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Autore: Class Of 13    22/07/2014    8 recensioni
[Principalmente Malec| AU!]
Alec Lightwood è un adolescente newyorkese di diciott'anni che suona in un gruppo rock, i Nephilim, assieme a sua sorella Isabelle, a Jace Herondale, un ragazzo di origini londinesi, e al nuovo arrivato del gruppo, Simon Lewis. Alec è un ragazzo timido, responsabile, che vive in un mondo tutto suo, sperando in segreto che il suo migliore amico ricambi un giorno l'amore che prova nei suoi confronti sin da quando erano bambini. Ma, complice uno dei tanti concerti al vecchio Pandemonium Club, le cose vengono sconvolte da Magnus Bane, un curioso ma affascinante ragazzo dal sorriso da stregatto, che sembra nutrire un certo interesse nel giovane Lightwood.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Di quel che successe al Pandemonium Club e altro.
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Capitolo 4: Save the last dance for me.


 
«Ah, cielo Alexander, avresti dovuto vedere la tua faccia quando i tuoi fratelli ti hanno risposto».
Alec volse uno sguardo truce al suo ragazzo, troppo impegnato a tentare di non ridere più di quanto non avesse già fatto davanti a gran parte della sua famiglia. «Beh, vorrei ben vedere te al posto mio, quando confessi alla tua famiglia di essere gay e questa ti risponde “tutto qui? Lo sapevamo già da un pezzo” ». Magnus non riuscì più a trattenersi e scoppiò in una fragorosa risata, asciugandosi platealmente delle inesistenti lacrime causategli dall’eccessivo sghignazzare.
«Magnus, ti prego, non è divertente», pigolò Alec prima di sprofondare nella comoda imbottitura della poltrona di un improbabile violetto che troneggiava nel salotto di casa Bane con un broncio. A volte il suo Alexander sapeva essere un tale bambino capriccioso. Un adorabile bambino capriccioso.
Il ragazzo si sedette con noncuranza su uno dei braccioli della poltroncina, chinandosi verso il giovane dagli occhi blu fino a far toccare le loro fronti. «Sono comunque orgoglioso di te, Alexander.  E sono felice che tu abbia deciso di rendere la cosa ufficiale anche con la tua famiglia».
Alec abbassò lo sguardo. Non avrebbe mai immaginato che la questione della sua omosessualità fosse così evidente per i suoi fratelli, ma doveva ammettere che, dopo averglielo detto, anche se erano già al corrente della sua situazione, si sentiva infinitamente più leggero. Era forse questo che si provava ad essere finalmente liberi di essere completamente se stessi? «Sono… Sono felice anch’io. Per tutto», disse infine tornando a guardare le iridi di giada e oro che aveva imparato a conoscere così bene.
Il telefonino vibrò un paio di volte nella tasca dei jeans di Alec, che non sembrava affatto intenzionato a rispondere, troppo preso dall’intensità del momento. Magnus, a malincuore, si separò dal suo ragazzo, sfoggiando un sorriso sornione. «Dovresti dare un’occhiata», disse indicando con la sguardo la tasca dove il congegno elettronico era riposto. «Potrebbe essere importante».
«Naturalmente», ribatté Alec ridendo sotto i baffi. «Gli unici a mandarmi messaggi o a chiamarmi siete tu ed Isabelle, e, dal momento che tu sei qui, suppongo che mia sorella abbia bisogno di qualcuno da torturare per trovare il vestito per il ballo di sabato».
Magnus alzò le sopracciglia scure, leggermente stupito. «Ballo di fine anno, eh? Ah, mi sembra passata una vita dall’ultima volta che sono andato ad un ballo scolastico», disse con una nota di nostalgia nella voce.
Gli occhi azzurri di Alec si illuminarono, mentre un’idea si faceva chiaramente strada nella sua mente. «Davvero? Allora perché non… Insomma, voglio dire… Ecco».
«Oh, Alexander», lo interruppe Magnus con un sorriso carico di affetto. «Hai dichiarato di essere gay davanti a tutta la tua famiglia ma non riesci chiedermi di venire ad un ballo scolastico con te?».
Il giovane Lightwood sentì le guance pizzicargli per l’imbarazzo e non poté fare a meno di sentirsi un colossale idiota per la sua impossibile timidezza. «Scusami. So di essere una frana colossale e…».  Magnus posò una mano sulla guancia di Alec con un sorriso, interrompendo il suo tentativo di discorso. La modestia e la timidezza di quel ragazzo lo avevano sempre colpito, e, per quanto odiasse suonare sdolcinato, o, peggio ancora, melenso, non poteva fare a meno di provare un affetto sincero per quell’Alec che arrossiva con niente, che viveva per la sua musica e che non andava troppo d’accordo con la tecnologia, per l’Alec che aveva abbastanza coraggio da affrontare le prove più difficili a testa alta per poi perdersi per delle sciocchezze. E probabilmente lo amava, ma forse non era ancora giunto il momento di parlarne apertamente.
«Alexa-Alec, non essere troppo duro con te stesso, semplicemente non ho un bel ricordo del mio ultimo ballo scolastico e mi sentirei fin troppo vecchio in mezzo a tutti quei teenagers con problemi di acne».
Alec lo guardò, mordendosi un labbro nel tentativo di dissimulare la propria delusione. Magnus aveva solo un paio d’anni in più di lui, e ciò lo escludeva dalla fascia di età dei teenagers, ma sapeva di come questi avesse cercato di vivere al meglio la propria adolescenza, facendo esperienze di ogni genere, amando per la pura volontà di farlo e di vedersi spezzare il cuore.  E Camille l’aveva fatto, piantandolo in asso in quella che avrebbe dovuto essere la sera più bella della sua vita, lasciandolo a rimuginare su come sarebbe stato quel ballo se le cose fossero andate diversamente.
«Non… Non preoccuparti. Era giusto per chiedere», disse sforzandosi di mantenere un tono casuale. Magnus aveva probabilmente di meglio da fare che trascorrere un’intera serata circondato da neo-diciottenni e non, e non poteva biasimarlo, ma, pur sentendosi profondamente egoista nell’ammetterlo, non poté negare come il suo rifiuto lo avesse lasciato con un vago senso di delusione a pesargli sul petto. «Sarà meglio che vada, Izzy ha bisogno di me».

§
 
La sua era una scuola pubblica, non era mai stata particolarmente elegante o sontuosa nell’arredamento, né tantomeno grande quanto lo erano altri istituti della Grande Mela: oltre alle aule, a qualche laboratorio, e un’infermeria, il suo liceo aveva solo una palestra di modeste dimensioni che fungeva, all’occasione, da auditorium e che, generalmente, aveva il piacevolissimo odore dei calzini sporchi dopo una maratona da 50 Km sotto il sole di fine luglio. Eppure, quella sera, non riusciva a credere ai suoi occhi, perché due erano le possibilità: o la sua scuola aveva improvvisamente affittato una sala da ballo, oppure il comitato organizzativo del ballo era entrato in possesso di poteri magici tali dal rivoluzionare l’aspetto della palestra. Luci soffuse illuminavano di azzurro le pareti del luogo, al cui soffitto erano stati appesi numerosi festoni e palloncini dai colori più vari e, sul fondo della stanza, un piccolo palco era stato allestito per nascondere uno dei due canestri del campo da Basket, ospitando il DJ e tutti i suoi macchinari. Ai piedi degli spalti era stato allestito un piccolo rinfresco mentre il campo da basket era gremito di gente intenta a chiacchierare e a muoversi a ritmo di musica.
«Andiamo, Alec, smettila di fare quella faccia e cerca di goderti la serata!».
Alec Lightwood, infagottato in uno smoking nero che, secondo sua sorella, rendeva assolutamente giustizia al suo “fisico da urlo”, non aveva fatto altro che stare appoggiato in disparte ad una parete poco illuminata della stanza, con un broncio che avrebbe fatto invidia a quello di un bambino a cui era appena morto il pesciolino rosso che aveva accudito per anni.
«Piantala, Iz. Lo sai che non sono mai stato tipo da feste».
Isabelle sospirò teatralmente, elegantissima nel suo vestito rosso rubino. «Alec, solo perché Magnus non ha accettato di venire al ballo con te non vuol dire che non tenga alla vostra relazione. Cerca di capirlo».
«L’ho già fatto, e capisco che questo genere di situazioni gli porti alla mente ricordi spiacevoli, ma penso che potrebbe anche sforzarsi di superare il passato».
«Se la pensi così perché non gliene hai parlato prima?».
Alec abbassò lo sguardo con un’espressione, se possibile, ancora più afflitta di quella precedente. «Ero arrabbiato e… geloso»
Isabelle non era mai stata propensa alle dimostrazioni di affetto in pubblico, nemmeno con Simon che, da qualche tempo, aveva cominciato ad uscire con lei. Ma quella era un’occasione particolare e, dopotutto, era del suo amato fratellone che si parlava, motivo per cui non si fece scrupoli nell’avvolgerlo in un abbraccio, approfittando dei centimetri guadagnati grazie ai vertiginosi tacchi che indossava.
«Adesso però non hai scuse», disse con un sorriso una volta sciolto l’abbraccio. «Devi concedermi almeno un ballo».
Alec annuì, lasciandosi sfuggire una risata. Se c’era qualcuno che non l’avrebbe mai tradito o deluso, quelli erano i membri della sua famiglia, gli stessi che avevano accettato tutto di lui e che lo avevano sempre supportato in tutte le sue scelte e che adesso non sopportavano di vederlo con il muso in quella serata che sarebbe dovuta diventare fonte di bei ricordi per tutti. Quando sua sorella riuscì finalmente a trascinarlo in pista, attirando diverse occhiate curiose dei presenti, per la palestra risuonava un imbarazzante ritmo molto somigliante ad una samba: Alec non era mai stato un amante della danza che, oltretutto, non era una disciplina per cui era particolarmente dotato, ma si ritrovò a pensare che una piccola umiliazione valeva la felicità di sua sorella. Nel momento stesso, però, in cui si voltò verso di lei, la vide indicare con aria decisamente sorpresa un punto indefinito alle sue spalle. In un elegante smoking nero accompagnato da una sciarpa azzurra, Magnus Bane stava varcando la soglia della palestra, cercando con lo sguardo qualcuno che, presumibilmente, avrebbe dovuto essere lui.
«Cre-credevo che stare in mezzo ad un gruppo di adolescenti con problemi di acne ti facesse sentire vecchio», balbettò sorpreso quando il ragazzo dai capelli pieni di glitter gli si avvicinò, un sorriso divertito appena accennato sulle labbra, per una volta prive di lucidalabbra.
«Mi sono ricordato che alla fine anch’io ero un teenager fino a poco tempo fa, e ho pensato che per te, dopotutto, avrei potuto fare un’eccezione», gli rispose avvolgendo la piccola sciarpa di seta blu attorno al collo dell’altro. «Si intona ai tuoi occhi, lo sai?».
Mentre Alec era impegnato a farfugliare in risposta una serie di parole senza senso, Magnus si voltò verso Isabelle, baciandole galantemente una mano. «Isabelle, è un piacere rivederti, quel vestito ti sta d’incanto».
«Il piacere è mio, Magnus».
«Ti dispiace se ti rubo il cavaliere per un ballo?», fece prendendo Alec per mano e ignorando la sua espressione palesemente sorpresa.
Isabelle sorrise radiosa. «Assolutamente no, è tutto tuo».
E quasi come se tutto in quel momento rispondesse ai pensieri suoi e di Magnus, la gente si spostò al loro passaggio mentre  il DJ lasciava partire un’appropriatissima “Save The Last Dance For Me” e il ragazzo avvolgeva un braccio attorno alla sua vita. Avrebbe voluto dirgli che era una frana a ballare e che avrebbero fatto una brutta figura, che gli dispiaceva di essersene andato così bruscamente da casa sua qualche giorno prima, che tutti li stavano guardando come se fossero due alieni, ma nell’istante in cui Magnus lo avvicinò a sé, puntando gli occhi verde oro nei suoi con un sorriso che lo fece sentire come se avesse la gelatina al posto delle ginocchia, si dimenticò di tutto quello che voleva dire.
Sembrava di essere sotto l’effetto di una qualche misteriosa magia lanciata da Magnus, perché, sotto la sua guida, i suoi piedi sembravano sapere esattamente cosa fare, come se ballare con Magnus fosse la cosa più naturale della sua vita.
 
«But don't forget who's takin' you home 
And in whose arms you're gonna be 
So darlin' save the last dance for me».
 
Volteggiando sulla pista si accorse che un’altra coppia si era unita a loro, e non poté trattenere un sorriso quando si accorse che questa era formata da Potter e Malfoy. La folla di studenti attorno a loro li guardava in un misto di reazioni: tra facce curiose, facce disgustate o scioccate, però, c’era qualcuno  - cui Simon, Jace, Clary e sua sorella Isabelle – che sorrideva quasi stesse assistendo alla scena più romantica del proprio film preferito. Magnus avvicinò ulteriormente il proprio viso al suo, al punto che gli fu possibile inspirare a fondo quel profumo di sandalo che lo aveva sempre caratterizzato, e gli rivolse un sorriso così carico di amore che Alec non poté trattenersi dal poggiare le labbra sulle sue, incurante di tutto e di tutti.
Quella era decisamente stata la serata più bella della sua vita.


 
~Welcome To The Jungle
E dopo un tempo quasi infinito, eccomi qua con un nuovo capitolo da ben 1900 parole (cosa che per me é un record LOL). Chi ha visto Queer As Folk dovrebbe aver riconosciuto il più che palese riferimento alla scena del ballo di Brian e Justin, ma, per chi non dovesse conoscerla o semplicemente avesse voglia di rivederla, vi dico di buttare un occhietto QUI. Ringrazio tutti coloro che sono stati così gentili da recensire, e sappiate che le vostre recensioni avranno presto una risposta, nel caso non l'abbiano ancora ricevuta. Questa mini-long sta per giungere al termine, in quanto ho in programma solo altri due capitoli, ma mi auguro che, nonostante l'argomento non particolarmente impegnativo, vi stia piacendo, perché io mi sto divertendo troppo nel scriverla! xD
Al prossimo capitolo!

 
   
 
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