The severed garden
Oltrepassati i cancelli del Victoria Park mi trovo di fronte immensi viali fiancheggiati da alberi tra i quali è facilmente riconoscibile in sottofondo il rumore del canto degli insetti o degli uccelli che si muovono fra i rami. Sorrido entusiasta a questa bella giornata.
Avvio l’I-pod, la musica che mi viene trasmessa dagli auricolari mi infonde allegria e il ritmo giusto per mantenere un'andatura costante e veloce, senza affaticarmi troppo.
Dopo una buona ora di footing, mi siedo su di una panchina, perfettamente rilassato. Erano pochi i momenti in qui mi sentivo così.. in pace. Abitualmente la mia testa era affollata da domande senza risposta, un intricato labirinto di ricordi ed emozioni. Spesso mi fermavo a riflettere sul perché della mia esistenza così “fuori luogo”, sul tragico esito di quella dei miei genitori, rimasti uccisi in un incendio divampato improvvisamente nella metropolitana; ma tutta questa confusione psicologica non faceva che portarmi ad uno stato di perenne inquietudine.
Osservo alcuni bambini davanti a me mentre giocano con una grossa palla di gomma, poco distanti da loro stanno due adulti che devono esserne i genitori.
La mia unica figura paterna è sempre stato il mio scapestrato zio, che si è preso l'incarico della mia custodia, anche se gli è sempre stato difficile conciliare il lavoro di imprenditore con la famiglia.
Alzo lo sguardo, i bambini se ne sono andati, permettendomi di vedere dalla parte opposta alla mia dove sta una giovane ragazza esile intenta a leggere. La osservo scostare una ciocca di capelli neri dal viso, rivelando due occhi grigi, dolci e sensuali. fu in quel momento che incrociai il suo sguardo Prima che si alzasse lasciando la panchina vuota.
A casa mi accorsi che il bucato era ancora da fare: buttai i vestiti sporchi nella cesta e poi misi la lavatrice, o almeno ci provai. Dopo essere stato in bagno a lavarmi denti sistemai le mie cose, e mi spogliai. Rimasi a petto nudo aspettando di poter svuotare la lavatrice, quando questa batté improvvisamente un colpo e si fermò balbettante .
-Stupida ferraglia- sbottai infastidito scagliandole un calcio. Spostai lo straccio che l' aveva inceppata e la feci ripartire. Dopo un tempo indeterminato potei finalmente riporre i panni puliti in un armadio.
Mi sentivo stranamente assonato, così entrai nella mia stanza, scaraventandomi sul letto sfatto, e caddi in un sonno profondo, senza incubi.
Spazio dell'autore: Salve a tutti!! Non so se il cambio di scena potrebbe aver confuso o meno.Il primo capitolo non era che un preambolo, qui in "The Severed Garden" (titolo preso in prestito da una canzone dei Doors) facciamo la conoscenza con Micheal Derevell: sarà lui, con il suo flusso di pensieri, l'Io narrante di tutta la storia.
Sinceramente non so perchè cinque anni fa decisi di scrivere questa storia, abbandonandola poi nei meandri del mio pc; sta di fatto che ho deciso di pubblicarlla così come era senza revisionarla troppo; questo perchè vorrei che diventasse in futuro uno spunto personale per una nuova storia nella quale poter padroneggiare uno stile migliore. Spero comunque che sia di vostro gradimento!