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Autore: Blackmoody    25/07/2014    3 recensioni
[...] e sulla parete si delineò una fenditura dai contorni danzanti, una sorta di stretto uscio aperto su stelle e oscurità che vacillavano e svanivano a tratti. Qualcuno allora si fece avanti attraverso quel nulla, titubante e forse sorpreso, e il Dio degli Inganni distinse una robusta creatura dalla pelle cerulea coperta da una leggera armatura di cuoio scuro. Un manto di pelliccia gli pendeva dalle spalle e una corta daga dal fianco sinistro, e le sue iridi sanguigne lo fissavano prive di astio.

Circa un anno dopo l'ultima grande battaglia contro il Folle Titano, la vita di Loki di Asgard ed Erin di Galway scorre pacifica – in attesa, forse, di nuove opportunità di conquista da cogliere. Ma c'è qualcosa del suo passato con cui l'Ingannatore ha ancora un conto aperto: qualcosa che giungerà dal buio di vaste e antiche lande di ghiaccio e neve.
SEGUITO DI THE MAJESTIC TALE, post-Avengers, sedici capitoli.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Majestic Tale of the Mischief Maker and the Flute Maiden'
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16.

Forever and a year

 

 

 

 

 

 

All’incoronazione dei nuovi re di Asgard nessuno mancò.

Giunsero rappresentanti da Vanaheim, Nornheim, Alfheim, persino da Niflheim e Nidavellir; la congregazione proveniente da Jotunheim era guidata da Hugrun in persona, che con la piena fiducia degli Ási avrebbe ricoperto il ruolo di reggente finché i Giganti non avessero trovato un successore al trono vacante.

Da Midgard vennero ovviamente gli Anwar-McNulty e Jane Foster, invitata personalmente da Thor che così facendo prese una decisione definitiva circa i propri sentimenti: Sif dovette accettarlo, quando scorse la minuta astrofisica farsi strada tra la gente a braccetto con Maeve McNulty, e del resto la dama guerriera non si era aspettata niente di diverso nonostante il bacio che aveva donato al Dio del Tuono. Anzi, quel bacio fu l’unica, sincera e ardente manifestazione d’affetto nei confronti del biondo che l’asgardiana si concesse, e col senno di poi la trovò estremamente liberatoria. Le venne anche da pensare, e un po’ si sentì in colpa per questo, che Jane Foster non sarebbe vissuta in eterno e che lei avrebbe invece atteso Thor fino al giorno della Fine di Tutto e oltre, se necessario. Mentre prendevano posto sotto alla scalinata del trono Seamus Anwar la affiancò e le sorrise, memore di ciò che avevano condiviso in passato, ed ella lusingata ricambiò il sorriso.

Lo sconfinato salone delle cerimonie era gremito fino al colonnato di una folla più che mai variopinta e trepidante, e altre migliaia di persone accorse da ogni angolo del Reame Eterno si accalcavano sotto ai bastioni della reggia, sui ponti e nei cortili, e tra i soldati e le guardie di palazzo si notavano le corazze dorate degli Einherjar e delle Valchirie.

Ai due lati del seggio reale stavano Odino e Frigga, in piedi, e alle loro spalle ondeggiavano quieti due grandi stendardi nuovi fiammanti e uno più piccolo al centro: il primo raffigurava il simbolo trilobato di Mjölnir, ricamato in filo d’argento in campo rosso; il secondo era blu come il mare e fregiato da tre trifogli stilizzati in bianco platino, e sul terzo un serpente d’oro spiccava sul verde.

Le trombe cantarono al comparire dei tre destinati all’investitura e ne accompagnarono l’avanzata sul camminamento che costoro ben conoscevano, ed erano così regali e splendenti che tutti li mirarono in solenne silenzio e con volti radiosi. Entrambi i prìncipi erano in alta uniforme, imponenti nelle rispettive armature da parata e negli ampi mantelli e sotto il bagliore che i loro elmi catturavano; l’irlandese, bellissima, appariva leggiadra nel suo abito color del cielo malgrado l’alta acconciatura, l’elaborata collana che le copriva la scollatura, i fitti ricami e il lungo strascico, e teneva a malapena a freno le risa e l’emozione – perché diventare regina era ciò che sognava sin da quando aveva acquisito discernimento, e ancora stentava a crederci. Loki la teneva per mano e di tanto in tanto la carezzava con lo sguardo.

«Così hanno inizio i giorni dei re.» disse il Padre degli Dei come parlando tra sé una volta che i tre si furono inginocchiati di nuovo sotto al trono, e discese i gradini della piattaforma per raggiungerli. Thor poggiò il Martello a terra e chinò il capo per primo.

Il rito fu breve e arcane le formule di passaggio e la benedizione che il sovrano abdicante e la sua sposa dedicarono a coloro che ne avrebbero preso il posto. Fugacemente, il Dio degli Inganni pensò che i suoi piani primigeni non prevedevano una condivisione di potere col suo robusto e ridanciano fratello, e non si sorprese tuttavia nel rendersi conto che poco gl’importava: perché il Dio del Tuono non meritava più il suo odio e la sua invidia, e molto sarebbe potuto mutare in millenni di regno. Volevo soltanto essere tuo pari, gli aveva gridato contro in un giorno lontano, e pari adesso erano, grazie a entrambi e soprattutto alla straordinaria donna che mai si era allontanata dal suo fianco.

E infine Odino invitò i tre a rialzarsi e offrì loro Gungnir: «Lo scettro appartiene ai due re di Asgard in egual misura e in egual misura potranno utilizzarlo. Ma dal momento che Loki già lo ha brandito è a lui che lo affido. Io vi saluto con gioia, figli e figlia e miei signori.» annunciò inchinandosi.

E fremendo il figlio di Farbáuti afferrò la lancia, sentì le rune e le incisioni che ne ornavano il fusto imprimersi nei suoi palmi e le labbra incurvarglisi in un sorriso la cui sfumatura avida fu colta solo da Erin. Per un attimo il sangue gli ruggì nelle vene e l’immagine di sé come unico padrone di ogni cosa, terribile e possente in cima all’Albero e all’universo intero, tornò a riempirgli la mente come in passato. Eppure erano finiti i tempi dell’istinto e degli impulsi dettati dall’ira: sapeva che una mossa del genere sarebbe stata sciocca e avventata, e poiché la rabbia lo aveva miracolosamente abbandonato non aveva alcuna ragione per mettere a rischio ciò che aveva guadagnato – la pace, il rispetto, l’ammirazione altrui, forse persino sua moglie.

Allora salì fino alla sommità della scalinata, seguito dagli altri due, e Frigga si spostò accanto al marito osservandoli con orgoglio e benevolenza. Loki si fermò dinanzi al seggio e sollevò Gungnir e mormorò qualcosa, e una grande luce si spanse tutt’intorno creando rami e arabeschi scintillanti nell’aria, e i presenti gridarono di meraviglia e socchiusero gli occhi. E il fulgore crebbe e quasi esplose, abbacinante, e non appena si dissolse nel chiarore esterno fu evidente ciò che l’Ingannatore aveva creato: tre erano ora i troni, due maggiori e uno minore in mezzo a essi, in esatta corrispondenza con i tre vessilli soprastanti.

Volgendosi lentamente a guardare familiari, amici e sudditi, i prìncipi e la musicista sedettero sugli scranni che spettavano loro, e il Padre degli Dei ripeté a gran voce:

«Così hanno inizio i giorni dei re!»

E nessuno – asgardiano, midgardiano, vanr, jotun, alfar o dvergar che fosse – nessuno mancò di esultare in quel luminoso dì.

 

 

Il tempo passò, regalando ad Asgard e ai restanti otto mondi un periodo di duratura e sospirata pace. Vi furono alcune scorribande dei Marauders nei territori di Vanaheim e fu dunque necessario l’intervento dei soldati del Reame Eterno per dare manforte alle truppe dei vanir, ma gli episodi si rivelarono isolati e senza ripercussioni: la sola discesa di Thor in campo bastava a far vacillare i mercenari ribelli, e se usava Mjölnir la vittoria era assicurata. Era amabile, amato e forte, e l’intero esercito avrebbe dato volentieri la vita per lui.

Loki si dimostrò puntualmente un maestro nell’arte della diplomazia e della trattativa ed Erin fondamentale per mantenere proficui rapporti con Midgard, e insieme formavano la coppia più ammirata del regno; bardi e cantori composero miriadi di ballate sul duello tra il Dio degli Inganni e l’infido Býleistr, poemi furono scritti sulla battaglia dei Campi di Idavoll e sul sacrificio estremo della Dama del Flauto, e Hödr e i suoi cavalieri giurarono assoluta fedeltà a quello che oramai veniva chiamato il Casato di Galway. Odino e Frigga si ritirarono a Fensalir, la splendida dimora sul mare appartenente da sempre alla famiglia di lei, e il Padre degli Dei quivi cadde con sollievo nel suo atteso Sonno.

Fiorirono commerci, scambi, innovazioni, musiche e feste in ogni dove, e spesso Seamus e nonno Enoch comparvero sul Bifröst a bordo del glorioso Volkswagen Transporter per allietare le serate a palazzo. Talvolta davano un passaggio a Jane.

Trascorse così un intero ciclo di stagioni, e in un bel mattino di due estati dopo l’incoronazione dei Due Re l’irlandese si destò con bizzarre sensazioni addosso: aveva dormito poco, complici un fastidio che da qualche giorno le aveva messo in subbuglio l’addome e i dubbi circa la sua permanenza nella Boston Philharmonic Orchestra, e avvertiva vampate di calore salirle al volto e uno strano groppo pulsarle in gola. Sedette sul bordo del letto, intontita, e cercò di fare mente locale, contando e ricontando sulle dita, riflettendo, concentrandosi, scuotendo a tratti la testa e grattandosi distrattamente il naso. Loki si era recato nella sala del trono mentre lei ancora riposava.

La conclusione alla quale arrivò dopo una mezz’ora buona la lasciò completamente sbigottita e al contempo le parve la più verosimile, e ributtandosi all’indietro sul giaciglio rise fino a finire il fiato. Poi decise che il modo migliore per avere risposte sicure e immediate senza sollevare prematuri scalpori a corte era recarsi a Boston alla chetichella, perciò saltò in piedi, ripescò da una cassapanca una canotta chiara, un paio di jeans scuri e i suoi adorati stivali di cuoio, mise grandi occhiali da sole e s’infilò le cuffie del fido iPod nelle orecchie, e le sembrò di tornare all’inizio di quella grande avventura, ai giorni del Duetto sulle polverose strade d’America, dello S.H.I.E.L.D. e dei suoi Vendicatori, delle prime battaglie, della notte di Stoccarda e di un dio nordico in disgrazia piovuto dal cielo.

Quatta quatta e canticchiando scivolò fuori dalla reggia, passò dalle scuderie, si fece sellare un cavallo e galoppò sino all’Osservatorio adducendo come rapida scusa un impegno terreno di cui si era dimenticata; Heimdall la fissò in tralice nell’aprire il portale, come se avesse intuito qualcosa grazie alla sua acuta vista, ma nulla commentò e disse: «Buona discesa, maestà.»

Boston era calda, frenetica e baciata dal sole. Erin camminò per le strade che conosceva con la consapevolezza che le notizie che avrebbe potuto ricevere avevano il potere di cambiare tutto, più di quanto tutto non fosse già cambiato da tempo – e allora lei avrebbe dovuto dire addio, probabilmente in via definitiva, al barlume di vita midgardiana che le era rimasto assieme alle prove e ai concerti. Eppure non lo trovava né troppo triste né spaventoso.

Entrò in un edificio di vetro e metallo non lontano dal suo vecchio appartamento per uscirne un’ora più tardi con andatura barcollante e un sorriso inebetito dipinto sul viso, una sottile cartella tra le dita. Negli auricolari Charles Aznavour cantava For me formidable e l’irlandese invocò Heimdall nel bel mezzo della via, incurante dello scompiglio che il Ponte Arcobaleno provocò nel riversarsi tra i bostoniani impreparati facendola scomparire nel solito turbine di iridato splendore.

Il Guardiano si stupì nel vederla ricomparire gorgheggiando a squarciagola in un idioma a lui sconosciuto, e solerte domandò se fosse in salute.

«Mai stata meglio, vecchio mio. Mai stata meglio!» rispose lei in tono vibrante nel piroettare fino al destriero che quieto attendeva fuori dalla cupola. Ed era la verità, sebbene non lo avesse affatto preventivato, sebbene in un certo senso non si sentisse pronta: era la verità, e si sentiva felice in maniera inaspettatamente travolgente.

In un battibaleno fu di nuovo a palazzo. Sotto al porticato che conduceva ai loro alloggi trovò il marito, che come si accorse del suo arrivo si affrettò ad andarle incontro:

«Erin, ti ho fatta cercare. Cos’è accaduto?» indagò, una minuscola ruga di preoccupazione a increspargli la fronte.

«Ho fatto un salto a Boston. Niente di che, ti spiegherò quando avremo finito con i doveri regali.» minimizzò la flautista senza fermarsi; «Ti raggiungo tra poco.»

Loki però non sembrò intenzionato a lasciar correre e le circondò le spalle con un braccio, conducendola fino alla balaustra finemente lavorata della loggia:

«Non vi sono questuanti né consiglieri che desiderano convenire con i sovrani, al momento. Possiamo rimanercene qui per un po’. Cosa tieni in quella busta?» insistette pacato.

Il giorno era alto nel cielo, fresca l’ombra del portico e delle fronde dei rami che l’accarezzavano, e i giardini erano pressoché deserti; Erin deglutì e prese fiato, colta in contropiede, ma la sua eccitazione era tale che parlare le parve un sollievo.

«Mi sono svegliata avvertendo buffi sintomi e ho voluto saperne di più andando da un medico fidato giù su Midgard. Nella cartellina ho i risultati.» riassunse mantenendosi sul vago.

«Avresti potuto chiamare i nostri cerusici.»

Lei scosse il capo: «Volevo una risposta immediata e qui non ci sono i giusti macchinari.»

«E quale risposta hai avuto?»

«Di cosa ha bisogno un re?»

L’asgardiano ridacchiò: «Stai giocando con me, donna d’Irlanda?»

«Può darsi, marito.» nicchiò Erin girandosi tra le sue braccia per guardarlo, la schiena poggiata alla balconata, e ripeté: «Di cosa ha bisogno un re?»

«Di un regno.» fece prontamente il dio.

«Corretto, e tu hai il regno dei regni. Di cosa ha bisogno un re?»

«Di sicuro non di un roboante fratello a fargli da controparte.» sogghignò lui strappandole una risata, quindi tornò a farsi serio; «Di un trono e di uno scettro.»

L’irlandese assentì: «E non ti mancano. Di cosa ha bisogno un re?»

L’Ingannatore si abbassò con un sorriso sornione: «Di una bellissima e valorosa regina.»

Sua moglie rise di cuore per la seconda volta e gli passò il dossier. E mentre Loki scorreva con lo sguardo fogli e documenti e giostrandosi tra termini e immagini completamente nuovi prendeva lentamente coscienza di quanto la fanciulla di Galway stava cercando di dirgli, questa lo fissò con gli occhi appena lucidi e ancora chiese:

«Di cosa ha bisogno un re?»

E il Dio degli Inganni capì e rise con lei e tra sé benedisse il fatto di non averla mai perduta – poiché la amava, perché le era grato, e perché con la Dama del Flauto al suo fianco e l’eternità dalla loro non sarebbe esistita cosa che non avrebbero ottenuto.

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note

Finisce così la grande avventura del Dio degli Inganni e della Dama del Flauto, durata per me circa due anni e per loro forever and a year, come canta Joan As Police Woman. Ho atteso più del dovuto a pubblicare questo epilogo perché la commozione è tanta e salutare questi miei amati personaggi mi metteva un po’ di tristezza: dubito infatti che tornerò a scrivere dei coniugi Inganni, non adesso che sono felici e sul trono. Non adesso che hanno scoperto quel che hanno scoperto – e che credo vi sia chiaro… ;)

Scrivere questa piccola saga mi ha dato grandi gioie e soddisfazioni. Spero che abbia regalato a voi altrettante emozioni, e ringrazio tantissimo chiunque si sia fermato a leggere, apprezzare e, soprattutto, recensire. Ringrazio anche e più di chiunque altro la mia fidatissima compagnona d’avventure Frau Blücher nonché correttrice di bozze e test-reader d’eccellenza.

Colonna sonora: nell’ordine, Sons of Odin dal primo Thor per l’ingresso trionfale di Loki, Erin e Thor; L’Uccello di Fuoco (secondo quadro) di Stravinskji dalla Saga della Primavera per l’incoronazione vera e propria con la comparsa dei tre troni; e naturalmente For me formidable di Charles Aznavour per concludere in bellezza, splendida canzone d’amore che assai si addice ai nostri eroi – je me demande même pourquoi je t’aime, toi qui te moques de moi et de tout: avec ton air canaille, how can i love you? :)

Io non sparisco. Consiglio intanto a tutti la lettura di La Leggenda degli straordinari Vendicatori, avventurosa long ambientata nel 1876 che sto scrivendo a quattro mani con la fidata compagnona di cui sopra. E presto tornerò con un paio di progetti sui quali nulla anticipo se non che certi asgardiani ne saranno i protagonisti.

E nel rammentarvi il mio tumblr (dove troverete anche grafiche sulle storie di Erin e Loki) lancio i titoli di coda accompagnati da L’Eclisse twist di Mina.

Ancora una volta ossequi asgardiani e a rivederci su questi schermi!

 

 

MAIN CAST

Loki – Tom Hiddleston

Erin Anwar – Emma Watson

Thor – Chris Hemsworth

Sif – Jaimie Alexander

Býleistr – Matt Smith

Odino – Anthony Hopkins

Frigga – Rene Russo

Heimdall – Idris Elba

Patrick Anwar – Tim Daly

Seamus Anwar – Eddie Redmayne

Enoch McNulty – Clint Eastwood

Maeve McNulty – Catherine Tate

Brunhilde – Ellen Hollman

Hugrun – Jim Carter

 

 

SOUNDTRACK

1. Shock to the system – Billy Idol | 2. Violet Hill – Coldplay | 3. Heaven – Depeche Mode | 4. Femina ridens – La Band del Brasiliano | 5. Power out – Arcade Fire | 6. The death of you and me – Noel Gallagher | 7. Keep your hands to yourself – Georgia Satellites | 8. The action man – Joan As Police Woman | 9. I giorni dell’ira – Riz Ortolani | 10. Planxty Davis – How Now Brown Cow | 11. Morrison’s jig – How Now Brown Cow | 12. The lightning strike – Snow Patrol | 13. Adagio for TRON – Daft Punk | 14. This town ain’t big enough for the both of us – The Sparks | 15. Hey, bulldog! – The Beatles | 16. The Battle – Harry Gregson-Williams | 17. E lucevan le stelle – Placido Domingo (Giacomo Puccini) | 18. The enigma of River Song – Murray Gold | 19. Who did that to you? – John Legend | 20. Child’s anthem – David Garrett | 21. La corsa – Luis Bacalov | 22. La resa – Ennio Morricone | 23. Frost Giant battle – Patrick Doyle | 24. One last try – Ane Brun | 25. Parsifal suite – Richard Wagner | 26. Coming down – Dum Dum Girls | 27. Sons of Odin – Patrick Doyle | 28. L’Uccello di Fuoco – Igor Stravinskji | 29. For me formidable – Charles Aznavour | 30. L’Eclisse twist – Mina

 

 

 

 

 

 

 

 

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