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Autore: Juls18    28/07/2014    1 recensioni
Kimiko è una classica ragazza che deve iniziare il liceo. Il suo unico problema? Essere considerata la principessa della Teikoku, un soprannome che sembra non volerla abbandonare.
Gouenji è il campione della Inazuma Japan, uno degli eroi che ha portato la squadra alla vittoria al Football Frontier International.
Cosa succede se queste due persone si incontrano al liceo? Cosa succede se Inazuma e Teikoku si ritrovano al liceo?
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axel/Shuuya, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Kidou guardò sconvolto il suo amico

Spiegazioni e Cioccolato

 

Kidou guardò sconvolto il suo amico. Tra tutte le cose che si sarebbe aspettato, parlare della Mizutani era l’ultima cosa che si sarebbe atteso.

-Non ne voglio parlare…-

-Che tu lo voglia o no, non mi interessa-

Kidou guardò sempre più allibito Gouenji.

-Si può sapere cosa ti spinge ad interessarti a quella ragazza? Ti ho già detto che è meglio starle alla larga. Lei era una delle persone più fidate di Kageyama e…-

-Anche tu lo eri-

Kidou si zittì subito.

-È diverso-

-Allora spiegami perché è diverso-

I due si fissarono per alcuni secondi, poi Kidou fece un sospiro pieno di rassegnazione, e si sedette sul divano di camera sua.

-Se devo raccontarti della Mizutani, voglio almeno sapere il perché. Cosa ti spinge ad interrogarmi su quella ragazza?-

Gouenji si sedette al fianco dell’amico.

-Non lo so nemmeno, io ad essere sincero. Non lo faccio per curiosità o per sapere i fatti vostri, solo… ogni volta che la vedo non riesco a decifrarla. Tutti la dipingono come un mostro, io ho solo visto una ragazza indifesa e spaventata. Devo capire dove sta la verità-

-E una volta che avrai capito qual è la verità cosa farai? Se scoprissi che in realtà è veramente come tutti dicono, come ti comporterai?-

-Non lo so-

-E allora perché…-

-Kidou, non me lo chiedere. Racconta e basta. Per favore-

Kidou fissò il suo amico, e vide uno sguardo che non non aveva mai visto sul volto di Gouenji, uno sguardo che non lasciava alternative. Gouenji era determinato, non ci sarebbe stato modo di evitare l’argomento.

-Molto bene, te lo racconterò, e devo iniziare a raccontare dal primo giorno di scuola alla Teikoku. Dopo la cerimonia di apertura, Kageyama mi aveva detto di presentarmi nel suo ufficio. Fu quel giorno che mi venne comunicato che ero diventato il capitano della squadra di calcio. Se devo partire da raccontarti la storia mia e della Mizutani, quello è il giorno giusto. Quello è il giorno dove io divenni capitano, e dove l’incontrai per la prima volta…

Ricordo ancora quella scena perfettamente. L’ufficio di Kageyama era scuro, imponente, e la sua persona incuteva solo una cosa: rispetto.

-Non ho bisogno che tu faccia alcuna selezione Kidou. Con te al comando, niente potrà ostacolare la vittoria della Teikoku nel campionato scolastico. Da oggi, tu sei il nuovo capitano della squadra di calcio. Sono sicuro che non mi deluderai-

-Ma Signore, sono solo al primo anno. Non posso diventare…-

-Kidou, ascoltami bene. Sono sicuro che con te la Teikoku vincerà, e tu sarai il capitano. Così ho deciso, non si discutono gli ordini. Sono stato chiaro?-

-Si signore-

-Bene-

-Se permette, io ora me ne andrei-

-No, fermati un attimo. Voglio presentarti una persona. Vieni avanti-

In quel momento, le porte si aprirono e la vidi per la prima volta. Non sembrava spaventata o nervosa, mostrava molta sicurezza, anche se notai che stava stringendo i pugni. Dopotutto, Kageyama incuteva abbastanza timore, ma notai, comunque, il suo volere apparire forte.

-Kidou, vorrei presentarti Kimiko Fumitani. Anche lei frequenterà il primo anno qui, alla Teikoku. Suo padre è Fumitani Tatsuo, proprietario della Tatsuo Corporation. Si occupano di…

-Speculazioni finanziarie. Borsa, titoli, azioni…-

Kageyama sorrise.

-Bene, vedo che sei preparato Kidou. Invece, mia cara Kimiko, vorrei presentarti Kidou Yuuto, il nuovo capitano della squadra di calcio. Inoltre suo padre, è il…-

-Direttore d’azienda, lo so. Se non sbaglio, è uno dei clienti di mio padre-

Kageyama sorrise, divertito.

-Bene, bene, bene. Vedo che ho appena fatto due acquisti molto interessanti. Esatto, i vostri padri sono soci in affari, e sono anche persone che mi onorano della loro amicizia. È in virtù di quella amicizia che mi sono interessato a voi, e ho fatto di tutto per avervi qui, alla Teikoku. E spero che anche voi due possiate diventare…amici. Sarebbe una cosa molto saggia-

Ci fissammo, tutti e due, e non nascondo che la guardai con una certa curiosità. Se Kageyama aveva insistito per volere anche lei, un motivo ci doveva essere. Non doveva essere una semplice ragazzina, doveva avere un talento speciale.

-Bene, ora potete andare-

Ci congedammo e ci avviammo verso l’uscita. Appena le porte dell’ufficio del preside furono chiuse, Kimiko scoppiò a ridere. Ricordo che la guardai sorpreso.

-Cosa ci trovi da ridere?-

Lei mi fissò, credo, per la prima volta con interesse. Mi rivolse un sorriso pieno di sarcasmo.

-Non sei molto bravo a capire i messaggi subliminali, vero?-

-Messaggi subliminali?-

-Si, quello che le persone vogliono comunicarci senza farcelo capire in modo esplicito-

-So cos’è un messaggio subliminale-

-Saprai anche che cos’è, ma in quanto a capirli, sei una frana-

-Sentiamo, quale messaggio subliminale ci avrebbe lanciato?-

Lei mi fissò come si guarda un bambino piccolo che vuole interessarsi delle cose dei grandi, cose che non può cpaire. Ricordo che mi fece abbastanza arrabbiare.

-“Spero che anche voi due possiate diventare…amici”, quello era il messaggio subliminale-

La guardai come per voler dire “E allora?”. Lei si mise una mano sul fianco, e mi puntò l’altra contro il petto.

-Certo che sei proprio stupido. “Diventare amici”, era palese cosa intendeva-

-Palese?-

-Esatto. Vuole spingerci a frequentarci e poi, chissà, magari combinare un matrimonio!-

-Matrimonio?-

Praticamente urlai per quella assurdità. Come poteva pensare che Kageyama avesse anche solo insinuato una cosa del genere?

-Fidati, il messaggio era quello. Frequentatevi, diventate amici e poi, come si dice? Da cosa nasce cosa, no? -

Rimasi allibito.

-Bhè, mi dispiace deludere le aspettative del nostro preside, ma, sinceramente, non è che aspiri a sposarmi con uno deciso da qualcun altro. Se vuoi scusarmi, ora me ne vado. Ci vediamo in giro, no, capitano. Arrivederci-

E se ne andò così, lasciandomi totalmente senza parole. Non potevo credere che Kageyama volesse una cosa del genere. Pensai che quella ragazza dovesse essere pazza, e me ne andai anche io.

Con mia sorpresa, invece, dovetti ammettere che l’intento di Kageyama era proprio quello. Finimmo in classe insieme, addirittura fummo sistemati vicini di banco, e, per qualsiasi cosa, venivamo chiamati noi due. Per non parlare di quando Kageyama stesso ci voleva nel suo ufficio per parlare. Era terribilmente imbarazzante, ma Kimiko si divertiva. Lei riusciva a prendere in giro tutti, persino Kageyama. Credo che lui fosse convinto che il suo piano potesse avere un buon fine, e Kimiko non faceva che fargli pensare che avesse ragione. Ma, tra Kageyama e i professori, finimmo con il passare molto tempo insieme. Gli unici momenti, a scuola, dove non ci vedevamo, era quando io avevo gli allenamenti, ma per il resto, eravamo quasi sempre assieme. Lei passava molto tempo in biblioteca, dove non aveva rompiscatole che le ronzavano attorno, diceva sempre. Infatti, non appena iniziammo a vincere le partite e il mio nome iniziò a diventare famoso alla Teikoku, anche la popolarità della Mizutani cresceva. Lei infatti, era un piccolo genio della matematica. Sembrava che i numeri le parlassero… ogni problema, per lei era semplice. Ogni singola prova aritmetica che le veniva messa di fronte, lei la superava. Quando poi, iniziarono a vederci sempre insieme, divenne evidente che ognuno viveva della luce riflessa dall’altro. In breve tempo, Kimiko ottenne il soprannome di “Principessa della Teikoku”. Lei ci scherzava sopra, anche se credo che non ne fosse molto entusiasta. Nessuno dei due voleva essere messo così al centro dell’attenzione, così finimmo per passare quasi ogni minuto libero in biblioteca. Lì non eravamo obbligati a parlare, e nessuno ci veniva a disturbare. Piano piano iniziammo a conoscerci meglio, e, sorprendentemente, scoprimmo di avere molte cose in comune. Padri esigenti, che volevano il massimo da noi, voti eccellenti e il fatto che dovevamo primeggiare il ogni cosa facessimo. Eravamo destinati ad ereditare le attività di famiglia, e come tali eravamo stati educati. Kageyama si occupava anche lui di questo. Io dovevo eccellere nel calcio, mentre lei doveva primeggiare su tutti. Ci stava insegnando come dovevamo comportarci in un futuro, abituarci a considerarci superiori agli altri, ad usare le persone… anche io l’ho fatto, non lo nego, e ammetto che questo senso di potere era eccitante. Praticamente eravamo abbagliati dal nostro preside, facevamo tutto quello che ci diceva, senza discutere gli ordini. Il nostro unico obbiettivo era vincere, la sconfitta non poteva nemmeno essere contemplata. E noi lo facevamo. Con la vittoria al football frontier il primo anno, le cose iniziarono a peggiorare ancora. Ormai eravamo delle celebrità, e ogni cosa facevamo, ogni cosa dicevamo, eravamo guardati. Devo confessarti, che la sensazione di potere ci diede un po’ alla testa. Diventammo presuntuosi, pieni di noi stessi, convinti di essere gli unici degni della vittoria. Ci credevo anche io, e mi ero votato totalmente a Kageyama. Le cose iniziarono a cambiare quando incontrai Mamoru…poi lo sai anche tu, la scoperta del sabotaggio del vostro pulmino fu come ricevere una secchiata d’acqua ghiacciata in pieno volto. Fu allora che inizia a dubitare dei metodi di Kageyama, e a capire cosa fosse in realtà. Poi, durante la finale con voi della Raimon… lì finalmente tutti poterono vedere fino a dove era disposto pur di ottenere la vittoria. Fu con l’arresto di Kageyama, però, che iniziai ad avere i primi problemi con Kimiko. Lei non voleva credere chi fosse in realtà il nostro preside.

-Andiamo Kidou… è assurdo. Kageyama non avrebbe mai fatto una cosa simile!-

-L’hanno arrestato. Che prova vuoi più di questa?-

-Solo perché è stato arrestato, non vuol dire che sia colpevole. Una persona è innocente fino a prova contraria…-

-E tutte le volte che ci diceva che contava solo la vittoria? Per ottenere i suoi scopi, Kageyama era capace di qualsiasi cosa. Ha cercato di uccidere i giocatori della Raimon per ben due volte!-

-Come puoi essere certo che sia stato lui? Ha confessato per caso?-

-No, non l’ha fatto, ma le prove contro di lui…-

-Non so di cosa tu stia parlando! Kidou, pensaci. Come puoi anche solo credere che fosse disposto a fare del male a dei ragazzi? Sarebbe come se avesse fatto del male anche a noi, è assurdo-

-Tu proprio non vuoi capire…-

-No, io capisco benissimo. Appena qualcuno mette in dubbio la persona su cui riponi la tua fiducia, tu le volti le spalle, non è così?-

Ricordo che la fissai intensamente, e in quel momento lo vidi chiaramente. Kageyama aveva fatto un ottimo lavoro con lei.

-Gli sei fedele…-

-Si che lo sono. Kageyama è stata la prima persona a trattarmi con rispetto e a credere nelle mie capacità. È stato il solo a farlo…-

-Sei come lui…-

Lei mi guardò stupita.

-Che vuoi dire?-

-Hai lavorato con lui, vero? L’hai aiutato a fare in modo che vincessimo le partite!-

-Ma cosa stai dicendo?-

-Tu andavi sempre da lui nel suo ufficio…-

-Proprio come facevi tu. Non te lo dimenticare, Kidou, era il tuo mentore, come era il mio-

-Ma tu… cosa l’hai aiutato a fare?-

Ammetto di non essermi comportato nel modo migliore quel giorno. L’ho afferrata per le spalle e l’ho sbattuta contro il muro.

-Cosa avete combinato voi due? Quali giochetti avete fatto?-

-Kidou! Lasciami, mi fai male!-

-Te lo chiedo l’ultima volta… cosa avete fatto?-

-Kidou… non so di cosa tu stia parlando-

-DIMMELO!-

Lei mi diede uno schiaffo. Quando spostai lo sguardo su di lei, vidi che stava piangendo, ma nei suoi occhi c’era anche tanto furore e rabbia.

-Tu pensi che io possa avere mai fatto del male a qualcuno? Pensi che se avessi saputo che Kageyama truccava le partite non te lo avrei detto? È tutta qui la fiducia che hai in me? Basta un piccolo incidente, e tutti dobbiamo essere considerati traditori e cospiratori? Tutta qui la fiducia nella nostra amicizia?-

-Non so nemmeno se siamo mai stati amici a questo punto-

Lei mi guardò sconvolta.

-Non puoi dire questo… Kidou-

-Vattene Mizutani-

Lei mi guardò, come se volesse aggiungere qualcosa, ma poi ci ripensò. Se ne andò, e da quella volta non ci siamo più parlati. Da quel giorno a scuola iniziò a comportarsi in modo orribile. Era diventata strafottente, si credeva superiore a tutti, non faceva altro che comandare e ordinare. Chiunque diceva qualcosa contro Kageyama, lei lo zittiva subito. Se prima era stata ammirata, ora era diventata temuta. Mai l’appellativo di “Principessa della Teikoku” le era stato meglio. Guardava tutti dall’alto in basso, giudicava, era sprezzante e sarcastica. Riuscì ad allontanare tutti quanti prima le stavano attorno. Trattò anche me allo stesso modo. Non ci rivolgemmo più la parola, ottenni solo sguardi sarcastici, e pieni di risentimeto. Non ho mai conosciuto persona più falsa… poi mi sono trasferito alla Raimon, e ho perso completamente i contatti con lei. Anche mio padre ha sciolto ogni rapporto con il suo, decidendo di tagliare i rapporti con chiunque fosse stato legato a Kageyama… e ora sai tutta la storia-

Gouenji aveva ascoltato in silenzio, senza mai interrompere il racconto di Kidou. Aveva ascoltato, e contemporaneamente aveva confrontato le cose che gli aveva detto il suo ex-compagno di squadra, con quello che gli aveva detto Kimiko quella mattina a scuola. Kidou intanto aspettava. Ricordare quel periodo della sua vita non gli aveva fatto piacere, ma se poteva servire a salvare un amico dalle grinfie di una persona infida, era disposto a raccontarla ancora dieci volte. Di tutte le cose che si aspettava da Gouenji, le parole che sentì erano inaspettate.

-Mi ha raccontato la stessa storia, lo sai?-

-Hai parlato con lei?-

Gouenji annuì.

-L’hai interrogata come hai fatto con me?-

-No. È stata lei a raccontarmi tutto senza che le chiedessi niente-

-Immagino che non abbia perso tempo a criticarmi…-

-Ti sbagli. Era a pezzi, aveva solo bisogno di sfogarsi, e ha trovato me-

-Sfogarsi? Per che cosa, autocompiacimento di se stessa?-

Gouenji lo fulminò con uno sguardo.

-Se tu la conoscessi veramente, non diresti così-

-Io l’ho conosciuta per più di un anno… tu da quanto, due mesi? Pensi di avere capito più te di lei che non io? E ti fidi di lei e non di me?-

Il biondo guardò il suo amico. Si alzò dal divano, e si avviò verso la porta.

-Credimi Kidou, sei un mio amico, compagno di molte battaglie, e mi fido di te. Ma credo che in questa situazione, tu non abbia mai veramente capito. La Mizutani… lei non si è più fidata di nessuno dopo di te. Credeva nella vostra amicizia, e il fatto che tu l’abbia tradita in quel modo le ha fatto costruire un muro attorno a se per proteggersi. L’ho vista piangere per avere tirato fuori il suo carattere sarcastico. Mi ha detto che mai sarebbe voluta tornare ad essere quella che era stata nei due anni precedenti. Credimi, tu la consideri un mostro… io credo che il solo mostro di questa storia sia stato Kageyama, e se non mi sbaglio, a lui è stata concessa la possibilità di redimersi. Forse la stessa possibilità la dovresti dare anche a lei-

Gouenji se ne andò senza aggiungere altro, lasciando un attonito Kidou seduto sul divano, in preda ai suoi ricordi.

 

 

Quella sera stessa, Kimiko era stesa sul suo letto, intenta a fissare il soffitto. Aveva appoggiato, di fianco a se, un libro, dimenticato ore prima, e stringeva tra le mani il suo telefonino. Non poteva credere di averlo fatto… aveva passato quasi tutta la serata a scambiare messaggi con Nonomi. All’inizio, la rossa le aveva scritto per sapere se era riuscita a fare un problema di matematica, poi, senza neanche sapere come, erano finite per parlare di tutt’altro, della scuola, dei compiti, del film che stavano dando alla televisione… Kimiko si domandava come fosse possibile scriversi per più di due ore di fila, parlando del più e del meno senza che la cosa l’avesse infastidita. Era proprio cambiata, si vedeva, o forse, era solo Nonomi che era in grado di farle fare cose assurde… ma la cosa che più aveva stupito Kimiko era stato il fatto che aveva aspettato impaziente la risposta dell’altra ragazza, cosa che mai prima le era capitata. Forse, per la prima volta, aveva veramente acquistato un’amica sincera, e forse lei era veramente disposta a rifidarsi di quel sentimento che l’aveva tradita anni prima. E il merito, che lei lo volesse o meno, era tutto di un ragazzo che Kimiko non riusciva a capire. Gouenji Shuuya… chissà poi perché l’aveva aiutata tutte le volte? Perché era stato disposto ad ascoltare il suo sfogo sulla Teikoku? Cosa lo spingeva ad interessarsi a lei?

-Credo che prima o poi dovrò parlargli seriamente…-

E allora, perché il solo pensiero di parlare da sola con lui la faceva sentire terribilmente confusa e strana? Soprattutto… perché si sentiva arrossire ogni volta che pensava a lui?

 

 

Una nuova giornata di scuola era terminata, e Kimiko stava tornando a casa con Nonomi. Ormai le due ragazze erano inseparabili. Era impossibile, per Nonomi, lasciare in pace la povera Kimiko. Ogni tanto era possibile vedere, infatti, lo sguardo insofferente che la bionda rivolgeva alla rossa, anche se da fuori tutti pensavano la stessa cosa:

-Quelle due sono proprio amiche-

Stavano tornando a casa quando, dalla zona del campo da calcio, videro spuntare due ragazzi che conoscevano bene. Non appena Nonomi li vide, iniziò a chiamarli ad alta voce

-Kazemaru, Gouenji, siamo qui!!!-

I due ragazzi si voltarono verso la voce che li aveva chiamati, così come tutti gli altri ragazzi che si stavano dirigendo all’uscita della scuola.

-Non puoi essere un po’ più… discera?-

chiese, alterata, Kimiko

-Che ho fatto di male?-

-Lascia perdere-

Mormorò sconsolata la bionda.

-Sai, sono d’accordo con la Mizutani. Dovresti smettere di urlare così, sei imbarazzante-

Nonomi si voltò sconvolta verso Kazemaru.

-Come sarebbe a dire che sono imbarazzante? Sono solo amichevole…-

I ragazzi scoppiarono a ridere.

-Allora, avete finito gli allenamenti?-

-Si, per oggi abbiamo finito. Sono distrutto…-

-La partita si sta avvicinando, vero?-

-Ormai manca poco, si-

-Verremmo a fare il tifo, allora. Vero Kimi?-

La ragazzi si voltò verso gli altri.

-Quale partita?-

I tre la fissarono stralunati…

-Aspetta, vuoi dire che non lo sai?-

La bionda scosse il capo.

-Tutti ne parlano a scuola, come puoi non sapere niente?-

-Non presto molta attenzione a quello che dicono…-

Nonomi la fissò come se fosse pazza.

-Accidenti, Kimi, abbiamo due degli undici giocatori che giocheranno la prima partita dell’anno scolastico, e tu non sai niente?-

-Ehi, frena, non è detto che saremmo fra i titolari…-

Nonomi si voltò, sguardo scettico, contro Kazemaru.

-Vuoi dirmi che voi due, campioni dell’inazuma japan, squadra che ha vinto il primo torneo internazionale di calcio ma non solo, membri storici della Raimon campione per due anni di fila del Football Frontier, volete farmi credere che voi due resterete in panchina?-

Kazemaru e Gouenji si guardarono perplessi. Fu poi Gouenji a parlare

-Non bastano dei titoli per farti diventare un titolare. Anche se come ufficio stampa non saresti male-

Nonomi fissò stupita il ragazzo, poi scoppiò a ridere. L’unica che sembrava non averci capito molto era Kimiko, che era rimasta in silenzio per tutto il tempo. Mentre Kazemaru e Nonomi avevano iniziato un’accesa discussione sull’essere o meno titolari nella imminente partita, Gouenji si era avvicinato alla Mizutani.

-Sabato prossimo ci sarà la prima partita del campionato-

-Campionato?-

-Si, il campionato delle scuole superiori-

-Tipo il football frontier delle medie?-

-Esatto-

-Non lo sapevo…-

-Non t’interessa molto il calcio, vero?-

Kimiko sorrise, scuotendo la testa.

-No, non m’interessa. Andavo a vedere le partite delle Teikoku quando ci giocava Kidou, ma lo facevo solo perché c’era lui. Dopo… non avevo altri validi motivi per andare allo stadio-

Gouenji la fissò.

-Quindi non ti piace il calcio?-

-Non è che non mi piaccia, solo che non ho nessun motivo per andare a vedere le partite-

-Adesso invece ce l’hai un motivo-

Nonomi era praticamente saltata addosso a Kimiko, avvinghiandosi alle spalle della sua amica.

-Nonomi!-

La rossa sfoderò uno dei suoi soliti sorrisi.

-Tranquilli ragazzi, trascinerò la bionda asociale qui a vedere la partita. Verremo a fare il tifo, quindi vedete di vincere, chiaro?-

-Aspetta… e se io non potessi venire quel giorno? Non prendere impegni anche per gli altri, senza sapere se possono venire-

Nonomi fissò la ragazza.

-Sentiamo, signorina-piena-di-amici… che impegni avresti per sabato prossimo?-

Kimiko iniziò ad aprire bocca per rispondere, ma non trovando niente da dire finì per boccheggiare a vuoto. Poi scosse la testa sconsolata, e iniziò ad incamminarsi.

-Ti odio-

mormorò sottovoce, anche se tutti la sentirono. Nonomi si mise a ridere.

-Si certo, come no. Ragazzi noi sabato ci siamo, e faremo il tifo, contateci! Ehi, Kimiko, aspettami!-

E Nonomi partì a tutta velocità dietro la bionda, che ormai era arrivata in fondo alla strada. Kazemaru e Gouenji rimasero a guardare quella furia rossa correre dietro alla Mizutani.

-Devo dire che non mi sarei mai aspettato che quelle due diventassero così amiche. Chi se lo aspettava dalla Mizutani?-

-Credo nessuno-

-Già-

Poi Kazemaru fece un profondo sospiro, pieno di rassegnazione, che gli fece guadagnare uno sguardo stupito da parte del suo amico.

-Sai, credo  che dovremmo impegnarci al massimo alla partita. Se no chi la sente Nonomi se perdiamo?-

A quello Gouenji non trovò niente da replicare. Mise una mano sulla spalla del suo amico, mentre pensava la stessa, identica, cosa.

 

 

Kimiko adorava i dolci. Adorava farli, adorava comprarli e soprattutto, adorava mangiarli. Era una delle poche cose che l’aveva accompagnata dall’infanzia: qualsiasi cosa le fosse capitata, bella o brutta, triste o felice, se mangiava una fetta di torta, possibilmente al cioccolato, le tornava fuori il buon umore. Tornado a casa da scuola, Kimiko pensò di fermarsi in una pasticceria di sua conoscenza. Era un negozio gestito da una giovane pasticciera, Hikary, appena uscita dalla scuola di cucina e ormai Kimiko era una cliente fissa. Inoltre, quel negozio per Kimiko aveva un significato particolare… Hikary era sua cugina, il che voleva dire, conto illimitato e aperto, senza obbligo di saldo, e potere passare tutto il tempo che voleva in negozio. E quel giorno la ragazza aveva tanto bisogno di potere stare in un posto tranquillo, e aveva anche tanto bisogno di cioccolato. Nonomi, infatti, l’aveva tormentata con la storia della partita.

-Devi venire, nessuna scusa-

-Ma io non ci capisco niente di calcio!-

-Non è difficile! E poi te l’ho detto. L’unico modo per cui tu possa evitare la partita è un tuo ricovero in ospedale. Quindi, tu ci vieni-

Alla fine aveva dovuto cedere, e ora aveva bisogno di cioccolato. Appena entrata dentro la pasticceria, il profumo di cioccolato, vaniglia e cannella le riempì le narici, facendole tornare il sorriso.

-Buon pomeriggio! In cosa posso… Kimiko! Ma sei tu!-

-Ciao Hikary-

Hikary sorrise.

-Fammi indovinare… torta al cioccolato?-

La bionda annuì.

-Fai doppia porzione-

-Un bisogno disperato vedo… cos’è hai litigato con la tua amica?-

Kimiko scosse la testa.

-No… avevo già perso prima ancora di iniziare la discussione-

Hikary si mise a ridere, mentre metteva su un piatto due fette di torta al cioccolato.

-Allora il cioccolato è d’obbligo. Tieni, goditela-

-Lo farò-

Kimiko si sedette ad uno dei tavolini presenti dentro la pasticceria. Mentre si gustava la prima fetta di torta, dalla borsa estrasse il suo libro, e si mise a leggere. Cioccolato e un buon libro, per Kimiko quella era la pace dei sensi. Erano ormai dieci minuti che la ragazza era arrivata, quando la porta del negozio si aprì.

-Buon pomeriggio! Posso aiutarti?-

-Si grazie. Vorrei una torta alla crema… l’avete?-

-Certo che l’abbiamo. Dopo tutto, è una pasticceria! Te la vado a prendere-

Kimiko non aveva prestato molta attenzione al cliente appena entrato. Ma quando si sentì fissata, appoggiò il libro che stava leggendo sul tavolo, e si trovò a fissare l’ultima persona che si sarebbe aspettata di incontrare in una pasticceria.

-Gouenji!-

Il ragazzo la fissò, più stupito di lei.

-Mizutani…-

-Cosa ci fai qui?-

Chiesero contemporaneamente i due ragazzi. Seguì poi un silenzio imbarazzante, che alla fine spezzò Gouenji.

-Yuuka. Ha detto che non mi avrebbe più rivolto la parola se non le portavo una torta, visto che non sono stato molto con lei ultimamente…-

Kimiko lo guardò perplessa. Mai aveva sentito parlare di una ragazza da Gouenji, non che parlassero molto loro due. La cosa l’aveva stranamente sconvolta… così il ragazzo aveva una ragazza?

-Così fai tutto quello che ti ordina?-

Gouenji la guardò stupito, poi fece un gran sorriso.

-Si, alla fine faccio sempre come vuole lei-

-Ragazza fortunata…-

-Direi che se lo merita. Dopo tutto quello che ha passato, le posso anche portare una torta-

-Chi l’avrebbe mai detto che il grande Gouenji facesse tutto quello che una ragazza gli diceva di fare?-

Lui la guardò strano. Poi, come se avesse intuito quello che lei stava pensando, si affrettò ad aggiungere

-Yuuka è mia sorella-

Kimiko si sentì pervadere dall’imbarazzo, e dal rossore.

-Tu hai una sorella?-

Gouenji si mise a ridere.

-Si-

-Da quando?-

La domanda fece ridacchiare il ragazzo.

-Da circa… otto anni-

Kimiko lo fissò sconvolta.

-Non lo sapevo…-

-L’ho notato-

La bionda si sentiva tutta rossa in volto.

-Dovrai pensare che sono una sciocca, vero?-

Gouenji scosse la testa, improvvisamente serio.

-No, non lo penso. Non ho mai detto di avere una sorella-

-Per un attimo ho pensato che tu avessi una ragazza…-

-Non mi interessa avere una ragazza-

Kimiko lo fissò stupita.

-Ma potresti avere tutte le ragazze che vuoi! Ci sono più tue fan a scuola…-

-Mi interessa solo il calcio per ora-

-Oh…-

Rimasero in silenzio per alcuni minuti.

-E tu che ci fai qui?-

-Io... diciamo che questo è il mio piccolo angolo di paradiso-

-Per non parlare poi del fatto che è la mia piccola cuginetta, e può mangiare tutto quello che vuole senza che io le chieda un centesimo…-

Hikary era spuntata in quel momento dal retro del negozio, tenendo una confezione in mano.

-E io riesco sempre a convincere lo zio, nonché tuo padre, a lasciarti tenere aperto questo posto-

Le due ragazze si guardarono, e poi scoppiarono a ridere.

-Scusaci…-

Gouenji fece un cenno con la testa.

-Di solito siamo più normali-

-Davvero? Io non mi ricordo un nostro momento in cui siamo state normali…-

Anche Guenji non riuscì a trattenere un piccolo sorriso. Poi il ragazzo si avvicinò al bancone, portafoglio in mano, ma Hikary scosse la testa.

-Non se ne parla. Offre la casa-

Il ragazzo lo guardò scettico.

-Ma io…-

-Per gli amici della mia Kimiko-neechan, il dolce è in regalo-

Kimiko alzò gli occhi al cielo.

-Ti rendi conto che è per questo motivo che lo zio vuole che tu chiuda il negozio? Se offri a tutti i dolci, non ci guadagni-

-Ma per quello ci sei tu, no, neechan. Quando sarai grande, mi farai guadagnare tanti soldi con la borsa. È facile-

-Finirai sul lastrico prima ancora che io diventi maggiorenne…-

-Per questo è indispensabile che tu convinca il mio caro paparino a tenere aperto. Comunque ho deciso, quella torta è un regalo. Quindi, niente da fare-

Il sorriso smagliante di Hikary determinò la fine di qualsiasi trattativa. Gouenji prese la torta, ancora indeciso se accettarla o meno. Ad un tratto, in negozio si sentì una musica, che proveniva dalla borsa di Kimiko. La ragazza prese il telefonino, ma appena vide chi la stava chiamando, rimase come pietrificata. Hikary, capito chi potesse essere, esortò la cugina a rispondere.

-Non ci pensare nemmeno. Rispondi a quel telefono e poche storie-

-Ma poi lei…-

-Kimiko Mizutani! Rispondi a tua madre, è un ordine-

La ragazza sbuffò, ma alla fine si decise a rispondere. Tutta esitante avvicinò il telefonino all’orecchio.

-Pronto…-

-Kimiko! Filamento ti degni di rispondere a tua madre-

-Ciao mamma…-

Poi la ragazza si avviò nel retro del negozio. Hikary sospirò affranta.

-Se solo non fossero così testarde tutte e due…-

Poi la giovane pasticciera si ricordò di non essere sola in negozio, e con un sorriso imbarazzato, si rivolse al calciatore.

-Scusa. Dinamiche familiari un po’ complicate…-

-Come mai?-

Hikary lo guardò.

-Sei veramente un amico di Kimiko?-

-Non so se “amico” sia la parola esatta…-

-Sei onesto-

-Non avrei motivo di mentire-

Hikary lo fissò. Poi, uscendo da dietro il bancone, si avvicinò al ragazzo e gli mise una mano sulla spalla

-Fidati, ci sono molti motivi per cui qualcuno può fingersi suo amico. Kimiko è una ragazza d’oro, e non lo dico perché è mia cugina, ma perché lo è davvero. Se crede in qualcuno è pronta ad aiutarlo con tutta se stessa. È stata la sola a credere che potessi farcela ad aprire questo posto… quando eravamo piccole, io le cucinavo sempre delle torte, e quando le ho detto che volevo aprire una pasticceria, ci si è dedicata giorno e notte. È stata lei a dirmi in che cosa investire per racimolare il denaro necessario per il negozio, ed è lei che convince sempre mio padre a darmi fiducia. Kimiko è una ragazza eccezionale. E so che ha pochi amici… quindi vorrei chiederti un favore: se non vuoi essere suo amico, non la ferire-

-Non è mia intenzione ferirla…-

-Lo so. Ma fidati di me. Kimiko non è una che si mette a chiacchierare con uno che non considera una persona degna di fiducia… quindi, non la ferire-

-Non lo farò-

Hikary sfoderò un sorriso pieno di gratitudine.

-Grazie-

In quel momento, da dietro il bancone, emerse Kimiko, visibilmente arrabbiata.

-Scusa oneesan, devo andare a casa, o mia madre avrà un’altra delle sue crisi isteriche-

Kimiko iniziò a raccogliere le sue cose.

-Grazie per la torta. Domani torno per un’altra fetta-

-Va bene cuginetta. Salutami la zia-

-Non so se lo farò-

Poi si avviò. Gouenji la fissò andare via, poi si mise a correrle dietro. Prima di uscire dal negozio, però, si girò verso Hikary

-Grazie per la torta, ma la prossima la pago-

Hikary rispose con un sorriso, agitando la mano in segno di saluto.

 

 

-Mizutani… Mizutani, aspetta-

La bionda si fermò e si voltò verso il ragazzo che da cinque minuti la stava chiamando.

-Senti Gouenji, non è per essere scortese, ma devo affrontare mia madre tra dieci minuti, ed è l’ultima cosa che voglio fare oggi, perché mi richiede uno sforzo veramente eccessivo di autocontrollo. Quindi, non sono proprio dell’umore per…-

-Vieni con me in un posto-

Kimiko fissò sconvolta il ragazzo.

-Dovrei fare… cosa?-

-Vieni con me in un posto-

-Perché dovrei farlo?-

Gouenji guardò fisso la ragazza.

-Perché tu vuoi una scusa per non andare a casa e io… diciamo che voglio togliermi una curiosità. Allora, vieni?-

Kimiko guardò Gouenji. Poi sorrise, sconvolta.

-Tu sei pazzo Gouenji, e io ancora di più. Va bene, vengo. Ma dove andiamo?-

 un segreto-

-Devo essere veramente pazza per venire con te-

Gouenji sorrise.

-Allora, vieni o no?-

Kimiko sapeva che accettando poteva succedere qualsiasi cosa. Il suo cuore stava battendo all’impazzata, e aveva uno strano nervosismo addosso. Ma bastò uno sguardo al ragazzo davanti a lei, per sapere che la risposta sarebbe stata solo una.

-Fai in modo che ne valga la pena, Gouenji-

-Fidati-

E senza aggiungere altro, lei si mise a seguire lui, verso qualsiasi posto lui la volesse portare.

 

 

 

 

 

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Ciao a tutti!!!

Eccomi di nuovo qui, pronta con un altro capitolo. Sinceramente, scrivere questo capitolo è stato un po’ difficile, e mi scuso se può risultare un po’ noioso, ma doveva dedicare un po’ di spazio a Kidou e alla sua versione della storia. Poi volevo anche far vedere anche l’evoluzione che sta subendo Kimiko… piano piano si trova sempre di più presa non solo da Nonomi, ma anche da Gouenji… e il bello deve ancora venire!!

Fra un po’, poi, entrerà anche un po’ di calcio… la prima partita del campionato si sta avvicinando, quindi, stay tuned!!!

Grazie come sempre a chi ha letto il capitolo precendente, chi ha letto questo, e se volete lasciare un commento, fatelo!! Io sono sempre pronta a leggere qualsiasi cosa voi pensiate di questa storia!! =)

Un bacio grande, ci vediamo al prossimo capitolo. La vostra

Juls

  
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