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Autore: Unpredjctable    18/07/2014    1 recensioni
La polizia.
"Oh cazzo."
Imprecai, cominciando a correre.
Mi avrebbero presa, mi avrebbero portata in quel posto, di nuovo.
E non potevo sopportarlo.
Avevo già sofferto abbastanza.
Le mie gambe stavano per cedere, non potevo farcela. Per non parlare del fatto che la pioggia non aiutava.
Trovai una casa.
La mia salvezza.
*****
"Non puoi amarmi! Io sono pazza!"
Risposi urlando.
"No, non è vero! Tu, Bethany, sei la persona più dolce di questo mondo. E ti amo."
Continuó, rassicurandomi.
"Io... Mi hanno rinchiusa da quando avevo 11 anni.. Secondo te non sono pazza?"
Domandai, cercando di tranquillizzarmi.
Mi guardava con quegli occhi dolci e un sorriso che toglieva il fiato.
Per la prima volta nella mia vita, dopo il più grande errore mai commesso, qualcuno mi amava.
"Non sei pazza. Tu sei la mia piccola. Ecco perché ti amo."
Disse, per poi baciarmi.
Non fu uno di quei baci volgari, ma il bacio più dolce che qualcuno mi abbia mai dato.
*********
No. Non poteva essere vero.
Non di nuovo.
Corsi a cercarlo, dovevamo andarcene.
Andrew era lí.
Vidi Harry, finalmente.
"Piccola, che succede?"
Domandó preoccupato.
"È tornato. Vuole portarmi via. Vuole rinchiudermi, di nuovo."
Dovevamo andarcene, o sarebbe stata la fine.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Durante lo scontro con la ragazza, Andrew doveva aver perso le chiavi, e dato che era parecchio incazzato, immaginavo che non aveva chiuso la porta; infatti era aperta.
Quella notte decisi di scappare.
Era venerdì, quindi non c'era nessuno, a parte delle signore che erano padrone di quel posto.
Gli addetti come Andrew e quelli che guardavano le telecamere, non c'erano per tutto il weekend e il venerdì notte.
Uscì dalla mia cella, correndo verso la porta.
"Cazzo."
Sussurrai, dato che c'erano un casino di chiavi.
Ne provai circa dieci, quando trovai quella giusta.
Guardai a destra e a sinistra: via libera.
Presi le scale, che portavano al primo piano, ossia dove potevo uscire.
Percorsi il corridoio principale, quando sentì Mandy, la psicologa che parlava con un ragazzo.
Mi nascosi dietro un blocco di marmo.
Era John, il mio unico amico quando ero al piano superiore.
Quando il mio amico mi vide, capì cosa stavo facendo.
Mi fece un occhiolino, che ricambiai con un sorriso.
Corse verso la parte opposta alla mia, urlando a squarcia gola "So volaree!!"
Così facendo, Mandy lo seguì preoccupata.
Procedetti.
Andai verso il portone, da dove potevo del tutto uscire.
Quando misi piede fuori, comincia a fare piano per andare via.
Peró c'era il cancellone, e non sapevo che ci fosse.
La chiave per quello non c'era.
"Ti prego. No."
Sussurrai con voce rotta.
Peró, dato che non era molto alto, lo scavalcai. Buttando le chiavi a terra.
Dopo di chè, comincia a correre via da quel lurido posto.
Ero libera.
*************************
La notte stava lentamente passando.
Il cielo era chiaro e le stelle lo padroneggiavano.
Non mi ricordavo l'ultima volta in cui avevo visto qualcosa di così stupendo.
Continuai a camminare per una strada illuminata solo da pochi lampioni e piuttosto isolata.
Mi ero già anche abituata al cemento freddo su cui camminavo, dato che non avevo le calze.
Per non parlare del fatto che faceva parecchio freddo.
Tenevo le braccia incrociate per farmi un po' di calore, anche se la mia camicia da notte era molto leggera.
"Oh, no."
Dissi quando sentii un tuono.
E, come non detto, poco dopo cominció a piovere.
Camminai per altre due ore, da quello che sembrava.
Passava una macchina ogni tanto, ma non mi fidavo a fare l'auto stop.
A dire la verità, non mi fidavo di nessuno.
Dopo l'abbandono dei miei parenti, e  il fatto di essere stata rinchiusa per 11 anni, non riuscivo più a farmi toccare dagli altri.
Infatti in quel posto nessuno mi toccava. Per farmi delle punture ci mettevano anni e appena qualcuno osava sfiorarmi, urlavo.
Tranne con Andrew.
Non perché provassi qualcosa per lui, ma perché era l'unico mio familiare; mio cugino lontano, ecco perchè mi trattava come se fossi un'assassina, anche se lo ero..
La polizia.
"Oh cazzo."
Imprecai, cominciando a correre.
Mi avrebbero presa, mi avrebbero portata in quel posto.
E non potevo sopportarlo.
Avevo già sofferto abbastanza.
Le mie gambe stavano per cedere, non potevo farcela. E la pioggia non aiutava molto.
Trovai una casa.
La mia salvezza.
Cominciai a bussare più e più volte. Nessuno apriva.
"Porca puttana!"
Imprecai, sentendo le sirene avvicinarsi.
Stavo per ricominciare a correre, quando notai un cancelletto che portava al retro della casa.
Feci appena in tempo ad andarci, che la polizia sfrecció avanti, senza mai fermarsi.
Sospiro sollevata, riparandomi sotto una specie di ombrellone, che probabilmente serviva per il sole.
Dovevo tranquillizzarmi.
Comincia a respirare normalmente, finchè non fossi del tutto sicura che ero al sicuro; almeno speravo.
Cercai di analizzare il luogo in cui mi trovavo.
Era una villetta di due piani, con le pareti di blu scuro e le finestre bianche.
In quella casa poteva abitarci chiunque: un agente di polizia, Andrew, un pedofilo, Andrew, un vecchietto egoista oppure Andrew.
Ammetto che ero spaventata a morte che qualcuno potesse trovarmi.
Perché non doveva succedere, e non l’avrei permesso.
Avrei pregato il proprietario di aiutarmi in qualche modo.
Non potevo tornare in quel covo di pazzi, anche se era il luogo che mi si addiceva.
Smisi di pensare al manicomio e mi concentrai sul trovare qualcosa con cui coprirmi.
Finì di piovere, finalmente.
Notai che c’era un tipo di vialetto fatto con sassolini, che portava al garage, fortunatamente aperto.
Cercai una coperta o un cambio, ma l’unica cosa in grado di coprirmi era un vecchio tappeto rosso e abbastanza rovinato. Meglio di niente.
Era parecchio più grosso di me e, dato che non avevo chissà che forza, dovetti trascinarlo.
Mi sedetti davanti, circa, alla porta finestra che collegava il giardino con il salotto; mi coprì e, ricordandomi che avevo una pillola nascosta nel reggiseno, la presi per poi addormentarmi dopo poco.
HARRY'S POV:
Guardai l'orologio, che segnava le due e un quarto del mattino.
Parcheggiai l'auto in garage, per poi correre in casa al riparo dalla pioggia.
Appena misi piede in casa, scossi i capelli bagnati, togliendomi anche la maglietta e gettandola sul divano.
Mi ricordai di dover chiamare Gemma, mia sorella, per dirle che ero arrivato a casa sano e salvo.
"Cazzo."
Dissi mentre frugavo nelle mie tasche.
Il mio cellulare era in macchina.
Uscì dalla porta finestra della sala, che portava direttamente al giardino  e al garage, aprì esso notando che il cellulare era per terra, appena in tempo per non essere calpestato e rotto, per la decima volta.
Stavo per tornare in casa, quando notai un piede.
"Ma che diamine.."
Sussurrai, spostando un tappeto che   copriva quello che sembrava essere un corpo umano.
Digitai di fretta il numero di Niall.
"Hei amico, che succede?"
Mi risponde lui, con voce assonnata.
"Ho trovato un cadavere in giardino."
Dissi, non credendo alle mie parole.
"Arrivo subito."
E poi attaccó.
Dovevo farmi coraggio.
Accesi la torcia del cellulare.
Era una ragazza. Una bellissima ragazza.
Aveva i capelli mossi mori, un fisico abbastanza asciutto, non molto alta e con una faccia innocente.
Rimasi a fissarla, non sapendo se chiamare la polizia o no. Cosa che alle fine non feci.
"Harry!"
Mi chiamó Niall, entrando dal cancelletto laterale.
Raggiungendomi, fissó poi anche lui la ragazza.
"Cosa ne facciamo?"
Domandai, impassibile.
"Aspetta.."
Rispose Niall, avvicinandosi.
Le prese il polso, per poi posizionare il pollice sotto e il medio e l'anulare sopra.
"Ma che.."
"Zitto, le sto sentendo il battito cardiaco."
Mi zittì, concentrandosi.
"Harry.. è viva."
Disse, sorridendomi.
Sospirai sollevato.
La presi in braccio come una sposa, portandola dentro e facendola sdraiare sul divano.
Decidemmo di non svegliarla, si vedeva che era esausta.
Andai in camera mia, lasciando che Niall preparasse del thè caldo.
Presi un paio di pantaloni e una maglietta, che poi portai giù.
"Cosa vuoi fare con quelli eh, Hazz?"
Sorrise divertito.
"Uhm, avevo intenzione di cambiarla ma non credo sia una bella idea, forse è meglio se chiamo Gemma.."
Decisi, appoggiando i vestiti su una poltrona.
Coprì la ragazza con una coperta, raggiungendo Niall in cucina.
"È carina."
Disse dando un occhiata alla sala.
"L'ho notato."
Dissi sorridendo.
Era proprio una bella ragazza, ma con una storia abbastanza brutta, a quanto pareva dalla faccia e da com'era conciata.
Presi il telefono, mandando un messaggio a mia sorella.
// Hei Gemma, devi venire subito da me. Ho un problema e mi servi tu. -Harry xX //
"Che ne farai?"
Chiese Niall, sorseggiando il thè.
"La violento"
Risposi sarcastico.
"Ma secondo te?!"
Continuai ridendo.
"Che ne so io! Sai.. non mi capita tutti i giorni di vedere una ragazza dormire nel mio giardino!"
Si difese.
"Idiota."
Sussurrai, in modo che potesse sentirmi.
Restammo a parlare della serata appena passata.
Eravamo andati ad una festa in città.
Con noi c'erano anche gli altri tre nostri amici e mia sorella, che era preoccupata del fatto che non riuscissi ad arrivare a casa. E non ero neanche tanto ubriaco!
Dopo mezz'ora passata in uno stato di dormiveglia, io e Niall sobbalzammo al suono del campanello.
"Hei!"
Mi salutó Gemma, sorridendomi.
"Che succede?"
Chiese cominciando ad essere preoccupata.
"Vedi..."
Cominciai.
"Harry ha trovato una ragazza nel suo giardino."
Finisse Niall, lasciando mia sorella a bocca aperta.
"Cosa?!"
Esclamó strabuzzando gli occhi.
Niall le raccontó tutto, dato che per me sembrava solo un sogno.
Ero stanco da fare schifo. Mai stato così; era assolutamente colpa di Jennifer. Quella specie di troia che mi aveva tradito.
Stavo da schifo da quando avevo scoperto tutto, ed era passata una sola settimana!
Se solo avessi visto quel coglione di Matt, lo avrei pestato a sangue.
Nessuno poteva portarmi via la mia ragazza, anche se era stata lei stessa a tradirmi ma.. "Fanculo a tutto." pensai.
"Harry, ci sei?"
Domandó Niall, scuotendomi una mano davanti alla faccia.
Annuì, notando che i due ragazzi erano preoccupati per me.
Sapevano quanto ci tenessi a Jennifer, e che stavo passando un momento abbastanza triste quanto incazzato.
"Ragazzi, dovete andare un attimo in cucina. Questa ragazza è tutta bagnata, rischia di ammalarsi gravemente. Quindi devo cambiarla."
Entrambi annuimmo, recandoci in cucina.
BETHANY'S POV:
Aprii gli occhi.
Mentre cercavo di ricordare gli avvenimenti della giornata precedente, sorrisi.
Ero libera, non potevo crederci.
Peró, quando notai di non essere più in giardino, mi resi conto di trovarmi in casa, su un divano.. e avevo una maglietta a maniche lunghe molto grande per me, altrettanto per i pantaloni blu che mi arrivavano alla caviglia, e quelli non erano i miei vestiti.
Alzandomi in piedi, mi recai in quella che credevo fosse la cucina.
"C-chi sei?"
Domandai ad un ragazzo girato verso i fornelli, che appena mi sentì sobbalzó.
Potei finalmente vedere la sua faccia.
Era un ragazzo abbastanza alto, sicuramente più di me, aveva i capelli ricci e mori. Ma la cosa che mi colpí di più, furono i suoi occhi e il suo sorriso.
Aveva due occhi che erano stupendi, di un verde cristallino che ti faceva gelare il sangue nelle vene, e un sorriso mozza fiato accompagnato da delle dolcissime fossette.
Era bellissimo.
"Sono Harry."
Rispose, con una voce profonda ma allo stesso tempo dolce.
"E tu?"
Continuó, sorridendomi.
"M-mi chiamo Bethany."
Risposi con il cuore a mille.
Quando mi porse una mano che avrei dovuto stringere, mi allontanai subito.
"N-non toccarmi."
Dissi con la voce rotta.
Subito si ritrasse, con uno sguardo preoccupato.
"Vuoi mangiare?"
Chiese guardandomi con la coda dell'occhio e un sorriso gentile in faccia.
Cosa rispondevo?
E se sapesse già chi ero, da dove ero scappata e voleva riportarmi in manicomio?
"Bethany, giusto?"
Continuó, mettendo il bacon in un piatto, se il mio naso non si sbagliava.
Annuì.
"Non voglio farti del male, va bene? Non so da dove vieni o chi sei, voglio solo essere gentile. Lo giuro."
Aveva un tono di voce così calmo e gentile mentre mi guardó, era affidabile.
"Si grazie.. Mi andrebbe di mangiare."
Risposi sedendomi a tavola.
Fece un ampio sorriso, per poi porgermi un piatto con bacon e uova.
"Cosa vuoi da bere? Ho l'acqua, il latte e.."
"Dell'acqua va più che bene."
Provai a sorridere.
Dopo poco si sedette difronte a me, poggiando sul tavolo un bicchiere d'acqua e uno con del succo.
Guardai le posate.
Era così tanto tempo che non le usavo.. Poteva sembrare una cosa stupida da pensare in quel momento, ma ero felicissima.
Notai che Harry mi guardava con uno sguardo piuttosto curioso.
"Sembra che non hai mai visto un coltello e una forchetta."
Disse con un pizzico di ironia.
"Lo so.."
Sussurrai abbassando lo sguardo.
Tagliai un pezzo di bacon, e quando lo misi in bocca, mi venne voglia di piangere dalla felicità.
Erano esattamente 11 anni che non mangiavo qualcosa di così buono.
Mi era mancato cosí tanto.
Ricordai mia madre ai fornelli, quando cucinava la mattina, amava fare anche lei quel tipo di colazione.
Ne presi un altro pezzo, per poi cominciare a mangiare con un po' di velocità.
Stavo morendo di fame.
"Bèh, si vede che avevi fame."
Harry prese i nostri piatti, poggiandoli sul lavandino.
Rimasi immobile sulla sedia, non sapendo che fare o dire, così osservai la cucina.
A confronto della casa moderna, la cucina era fatta di legno, a parte il tavolo.
Era simile alla mia, tranne che casa mia era fatta tutta di legno, nel mio piccolo paese in collina, tutti avevano le case così.
Mi ricordai di me e di mio fratello Robbie, che ci nascondevamo dentro l'armadio di Rachel, che poi scappava sempre dalla mamma gridando "Ci sono i mostri nell'armadio!".
Mi mancava quella scimmietta.
Appena sentì una mano poggiarsi sulla mia spalla, urlai, mentre saltavo giú dalla sedia.
"Ehi, ehi. Calma!"
Mi dissi a voce alta un ragazzo.
Era alto quasi quanto Harry, biondo e con due occhi color cielo.
"C-chi sei?"
Chiesi impaurita, camminando indietro.
Lui si avvicinó di più.
Mi sedetti a terra, tenendo la testa fra le ginocchia.
"Niall!"
Lo sgridó Harry.
"Che ho fatto?!"
Domandó il ragazzo, con voce parecchio agitata.
Sentì il rumore di un lieve schiaffo, e il biondo rispondere "Ahia!".
Alzai di poco la testa, notando i due ragazzi fissarmi.
"Che v-volete da me?"
Chiesi cominciando a piangere.
Ero spaventatissiva.
Nonostante Harry era stato molto gentile, non sapevo chi realmente fosse.
"Bethany, stai tranquilla."
Mi sussurrà Harry, dolcemente.
"Vuoi farti un bagno caldo?"
Continuó, proponendomi quella fantastica idea.
"Posso?"
Sussurrai timidamente, asciugandomi le lacrime.
"Se ti fa stare meglio, ovviamente."
Mi tese sua mano, che afferrandola mi fece tirare su.
"Ti lascio con Niall mentre ti preparo la vasca, va bene? Fidati di lui, non è cattivo."
Disse guardando il ragazzo, che mi rivolse un angelico sorriso.
"Voi non.. non volete farmi del male.. vero?"
Chiesi prima che Harry se ne andasse.
"No, assolutamente no."
Mi rispose con una faccia molto seria, poi sostituita da un sorriso.
Rimasi sola con Niall.
Sedendomi dov'ero prima, notai che il biondo si stava facendo una grossa quantità di cibo.
Dopo poco la cucina fu invasa da un'ondata di odore di bacon, quel ragazzo non aveva limiti!
Lo osservai mentre mangiava, o meglio dire, si ingozzava.
Si vedeva che aveva una vita felice.
E sicuramente non si sarebbe mai permesso di fare del male a qualcuno. Mi potevo fidare anche di lui, anche se non potevo essere del tutto cerca che fosse tanto buono..
"Che c'è?"
Riuscì a capire, dato che aveva la bocca piena non era tanto facile capire cosa dicesse.
"Niente."
Risposi trattenendomi del ridere.
Era troppo buffo.
"Bethany."
Sobbalzai leggermente, quando Harry mi chiamó.
"La vasca si sta riempendo, ma se vuoi cominciare ad andare, il bagno è al piano superiore, seconda porta a sinistra."
Disse, mentre si sedette vicino all'amico che stava ancora mangiando.
 "Dio, Niall, fai schifo."
Rise dandogli una leggera gomitata, per poi ricevere una smorfia dal biondo.
"Aspetto ancora un po'.."
Dissi a bassa voce.
Harry mi sorrise, annuendo.
Aveva un sorriso stupendo. Sembrava il classico ragazzo inglese a cui tutte andavano dietro, e secondo me era così; lo stesso per Niall.
Notai che la maglietta che Harry aveva addosso, era simile alla 'mia', a differenza che la sua era bianca e quella che indossavo io blu.
"Chi mi ha cambiato?"
Domandai preoccupata per via della possibile risposta.
Solo il fatto che loro mi avessero vista senza vestiti mi faceva venir voglia di piangere...
"È stata mia sorella, Gemma. Non mi sembrava giusto nei tuoi confronti."
Mi riassicuró il riccio.
Sospirai sollevata, sussurrando: "Grazie al cielo."
"Allora, Bethany.. Da dove vieni?"
Disse Niall, ingoiando l'ultimo boccone.
"Io.. Ho paura."
Risposi con un sussurro.
"Di cosa?"
Si vedeva che Harry era preoccupato e parecchio curioso.
Ma che potevo dirgli?
Che ero una pazza, che aveva assassinato la sua intera famiglia e che era appena fuggita da un manicomio? Mi avrebbero subito consegnata.
Continuavano a fissarmi, in attesa di una risposta.
Mi alzai, correndo su per le scale e chiudendomi in bagno.
Avevo troppa paura per parlarne. 

 
Eccomi con il secondo capitolo!
Come vi sembra?
Spero che vi piaccia perchè mi sto impegnando molto a scriverla bene, sperando che i tempi verbali siano giusti e che non ci sia nessun errore.
Comunque.. ho visto che la sgtoria è stata messa tra le preferite e tra le seguite, ma neanche una recensione.. Quindi, sperando che vi sia piaciuto, mi lasciate delle recensioni? 
Grazie, alla prossima xX
Lei è Bethany Wilson, interpretata da Shelley Hennig. 

Lui è il nostro amato Harry**
Ed infine, Andrew, cioè Daniel Sharman 

 
  
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