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Autore: Alexis Cage    28/07/2014    1 recensioni
Ho riscritto la realtà. Anzi, così sminuisco quello che ho fatto: ho salvato il culo a tutto il mondo.
Ora penso di poter tranquillizzarmi, no? Insomma, ho degli amici, dei veri amici, una famiglia che mi vuole bene e, soprattutto, ho ritrovato quel rincoglionito di Evan.
Ma c'è di meglio: i poteri non esistono più. Posso fare la mia tranquillissima vita di merda, finalmente.
E invece...no. Perchè, a quanto pare, ci sono persone capaci di rovinarmi la vita all'infinito, anche dopo la morte...o anche da luoghi molto, molto lontani.
Del resto, non ci sono confini alla mia sfiga. Ormai l'ho capito.
E stavolta non riesco a non chiedermelo: sarò capace di rimettere tutto a posto...di nuovo?
PS AUTRICE: questa è la continuazione della storia (conclusa) "Il diario di una reclusa"...quindi consiglio ai pochi folli che pensano di leggere questa storia di farsi prima un giro nell'altra, o capirete ben poco
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Diari di gente altamente normale'
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-Perchè lui? Perchè non dovrei provarci con uno di voi?-

Tentativo labile, lo so. Non ho trovato di meglio.

-Perchè è inutile che uno di noi rischi , specie in un momento come questo...-

-Ma mi avete appena detto che bloccherete quello che travio prima che si butti.- noto io. Ehi, forse qualche speranza c'è. -Questo non significa che sarebbe la stessa cosa, influenzare lui o voi?-

Uno dei quattro emana così tanta ansia da quasi stendermi. Però, ho scelto proprio bene coloro che dovrebbero aiutarmi a sconfiggere Nathan...davvero 'sti qua sono capi dei ribelli? Siam messi bene.

-Perchè sei così restia a sperimentare su un nemico?- mi chiede quello neutro, l'unico a non essersi scomposto. Io faccio spallucce:

-Perchè non voglio diventare un' assassina, forse? Non vi basta quello che ho fatto al computer giù come prova che sono abbastanza potente?-

-Non prova niente, i computer sono iper sensibili. Sarebbe successa la stessa cosa anche a uno di noi.-

Ah. Fantastico.

-Inoltre- aggiunge quello dei quattro che non ha ancora parlato -esistono diverse tipologie di potere. Te potresti essere potentissima nel leggere la mente e solo in quello...Faber sa anche traviare e cambiare i ricordi.-

Oh, questo lo so. Non c'è la prova vivente qua accanto a me?

-Andiamo, non abbiamo tempo da perdere.- sbotta all'improvviso quello che emana ansia -Che t'importa se muore? È di certo un assassino, se lo meriterebbe, e così la sua morte sarebbe servita a qualcosa...-

-Non è che non voglia, è che lei non può traviarmi.-

Bene. Se non lo ammazzano loro lo ammazzo io.

Cala un silenzio istantaneo. Tutti guardano verso Evan; io mi volto verso di lui e, ovviamente, lo incenerisco con gli occhi... perchè dai, questa è la chiara dimostrazione che è un coglione immenso.

-In che senso?- domanda quello neutro. Evan sorride tranquillamente:

-Perchè sono immune ai vostri poteri...-

-Non è possibile.- lo interrompe subito quello che lo tiene per un braccio, Adrian. Lo guardo meglio, e mi accorgo che ha una strana espressione sul volto mentre uno dei quattro aggiunge con voce incerta:

-Gli unici due umani immuni ai poteri sono Cassidy Meirfay e...-

E l'illusione scoppia come una bolla di sapone.

-Sanders?!- esclamano quattro voci contemporaneamente. Adrian lo molla subito, come se scottasse, e tutti tirano fuori delle pistole (a quanto pare le nascondono anche loro nelle mutande, sarà un vizio).

Fantastico. Non potevo sperare di peggio.

-Ok, ok.- dico, mettendomi tra loro e quindi stando davanti a Evan (perchè non gli spareranno se ci sono io in mezzo, vero?). Decido in un istante di usare la carta sincerità massima, quindi cerco di essere il più convincente possibile mentre continuo, stando attenta a non perdermi nessuna mossa di questi tizi:

-Ok. Va bene, è davvero Evan Sanders, il flagello di dio eccetera eccetera. Ed è anche la prova più lampante che non possiamo perdere tempo: mio fratello è stato così potente da cambiargli completamente la memoria, due anni fa, per farlo diventare il suo braccio destro...quindi chissà quanto Nathan è potente ora. E potete non preoccuparvi per Evan, è innocuo: conoscete quelli che stanno con mia madre, Karen Faber? Gli hanno dato un siero strano che gli ha fatto tornare la memoria, quindi ora non sta più dalla parte di Nathan, sta dalla nostra. Quindi, gentilmente, potreste abbassare le pistole, o vi devo traviare per farvelo fare?-

Però. Forse Evan aveva ragione, nell'altra realtà, quando aveva detto che mi avrebbe votata solo per la parlantina. Quasi quasi mi candido a dittratrice del mondo al posto di Nathan.

Comunque, i fantastici quattro non hanno abbassato le pistole.

-Non ti aspetterai che ci crediamo davvero, eh?- fa il simpaticone che prima ha detto che posso benissimi ammazzare Evan, tanto non serve a niente.

-Sì. Me lo aspetto.- replico. Ok, non è una grande mossa diplomatica...ma non ci si può aspettare di meglio da una futura dittatrice, no?

Vedendo che il tizio simpaticone sta per dire qualcos'altro faccio per rerispondergli male, ma Evan mi precede:

-No, fa niente. Prendetemi, rinchiudetemi, fate quello che volete, ma ascoltatela. È riuscita a bloccarmi e mi ha costretto a seguirla fino a qua, vuole solo sapere dov'è il generatore e basta, di me potete fare tutto quello che...-

-Zitto!- gli sibilo. Lui sorride tranquillamente, come fosse normale chiedere a qualcuno di rinchiuderlo.

Normale. Ahah.

-...se avete finito...- fa il tizio neutro con la voce un po' meno neutra -Adrian, rinchiudili entrambi nelle prigioni.-

-Nelle prigioni? Siamo finiti nel medioevo, ora non ci ascoltate neanche?-

Io lo sapevo che la mia linguaccia mi avrebbe ammazzata, prima o poi.

Il tizio neutro apre la bocca per dire qualcosa...poi un rumore un po' troppo forte ci distrae.

Ok, diciamo che "un po' troppo forte" sminuisce il rumore che può fare un muro che crolla dopo un'esplosione, ecco.

Qualcuno mi butta per terra, evitandomi così una bella botta in testa. Quel qualcuno è Evan...e ovviamente lui si è beccato una bella botta in testa al mio posto per le macerie della parete che è appena crollata.

Fin qua non vedo niente di diverso dal solito.

Passa un po' di tempo con un silenzio assurdo. Poi, lentamente, come se avessimo tutto il tempo del mondo, cominciamo a rialzarci tutti assieme. Non so da che parte della mia mente venga l'immagine di un film dove i morti viventi risorgono dalle macerie di un magazzino, e la scena assomiglia fin troppo a quello che vedo.

Siamo ancora tutti interi. Un po' ammaccati, due dei quattro perdono sangue da qualche ferita e Adrian ha un brutto taglio sulla gamba, e sento uno strano fastidio al gomito...ma tutto passa in secondo piano rispetto all'enorme buco che ora c'è al posto della parete che prima aveva pure un balcone. Cioè, un balcone. Non so se mi spiego.

Mi avvicino al limite del grande buco, e stranamente nessuno cerca di fermarmi. Peggio per me: un fascio di luce accecante mi becca in piena faccia, non facendomi vedere niente per almeno mezzo minuto. E in queste situazioni mezzo minuto è un tempo davvero, davvero lungo.

C'è un elicottero qua davanti a noi.

Cioè...c'è un elicottero qua davanti a noi?!

-TRA DIECI MINUTI FAREMO SALTARE IN ARIA QUESTO POSTO. PORTATE I BAMBINI ALL'ESTERNO E CONSEGNATECELI, POI TORNATE DENTRO. ESEGUITE, O NON GRAZIEREMO I BAMBINI.-

Ok, non mi piacciono le voci che parlano con gli altoparlanti. Questa, poi, è proprio strana: insomma, sembra quella di una ragazza...ma è incredibilmente fredda.

Poi la luce si abbassa leggermente, permettendomi così di vederli.

Sono in quattro: uno guida l'elicottero, due sono nella parte dietro, con i mitra puntati su di noi, e la quarta si sporge dallo sportello laterale aperto, anche lei armata.

E mi vede. Come potrebbe non farlo? Sono praticamente in mezzo allo squarcio nella parete.

Il problema, però, è che mi riconosce...e non sembra nemmeno pensarci, quando punta la sua pistola verso di me.

E io sono così ritardata che non mi passa neanche per la mente di spostarmi, di fare qualunque cosa. Resto a fissare la ragazza. Ha gli occhi azzurri ed è bionda e abbronzata, la classica ragazza americana. E ha un'espressione che non capisco, sembra decisa e terrorizzata allo stesso tempo. Perchè è così? Come può avere paura di spararmi se ha appena detto che uccideranno i bambini se cerchiamo di opporci?

E perchè non riesco a vedere cos'ha nella mente?

Lei posa l'indice sul grilletto. Io penso che sia meglio stare a guardare. Tanto, che senso avrebbe tentare di schivare il proiettile, di nascondermi? Non ce la farei mai. È inutile.

Poi qualcuno mi spinge di lato, facendomi colpire col gomito sinistro un pezzo di parete...e fa male.

La vista mi si annebbia per qualche istante.

Quando torna, vedo stagliata contro la luce una figura scura, con le braccia spalancate. E, nonostante il rumore delle pale dell'elicottero, sento benissimo quello che Adrian dice.

-Sparami, dai. Tanto mi hai già ucciso.-

Sta parlando con la ragazza. Io sposto gli occhi su di lei...e la vedo tentennare.

-Ci ucciderai tutti?- continua Adrian, stavolta a voce più alta -Ucciderai tutti quelli che sono qua? Sai che non ci arrenderemo...ucciderai anche i bambini?-

La ragazza non dice niente. Ha ancora quell'espressione disperata, ma la pistola ora è rivolta verso l'alto, verso il cielo nero.

La sto guardando, e solo per questo vedo anche i due che la affiancano: loro hanno ancora i mitra puntati verso di noi...e uno ha un marchingegno strano che non mi piace.

"Faremo saltare in aria questo posto", ha detto.

ANDATEVENE. DIMENTICATEVI DI NOI, DI TUTTO.

L'elicottero si sposte leggermente, come se il pilota volesse spostarsi.

VIA. ADESSO. NON TORNATE PIÙ.

Questa volta funziona: i due tipi alzano i mitra e il pilota fa girare l'elicottero all'improvviso.

La ragazza spalanca gli occhi e si volta di scatto verso i compagni:

-Cosa diavolo state facendo?! Vi ha condizionati! Tornate indietro!-

Ma è inutile: l'elicottero è già a parecchi metri di distanza. Il pilota li sta portando lontano, via da noi...non potranno fare male a nessuno.

E direi che ora posso svenire, no?

Ciao ciao, mondo.


Mi risveglio in un letto.

Cioè, qua c'è qualcosa che non va. È da due giorni che non mi risveglio in un letto.

Sono morta?

-Se stai pensando di essere morta...no, non lo sei. Mi spiace.-

Mi raddrizzo di scatto e subito una fitta incredibile mi attraversa la testa, facendomi vedere le stelle per qualche secondo.

Poi il mondo riappare, e si rivela essere un mondo alquanto piccolo: una stanzetta grigia con un letto, un armadio, un comodino con una lampada che rischiara l'ambiente, e un Evan seduto su una poltrona. Insomma, c'è tutto l'essenziale.

Mi ricordo tutto quello che è successo. Ma, nemmeno io so perchè, la prima cosa che mi viene da chiedere è:

-Che ore sono?-

-Cinque di mattina appena passate.- replica Evan, sempre pronto. Ha la testa fasciata e indossa abiti diversi da quelli che aveva prima del casino, e chissà come questo mi fa azzeccare quello che è accaduto mentre io ero nel mondo dei sogni.

-Ci danno una possibilità?-

Lui annuisce. Ha un sorrisetto tranquillo che non gli ho mai visto sul volto...non su questo, almeno.

-Dopo che li hai praticamente salvati hanno deciso di potermi sopportare. Vogliono aiutarti, comunque. Tre capi volevano attaccare subito Nathan, ma Catchlyt si è opposto...-

-Quello neutro?-

Evan resta zitto per qualche secondo. Dopo un po' dice, con un'espressione tra il preoccupato e il divertito:

-Sai, a volte non riesco proprio a seguire quello che succede nella tua testa.-

-...intendo quello che sa dov'è il generatore. Sì, quello con l'aria di capo.-

-Sì. Catchlyt. Lui vuole prima parlarti, quindi ora aspettano che ti svegli per sapere cosa fare.-

-Beh, è già qualcosa.- noto io. Cerco di mettermi ancora un po' seduta, e mi accorgo solo ora che ho il braccio sinistro appeso al collo e fasciato in zona gomito.

Ah, quindi quel male non me lo ero immaginata.

-Che è successo quando quelli là hanno sfondato la parete?- chiedo, giusto per mantenermi al passo coi tempi. Evan fa spallucce, come se non fosse accaduto niente di grave:

-Erano soldati di Nathan. La ragazza, Meirfay, è immune come me, per questo non sei riuscita a traviarla. Comunque: non so come, sono riusciti a trovare questa base (sai, in teoria è schermata dai radar) e a puntarci una bomba sopra. E sai qual'è la parte più divertente?-

-Sentiamo.-

-Solo loro sanno, sapevano, dov'è la base. Nathan l'avrebbe distrutta in due secondi, ma la Meirfay non voleva che morissero anche i bambini...quindi è venuta qua da sola per dar loro una possibilità di non venire uccisi. Non ha avvertito Nathan, e per questo noi siamo al sicuro. Per ora.-

Oh, davvero consolante.

-...come fai a essere certo di tutte queste cose?-

-Me l'ha detto Adrian mentre mi mettevano a posto la testa.- risponde subito Evan, picchiettandosi una tempia con l'indice della sua mano menomata -Da quel che ho capito, Cassidy Meirfay stava dalla parte dei ribelli...poi qualcosa l'ha spinta a unirsi a Nathan. Non so cosa, penso sia colpa di Adrian, non me l'ha voluto dire. È con Nathan da due mesi, l'ho vista una o due volte perchè ero occupato tutto il tempo a ucciderti in ogni realtà...-

-Grazie.-

-...ma non mi sembra un'assassina.-

Sì, non lo sembra. Non lo è. Si capiva dalla sua faccia.

Poi mi viene in mente un altro problema da aggiungere alla lista interminabile de "I problemi di Ivy Faber":

-I capi non potrebbero pensare che abbiamo portato noi qui quelli di Nathan?-

-Lo penserebbero...se tu non avessi praticamente salvato il loro culo d'oro. E non hanno più dubbi neanche sui tuoi poteri, visto che sei riuscita a traviare tre uomini che teoricamente Meirfay aveva reso immuni ai poteri, quindi...-

No, un secondo.

-Chi è immune può rendere immuni anche gli altri?-

-No.- dice subito Evan. Non ha più l'espressione divertita di prima -Io non so farlo.-

Ecco, ci mancava che si deprimesse perchè ha trovato una più brava di lui.

Stupendo.

-Andiamo, puoi fare l'eroe anche senza i tuoi non-poteri.- comincio con un tono che spero non sia ironico -Chi è che si è fatto avvelenare per salvarmi, quando mio padre mi aveva catturata? Chi è che mi ha difesa, quando hanno cominciato a sparare nel negozio di Jack? Chi...-

-Sì, ok, ho capito.-

-...è che si è beccato un colpo in testa al mio posto? E, ancora più importante: chi è che mi ha salvata da un controllore sadico quando dovevo andare a un torneo dall'altra parte della città e senza quel cazzo di biglietto?-

Lui resta in silenzio. Ha un'espressione strana, sul volto pieno di ombre per la luce della lampada sul comodino...sembra quasi un po' sorpreso.

-Me ne ero dimenticato.-

-Oh. Che simpatico.- faccio io con tono indignato.

Ma, anche se non lo ammetterò mai...l'avevo dimenticato anche io.

-Ero appena arrivato in città, volevo fare qualcosa di normale ed ero andato a dare un'occhiata allo sport center...e mi ritrovo davanti una ragazza che quasi sviene, tanto sembra in ansia.-

-Ma che simpatico.- sbuffo -Certo, ora aver paura di un controllore mi sembra più che da idiota...ma insomma, era prima di tutto questo! Rischiavo di beccarmi una multa!-

-Problemi di vita, quindi.-

-Già. Quasi dello stesso livello della festa...io, Alice e Mary abbiamo passato tutto il pomeriggio prima a sistemarci, e loro mi prendevano in giro perchè qualcuno mi stava un po' addosso...-

-Aspetta.- m'interrompe Evan. Questa volta ha un'espressione concentrata, come se cercasse di ricordare qualcosa.

-...era lì che ho tirato un pugno a Jack?-

-Esattamente.- confermo io, e lui fa un sorriso che non gli ho mai visto fare...assomiglia a quello di un bambino, di quelli che illuminano gli occhi.

E non mi dispiace per niente.

-La cosa strana è che nella realtà che ho creato voi andate pure d'accordo, sai?-

Evan si sistema meglio sulla poltrona, protendendosi verso di me, e dice:

-Raccontami un po' di là. Non ci sono davvero i poteri?-

Mi sistemo anch'io, incrociando le gambe e stiracchiando la schiena, il dolore al braccio solo un leggero pulsare e la testa libera dal male. Non mi accorgo neanche che mi hanno messo addosso dei pantaloni da ginnastica e una maglietta che non ho mai visto...perchè mi piace, quello che stiamo facendo. Parlare dei bei vecchi tempi come due bei vecchi vecchietti.

-Nada. Cioè, io ce li ho ancora, ma perchè penso che avevo "assistito" al passaggio nella nuova realtà. E ricordavo anche, proprio come te...sai, forse è per questo che anche te ricordavi: prima che leggessi la formula stavi morendo. Forse eri ancora vivo nel passaggio e, visto che non avevi poteri neanche prima, beh, per te non è cambiato niente...ti sei solo ricordato.-

-Chiamalo niente.- borbotta lui per poi aggiungere, con un tono interessato: -Dimmi di più. Quelli che conoscevi della vecchia realtà...loro com'erano?-

-Simpatici.- dico subito. Me ne rendo conto dopo un istante e quasi scoppio a ridere. -Sì, beh...diversi. In meglio. Bill e Jack hanno fatto la loro normale vita, senza scienziati. Mary è rimasta fan sfegatata dei fantasy, ma ha anche una bella realtà in cui vivere. Alice e Brian stanno insieme, forse l'avevi capito...e, beh, anche noi stavamo insieme. Dopo una settimana dal cambiamento di realtà ti sei trasferito nell'ultima casa della via con Angie e Dan, loro non ricordavano ma te sì...-

-Sì. Li ho visti.- mi interrompe ancora Evan. Guarda un punto indefinito vicino ai miei piedi, e non sembra più così curioso di sapere -Erano felici. E lui...lui era vivo. Spero che non staranno troppo male, quando scopriranno cos'ho fatto alla mia versione di quella realtà...-

Ah, giusto. Questo non è lo stesso Evan che ho lasciato dall'altra parte.

Ma, insomma...alla fine sono la stessa persona, no? La stessa persona, solo che hanno avuto vite diverse. Punto, niente di più.

E mi torna in mente una cosa che gli avevo chiesto quando si era fatto, nel bosco.

-Quando...se sopravvivremo.- (perchè nella mia mente sono immortale?) -Qua ci sarà l'anarchia. Se riusciremo a ritrovare quel maledetto libro e nessuno avrà più i suoi poteri eccetera, ecco...io potrei tornare alla realtà senza poteri con uno di quei cosi che hai usato per passare da una dimensione all'altra?-

Sì, beh...già. Mi manca quel posto. Là avevo i miei amici, mio padre ancora vivo, mio fratello come dovrebbe essere davvero (non pazzo tiranneggiante) e una madre che non mi spara in testa...e ogni giorno mi svegliavo con la certezza che il rischio massimo che avrei potuto correre sarebbe stato quello di finire sotto una macchina. Era un bel posto e, anche se ci sono stata solo due settimane...mi manca. Perchè nella mia testa ci sono due vite, e so quale preferisco.

Però, Evan...

-Sì.-

-Beh, come dire...potresti venire anche te, no?-

Non so cosa aspettarmi, ma di certo resto sorpresa vedendo che Evan sorride stancamente, come se ci avesse già pensato:

-E le dita che mancano? E la cicatrice? E il fatto che non mi ricordo nulla della mia vita da persona normale?-

-E la vita normale che ti aspetta?- domando io in risposta -E Dan che è vivo? E Angie che...beh, non so che fine abbia fatto qua, quindi...-

-Morta.-

-E Angie che è viva? E la possibilità di avere una casa che non rischia di saltare in aria ogni secondo?-

Evan sembra voler contestare ancora, ma adesso ha quel suo sorrisetto tranquillo che mi fa sperare che lui riesca ancora a sperare. Perchè sperare non costa niente, no?

-Costa la propria sanità mentale.-

Evan si alza di scatto e dopo un secondo si risiede sbattendo le palpebre. Ops, forse si è dimenticato di essersi preso un pezzo di muro in testa, poco tempo fa.

Comunque, io guardo Adrian, appoggiato alla porta aperta della mia stanza. Ha un'aria stracciata...ma, del resto, qua ce l'hanno tutti.

-Hai abbassato le difese della tua mente. È rischioso.- m'informa con un tono neutro.

-Grazie di avermi avvisata.- gli dico io. Lui fa spallucce, poi annuncia:

-I capi vogliono vederti subito.-

Ed eccola qua, la realtà di merda in cui sono che torna a farsi sentire.

Ma un attimo di pace no, eh?


  
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