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Autore: Acinorev    16/07/2014    18 recensioni
"A quel punto Harry rise. Rise con le fossette accentuate ai lati della bocca e facendo un passo indietro, con una mano tra i capelli e gli occhi praticamente chiusi. «Ragazzina», esclamò affievolendo la risata. «Ragazzina, rallenta», ripeté.
Ed Emma assunse un’espressione un po’ più seria, mentre sentiva l’eco di quelle parole nella sua testa.
Ragazzina.
«Ascolta», ricominciò Harry, frugando nella tasca dei suoi pantaloni stretti e tirandone fuori un contenitore di metallo sottile dal quale estrasse una sigaretta, probabilmente confezionata da lui. Continuò a guardarla, però, senza lasciarla libera nemmeno per un istante. «Apprezzo l’intraprendenza, ma andiamo… Mi sentirei una specie di  pedofilo», aggiunse, scuotendo di nuovo la testa mentre una ciocca di capelli gli ricadeva sulla fronte."
Spin-off di "It feels like I've been waiting for you", da leggere anche separatamente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Little girl'
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Capitolo ventisette - Am I wrong?
 

 

La lezione di matematica non era mai stata così poco interessante: Emma non era di certo nello stato d'animo adatto per trovare qualcosa particolarmente entusiasmante, ma la professoressa non voleva collaborare, dato che aveva deciso di punirli con due ore di esercitazioni, visti gli scarsi risultati dell'ultimo compito in classe. Dopo nemmeno un'ora, Emma aveva già risolto tutte quelle che le erano state assegnate - riconfermando la sua innata bravura nel gestire numeri e simboli - e poteva passare il resto del tempo ad annoiarsi, o ad osservare Pete, ancora bloccato al quarto esercizio.
«Questa roba non mi servirà a niente nella vita» borbottò lui, gettando la matita sul quaderno e sbuffando sonoramente.
«Sicuro di non volere una mano?» Gli domandò lei, con il viso appoggiato sulle braccia incrociate sul banco. Nell'aula regnava il completo silenzio, mantenuto fermamente dagli sguardi ostili della professoressa, quindi dovevano entrambi parlare in sussurri appena accennati.
«Sì» rispose Pete, determinato ed infastidito. Nonostante l'avesse sempre cercata per un consiglio o per copiare i compiti a casa, si era messo in testa di dovercela fare da solo, sebbene non stesse ottenendo risultati soddisfacenti. «Tanto ci rinuncio» aggiunse subito dopo.
Appunto.
Emma annuì piano, stringendosi nelle spalle e limitandosi ad osservarlo senza commentare, anche quando lo sentì sospirare profondamente. Al terzo sospiro consecutivo, però, si sentì in dovere di intervenire.
«Che c'è?» Gli chiese, accogliendo la sua volontà inespressa di intavolare chissà quale discorso: difficilmente Pete si apriva di sua spontanea volontà, preferiva manifestare un certo disagio in modo da rendere gli altri consapevoli, per poi aspettare un loro invito a parlare.
Lui imbronciò la sua espressione, poi la rilassò mentre si voltava per guardare la sua amica negli occhi. «Voglio fare sesso» spiegò velocemente, ancora a bassa voce.
Emma sorrise appena. «Ok?» Rispose soltanto, stupita da quell'affermazione.
Pete si morse un labbro e sospirò per l'ennesima volta. «Voglio fare sesso con Tianna» precisò, piegandosi verso di lei come a volerle confidare un segreto troppo delicato.
«Sì, be', lo immaginavo, visto che è la tua ragazza» commentò tranquillamente, senza capire il suo bisogno di specificare quel particolare. «Qual è il problema?»
«Il problema» riprese lui lentamente, irrigidendosi in ogni centimetro del suo corpo, «è che... Io non... Insomma, capito?»
Lei sbatté più volte le palpebre, divertita dall'atteggiamento del suo amico. «Sei vergine, no?»
Pete spalancò gli occhi e si guardò furtivamente intorno, come a volersi accertare che nessuno avesse sentito quelle parole compromettenti. «Abbassa la voce» la rimproverò a denti stretti. «E comunque lo è anche lei».
Emma non aveva ancora ben chiaro dove volesse arrivare. «Non ti seguo».
Lui serrò la mascella e la guardò come se non potesse capacitarsi della sua scarsa perspicacia. «La sua prima volta dovrebbe essere... Sai, perfetta. O qualsiasi altra stronzata voi ragazze sognate» cercò di spiegarsi, rendendo tutto più comprensibile. Pete, rivestito dalla sua corazza di stizza ed apparente indolenza, si stava preoccupando di rovinare con la propria inesperienza qualcosa che per Tianna avrebbe dovuto essere un ricordo memorabile e degno.
«Secondo me non dovresti farti tutti questi problemi» sussurrò Emma, cercando di incoraggiarlo. «Lei non se ne fa».
Lui distolse lo sguardo e, con entrambi i gomiti puntati sul banco, si passò le mani tra i capelli ancora più corti dopo l'ultimo taglio: aspettò qualche secondo prima di rispondere. «Sono un coglione, vero?»
«Sì» affermò lei, sorridendo. «Ma un coglione molto dolce».
Pete la guardò in cagnesco, pur riservandole una punta di divertimento ed affetto nelle proprie iridi cerulee. «Ho ufficialmente toccato il fondo» borbottò, scuotendo la testa.
Emma soffocò una piccola e genuina risata. «Credimi, non h-» Si interruppe da sola, bloccata nel parlare di qualcosa che stava cercando di allontanare a tutti i costi dalla propria mente: avrebbe voluto dirgli che il fondo era ancora lontano, per lui, e che lei vi si era trovata spesso, ma avrebbe significato dover accogliere Harry tra i suoi pensieri, cosa che le era impossibile.
Pete si accorse di quel particolare e le andò incontro, ignorando la sua difficoltà per rincuorarla. «Dici che dovrei... preparare qualcosa?» Domandò, corrucciando l'espressione come se avesse provato disgusto per i suoi stessi dubbi.
«Tipo petali di rosa sul letto e candele in giro per la stanza?» Chiese Emma, sorridendo appena. Basterebbe anche una lampada da scrivania accesa, delle lenzuola azzurre ed un vestito da sera indossato solo per farselo togliere, si trovò a pensare con una fitta al centro del petto. Si schiarì la gola per digerire quel ricordo che sembrava appartenere ad un'altra era, quando risaliva solo ad un mese e mezzo prima.
«Qualcosa del genere» confermò lui, accigliato. «Ma non è da me, capisci? E tutta questa storia è una gran rottura, perché non mi aiuta per niente».
«Pete, se non vuoi, puoi anche pensare a qualcos'altro» cercò di consigliarlo, sperando che la smettesse di ingigantire problemi che esistevano solo nella sua mente.
«A me andrebbe bene qualsiasi cosa, cosa credi? M-»
«Ma vuoi farlo per Tianna» sospirò Emma, anticipandolo. La preoccupazione del suo amico era in grado di scaldarla.
«Butler, Clarke, fate silenzio!» Li rimproverò la professoressa, fulminandoli con lo sguardo attraverso gli occhiali sottili.
Pete alzò gli occhi al cielo, fingendo di tornare ai suoi esercizi, ma abbandonando la matita sul libro appena persa l'attenzione della docente. Emma, invece, non si preoccupò nemmeno di sembrare dispiaciuta, limitandosi a raccogliere il proprio telefono dal banco per sbirciare l'ora.
 
Messaggio inviato: ore 12.03
A: Tianna
"Oggi fermati a comprare un completino intimo. Anzi, magari più di uno"
 
«E a te ha detto qualcosa?» Sussurrò di nuovo Pete, tenendo lo sguardo basso sulle proprie mani.
Lei lo guardò per qualche istante, studiando la sua espressione. «Mi stai chiedendo se anche lei voglia fare sesso con te o se mi abbia detto qualcosa riguardo come vorrebbe farlo?» Domandò divertita. Il suo imbarazzo la faceva sorridere, perché era raro scorgerlo.
Pete alzò le spalle, mascherando l'interesse che provava con della indifferenza poco credibile.
 
Un nuovo messaggio: ore 12.05
Da: Tianna
"So che quello che è successo con Harry ti ha ferita e che stai male, però... Vedi, per me sei solo un'amica..."
 
Ad Emma venne da ridere così forte da sentirsi costretta a tapparsi la bocca con una mano e a trattenere il fiato. Cercò di resistere, sia per non suscitare la curiosità del suo amico, sia per non provocare l'ira della professoressa. Fece segno a Pete di aspettare un solo minuto e digitò la risposta.
 
Messaggio inviato: ore 12.06
A: Tianna
"Stupida ahahhahaha Ti servirà per Pete!!"
 
«Non mi ha detto niente, mi dispiace: dovrai cavartela da solo» mormorò subito dopo, mentendo spudoratamente. In realtà Tianna rischiava spesso di diventare monotematica, chiedendosi perché mai Pete non avesse ancora provato a cercare l'approccio più intimo che potesse esistere: ed Emma non poteva rivelarlo, ma era anche stata mandata in una sorta di missione segreta per scavare a fondo nella mentalità del ragazzo. La sua amica, infatti, incapace di chiederlo al diretto interessato, voleva a tutti i costi vederci chiaro.
 
Un nuovo messaggio: ore 12.07
Da: Tianna
"CHE STAI DICENDO COSA HA DETTO E QUANDO?? EMMA TI PREGO!"
 
«Sai una cosa?» Borbottò Pete, sospirando. «'Fanculo, hai ragione tu: non devo farmi tutti questi problemi» continuò senza guardarla. Il suo viso tradiva i suoi reali pensieri: era evidente che non ne fosse convinto e che stesse ancora cercando di capire come muoversi, ma il suo ego di testosterone gli impediva di scoprirsi oltre. Emma sorrise e non commentò: le piaceva come Pete riuscisse a farla distrarre da se stessa. Nonostante l'apatia che la stava minacciando, si ostinava a trattarla come sempre, quasi senza alcuna delicatezza e cercando di trattenerla dal lasciarsi andare: con la sua durezza mascherata le impediva di abbattersi e la obbligava a reagire, sia contro di lui, sia contro quello che sentiva. Tianna e Dallas avevano un altro modo di rapportarsi a lei, molto più protettivo e comprensivo, che però finiva per essere inefficace.
Dopo qualche minuto, forte delle sue consapevolezze, decise di ricercare la schiettezza che solo Pete sarebbe stato in grado di donarle, priva di filtri e di parole di circostanza. Si schiarì la voce, attirando la sua attenzione, e si ritrovò nei suoi occhi attenti. «Sto sbagliando?» Chiese semplicemente, sicura del fatto che avrebbe capito a cosa si stesse riferendo. Aveva sentito la propria voce tremare appena, a testimoniare ciò che dentro la stava incrinando sempre di più.
Voleva sapere se stesse sbagliando a sentirsi in quel modo, nonostante non potesse fare altrimenti. Se avesse sbagliato a non rispondere all'ultimo messaggio di Harry - risalente ormai a due giorni prima - nel quale le veniva chiesto di restare, sebbene sentisse di essersene già andata. Voleva sapere se stesse sbagliando ad ostinarsi a stargli lontano, troppo spaventata dal nulla in cui si era tramutata durante la loro discussione per volerlo rischiare di nuovo.
«Sì» fu la risposta decisa e priva di alcuna esitazione, quella che le fece mancare il fiato e che la riportò alla realtà tangibile e crudele. Pete la guardava seriamente, senza alcuna traccia di rimprovero sul proprio volto familiare e rassicurante. Emma lo osservò senza parlare, con le labbra serrate e le iridi aperte a farsi decifrare.
 
Tianna si stava lamentando del fatto che nei bagni mancasse sempre la carta igienica, quando Dallas si unì a lei e ad Emma insieme a suo fratello. Avevano tutti gli zaini in spalla, anche se mezzi vuoti perché alcuni libri erano stati lasciati negli armadietti, e fremevano per tornare a casa.
Dallas circondò le spalle di Emma con il suo braccio sinistro, baciandole una tempia. «Come stai?» Mormorò piano, quasi cercando uno spazio di intimità tra gli schiamazzi indignati di Tianna ed i brontolii del suo ragazzo.
Lei trattenne un sospiro. «Tu?» Rispose soltanto, sottintendendo un significato ben chiaro.
Lui la guardò pensieroso e forse indeciso sul da farsi: sapeva di non dover forzare troppo la resistenza della sua amica, di non doverle stare con il fiato sul collo, altrimenti avrebbe potuto provocare una sua fuga, ma non riusciva ad accettare i suoi occhi spenti ed i sorrisi smorzati, difficili.
Qualche passo più tardi, Emma si immobilizzò poco prima delle porte vetrate della scuola: teneva lo sguardo dritto di fronte a sé, i pugni chiusi.
«C'è Harry» esclamò appena, facendo fermare anche i suoi amici. Riusciva a scorgerlo attraverso il vetro pulito, appoggiato alla sua auto con gli occhiali scuri a proteggerlo dalla luce tiepida del sole del pomeriggio: la maglietta bianca risaltava sulla sua pelle.
Dallas si allontanò da lei, forse a volerle concedere un po' più di spazio per respirare. Tianna, al fianco di Pete, la osservava con il volto preoccupato: «Dovevate vedervi?» Le domandò, leggermente confusa.
Emma scosse la testa, senza smettere di perdersi nei dettagli che da quella distanza poteva solo immaginare. Avrebbe dovuto aspettarsi che sarebbe venuto a cercarla.
«Vuoi vederlo? Altrimenti pos-»
«No» la interruppe con decisione. «Devo farlo» aggiunse, abbassando la voce e muovendo i primi passi senza dire un'altra parola. Loro non la seguirono, forse limitandosi ad osservarla mentre si allontanava ed esprimendo le loro perplessità a bassa voce.
Harry la vide subito, non appena lei oltrepassò le porte della scuola: si staccò dallo sportello dell'auto e si tolse gli occhiali, lasciando i propri occhi liberi di posarsi su di lei senza alcun ostacolo. Emma avrebbe preferito il contrario, invece, perché man mano che si avvicinava a loro poteva scorgere sempre meglio il nervosismo che li avvolgeva, l'ira che li rendeva brillanti. Era furioso.
Quando gli arrivò a nemmeno un metro, Harry serrò la mascella ed entrò in macchina sbattendo lo sportello: nei suoi gesti si nascondeva un ordine che lei non poteva ignorare, una pretesa che le era impossibile contraddire. In fondo capiva il perché del suo comportamento, dato il proprio, ma non voleva che la colpevolizzasse per qualcosa di cui non era responsabile e che non riusciva a combattere: entrambi avevano i propri meriti.
Con il petto che le faceva male, reattivo per la vicinanza di quello contro il quale più volte si era assopito, prese posto nel sedile del passeggero e lasciò che Harry ingranasse la marcia velocemente, sgommando per portarla via dalla scuola, per portarla fino a lui. Emma sentiva l'odore delle troppe sigarette fumate nell'abitacolo, sentiva le mani fremere per il bisogno di posarsi sulla pelle che stava loro così vicina, la paura della velocità che era tornata a scorrere nelle vene che aveva baciato ripetutamente, tra le lenzuola e nei propri pensieri. Sentiva tutto ciò che le era stato rubato e che non riusciva più a ricostruire.
Non si aspettava che qualcuno osasse parlare, quindi non si stupì del teso silenzio che li accompagnò per tutto il tragitto, né tentò di scoprire dove stessero andando. Lo capì da sola quando accostarono davanti al Buco, il posto in cui era stata con lui ed i suoi amici, compresa Denice. Senza la neve che lo ricopriva quella volta, appariva molto più verde e spazioso: semplice nei suoi spazi poco curati, ma vissuti, più accogliente che in precedenza.
Emma scese dall'auto con ancora lo zaino stretto tra le mani, forse incapace di lasciarlo andare per l'effetto terapeutico che stava rappresentando: durante la guida l'aveva torturato per scaricare il disagio e non si sentiva ancora pronta ad abbandonarlo. Perciò lo portò con sé, seguendo Harry verso una panchina a qualche metro di distanza. Lei si sedette compostamente ed in silenzio, in attesa, mentre lui rimase in piedi, a camminare nervosamente avanti e indietro.
«Pensi davvero di poter fingere che io non esista?» Sbottò Harry senza aspettare oltre, con la voce alta ed il respiro accelerato: i suoi impliciti tentativi di controllarsi non stavano avendo successo, nelle sue iridi ne risiedeva la prova. «Che diavolo hai in testa, hm? Sono passati due giorni!»
«Non urlare» lo rimproverò lei, sforzandosi di non essere debole come l'ultima volta ed aggrappandosi al dolore e alla rabbia che provava. «Credi che mi sia divertita in questo tempo?»
«Non mi interessa cos'hai fatto, so solo che mi hai completamente ignorato!» Ribatté lui, gesticolando. «Se io non fossi venuto da te, per quanto ancora ti saresti comportata così, come una stupida?!»
Emma si alzò in piedi a quelle parole, come per difendersi anche fisicamente. «Come una stupida?! Sei tu lo stupido, se pensi che dopo quello che è successo io possa stare bene o cercarti senza alcun problema!» Era stato più forte di lei: non era riuscita a digitare una risposta sul suo cellulare, non era riuscita ad avviare una chiamata né ad avvicinarsi fisicamente, bloccata nei suoi pensieri che l'avevano intrappolata in una ragnatela di impotenza.
«Ah, certo, perché l'unica che si sente come una schifo qui sei tu, non è vero?!»
«Non sto dicendo questo-»
«Ma lo pensi! Pensi solo a te stessa! Altrimenti ti saresti preoccupata di rispondere almeno ad un cazzo di messaggio!» La interruppe urlando, rinfacciandole ancora una volta la sua mancanza. Le vene del suo collo erano in risalto, a gridare per lui tutta la loro tensione, la loro delusione. «Invece niente, nemmeno una parola».
Emma strinse i pugni e sostenne il suo sguardo. Era così stanca da doversi arrangiare con le ultime briciole di tenacia che la alimentavano, flebili e scarse. «Parli come se la colpa di tutto questo fosse mia, come se io fossi una stronza insensibile! Perché non ti assumi le tue responsabilità?»
Il viso di Harry si contrasse in un'espressione di incredulità, macchiata da una punta di disprezzo. «Vorresti fare sentire me in colpa? Per quello che provo?» Le domandò assottigliando gli occhi, con la voce tesa di chi non crede a ciò che sta dicendo.
«Ma cos'è che provi?!» Gridò Emma, portata all'esasperazione dalla confusione che la sovrastava, dalle contraddizioni di chi le stava di fronte.
«Cristo, qualsiasi cosa sia, tu non hai nessun diritto di sputarci sopra!» Ribatté lui, ormai alterato dalle emozioni impetuose che lo agitavano. «Nemmeno tu sei sempre stata innamorata di me, quindi non fare l'ipocrita! Non ho intenzione di stare qui a sentirti dubitare di tutto quello che sento!»
A quelle parole Emma trattenne il respiro per pochi istanti: aveva esagerato e si era lasciata trasportare dalla sua impulsività irragionevole. Ciò che la legava ad Harry era reale, nonostante non fosse ciò che desiderava con tutta se stessa, quindi non poteva rinnegarlo: con il suo silenzio tentò di riparare al danno procurato, mentre lo osservava fremere per il nervosismo.
«Perché hai voluto dirmelo?» Mormorò poco dopo, con la gola che bruciava per la volontà di urlare tutto ciò che stava trattenendo al proprio interno. «Se sapevi di non amarmi... Perché?»
Era questo che la invadeva di rabbia, fino ad appannarle il giudizio: non riusciva a capire perché Harry avesse tirato fuori il discorso, quel pomeriggio, sicuramente conscio di quale sarebbe stata la sua reazione. Sospettava che potesse esser stato un gesto premeditato, che avesse voluto portarla proprio lì, apparentemente senza una reale intenzione: e ciò che le faceva anche più male era l'essersi resa vulnerabile solo l'attimo prima, ammettendo i propri sentimenti al suo stesso aguzzino.
Lui serrò le labbra senza interrompere il contatto visivo con il quale stavano cercando di scoprirsi a vicenda, ma non rispose se non con un respiro più profondo.
«Sapevi come mi sarei sentita» riprese allora Emma, con il rancore a tamponare la malinconia. «Eppure non te ne è importato. E non hai avuto nemmeno il coraggio di essere diretto, hai preferito che ci arrivassi da sola. Tu volevi che io lo sapessi, ma non capisco perché». Si rifiutava di credere che avesse voluto ferirla, perché non lo riteneva in grado di riservarle una tale cattiveria, soprattutto senza un motivo valido.
Harry sospirò distogliendo lo sguardo e posandolo su qualcosa di indefinito alla sua sinistra, passandosi una mano dietro al collo e facendole desiderare che fosse invece su di lei: sebbene ogni suo muscolo si torturasse nella propria tensione, tutto il suo corpo continuava ad attrarla inesorabilmente, in un legame voluttuoso ma non bilanciato, e quindi doloroso.
«Rispondi» ordinò, forte della scintilla di tenacia che la accese dopo fin troppo tempo. La sentiva ardere debolmente, ma la sua presenza la rincuorava: non voleva più essere un involucro privo di resilienza, come lo era stata due giorni prima.
Lui tornò a guardarla, conservando la durezza nelle sue iridi torbide, ma sporcandola anche di qualcos'altro che Emma non voleva immaginare. «Non è stata una cosa programmata, se è questo quello che pensi» esclamò brusco, come se si stesse già difendendo da un'accusa non ancora esplicitata.
«Qual è l'alternativa?» Lo provocò.
Harry strinse i pugni ed aspettò ancora qualche istante prima di parlare, facendole temere di non poter ottenere una risposta. «Volevo sentirtelo dire» disse a bassa voce, mentre il suo timbro roco le accarezzava la pelle.
Emma corrugò la fronte e fece un piccolo passo indietro. «Sei davvero stato così egoista?» Chiese stridula, in una riflessione che era rivolta più a se stessa. Per un suo desiderio, l'aveva costretta a confrontarsi con qualcosa che l'avrebbe inevitabilmente ferita.
«Non ci ho nemmeno pensato, ok?» Sbottò lui, tirando fuori ciò che probabilmente stava cercando di non lasciarsi sfuggire. L'insinuazione che gli era appena stata rivolta l'aveva sbloccato dal suo statuario orgoglio, obbligandolo a cedere solo per poterla smentire. «Eri lì e anche se stavi studiando riuscivi a farmi sentire tutto, troppo, quindi l'ho detto ad alta voce. Volevo che tu mi guardassi e lo ammettessi, perché sapevo che ne sarebbe valsa la pena: non ho pensato a nient'altro».
Emma restò in silenzio, immobile.
«Cazzo, detto così sembra che io l'abbia fatto solo per prendermi una soddisfazione» continuò lui, scuotendo la testa. Si tastò le tasche dei pantaloni, forse cercando il pacchetto di sigarette, ma non lo trovò, quindi si morse il labbro inferiore e fece una pausa, appoggiando le mani sui propri fianchi. «Ho agito d'impulso» riprese, facendosi più serio. «Ero felice».
Lei avrebbe voluto avere la panchina proprio dietro di sé, per potersi abbandonare su di essa senza la necessità di spostarsi, cosa per la quale non aveva energia: tutta la sua concentrazione, infatti, era dedicata alle parole che l'avevano appena colpita e consolata. Harry si era sentito esattamente come lei: seguendo le proprie sensazioni e supposizioni, si era azzardato a riscontrarle nella realtà, in una conferma inaspettata e bisognosa. Emma, poco dopo, aveva percepito la stessa necessità, perché quando l'aveva guardato e si era silenziosamente dichiarata, non aveva lasciato spazio a nient'altro se non alla volontà di accertarsi dei suoi sentimenti, come a poterli rendere più reali. La differenza stava nell'esito: lui era riuscito ad ottenere il suo assaggio di felicità, lei si era scontrata duramente contro una smentita della propria.
Non poteva nascondere a se stessa il senso di sollievo che ricavò da quella rivelazione: Harry non aveva cercato di ferirla, né si era divertito a torturarla con la verità. Aveva semplicemente seguito l'attrazione per l'amore che lei gli riservava, cercandolo per appropriarsene, per percepirlo fino in fondo.
Harry sembrò voler approfittare della morsa di pensieri che la stava attanagliando, perché si avvicinò lentamente, catturando le sue iridi per impedir loro di abbandonarlo. Allungò una mano verso il suo viso ed Emma fu tentata di ritrarsi, ma appena sentì i suoi polpastrelli sulla propria pelle, cedette ad un istinto ben più radicato ed impetuoso: il sentimento che la pervadeva le impediva di imporsi dei limiti ben definiti.
Si lasciò sfiorare con sempre più sicurezza, respirando il suo respiro come se fosse stato l'unica fonte di ossigeno, ed aspettò che il suo viso fosse abbastanza vicino da averlo a nemmeno un centimetro di distanza. Era anche per quello che aveva cercato di evitarlo in quei due giorni: la vicinanza con il suo corpo, con il suo respiro, era in grado di piegare la sua volontà e distrarla dalle sue intenzioni.
Harry le accarezzò le labbra con le proprie, facendola sospirare internamente, e subito dopo se ne appropriò come aveva sempre fatto: esigente e cauto, si stava prendendo ciò che nelle ultime ore non gli era stato concesso e ciò che lei aveva bramato, pur senza volerlo ottenere. Emma si aggrappò alla sua t-shirt, alzandosi sulle punte per spingersi contro di lui, e sentì il cuore incrinarsi lievemente per quel contatto.
«Avrei preferito non saperlo. Avrei preferito non accorgermene» sussurrò con la fronte appoggiata alla sua e lo sguardo sul suo petto.
Harry si allontanò bruscamente, lasciandola sola e disorientata. «Devi smettere di parlarne come se ti avessi detto di non provare niente per te» la ammonì, con la voce macchiata di fastidio. «E non ti chiederò scusa per essere stato sincero, se è questo che vuoi: in un rapporto bisogna essere in grado di parlare di quello che si prova, anche quando non è piacevole».
«Ma di cosa vorresti parlare?» Esclamò lei: l'attimo prima le loro labbra stavano cercando un compromesso ed una tregua, come se non fossero state interessate a tutto il resto, mentre l'attimo dopo si muovevano solo per urlare ancora, strappate dalle loro reali intenzioni. «Di certo non cambierebbe le cose!»
«Allora cosa vorresti fare?» Ribatté Harry, alzando di nuovo la voce. «Evitarmi e non rispondere ai miei messaggi? Ignorarmi?! Gran bella idea, non c'è che dire!»
«Scusa se ho cercato di prendermi del tempo per affrontare tutto! Hai intenzione di rinfacciarmelo ancora per molto?»
«Sì, perché io ti ho chiesto di restare e tu non hai detto una parola! Non ti sei nemmeno preoccupata di come potessi stare nell'aspettare una tua cazzo di risposta!» Il tono che aveva usato era impastato di delusione, ma anche di orgoglio ferito: in quel breve messaggio di due giorni prima, aveva lasciato libera la sua paura, tentando di prevenirla e di chiedere che non venisse confermata. Emma era divisa in due: da una parte giustificava se stessa per il proprio silenzio, motivandolo con il dolore lancinante con il quale aveva dovuto combattere e che le aveva impedito di reagire; dall'altra, però, sapeva di essere stata anche egoista nel dare la priorità al proprio stato d'animo, ignorando quello di Harry.
Quella consapevolezza, per la seconda volta, la portò a tacere: non riusciva ad ammettere di aver sbagliato, semplicemente perché avrebbe dovuto rendersi ancora più debole e non poteva permetterselo. Quindi preferiva accettare il rimprovero senza darlo a vedere, sostenendo lo sguardo che la stava accusando.
Harry stava respirando profondamente, nervoso. «Dimmi cosa vuoi fare, ragazzina. Devi dirmelo» esclamò a bassa voce. Una supplica travestita da ordine.
Emma sbatté le palpebre e schiuse le labbra, con il cuore che si agitava un po' di più nella sua cassa toracica: era la seconda volta che le veniva chiesto di fare una scelta, ma lei continuava a non trovare una soluzione. Desiderava vivere Harry con tutta se stessa e questo la spingeva a concedergli tempo e a smorzare le proprie esigenze, ma sapeva di non poter ottenere il suo amore e questo le imponeva di arrestarsi e di proteggersi: per quanto lui tentasse di contraddire quella verità, come avrebbe potuto amare qualcosa che non era sufficiente?
«Devo pensarci, Harry. Ho bisogno di farlo, perché non so-» Il suo timbro flebile venne interrotto bruscamente.
«No, lascia perdere» disse soltanto, assottigliando gli occhi e riservandole l'accenno di un sorriso incredulo, mentre scuoteva il capo. «Sono stanco di sentire queste stronzate: sei solo una bambina capricciosa che non è felice se non ottiene subito tutto ciò che vuole. Tutto questo amore che dici di provare dov'è, quando è ora di dimostrarlo? Io non ti amo, i miei sentimenti, quelli che tanto disprezzi, mi spingono a lottare più di te: non è ironico? Ma continua pure: prenditi il tempo che ti serve, pensa a tutto quello che vuoi e fingi di essere combattuta, quando sappiamo entrambi a cosa stai pensando. A me non importa niente».
Dopo averla raggelata con quelle parole, le voltò le spalle e si incamminò a passi svelti verso la macchina. Emma restò immobile a guardarlo farsi sempre più lontano, senza comprendere effettivamente cosa fosse appena successo e continuando a ripetere nella propria mente ogni sillaba appena udita.
«Harry!» Lo chiamò, non appena la voce fu tornata a farle vibrare la gola e le gambe. «Aspetta!»
Ma lui stava già salendo in auto e, l'attimo dopo, se ne era già andato.





 


Buongiorno gente!
Sorpresa? ahahah Ho aggiornato in anticipo semplicemente perché ho dovuto aggiungere un altro capitolo alla storia, quindi per problemi di tempo sono dovuta scendere ad un compromesso! In pratica, mancano solo più due capitoli, che - se tutto va secondo i piani - verranno pubblicati di mercoledì!
Detto questo: mi è piaciuto leggere le vostre reazioni allo scorso capitolo, e ho notato che molte continuano a vivere la storia tramite gli occhi di Emma :) Infatti molte si concentrano sul fatto che Harry non la ami, dando per scontato che tutto il resto non conti, di fronte a questa verità! Ah, mi ha fatto piacere anche che alcune si siano accorte della diversità di Emma, della sua debolezza, che nella storia non è mai venuta fuori così tanto: è proprio questa l'idea che volevo dare, perché se ha sempre vissuto tutto al massimo, queste vicende non possono essere l'eccezione, quindi tutto il dolore per lei è amplificato di cento volte.
In questo capitolo c'è un altro litigio: viene chiarito il perché Harry abbia aperto il discorso, nello scorso capitolo (spero sia chiaro!), ma Emma continua ad essere confusa. Si scontrano di nuovo sulla loro visione diversa delle cose, infatti lui finisce per andarsene (e come ai vecchi tempi, la lascia anche a piedi hahah): voi cosa ne pensate? Riuscite ad inquadrare bene i pensieri di entrambi? Ovviamente con Emma vi risulta più semplice, dato che è tutto raccontato dal suo punto di vista, ma sono sicura che anche Harry potrebbe risultarvi altrettanto facile da decifrare :) In fondo non nasconde molto le proprie emozioni!
Anche questa volta, non voglio commentare oltre: aspetto le vostre ipotesi e i vostri commenti :)
Nel prossimo capitolo si deciderà del "destino" di questa coppia: si accettano scommesse ahaahahah Poi ci sarà solo più l'epilogo, ahimé!
Piccola parentesi su Pete: io continuo ad amarlo incondizionatamente, che vi devo dire? hahahha ho deciso di inserire una scena con lui - e indirettamente Tianna - per smorzare un po' i toni tristi di questi due capitoli! Spero l'abbiate apprezzato :) Cosa ve ne pare, del rapporto che ha con Emma? Della sua schiettezza? Dallas è un buon amico, questo ormai è chiaro, ma Pete non è da sottovalutare, infatti Emma va da lui, per fare chiarezza sulle proprie decisioni: e ottiene una risposta chiara, sincera e priva di alcuna moina determinata dal legame di amicizia!

Grazie, come sempre, per tutte le vostre recensioni e tutti i messaggi su facebook/ask! Siete dolcissime e mi fate sempre sorridere :) Spero abbiate voglia di commentare anche questo capitolo, con i piccoli particolari che sono usciti! A presto!!

Vi lascio tutti i miei contatti:
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Un bacione,
Vero.
  
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