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Autore: Drosophila Melanogaster    16/07/2014    1 recensioni
Davanti al mio sguardo ci sono ancora le bolle.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi è concesso solo il sonno.

Passo giorni a vestire il tuo corpo di petali. Ogni notte marcisci ed io resto a guardare.
Non distolgo lo sguardo dalla tua carcassa. Non mangio, le ossa del mio cranio bucano la pelle del volto ma non posso allontanarmi.
Ti ho rubato una notte d'estate. I cipressi piangevano sulla fotografia in bianco e nero. Orchidee color del mare coprono la terra da cui ti ho salvato. Era come affogare, no? Ora puoi prendere il respiro.
Alza il petto.
Prendo a pugni queste costole spolpate, dalla tua bocca non escono grida di dolore. Solo soffi sforzati dell'aria che violenta la laringe.
Non ho mai pianto per quel buco in cui ti hanno messo.
Sepolto vivo, amore mio.
Io voglio, voglio, ti pretendo. Ancora qui, sulle gambe, ancora qui, la tua voce nelle orecchie.
Ti tengo su un letto di lavanda, maschera la puzza di marcio. Ti tengo sotto una cappa di vetro dentro cui soffio aria fredda. Non esci mai, dormi, qualche volta sogni.
Sfioro i bubli ingialliti dei tuoi occhi. Mi rimangono attaccati ai polpastrelli, mi stacco con suoni sgualciti di plasma e gelatina.
Sfioro i tuoi capelli che cadono a ciocche, li intreccio alle dita.
La sensazione di precipitare mi investe, guardo in basso e vedo le tue braccia. Mi lascio andare, spiccherò il volo.
Quando mi sveglio tu non sei sul tuo letto di fiori, tu non sei disseminato in mille pezzi per la mia casa.
Sognarti senza vita, sognarti per volerti, è tutto quello che mi permetti di fare, senza controllarmi.
Le catene che legano i miei polsi sono strette. Sanguino.
Ho il tetano, si insinua nelle vene.
Ti sogno morto perchè me ne sto andando.
E prego, ti prego, non voglio morire incatenato.
Mi guardi dall'altro, il letto cigola, le vene gonfie di fisiologica e sangue avvelenato. Mi stringi. Sento che vivo ancora, sotto queste ossa stanche. Il mio cuore batte il palpito che gli manca sempre. Batte piano, svogliato, in attesa. Sono tutto in attesa. In attesa che tu mi prenda. Che tu mi soffochi in questo letto di spugna.
Stringi di più. Ogni pezzo di metallo che lega i miei arti penetra nella carne sempre più sottile. Non ho altro che pelle lesa ed ossa a seprarmi da te. A separare il mio intestino stropicciato dalle tue mani. Fremi dalla voglia di frugarci dentro.
Sei l'aguzziono di ogni mia cellula. Ogni mio respiro è incatenato al tuo sorriso tagliente.
   
 
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