi ritirare nelle prorie stanze. Si chiedeva come potesse, quella ragazza, sapere tutta la storia, per filo e per segno. Ogni sera, il suo defunto marito nonché padre di Aela, si ritirava sopra la torre a riflettere. A volte da solo, a volte con in braccio Aela. "Mi chiedo se nella mia vita ho mai fatto delle decisioni giuste", diceva lui, volgendo il capo verso l'orizzonte di quel cielo che si oscurava come i suoi penseri. Però poi pensava alla sua splendida bambina e sorrideva perché almeno una cosa buona la vita gliel'aveva regalata. Ma poteva dire lo stesso di quella che doveva definire "sua moglie"? Una donna sprezzante, falsa, inaccontentabile, iraconda. L'aveva sposata non per amore ma per garantire alla figlia una vita indubbiamente più agiata. Lei però non lo immaginava neppure. A questo punto, tuttavia, nemmeno lui si definiva migliore di lei. Perché aveva appofittato furbamente della sua "intensa" infatuazione... dunque quanto a disonestà erano alla pari. Ma non lo erano quanto a crudeltà. Quella signora che si etichettava regalmente come amante dei bambini, era la loro morte. Sapeva anche questo di lei e tale fatto gli compromise l'anima. Ma fu una pena persino passeggera, perché un attimo dopo non sentì più nulla. Il suo corpo giaceva senza vita, per ironia della sorte, ai piedi della fortezza. Ma i suoi pensieri erano ancora dentro e si posavano su ogni cosa come la polvere. Chi poteva proteggere la sua bambina, ora? Non fece in tempo a trovare risposta. Anche gli ultimi pulviscoli volarono via. Dopo l'accaduto, la Regina tenne Aela sotto alla propria tutela, non si risposò più e divenne terribilmente tirannica. Ma ora, a distanza di anni, la ragazza le era diventata un peso. Le ricordava quell'uomo per cui aveva nutrito sentimenti troppo infantili e acerbi, anche se lui non le dava mai la certezza di essere ricambiata in una maniera diversamente profonda, e che dovette zittire usando il mezzo più sicuro. Il Dottore e Rose si guardarono un istante, con il passo ticchettante delle scarpe della Regina come sottofondo leggerissimo. Era lontana. "Fantasie...", pensò velenosamente lui, trattenendo a stento l'impulso di fare giustizia in un modo che non aveva mai preso così seriamente in considerazione. Andava contro ad ogni suo principio. Da un lato quest'impeto lo intimoriva perché non sapeva quando e se si sarebbe poi placato. Dall'altro c'era la presenza di Rose e c'era più probabilità che riuscisse a controllarsi. Sentì la sua stretta e per un attimo riprese lucidità. Aela teneva strette le mani a pugno, gettandosi pesantemente all'indietro verso il muro gelido. Che quella fosse la fine della sua vita lì dentro? Lo sperava. Non sapeva affatto dove poi sarebbe finita ma l'essere lontana da quella prigione sarebbe stato già un ottimo inizio. I due sbucarono dalla penombra all'improvviso, allarmati dal frettoloso allontanamento dell'anziana. « Cosa ci fate voi qui? Vi avevo detto di non girovagare, o sbaglio? » sibilò la serva augurandosi che la sua padrona, a quel punto definibile matrigna, fosse abbastanza distante da non percepire la loro presenza. « Dov'è andata la Regina? » domandò Rose, sperando che la cerimonia fosse bastantemente lunga da poter dar loro del tempo. « Si è ritirata nelle sue stanze. Se non erro ha voluto prendere in custodia dei bambini per mostrare loro dei nuovi giocattoli fabbricati per l'occasione dagli artigiani più abili. Ovviamente i genitori dei bambini ne sono al corrente. Perché questa domanda? » chiese l'ancella. Era evidente che avesse scarsa voglia di parlare di quella donna. Tanto meno dopo la tempesta appena scatenatasi. « No, no, no, NO! » tuonò rapidamente il Dottore spalancando del tutto lo sguardo sulla ragazza che lo guardava con sincero smarrimento « Devi portarci da lei prima che sia troppo tardi, avanti! » ordinò lui scattando all'istante verso il corridoio e giungendo ad un bivio. Diede un'occhiata fugace ad entrambe le direzioni finché Aela non li condusse dalla parte giusta e si piazzò dinanzi ad una porta colorata di rosso e rifinita minuziosamente con dettagli dorati, da sempre colori predominanti a corte. Dall'interno si udiva flebile la voce melensa della donna e le risa giocose dei piccoli. Iniziarono a cantare. Fu un'altra coltellata, sentirli così felici di essere in sua compagnia. Come potevano immaginare che l'essenza racchiusa in quel corpo dai lineamenti gentili e dolci ai loro occhi, fosse di una corvina crudeltà inimmaginabile? Il Signore del Tempo prese a sferrare pugni contro la porta gridando. « Apri subito questa dannata porta...! Aprila, ti ho detto! » batté i pugni con disperata rabbia contro il legno urlando con tutto il fiato spinto dall'immaginare l'oscenità che si sarebbe compiuta a breve. Ma a cosa serviva sbraitare se tanto lei non lo avrebbe mai ascoltato? Tentò invano di imbrogliarla usando il cacciavite sonico cacciato fuori dalla tasca furiosamente. Lo puntò, emise il solito sottile suono ma sembrò più inutile degli ordini che stava impartendo. Per un istante si sentì quasi frastornato, come se finora fosse stato lui a ricevere colpi su colpi al posto di quella porta, e nel panico. Una sensazione che, con Donna Noble, si era fatta più acuta, anche se terribilmente irrazionale per un Signore del Tempo. Paura sì, in dose più o meno lievi, ma mai qualcosa di così vicino al non saper giungere alla soluzione in fretta. Ragionamento a cui dedicò una frazione di secondo. « E se usassimo un'arma abbastanza pesante per distruggere la serratura? Aela avete delle armi nel castello? » intervenne Rose, guardando la serva e poi il Dottore che continuava a fissare la porta davanti a sé, indietreggiando di qualche passo. « Su questo piano l'unica stanza equipaggiata di armi è quella che abbiamo qui davanti. Lei la chiama "difesa personale". Andarne a cercare delle altre sarebbe solo uno spreco di tempo e a quanto vedo, il suo amico non è disposto a perderne altro » Rispose in un sussurro. Non riusciva capire il motivo di così tanta preoccupazione. In fondo non era la prima volta che la Regina avesse a che fare con dei bambini, loro la adoravano fin da subito e per tutti non era un problema. Ma non si capacitava nemmeno di quello strano suo atteggiamento ben poco regale. « Mi spiegate cosa diamine sta succedendo? » riprese la serva, colma di dubbi. Se solo qualcuno, o la Padrona in persona, fosse venuto a sapere che lei stava aiutando due sconosciuti ad irrompere nelle stanze di sua maestà, sicuramente avrebbe fatto sì che venisse punita o perlomeno cacciata via. Per quest'ultima causa era disposta a rischiare, pensò sarcasticamente fra sé. Andare via era un chiodo fisso ma non aveva mai sufficiente coraggio per farlo e non pensare ad altro. Comunque in risposta ricevette una risatina lieve da parte della sovrana, che mutò fino ad assumere un timbro quasi cavernoso, disumano, irriconoscibile. Culminò in un ringhio animalesco, nel vero senso dell'espressione, seguito dalle urla piangenti dei bambini. Il Dottore, molto rapidamente, divaricò le gambe e piegò le ginocchia appoggiandosi al muro dietro di sé. Sollevò il ginocchio della gamba dominante e diede una serie di calci alla serratura mezza arrugginita che permisero finalmente di entrare e ritrovarsi faccia a faccia, o meglio faccia a muso, con la bestia più o meno alta quanto loro. I fanciulli corsero via in lacrime sgattaiolando fuori con terrore. "Almeno loro sono salvi", fu un pensiero condiviso quasi contemporaneamente da tutti e tre. Aela fissò inorridita la corona finita al pavimento, non sapendo se credere che la Regina fosse stata attaccata o se invece fosse proprio lei quel mostro dai denti affilatissimi, le zanne e il pelo folto. Ma nella prima ipotesi avrebbero dovuto trovare una benché minima traccia di sangue da qualche parte, cosa che al contrario non trovarono. La belva concentrò la propria attenzione sulla figura davanti a sé, colui che aveva permesso che i suoi piani venissero mandati all'aria nel giro di poche ore, dopo 125 anni di regno senza problemi di questo genere. Gli si avvicinò, lo annusò. Il suo fiato caldo e la sua bocca che per poco più di un secolo fu il mezzo con cui uccise chissà quanti bambini e con cui probabilmente avrebbe ucciso lui stesso, gli arrivava ad un palmo dal naso. « Non mi dire che la carne di un umano adulto non è di tuo gradimento...! Ti sei viziata troppo in questi anni, mia cara. Ma sai come si dice, no? Il lupo perde il pelo, ma non il vizio » disse il Dottore, quasi ridendo prima di essere attaccato. Il lupo lo gettò rovinosamente a terra, affamato e arrabbiato per essersi lasciato sfuggire quella che sarebbe dovuta essere la sua cena. Rose non sarebbe rimasta mai a guardare. Prese una lampada ad olio e la scagliò sulla schiena dell'animale, facendo sì che questa prendesse fuoco sul suo pelo e lo facesse improvvisamente ritrarre. « Idea brillante, lo ammetto. Se non fosse per il fatto che ora la sua preda sarai TU » il Dottore scosse il capo e si sollevò in piedi. Sapeva che Rose Tyler si metteva in pericolo al posto suo e in buona fede ma non bilanciava abbastanza le conseguenze e questo gli faceva rabbia, oltre che a commuoverlo profondamente. La bestia iniziò a sbattere ovunque per spegnere le fiamme sul proprio dorso e Aela, in modo altrettanto agitato, era alla ricerca di qualcosa all'interno della stanza. « Cosa stai cercando?! Non è il momento giusto per appropriarsi dell'eredità, non credi? » chiese ironicamente Rose prima di realizzare che il lupo stava venendo nella propria direzione. Indietreggiò mano a mano fino a toccare il muro dietro alle sue spalle. Fu questione di attimi. Lo vide slanciarsi contro di lei. Il Dottore aveva ragione, doveva prestare più attenzione invece di agire d'impulso come sempre. Anzi. No. Non aveva affatto ragione. DOVEVA agire così, per salvarlo. Perché lo amava. Anche se poi da morta non sarebbe stata più molto utile ma...! "Difensore della Terra... e del Dottore", le piaceva immensamente esserlo. Si chiese se fossero questi i pensieri prima di morire ma se se lo stava ancora chiedendo voleva dire che non era ancora passata all'altro mondo, no? Aprì gli occhi e la bestia giaceva a terra con una freccia conficcata all'altezza del collo, col muso umido sulle proprie scarpe e una pozza di sangue scurissimo a lato. La ragazza mosse i primi passi allontanandosi, scossa, notando della bava appiccicata addosso. « Bleah! Che schifo di roba è, questa? Colla a caldo?! » furono le prime parole che disse con aria schifata, prima di contemplare Aela con una balestra fra le mani. « "Bleah"? "Che schifo di roba è questa"?!? Rischiavi di morire e l'unica cosa a cui pensi è la bava sui tuoi vestiti? Sei... incredibile » replicò il Dottore attraendola a sé per abbracciarla forte, ricambiato del tutto e fino in fondo. « In realtà ho pensato a qualcos'altro » disse Rose, scherzosamente. Entrambi sorrisero prima di sciogliere l'abbraccio e guardarono la ragazza, quasi imbalsamata, con quella balestra. Non sapevano esattamente come si sentisse dentro né cosa pensasse, visto il rapporto fra lei e la padrona/matrigna, ma con certezza non avrebbe mai immaginato di poter fare una cosa del genere. « S-sono un'assassina? Sono come lei...? » sussurrò la ragazza, intristendo i lineamenti. Si sentiva con la coscienza sporca ma allo stesso tempo percepiva una pace futura, per tutti. Si sentiva con la coscienza sporca ma non osò immaginare in quale condizioni sarebbe stata la sua interiorità se avesse compiuto gli stessi crimini della sua padrona e pensare che finalmente la giustizia era stata fatta, la convinse che, d'altra parte, la morte di quel mostro era necessaria per la serenità comune. « Io... Io penso che tuo padre intendesse questo con "Aela la cacciatrice". Sapeva che avresti fatto quello che non avrebbe mai potuto fare lui prima. Credeva in te » disse Rose con un mezzo sorriso, sebbene la visuale di un lupo dissanguato non fosse un granché per gli occhi. L'ancella intanto tirò giù una tenda e la posò sul corpo dell'animale. « Cosa dovrò dire a corte quando non vedranno più la Regina ma questa bestia? Non ci crederebbero mai alla verità. Anzi. Mi giustizierebbero pubblicamente per aver detto una simile eresia. Potrei appoggiarmi alla testimonianza dei bambini ma... i grandi credono che vivano davvero solo di fantasie » enunciò ironicamente Aela, anche se questo doveva essere solo un proprio pensiero. Il Dottore le si presentò di fianco, imbucando le mani nelle tasche del soprabito ed osservandosi attorno lentamente. « Dirai che la Regina è fuggita alla vista di quell'animale, che era così spaventata da non voler più mettere piede qui dentro al castello. La sua impeccabile reputazione meriterebbe di molto peggio ma è la spiegazione più credibile. Intanto... sono sicuro che sarai un'ottima regnante » proferì l'uomo con un sorriso del tutto sincero. Qualcosa gli diceva che il regno, e di conseguenza anche il circo, era nelle mani giuste, nonostante la ragazza fosse molto giovane. Ma quest'ultima sollevò lo sguardo amaro su di lui. « Non prenderò mai le redini di questo posto. È... troppo grande e la responsabilità è enorme il doppio, tanto per intenderci bene nelle dimensioni. E poi era quello che voleva quel mostro sperando di poter espiare le proprie colpe, quindi non prenderò mai il suo posto » tagliò corto lei. In parte era la verità ma in parte stava celando altro. Nascondeva la paura di diventare come la sua signora, tirannica e crudele. Non sapeva se dipendesse solo dalla sua natura o se dipedesse proprio dal "piedistallo" in cui si trovava essendo padrona di tutti e tutto, e nel caso la causa fosse stata anche accreditabile alla seconda ipotesi, non sarebbe mai stata disposta a trasformarsi in una persona senza cuore solo perché doveva ereditare il regno di una donna che non stimava per niente. Rose l'accostò e si piegò sulle ginocchia. « Il potere dà alla testa, è vero. Ma perché viene dato in mano a persone che lo usano per capriccio. Se sarai in grado di giostrarlo come giostri quella balestra, di cosa devi avere paura? Magari i bambini non ti chiameranno "nonna", al massimo "mamma" o "zia" » accennò un riso e finalmente vide che il volto di lei stava mano a mano cacciando l'espressione cupa che aveva assunto prima. « Ci penserò su. Ma intanto devo occuparmi di altre faccende, o cacceranno la cacciatrice » rispose la serva con un mezzo sorriso, sollevandosi in piedi. « Vi devo ringraziare. Se non fosse stato per voi probabilmente sarei stata ancora complice di quelle atrocità, all'oscuro di tutto. Grazie » continuò chinando appena il capo. Sulle finestre si sentivano ticchettii simili a sistri e d'un tratto si colorarono come tante piccole stelle piovute da un arcobaleno. Stava piovendo ed era una vista fantastica da lassù. « Il lieto fine è omaggiato persino dal cielo! Non capita proprio tutti i giorni, perciò... » mormorò il Dottore guardando allusivamente Rose. « Perciò è meglio che torniate alla vostra vita da forestieri. In futuro sarete sempre ben accetti, qui. Buona fortuna » Disse Aela prima di ricevere in risposta un abbraccio da entrambi e due sinceri "buona fortuna". Il Dottore e Rose corsero per mano lungo le scale che scendevano giù fino all'atrio e si precipitarono fuori, sotto quell'acquazzone di colori che dava vita ad ogni cosa. Corsero ripercorrendo lo stesso sentiero usato per giungere al castello ed arrivarono alle porte del TARDIS, entrandovici dentro ridendo come due folli. Appena ripresero sufficiente fiato, acquisirono un velo di serietà. « Per fortuna non hai aperto il TARDIS nella stessa maniera con cui hai sfondato quella porta » pronunziò Rose scherzosamente. « Se vogliamo fare osservazioni su quello che ci è successo oggi, sono curioso di sapere cos'hai pensato prima » le si avvicinò circondandole la vita con un braccio. « Prima quando? » chiese lei arricciando il naso. « Prima, quando il lupo ti stava per attaccare... Hai detto che in realtà hai pensato a qualcos'altro » l'uomo chinò il capo respirando il profumo dei suoi capelli, non compromesso dalla pioggia totalmente inodore. Non osava pensare a cos'avrebbe fatto se davvero Aela non fosse intervenuta. Perché la possibilità che accadesse, purtroppo, c'era e lo spaventava. Il battito del suo cuore accelerò. « Ho pensato che anche se fosse finita diversamente per me, non avrei avuto ripensamenti. Dovevo fare il possibile per darti tempo. Per... salvarti, in fondo. Perché ti amo » Gli lasciò una carezza sul viso macchiato di ogni colore, posando l'altra mano sul suo unico cuore e sorrise prima di baciarlo. « Ti amo » le sussurrò il Signore del Tempo, arrendevole quasi a quelle due parole.
   
 
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