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Autore: Aching heart    26/07/2014    2 recensioni
(JanexJacob)
Jane Volturi è famosa per essere una sadica senza cuore, un'aguzzina spietata nel corpo di un'angelica ragazzina, ma è davvero così? E se ci fosse stato qualcosa nel suo passato a farla diventare tale, qualcosa che lei stessa a stento ricorda? Se l'adorazione che prova per Aro non fosse altro che un'illusione creata dalla manipolatrice Chelsea e all'improvviso lei ricordasse la verità, cosa succederebbe? E se nella ricerca della vera sé incontrasse Jacob, un Jacob sempre più confuso a causa dell'imprinting con Renesmee che va indebolendosi? Potrebbe esserci spazio per qualcosa di diverso dalla crudeltà nella non-vita della vampira? Qualcosa come... l'amore?
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Jacob Black, Jane, Un po' tutti, Volturi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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7. Never go back

Il letto della sua stanza nel Palazzo dei Priori non era mai sembrato così morbido e comodo a Jane. Immaginava che fosse così che si sentivano gli umani al termine di una lunga giornata. La sua situazione era ben più tragica, perché nessuna giornata aveva termine, da quando era una vampira: non avrebbe mai potuto sfuggire alla tristezza o alla spossatezza con il sonno, e sapeva Dio se ne aveva bisogno, in quel momento. Era tornata a Volterra da un paio d’ore, ma prima di potersi ritirare in solitudine si era imbattuta in tutto il corpo di guardia, che aveva iniziato a chiederle della sua escursione. Dopo essersi liberata di tutti aveva dovuto annunciare il suo ritorno anche agli anziani, e solo allora aveva potuto abbandonarsi sul letto.
Non aveva ancora avuto modo di parlare con suo fratello, e non sapeva se fosse un bene o un male. Indubbiamente doveva aggiornarlo con le sue ultime scoperte – riguardavano lui tanto quanto lei – ma d’altra parte non se la sentiva di parlarne. Si sentiva esausta come mai le era successo. Era stanca, stanca per il peso di quei secoli di non-vita che le erano improvvisamente crollati addosso, lasciando a nudo una realtà orribile con cui si ritrovava a dover fare i conti. Era comprensibile, in fondo, che avesse avuto quel crollo psicologico con Jacob Black. Era stato tutto troppo da tenere dentro, anche per lei, di solito così fredda e controllata. Magari non se la sentiva, però doveva parlare con Alec, se non altro per il proprio benessere psicologico.
Recuperò il suo cellulare e premette il tasto di chiamata rapida. Dopo un paio di squilli, suo fratello rispose.
-Jane?
-Alec. Che bello sentirti.
-Stai tornando a Volterra, sorellina?
-Sono già tornata, e non chiamarmi “sorellina”. Abbiamo la stessa età.
Alec rise, non senza suscitare un sorriso anche a Jane. Provata com’era, era davvero un sollievo sentir ridere il suo gemello. Almeno lui era al riparo da quella valanga di eventi, anche se ancora per poco.
-Alec, devo parlarti – gli disse quando ebbe smesso di ridere.
-Dimmi tutto, ma fai in fretta: sono con Heidi a caccia di turisti.
-Non adesso. Quando torni ne parliamo.
-Va bene, sorellina.
Jane alzò gli occhi al cielo con finta esasperazione, mentre sorrideva affettuosamente, anche se lui non avrebbe potuto vederla. Chiuse la chiamata e rimase distesa sul letto a fissare il soffitto. Cercò di non far vagare troppo liberamente i pensieri ma quelli si ribellarono, beffardi, indugiando sull’incontro col licantropo. Che senso aveva ripensarci? Aveva ben altri problemi ora. Primo fra tutti, come comportarsi con gli anziani. Li odiava con tutta la forza che aveva dentro di sé, ma era costretta a non far trapelare nulla. In passato aveva torturato ed ucciso per molto meno, ed ora quella quiete forzata, quel rancore mascherato stavano torturando ed uccidendo lei. Senza contare quanto fosse a dir poco destabilizzante odiare coloro che fino a qualche giorno prima erano stati le colonne portanti della sua vita.
Pensò ad Aro. Lo aveva sempre considerato il suo Sole, ma quella non era che un’illusione. Quell’essere spregevole l’aveva ingannata e presa in giro per secoli, aveva distrutto la sua famiglia e la sua vita e l’aveva incatenata lì a Volterra. Ma giurò a se stessa che avrebbe avuto la sua vendetta, non importava quanto le sarebbe costata. Ancora non sapeva né come né quando, ma Aro gliel’avrebbe pagata cara, molto cara.
Avrebbe avuto bisogno di Alec al suo fianco, perché se lei da sola era letale, loro due insieme erano invincibili. Avevano costituito la fortuna dei Volturi, ma adesso… adesso sarebbero stati la loro rovina.
Insieme avrebbero vendicato la loro famiglia.
***

-Jacob, ci siamo riuniti tutti qui come avevi richiesto, ora dicci: cosa è successo? – chiese Carlisle quando sia vampiri che licantropi si trovarono nella sala da pranzo di villa Cullen. Tutti avevano in viso un’aria tesa, e non si poteva dar loro torto, visti gli ultimi avvenimenti. Persino in Rosalie si poteva scorgere una traccia di preoccupazione, dietro la sua aria insofferente.
-Andrò dritto al punto: nel bosco, qualche ora fa, ho incontrato Jane Volturi.
La reazione a quel nome fu unanime. Istintivamente i vampiri emisero sibili minacciosi e scoprirono le zanne, mentre i licantropi si tesero in avanti, come se fossero pronti a balzare addosso a qualcuno.
Leah sbottò:- Ancora?! Ma ci lasceranno mai in pace?
Fu Carlisle a rispondere. – A quanto pare no. Aro non è mai stato un tipo di parola, ma pensavo che avrebbe avuto troppa paura di uno scontro per riportare le sue mire su di noi così presto.
-Calmi – intervenne Jacob – Jane non era accompagnata da nessun altro membro della guardia e ha detto di trovarsi lì per conto suo.
-E tu le hai creduto? – chiese minacciosa Rosalie.
-Il mio fiuto e il mio udito funzionano bene quanto i tuoi, bionda, e non hanno percepito nessun altro. Almeno non nelle vicinanze.
-Qui noi non abbiamo notato niente di insolito – intervenne Alice.
-Non mi ha detto per quale motivo si trovasse qui, ma aveva già origliato una telefonata fra me e Bella, quindi probabilmente saprà che sono in Brasile. Ha detto di essere venuta per motivi personali, ma mi sembra alquanto improbabile.
-Hai fatto bene ad avvisarci, Jacob – fece Carlisle mettendogli una mano sulla spalla con uno dei suoi sorrisi paterni. – Adesso dobbiamo mettere al corrente Edward di questo episodio. Se i Volturi sanno che sono in Brasile e il loro obiettivo è Nessie, potrebbero aver già mandato qualcuno sulle loro tracce.
Tirò fuori il cellulare e chiamò Edward, poi mise il vivavoce.
-Carlisle? – disse il vampiro dall’altro capo del telefono.
-Edward. Spero che lì vada tutto bene. Sei in vivavoce con noi e il branco di Jacob, dobbiamo parlarti.
-E’ successo qualcosa?
-Forse. Ti racconterà tutto Jacob.
Il ragazzo narrò nuovamente l’incontro con la vampira, e subito i presenti si lanciarono in ipotesi e sospetti.
-Piano, ragazzi – fece Edward. – Non credo che ci sia molto di cui preoccuparsi.
-E’ quello che dico anch’io – intervenne Emmett. – Li abbiamo già cacciati una volta, possiamo farlo di nuovo. E magari stavolta ci scappa anche un mezzo combattimento.
-Emmett! – lo riprese Esme.
-Non è questo che intendevo – disse paziente Edward. – Credo che davvero Jane non sia stata mandata dai Volturi. Ho ricevuto una chiamata dal clan di Denali: lei è stata da loro prima di venire da voi. Ha parlato con Eleazar a proposito di Chelsea e del suo talento nel vincolare le persone le une alle altre o, all’occorrenza, nell’allontanarle.
-Ma nessuno del corpo di guardia dovrebbe sapere qual è il suo talento – obiettò Jasper. Al che Edward dovette raccontare nei dettagli tutto quel che sapeva circa la conversazione.
-Quindi – cercò di ricapitolare Carlisle – l’influenza di Chelsea su Jane è misteriosamente svanita, lei ha recuperato dei ricordi umani e poi è venuta fin qui. Mi chiedo quale sia il nesso, visto e considerato che si è fatta scoprire da Jacob e non si è presentata da noi.
-Forse cercava me, Bella o Nessie.
-Ma possiamo comunque mettere una mano sul fuoco che non sia stata mandata dai Volturi? Io dico di no – fece Leah, abbastanza ostile.
-Neanche io mi fiderei di lei – rincarò Emmett.
Con sorpresa di tutti, Edward si schierò invece a sua difesa. – Eleazar ha detto che gli è sembrata sincera e turbata, e io mi fido del suo giudizio. Oltretutto Jane non avrebbe potuto fingere i sintomi che ha manifestato: come ha detto Jasper, nessun membro della guardia è a conoscenza dei poteri di Chelsea. Quindi deve soffrirne veramente.
-E siamo assolutamente certi che gli anziani non abbiano deciso di rivelare quest’informazione a Jane per mettere a punto una qualche trappola?
-Eleazar lo esclude completamente, e anche io.
-Bella cosa sa di tutto questo? – chiese Esme, piena di materna preoccupazione.
-Ha ascoltato con me la telefonata da Denali. Adesso è di là a far addormentare Renesmee, ma credo che stia sentendo tutto.
-Quindi cosa facciamo? – Rosalie riportò tutti sull’argomento principale.
-Niente, per il momento – rispose Edward. – Non c’è un vero e proprio pericolo, e in ogni caso Bella ha il suo scudo, quindi qui siamo protetti. Voi…
-Noi staremo bene – gli assicurò Carlisle. – Se qualcosa dovesse cambiare, Alice potrà sempre avvertirci in tempo. Non credo ci sia bisogno che torniate, per ora.
Alice confermò, dicendo che non vedeva nulla per il quale preoccuparsi.
-Allora direi che per il momento è tutto… Jacob, cosa ti è successo? Pensavo che la tua voce sarebbe stata quella che avrei sentito di più, e invece sei stato insolitamente silenzioso. Per quanto mi costi ammetterlo, la sicurezza di Renesmee è anche una tua priorità, quindi cosa ne pensi?
Jacob sussultò a quelle parole, si sentì in colpa. Certo, era preoccupato per Nessie e aveva seguito con ansia la discussione, ma non sentiva più quel sentimento che fino ad una settimana prima l’avrebbe spinto ad urlare contro chiunque avesse detto che non c’era pericolo, e magari lo avrebbe fatto salire sul primo aereo per il Brasile, e al diavolo Nahuel e chi altri. Ma quel sentimento, a ben pensarci, non era mai esistito: ciò che di diverso dal semplice affetto aveva provato per Nessie non era davvero amore, era solo dovuto all’imprinting.
-Stavo pensando a tutta questa situazione, Edward – disse con tono grave. – Credo che tu abbia ragione, per ora non c’è pericolo. E’ inutile allarmare inutilmente Nessie, vorrei che vivesse questi giorni in tranquillità.
Probabilmente aveva lasciato tutti  i presenti di stucco con quel suo discorso così pacato. Neanche lui si sarebbe riconosciuto, guardandosi dall’esterno.
-Sono contento che tu la pensi così, Jacob. Anche io voglio solo serenità per Nessie. Grazie, immagino quanto debba costarti.
Una nuova ondata di senso di colpa investì il licantropo al pensiero di quanto poco gli fosse costato dire quelle parole, considerato il suo interesse personale nel fatto che Edward e il suo potere rimanessero ben lontani da lui.
Si salutarono e chiusero la chiamata, poi Emmett, Jasper e un paio di licantropi si riunirono a parlottare di quel che era successo e sicuramente pianificare una qualche strategia, nonostante le rassicurazioni di Edward. Jacob decise di lasciarli fare e di andarsi a cercare qualche posto in cui poter rimuginare in santa pace su Jane Volturi. Prima che potesse uscire, Carlisle gli diede un’altra pacca comprensiva sulla spalla.
Non si era accorto che Seth e Leah lo avevano seguito fuori finché non udì la voce del giovane Clearwater.
-Certo che più tempo passa, più l’imprinting ti rende saggio e riflessivo.
Se soltanto sapessi, pensò lui. Ma Seth non poteva sapere, nessuno poteva. E lui non poteva sopportare di più: si trasformò in licantropo e in un lampo di vestiti strappati corse via nella foresta.
***

Quando sentì i passi familiari di suo fratello nel corridoio, Jane balzò in piedi e in una frazione di secondo fu ad aprire la porta della stanza, senza neanche dargli il tempo di bussare. Il sollievo nel vederlo fu così palese che sul viso di Alec si dipinse un’espressione preoccupata.
-Jane, vuoi dirmi cosa sta succedendo? Sono giorni che ti comporti in modo strano, e ora questo…
-Non qui, Alec. Vieni con me.
Insieme ritornarono in cima alla torre più alta del Palazzo dei Priori, dove già una volta avevano parlato in sicurezza. Alec le prese le mani e la guardò negli occhi.
-Ora puoi dirmi cosa succede?
Jane prese un respiro profondo, per farsi coraggio, e cominciò il suo racconto da quando aveva recuperato il primo ricordo umano. Gli raccontò del viaggio a Salem, della verità sulla loro famiglia, sui Volturi. Non escluse neppure l’incontro con Jacob Black, ma per qualche motivo non ebbe il coraggio di dirgli quanto il suo tocco l’avesse scossa e turbata nel profondo. Alec non batté mai ciglio, niente sul suo volto lasciava intravedere cosa pensasse. Rimase in silenzio per alcuni secondi, durante i quali Jane iniziò a temere di aver sbagliato a raccontargli tutto in una volta sola, forse era troppo da elaborare, da accettare.
-Non ci credo – disse, com’era prevedibile. Jane era preparata a quell’evenienza.
-So che è molto da accettare. Sì, sembra incredibile, perché rende una menzogna tutto quello in cui abbiamo creduto per secoli, ma…
-Jane, non sto dicendo che sembra assurdo. Sto dicendo che non credo ad una sola parola di quello che hai detto.
Fu come una lapidata per la vampira.
-Pensi che ti stia mentendo? Su di noi… sulla nostra famiglia!
-No, Jane. Credo che tu sia in buonafede, ma non credo a ciò che ti è stato detto da Eleazar, e neanche tu dovresti. E’ un traditore, nulla di più, farebbe di tutto per gettare fango sui Volturi. Ricorda che si è schierato al fianco dei Cullen.
-I Cullen sono stati dichiarati innocenti.
L’espressione di Alec divenne imperscrutabile. – Del crimine di aver creato una bambina immortale, forse, ma sappiamo benissimo entrambi che la loro è stata una sfida bella e buona alla nostra autorità che purtroppo non abbiamo potuto punire. Sono dei ribelli, dei sovversivi. Non devi permettere loro di confonderti le idee.
-Le mie idee sono chiarissime… ti assicuro che è tutto vero, Alec. Pensa solo a tutto ciò che ho ricordato e capirai che è così.
-Già, i ricordi… sai bene, Jane, che noi vampiri non abbiamo chiari ricordi della nostra vita umana, quindi come fai a dire che è Aro quello che hai visto, come puoi accusarlo di una cosa tanto ignobile? Non hai mai ricordato nulla fino a questo momento, poi all’improvviso nella tua testa compaiono queste immagini…
-Corrisponde tutto alla perfezione, non vedi? La memoria umana mi è tornata quando Chelsea ha avuto un calo.
Alec prese Jane per le spalle. – Non puoi neanche sapere se è vero che Chelsea abbia questo fantomatico potere di manipolare i legami fra le persone! Per quel che ne sai è una menzogna inventata da Eleazar per farti cadere in fallo. Hai mai pensato che quei ricordi possono essere stati infilati nella tua testa contro la tua volontà? I Cullen potrebbero aver trovato un alleato con questo potere, non credi? Già uno di loro può entrarti nella testa e leggere i tuoi pensieri, cosa impedisce che un altro vampiro abbia il potere di inculcartene di nuovi senza che tu te ne accorga?
-Se non posso fidarmi di me stessa, di chi posso fidarmi? – sibilò allora.
Le mani di Alec scesero sulle sue. – Di me, sorella. Di me e di Aro. Siamo noi la tua famiglia, Jane. E’ sempre stato così, cosa è cambiato ora?
Senza alcuna ragione apparente, un’immagine di Jacob Black le passò davanti agli occhi, ma lei fu rapida a scacciarla dalla mente. Non era proprio il momento adatto, quello.
Pensò a quello che aveva detto Alec. Certo, la sua teoria era plausibile dal suo punto di vista, ma se anche lui avesse visto, se avesse ricordato, non avrebbe potuto dubitare. Le faceva male il pensiero che lui non si fidasse di lei… fidarsi… si era sempre fidata di se stessa, ma già una volta era stata tratta in inganno, da Aro. E suo fratello diceva di fidarsi di lui.
Lo guardò negli occhi. Erano di una vividissima sfumatura cremisi, ma c’era qualcos’altro… c’era qualcosa che mancava, in effetti. Non sapeva spiegarselo su due piedi, ma…
-Alec – provò a chiamarlo. Lui fece un movimento impercettibile con la testa, ma i suoi occhi… i suoi occhi rimasero vacui, inanimati, come se eseguisse i gesti meccanicamente. Un guizzo di rabbia la attraversò da capo a piedi. Fidarsi di Aro, diceva lui! Jane si sottrasse alla sua presa con un ringhio.
-Quando ti ha fatto il lavaggio del cervello, eh? Prima o dopo che io ti chiamassi?
-Di cosa stai parlando?
-Se anche prima avessi avuto dei dubbi su quale fosse il talento di Chelsea, ora qualsiasi dubbio è svanito. Dovresti vederti, fratello: sei la prova vivente di quello che dico!
Credeva di essere stata discreta, di non aver destato sospetti, ma evidentemente non era così ed Aro aveva agito di conseguenza. Oppure, semplicemente, Chelsea non voleva correre il rischio di perdere anche Alec dopo di lei e aveva serrato ancora di più la stretta su di lui. Comunque stessero le cose, Aro aveva segnato un punto a suo favore.
-Sei persa nelle tue convinzioni, sorella! Cerca di tornare in te, oppure mi vedrò costretto ad informare Aro della tua defezione.
La rabbia invase Jane completamente, e dovette trattenersi dal prendersela con Alec. La colpa non era sua, rammentò a se stessa. Ma sapeva chi incolpare per questo. Prima che suo fratello potesse fare qualsiasi cosa, la vampira corse verso la scalinata della torre e in un secondo fu davanti alla stanza di Chelsea, pronta a buttare giù la porta e a torturarla finché non avesse lasciato in pace Alec.
-Jane! – si sentì chiamare alle spalle – Cosa credi di fare?
Cosa credi di fare? Pensa alle conseguenze, Jane!
Se avesse attaccato un altro membro della guardia avrebbe potuto essere giustiziata per tradimento. Forse l’influenza su Alec sarebbe svanita e lui non avrebbe testimoniato contro di lei, ma avrebbe cercato di difenderla, facendosi condannare a sua volta. E non avrebbe avuto la sua vendetta su Aro.
No, attaccare Chelsea su due piedi non era la cosa giusta da fare. Doveva affrontare la situazione con la sua solita freddezza e avrebbe trovato la soluzione. Ma di una cosa era sicura: non avrebbe passato al servizio di Aro un secondo di più. Proseguì fino alla sua stanza e spalancò la porta con furia. Recuperò la borsa che ancora non aveva disfatto e la riempì velocemente con ciò che di suo era rimasto nella stanza, poi indossò la mantella da viaggio. Nel farlo, toccò il ciondolo con il simbolo dei Volturi che ognuno di loro portava. Con il tempo si era talmente abituata alla sua presenza da essersene perfino dimenticata… ma se non poteva sfogare la sua rabbia contro gli anziani, lo avrebbe fatto con qualcosa di simbolico. Serrò il ciondolo in una morsa così stretta da accartocciare il metallo con un sinistro stridio, e poi tirò forte la catenella, strappandosela via dal collo. Con un gesto elegante lo scagliò lontano, dando il suo addio a quel luogo.
Questa è la fine che farò fare alla tua testa, Aro, pensò con rabbia. Poi chiuse la porta dietro di sé, per sempre.





Angolo Autrice: Per la serie "a volte ritornano", rieccomi qui. Come al solito mi devo scusare per il ritardo, siete le lettrici più pazienti del mondo a sopportarmi.
Non sono per nulla soddisfatta della riuscita di questo capitolo, spero che almeno a voi piaccia. Lo so che volete veder interagire Jane e Jacob: non abbiate paura, dal prossimo capitolo quei due passeranno insieme molto tempo ;) 
Ringrazio tutti quelli che continuano a seguire e a leggere la storia, e in particolare sunrise_1000 e Sylphs per aver recensito.
Fatemi sapere cosa pensate della storia e di come si sta evolvendo.
Un bacio a tutti!

 
   
 
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