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Autore: 3lkom    14/07/2014    2 recensioni
Angelica ha 19 anni, un passato burrascoso alle spalle e un futuro incerto davanti a sé.
E' bella, a vederla sembra quasi una bambola, ma il suo carattere è schivo, aggressivo, opportunista. Nessuno la conosce per com'è veramente, perché nessuno lo merita, almeno così crede lei. Non crede nell' amicizia, e tanto meno nel vero amore. Non nasconde le sue dipendenze, non si sforza di apparire migliore di com'è veramente, perché non le interessa l'opinione degli altri: solo iniettandosi un liquido ambrato dritto in vena, con la mente annebbiata di piacere, riesce a non impazzire..
La sua vita cambierà radicalmente quando, in un famoso pub di Los Angeles, conoscerà cinque ragazzi folli e autodistruttivi; con i quali, per la prima volta nella sua vita, instaurerà un legame.
E forse, proprio grazie a loro, riuscirà anche ad aprire il suo cuore e ad affrontare la vita a testa alta, senza doversi più nascondere dietro al paradiso artificiale donatole dall'eroina.
Quella droga maledetta, e così dolce..
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axl Rose, Duff McKagan, Izzy Stradlin, Nuovo personaggio, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Ehi, strano, non è chiuso a chiave… C’è qualcuno? Siamo noi, siamo torn…»

 «Steeve! Vieni qui, fatti abbracciare… Oh, puzzi ancora di vino, come al solito, che bello! Mi siete mancati da morire, ragazzi…»

«Wow… Se tornare a casa propria, dopo un mese di assenza, significa trovare una biondina eccitata che ti salta addosso nell’istante preciso in cui apri la porta… Siamo ufficialmente tornati!» Urla Axl, soddisfatto, stretto in un abbraccio collettivo con Selene, Slash, Duff e Steve.

«Dobbiamo partire più spesso, allora, così quando torniamo sono tutti più affettuosi: cioè, se lo diventa perfino la tua irrequieta ragazza, Duff, allora…»

«Cazzo Slash, per una volta sta’ zitto, amico, non rovinare il momento! Tanto non riuscirai a farmi passare il buonumore…» Gli risponde Duff con un sorrisone, tra le braccia della bionda.

E per finire, con l’inconfondibile aria di chi vorrebbe uccidere qualcuno, ecco arrivare il chitarrista ritmico: che dire, non sembra molto festoso come tutti gli altri, affatto, mentre arranca sotto il peso dei bagagli che sta trasportando . «Si, biondo, come ti pare… ora però fammi passare, che io ho tre valigie per le mani! Mortacci vostra… Ok che la macchina è mia, ma una mano a svuotarla me la potevate pure…»

«Jeff, amore! » In un attimo le valigie cadono a terra con un tonfo, mentre una ragazza coi capelli rossi si getta tra le braccia del ragazzo, ora ben più felice, prima di coinvolgerlo in un bacio appassionato.

«Quante smancerie, bleah, mi torna su tutta la nausea che c’avevo prima in auto… Spero solo che lì dentro non ci fossero cose fragili!» Ghigna il riccio, storcendo la bocca per fingersi disgustato.

«Naah, tranquillo, c’era giusto quella costosa bottiglia di scotch invecchiato che tu hai insistito tanto per portarti dietro… Scherzo, scherzo!» Scoppia a ridere Izzy, rassicurando il suo amico che per un secondo si era fatto pallidissimo.

«E comunque secondo me non era nausea, ma quella fulminante sbronza che ci siamo presi prima di partire al bar unita a quell’altra fulminante sbronza che ti sarai preso ieri sera! O sbaglio? Avresti dovuto andarci un po’ più piano, forse…»

«Certo siamo messi bene, con uno come Steven che mi fa da voce della ragione!… Allora? Vogliamo andare a festeggiare, si? Andiamo, che ne so, al Whiskey-a-Go-Go: mi è mancato da morire quel fottutissimo locale!»





AXL


Cazzo, ragazzi. Che notte! Quella biondona che ho rimorchiato ieri sera si è rivelata una splendida compagnia, altrochè…

Cioè, non che fosse particolarmente bella o intelligente o brillante o. Anzi, piuttosto era una sciocca e un’ochetta, per portarmela a letto sono bastati si e no due frasi: tempo cinque minuti, già quella era disposta a chiudersi nel cesso con me e a darci dentro...  Ma aveva due labbra tipo bambola gonfiabile e un corpo da urlo, chissenefrega se non era miss America o se non sapeva tenere una conversazione: con la bocca ci sapeva fare, anche se in campi ben diversi da quelli dialettici… Ehm.

Non che io non creda che là fuori c’è una ragazza che mi aspetta, bella, intelligente e brillante allo stesso tempo; ma è dannatamente difficile trovarla, solo questo… Con la mia professione poi, lasciamo pure stare… Temo quasi che trovare “il vero amore” e sfondare nel mondo della musica siano due obiettivi incompatibili, nel corso di una sola vita… Anche se Jeff sembra avercela davvero fatta, e ciò mi lascia un piccolo barlume di speranza. Ma chissà. Bisogna vedere coi tour e le fan e tutto il resto, se il rapporto che ha con Angelica è solido come sembra…

Non voglio mica fare l’uccello del malaugurio, anzi. Sia ben chiaro. Jeff è e resta sempre il mio migliore amico, e se lui è felice lo sono anch’io… almeno credo.

Comunque, apparte questo, resta il fatto che io una ragazza perfetta non l’ho mica trovata, fino ad ora. Forse non ho cercato bene, o abbastanza, o forse non ho semplicemente voglia di cercare: perché accontentarmi di una singola donna speciale, se posso averne un bel po’ che fanno la media di tutte quante?

Spiegatemelo.





xSelene
 
“  Con le parole non sono bravo, quindi ho deciso di scriverti una lettera, lo so che è una stronzata. Spero che almeno tu riuscirai a riderci sopra… Anzi, in realtà non lo spero per niente.

Ma apprezza il gesto.

Apprezza il fatto che mi sto completamente sputtanando, per te, e come se non bastasse non ho la minima idea di quali siano i tuoi sentimenti al riguardo. Non sono mai stato bravo con certe cose, probabilmente non capisco nemmeno quello che sto provando in questo momento, cosa diavolo mi spinga a fare questa stronzata e perché ... Ma sento che è la cosa giusta da fare, e poi magari su carta riuscirò ad apparire meno coglione del solito o almeno spero.

E così si torna alla situazione iniziale, scusa i giri di parole.

Vorrei parlarti di tante cose, ma forse è meglio cominciare dall’inizio. Insomma, ormai l’avrai capito: credo che mi piaci. Ecco, l’ho dettoscritto. E io di solito odio certe stronzate, mi conosci abbastanza per sapere che è vero.

Per ogni ragazza che mi ha detto «Provo qualcosa per te, ma non so ancora cosa», io, e forse non è così difficile da immaginare, ero sempre già pronto a slacciarmi i pantaloni per suggerire la risposta… Ecco, diciamo che non me ne è mai fregato molto dei sentimenti altrui, probabilmente perché non riuscivo proprio a capirli: erano troppo distanti dalla mia persona, troppo profondi e complicati per uno che in ogni ragazza che incrociava vedeva solo un’ipotetica scopata occasionale. Solo il corpo e non la persona. Ma stavolta, stavolta sento che forse è diverso.

Fin da quella sera in cui ti ho convinta ad uscire, e siamo tornati sbronzi a casa e mi hai baciato sulla guancia, tu mi hai spiazzato completamente, mi hai dato da pensare e per la prima volta in vita mia quel semplice bacio mi è bastato, anzi, mi è sembrato una gran cosa... E poi mi hai detto che ero una brava persona: nessuna ragazza l’aveva mai fatto prima, sai? Anzi. Mi hanno chiamato bastardo, stronzo, approfittatore, hanno inventato insulti apposta per me che solo a ripensarci mi viene da ridere. Ma tu sei andata oltre, e hai visto quel lato di me che tendo sempre a reprimere, a nascondere perché mi fa sentire un debole, e io non posso esserlo, io sono quel coglione che fa casino e beve e si droga senza preoccuparsi di nulla, che ricerca lo scontro, sicuro di se e strafottente, e forse proprio per questo piaccio così tanto… Ma tu sei andata oltre? Me lo sono chiesto. E poi abbiamo scopato.

E’ stato l’alcol a spingerti? Probabilmente si. Da sobrio io non avrei mai avuto le palle di farlo: e non perché non volessi, ma per Duff  che è come mio fratello, perché sono sempre stato orgoglioso della mia lealtà nei confronti dei miei amici, e ora odio sentirmi un bastardo ipocrita… Apparte questo, io credo che non sia stato un gesto completamente sbagliato e sconsiderato. Non è stata una scopata così tanto per fare, non credi?

Li vedo, gli sguardi che mi lanci, sono idiota ma non ingenuo...

Non so cosa ne pensi tu al riguardo, ma io non ne sono affatto pentito e spero che non lo sia nemmeno tu: ma se lo fossi, capirei. Per questo voglio sapere. Per questo sono le 4 e mezza di mattina e io non sono in giro, non scopo, non dormo ma sono chinato su un fottuto tavolino del cazzo e sto scrivendo quella che probabilmente è la lettera più auto-sputtanante che un uomo abbia mai scritto ad una donna, per capire. –L’ho nascosta in quel vaso di fiori che hai la mania di annaffiare ogni santo giorno,  in modo che fossi la prima, e l’unica, a trovarla… -Per l’appunto, odio trovarmi in questa situazione...

Mi sento sporco. Un ladro. E’ come mi definirei ora. Ho rubato la vostra felicità per assaggiarne l’ebbrezza, e mi è piaciuta e pure tanto... Ma ha un prezzo da pagare, come ogni cosa. Ripeto: per questo voglio chiarire, una volta per tutte.

 
Concludo perché sta diventando troppo pietoso, se ci sono errori ortografici mi scuso ma non ho voglia di rileggere l’enormità di stronzate che ho scritto perché già mi sento abbastanza idiota. Dopo che hai letto, brucia questo pezzo di carta, è meglio. Se ti va di parlare –prima non posso-, ti aspetto, stasera alle 11, in quel ristorantino sulla Sunset Strip che fa quei tacos buonissimi… Cioè, io ci vado comunque, anche da solo. Gli altri li raggiungerò dopo.

Ehm, ora forse ti starai chiedendo, perché proprio lì?... E’ che mi piace un sacco il cibo piccante.

E no, non è un appuntamento.
 
                                                                                                                           

                                                                                                                         Slash

 


La ragazza bionda legge la lettera, lentamente, la guarda inebetita, come se stentasse a credere della sua autenticità. Si riscuote all’ultima riga, la rilegge un’altra volta. Poi si siede sulla sedia lì accanto e tira un lungo, lungo sospiro.

Si passa una mano tra i capelli, è confusa. Combattuta. Tra il ragionare razionalmente o impulsivamente, tra l’ascoltare cosa le impone il suo buon senso o cosa le suggerisce, quasi timidamente,  il suo istinto. Opta per quest’ultimo.

Lei non è mai stata una persona particolarmente riflessiva, anzi; ma se l’è sempre cavata, in ogni situazione che le si è prospettata davanti. E forse proprio grazie alla sua istintività: per cui stavolta non può essere da meno, non ci riesce e basta… E comunque non avrebbe tanto tempo per decidere, Duff è sotto la doccia già da un po’ e uscirà a momenti.

Prende la lettera: le da un’ ultima occhiata, trattenendo a stento un sorriso, esce in terrazzo e le da fuoco col suo accendino, facendo bene attenzione che non rimanga niente che non sia cenere…

«Piccola, eccoti qui!» Qualcuno l’abbraccia da dietro, è Duff, il suo ragazzo, ancora in accappatoio. «Ti cercavo per chiederti, stasera vieni all’inaugurazione di quel nuovo locale ad Edendale di cui ci hanno parlato? Ci vado con Axl, vuole vedere se è bello come dicono…»

«No, amore, stavolta passo… ho già in programma di cenare a casa di Sue: te la ricordi, no? E’ quella ragazza mora che ha il turno con me al pub… ma se vuoi ti raggiungo dopo, dammi l’indirizzo!» Gli risponde con una serenità così disarmante che quasi ne rimane sorpresa.
 
E così decide di accettare l’invito… Ma prima deve fare una cosa.





A.



Folle che mi rende folle, ti odio nella misura che t’amo”… Baudelaire ci azzecca sempre in pieno, non c’è bisogno che aggiunga altro.

Perché io Jeff lo amo, e lo odio proprio per questo; perché amare significa anche essere disposti a mettersi in gioco, rinunciare ad ogni meccanismo di difesa che quasi inconsciamente si è tirato su come un muro: si accetta ogni timore, di soffrire, di rimanere delusi, piangere, urlare, di sentirsi schifosamente deboli. Fa paura, ed è splendido allo stesso tempo.

Perché Jeff è speciale, e non c’entra quella sua aria da ragazzo cattivo e coglione che attrae le ragazze -come me- nei primi cinque minuti, no, Jeff ha una personalità contorta e mille pensieri per la testa, tanti sogni, tante delusioni alle spalle, rabbia e rimorsi, e io mi sento onorata di poterne far parte. Di poter condividere la mia vita con lui, giorni buoni e cattivi. Non dico “finchè morte non ci separi” perché mi sembra un po’ azzardato, ecco… Ma il concetto è quello. Lo amo davvero.

Quando mi sorride, mi bacia, quando facciamo sesso, o l’amore, o quello che è. E’ meraviglioso lo stesso…

«Amore, c’è Selene al citofono, chiede se puoi scendere un attimo» Mi urla il mio ragazzo dall’ingresso. Sorrido, tirandomi su dal letto sul quale ero comodamente sdraiata a pancia in giù: cosa diavolo l’avrà portata qui senza nessun preavviso? Avrà forse bisogno del mio aiuto? Mi infilo le scarpe, faccio per spegnere la canna che stavo svogliatamente fumando... «Anzi, amore, tienila tu: e finiscila pure, se ti va»

«Non era forse il tuo pit?» Mi guarda perplesso, indeciso sul prenderla o meno, gli sorrido.

«Si…ma ora è il tuo mezzo-pit!»

«”Amare è condividere con una persona ciò che non si ha voglia di condividere con nessun altro”, ho letto una volta…» Mi lancia un bacio, la prende. Mi metto a ridere.

«Ogni volta che te ne esci con queste frasi penso che non dovresti affatto fare il musicista, tu, sei sprecato… Dovresti scrivere bigliettini romantici per anniversari e stronzate del genere, piuttosto!»





SELENE
 

«Angelica, devi aiutarmi!» Mi precipito verso di lei, impaziente, senza nemmeno darle il tempo di dirmi ciao. «Se mi vuoi bene consigliami, al volo, cosa è meglio che faccia? Devo fare quello che voglio, quello che sento, anche se potrei perdere un sacco di cose, o fare quello che è giusto e non rischiare affatto?

«Eh? …Uhm, è meglio rischiare e finire col culo per terra, che rimpiangere di non aver agito in tempo… Almeno, io la penso cos…»

«Oh, menomale, grazie! Scusami, ma ora devo andare, sei una vera amica!» E me ne corro via che sembro quasi un’invasata. Come se non lo fossi sul serio. Mah.

Torno a casa, mi faccio la doccia. Rimango mezz’ora davanti all’armadio con addosso solo un paio di calzini, bestemmio ad alta voce per la mia spaventosa idiozia: sono in crisi, ovvero, non so cosa mettere. Andiamo bene.

L’ultima volta mi è capitato quando avevo dodici o tredici anni, la prima volta che uscivo con un ragazzo… Dio mio. Sono davvero regredita allo stato mentale di un’insicura teen-ager, una novellina?!

Aiuto, ricoveratemi che forse è meglio…

 
Alla fine opto per vestiti comodi e che mi danno sicurezza –jeans un po’ stracciati, anfibi e una maglietta neutra, sopra il mio solito chiodo-, altro che vestito o gonna: non voglio mica che pensi che mi sia vestita in modo particolare per la nostra uscita amichevole, se si può chiamar così! Sono fin troppo orgogliosa per questo. Mi trucco gli occhi di nero, mi metto uno zippo e le chiavi in tasca; non ho né soldi, né sigarette, e forse è per questo che sono così agitata, senza nemmeno una paglia divento isterica…

E, finalmente, esco.






DUFF


 
«Sai cosa mi diceva sempre mio nonno, quando ero molto piccolo e non sapevo decidermi su qualcosa? “Nel dubbio, bevi”, e poi si scolava tre cicchetti di grappa davanti ai miei occhi, così, giusto per imprimermi bene il messaggio in testa; e mio padre uguale, solo che faceva bere anche me… E poi ho avuto il mio “battesimo del whiskey”, dopo quattro sorsi ero già ubriaco e non riuscivo nemmeno a dire più il mio nome! E da lì non mi sono più fermato, con mio padre che mi faceva sbronzare ogni benedetta sera…»

«Beh, amico, non un granché come valore morale… Io ti batto, però, il bastardo che stava con mia madre era un fanatico religioso ubriacone, e pure violento: prima di prendermi a cinghiate mi diceva che era Dio a punirmi, attraverso di lui, per tutti i “peccati” che avevo commesso, figuriamoci; e mia madre mica interveniva, già era tanto se riusciva ad aprire gli occhi con tutti i farmaci che si era presa…»

«Cazzo, amico, vinci tu… E prima d’ora non avevo mai perso a “chi ha la famiglia peggiore”!»

«Dovresti essere felice di aver perso, piuttosto…» Lo dice con una voce bassa e strana, distante, gli occhi persi nel vuoto, quasi come se stesse ripensando a qualcosa…

«Allora, visto che hai vinto, ti devo offrire da bere? Che vuoi, man?» Gli lancio un sorrisone a 32 denti, giusto per distrarlo un po’; e funziona magnificamente, come sempre, del resto…

«Dai, insegnami per bene ‘sta cosa del battesimo del whiskey, che mi sembra interessante!»
 
 


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«Duff McKa-a-a-gan!» Urlo come un pazzo, sbattendo il bicchierino vuoto sul tavolo. Ho perso il conto di quanti ne ho riempiti e svuotati fino ad ora, ma sono carico, anche se sbronzo marcio, nemmeno Axl non può battermi. E’ diventata una gara, ormai, e di dominio pubblico: chi non ci ha riconosciuto di fama, ora ci si stringe intorno per assistere al nostro spettacolino alcolico…

«…Axl Rose, tiè!» Cazzo, non ci voleva. Pensavo che si sarebbe arreso, e almeno due cicchetti fa, ma non demorde mica… Anche se la sua voce è bella impastata –come la mia, del resto-, nei suoi occhi leggo una determinazione che mi fa quasi dubitare della mia resistenza, povero fegato mio…

«Ehm, ragazzi!?... Ma che diavolo state facendo?» Alzo gli occhi e trovo Selene, la mia ragazza, e Slash che ci guardano perplessi. Anzi, mi correggo, perplessi ma divertiti.

«Ehi, man! Fatti abbrassciaare… ‘Spe, ti faccio spazio, siediti qua, e io… Cazzo, Duff, ho le vertigini!» Sbiascica il rosso dopo essersi alzato di scatto per salutare Slash, prima di scoppiare a ridere come un pazzo. Lo seguo a ruota.

Selene ci rivolge un sorriso beffardo. «Insomma, vedo che vi siete divertiti voi due… E Steve, invece, dove se ne è andato?»

«Booh, a casa, non mi ricor… Eeeh voi? Come mai, shiete qui, inshiem?» Cerco inutilmente di non sbiascicare a ma volta, fallendo miseramente.

«Ci siamo giusto incontrati qua fuori, amico» Mi risponde il riccio trattenendo a stento un’altra risata. «Che ne dite, non è il caso di tornare in zona? Cioè, prima che arriviamo…» Mi alzo a malincuore, so che ha ragione, ma mi stavo proprio divertendo…

«Io rimango qui!» Urla Axl, allargando le mani. «Vedi quante belle signorine ci sono, si?» Si guarda intorno, ne vede una proprio al tavolo accanto al nostro. «Eeehi, bellezza! Posso offrirti un bicchierino di whiskey? Mi chiamo…»

«Axl Rose, lo so già, ti ho sentito a tu e il tuo amico…» Gli fa quella, ridendo.

«Beh, allora, buonascieerata, io vado!» Faccio un piccolo inchino alla dama e mi giro, inciampando sui miei stessi piedi; lancio uno sguardo a Selene, per vedere se per caso si è arrabbiata per lo stato in cui mi ha trovato, ma anzi: ride di gusto e mi prende sottobraccio, e mi torna immediatamente il buonumore.

Slash mi passa un braccio sotto la spalla. «Dai, su, amico, andiamo a casa»
  
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