3. Battiti
Il movimento dei
fantocci di carta appesi sembrava irregolare ed imprevedibile, le due fasce su
cui erano distribuiti, una sopra e una sotto, schizzavano da destra a sinistra
senza alcun preavviso. A volte completavano il giro del binario a cui erano
appesi e sparivano oltre la roccia per poi tornare visibili, scappando però via
al successivo movimento che il macchinario gli imponeva.
Stava cercando di
memorizzare il ritmo con cui i bersagli si muovevano, e quasi ci era riuscita,
ma gli scarsi miglioramenti che stava ottenendo non erano neanche lontanamente
sufficienti.
Se poi si ci metteva
anche lui, ad assistere al suo fallimento, la situazione peggiorava.
Eric non se ne era
ancora andato, rimaneva sull’ingresso della grotta ad osservarla e a tenerla
d’occhio. Probabilmente si aspettava qualcosa di più da lei, e non si sarebbe
accontentato di vederla sparare in quel modo pietoso.
Perché, come le
aveva detto l’ultima volta, se lei falliva anche lui ci avrebbe rimesso. Con un
brivido lungo la schiena Aria si lasciò trasportare dai ricordi, arrivando al
momento successivo al suo primo incontro con Frederic…
L’istruttore aveva
lasciato il poligono per primo, così Eric si era imposto di scortare la
ragazzina fino al Pozzo dove si sarebbe ricongiunta con gli altri iniziati.
Aria non aveva
ancora preso pienamente coscienza di quanto le era accaduto, si sentiva molto
confusa e non sapeva come fare fronte alla scarica di adrenalina che ancora le
scorreva nelle vene. Si sentiva talmente euforica che quasi faticava a dare al
suo respiro un ritmo regolare, era consapevole di essersi lanciata in una sfida
probabilmente troppo ardua ma non se ne era certo pentita. Per troppo tempo aveva
infranto le regole sparando di nascosto con la pistola che era riuscita a
recuperare, godendosi la sensazione di libertà che solo quei momenti di sfogo
sapevano darle.
Desiderava da sempre
entrare a far parte degli Intrepidi, ma mai avrebbe immaginato che le venisse
concessa l’opportunità di seguire un corso avanzato al poligono. Frenare la sua
gioia sembrava impossibile, peccato che il movimento repertino di Eric le fece
salire il cuore in gola, rimettendo subito al loro posto tutte le sue emozioni.
Stavano
attraversando un cunicolo scarsamente illuminato fra le rocce, camminando uno
davanti all’altra, quando il capofazione si era voltato di scatto e mettendole
una mano al collo l’aveva fermata con la schiena contro la parete rocciosa.
Aria aveva battuto
più volte le palpebre, non aveva urtato la parete solo con la schiena, ma anche
con la testa, perciò le servirono alcuni secondi per riprendersi prima di
accorgersi della situazione in cui era finita.
La mano di Eric le
stringeva la gola rendendole faticoso respirare, ma ovviamente la ragazza
sapeva benissimo che, se lui avesse voluto farle ancora più male, avrebbe
potuto benissimo aumentare ancora di più la presa.
Alzò gli occhi e li
fissò in quelli del ragazzo, cercandovi una risposta che invece non arrivò. I
suoi lineamenti erano contratti e letali, e il suo viso era pericolosamente
vicino al suo, poteva sentire il suo respiro sulle guance.
-Ti rendi conto di
essere nei guai, ragazzina?- le intimò, bloccandole la vita con l’altra mano,
facendola aderire ancora di più alla parete.
Aria cercò di
liberarsi dalla presa, avvolgendo le proprie mani attorno a quella di Eric che
le premeva sul collo. Ma, quando lo fece, lui intensificò la stretta e le
lanciò un’occhiata di intendimento che poi spostò sulle mani con cui aveva
cercato di liberarsi.
La ragazza capì e,
andando contro il suo istinto di sopravvivenza, lasciò il braccio di Eric, che
poco dopo la liberò dalla sua morsa.
A quel punto Aria
tornò a respirare normalmente, e si accorse di essere stata in punta di piedi
solo quando sentì i propri talloni toccare nuovamente terra. Anche la mano con
cui le teneva la vita era stata tolta, permettendole di ripiegarsi su sé stessa
per riprendere fiato.
-Vediamo se riesco a
spiegarmi…- le sussurrò tra i capelli. -Ti ho raccomandata io a Frederic e, se
lui riterrà che non sei degna di seguire il corso avanzato, sarò io a
rimetterci. Capito!- finito di parlare colpì con forza la parte vicino alla
testa di Aria, facendola sussultare.
Quando la ragazza
tornò in posizione eretta, con gli occhi spalancati che lo fissavano, Eric proseguì:
-Ti conviene impegnarti perché sei una mia responsabilità e, se mi farai fare
la figura dello stupido, sei morta!-
-Puoi stare
tranquillo, non ho alcuna intenzione di farmi buttare fuori! Suppongo invece
che, se riesco a dimostrare che sono brava, riceverai dei meriti anche tu per
avermi notata!-
Aria era indignata,
tossicchiò, ancora in debito d’ossigeno. Se tutti gli Intrepidi erano fuori di
testa come Eric, i membri delle altre fazioni non avevano poi tutti i torti a
definirli dei folli.
-Vedo che hai colto
il messaggio!- esclamò il capofazione poi, senza preavviso, assottigliò le
distanze fra i loro volti ancora una volta, inchiodandola con il più penetrante
degli sguardi. -Cerca di non deludermi.-
Senza aspettare una
risposta, Eric si raddrizzò. Rimase per qualche istante a godersi l’espressione
offesa e sconvolta della ragazzina e, quando anche lei si ricompose, riprese a
camminare sapendo che sarebbe stato seguito.
-Avrò dei punti in
più in classifica?- chiese Aria, camminando dietro di lui.
-No, è un
allenamento a parte.-
-Non voglio essere
mediocre, voglio essere tra i primi!-
Eric si fermò e, con
lentezza, si voltò. La scrutò con un’ occhiata dall’alto al basso, con
sufficienza.
Era molto
determinata per essere solo una ragazzina trasfazione, e questo lo trovava
molto interessante. Lei se ne stava lì a guardarlo senza alcun timore, con un’
espressione decisa che di solito non aveva durante gli allenamenti.
Quando era tra gli
altri iniziati sembrava impassibile ma, quando si concentrava, cambiava
totalmente atteggiamento e diventava molto più risoluta.
-Non vai male negli
scontri, ma contro gli avversari più forti non vinceresti mai.-
Aria arricciò le
labbra. -Quali sarebbero questi avversari più forti?-
Eric la guardò
dall’alto e la sua bocca si piegò in un sorriso maligno. -Peter, per esempio!-
La ragazza scosse la
testa, lasciando cadere la provocazione. -Mi pare che l’ultima volta sia finita
in parità tra me e lui.- Disse con calma.
-Lo scontro è finito
in parità, perché io ho voluto che
finisse così…-
Nella penombra del
corridoio, Aria non avrebbe mai voluto farsi vedere turbata, ma non poté farne
a meno.
Il sopracciglio di
Eric, quello con due piercing, si sollevò mostrando il suo compiacimento, dato
che era riuscito a lasciarla senza parole.
Mille dubbi le si
insinuarono nella mente facendole serrare le labbra in una linea retta, sentiva
quasi un sapore amaro difficile da mandare via.
Eric si voltò e fece
qualche passo, soddisfatto della reazione ottenuta. -Se ti mettessi oggi stesso
di nuovo contro di lui, perderesti sicuramente!-
-E allora dammi una
possibilità!-
A quelle parole,
Eric si fermò e tornò a guardarla, sta volta fu lui a rimanere interdetto.
-Dammi il tempo di
migliorare,- Continuò lei, con quel suo sguardo deciso. -Dammi il tempo di
diventare più forte, più brava, e vedrai che sarò io a vincere!-
Il capofazione non
disse nulla, piegò la testa di lato e si prese qualche secondo per riflettere.
Senza nessuna spiegazione, un sorriso sinistro, più minaccioso che altro, gli
increspò le labbra.
Con quella che
sembrava ormai essere diventata un’abitudine per lui, si chinò in avanti per
posizionare il proprio viso alla stessa altezza di quello della ragazza.
Prima di sentirlo
parlare, Aria lo vide inumidirsi la bocca mentre si passava lentamente la
lingua sulle labbra sottili.
-In tal caso, vedi
di non deludermi due volte.-
Un sospiro.
Aria sollevò l’arma
e la puntò contro i bersagli. Chiudendo un occhio ne prese di mira uno e provò
a seguirne l’andamento lungo il binario a cui era appeso, calcolò il tempo
giusto e fece partire un colpo.
Il proiettile mancò
di un soffio il bersaglio che scappò a destra, conficcandosi nella parete.
Scocciata, abbassò
l’arma e girò la testa dalla parte opposta all’ingresso alla grotta,
rifiutandosi di guardare Eric.
Magari sul suo viso
avrebbe trovato un sorrisino derisorio che l’avrebbe fatta arrabbiare
maggiormente, o magari le avrebbe infuriato contro manifestandole tutto il suo
risentimento.
L’ultima volta, come
aveva appena ricordato, era stato molto chiaro e l’aveva minacciata di morte,
qualora non fosse riuscita ad ottenere buoni risultati nell’addestramento al
poligono.
Ma d'altronde, in
entrambe le volte in cui le aveva parlato le aveva lanciato sottili minacce, la
prima quando si era lasciata scappare una risata alle sue spalle.
Sfuggendo al proprio
proposito di non guardare il ragazzo, Aria si voltò verso di lui e si concesse
di studiarlo senza farsi troppi scrupoli.
Ora che ci
ripensava, subito dopo il suo primo incontro con Frederic, quando si era
ritrovata nel corridoio buio con Eric, era successo qualcosa. Vero era che
l’aveva fatta sbattere violentemente contro la roccia e minacciata, ma aveva
anche rivelato curiose verità.
Aveva ammesso di
aver fatto terminare l’incontro con Peter in parità per un qualche motivo
preciso e, quando gli aveva chiesto di darle la possibilità di diventare forte
abbastanza da battere il ragazzo al prossimo incontro, Eric aveva acconsentito.
Le stava forse
concedendo un vantaggio? Le stava realmente dando la possibilità di migliorarsi
per ottenere la vittoria in un incontro importante?
Perché?
Cosa aveva visto in
lei e quali progetti aveva in serbo? Forse era una nuova sfida per lui, o un
gioco divertente su cui scommettere.
Aria lasciò
scivolare il suo sguardo sulla figura del suo capofazione, che era rimasto
indolentemente appoggiato all’ingresso.
Indossava una
t-shirt nera e sopra un gilet imbottito sempre nero, pantaloni in tinta e
anfibi scuri. Due piercing neri spuntavano sopra il suo sopracciglio, e anche
le orecchie erano entrambe forate da due piercing anch’essi neri. Un altro
dettaglio che catturò l’attenzione della ragazza furono le strisce verticali
che aveva tatuate sul collo e, dopo che ebbe analizzato anche il complicato
intreccio di linee con lo stemma degli Intrepidi che gli decorava tutto
l’avambraccio, sollevò lo sguardo sul suo viso.
I capelli erano
tagliati molto corti e, data la scarsa luminosità, apparivano scuri come gli
occhi che, tuttavia, ricordava fossero di un verde intenso.
Proprio mentre
guardava i suoi occhi, si accorse che anche lui la stava guardando, così
distolse immediatamente lo sguardo.
Si era accorto di
come lo squadrava? Perché era rimasto in silenzio, ad analizzarla a sua volta?
Un fastidioso
brivido le attraversò la nuca per poi solleticarle lo stomaco.
-Com’è possibile che
dopo l’addestramento con Frederic tu non sia migliorata?- chiese Eric,
trattenendo la rabbia.
Aria si voltò di
scatto e, se lui si era trattenuto, lei non fu altrettanto brava a nascondere
la sua ira. -Questa è bella, l’addestramento con Frederic? È stato qui ad
assistere una sola volta e ha detto che non valeva la pena sprecare fiato, e
che perciò non mi avrebbe insegnato nulla fino a quando non sarei riuscita a fare
andare a segno tutti i colpi del caricatore.-
Eric rimase in
silenzio.
Aria scosse la testa
e decise di ignorarlo, si avvicinò nuovamente al tavolo dietro di lei per
ricaricare l’arma. Forse era riuscita a metterlo a tacere, facendogli capire
come erano andate le cose.
-Mi dispiace, ma non
so cos’altro fare!- disse lei, a conferma dei propri pensieri.
Si stava impegnando,
a bersaglio fermo era sempre molto brava, ma se quei maledetti cosi iniziavano
a muoversi faticava persino a far finire il colpo dentro la sagoma nera del
fantoccio. Figurarsi poi riuscire a centrare il bollino rosso.
Tolse il caricatore
scarico e lo sostituì con un altro, poi si avvicinò ancora davanti ai bersagli
posizionandosi sulla linea bianca disegnata sul pavimento.
Tuttavia, una volta
in posizione, vide Eric spostarsi dalla sua postazione per la prima volta da
quando era arrivato, ed avanzare verso di lei.
-Impugni male la
pistola, per questo la tua mira ne risente quando i bersagli sono in movimento.
Fammi vedere!-
Alle parole di Eric,
e dopo un suo chiaro gesto, Aria capì che voleva vederla in posizione per
sparare, e così fece, cercando di rimanere più stabile possibile. Mise entrambe
le mani stese davanti al viso a sostenere l’arma, e la gambe leggermente
divaricate.
Il ragazzo la guardò
per un istante, assottigliando lo sguardo, pensieroso. Poi allungò la mano per
afferrarle il polso con la quale lei teneva l’arma, tirandoglielo in avanti.
-Il braccio che tiene
la pistola deve essere completamente steso, l’altro, quello che sostiene, può
anche essere piegato.-
Terminato il
suggerimento, Eric fece passare il proprio piede tra quelli della ragazza,
dando un leggero calcio a una delle sue caviglie.
-I piedi alla
larghezza delle spalle, e stai più bassa piegando un po’ di più le gambe!- Disse
bruscamente.
Aria obbedì, prese
un respiro e subito dopo aver espirato fece partire il colpo che sfiorò appena
il bordo del bersaglio. A quel punto la ragazza non sapeva se avrebbe dovuto
lanciare un’ occhiataccia al ragazzo o se aspettarsi un suo rimprovero.
-Ma quanto sei
debole? Devi sostenerla la pistola, altrimenti il contraccolpo ti fa deviare la
traiettoria!-
Sentendo che stava perdendo
del tutto la pazienza, la ragazza fece per voltarsi, ma ciò che vide la fece
paralizzare.
Eric si avvicinò
alle sue spalle e l’avvolse con le sue braccia, andando a sostenere insieme a
lei la pistola. A quel punto, trovandosi in quel modo, Aria trattenne il fiato.
Poteva sentire i
muscoli degli addominali di Eric premerle sulla schiena, e le sue mani
sembravano piccolissime avvolte da quelle del ragazzo. Sentire la pelle ruvida
di quelle mani sui dorsi delle proprie, le diede una strana sensazione, su cui
cercò di concentrarsi per non sentire l’imbarazzo che l’aveva assalita.
In realtà era
piacevole trovarsi tra quelle braccia possenti, le dava un senso di calore e di
protezione che non aveva mai provato prima, e a quel punto dovette imporsi di
pensare ad altro.
Non le rimaneva che
sperare che Eric non sentisse il fremito che le attraversava il corpo come una
scarica elettrica. Ma, quando le avvicinò il mento alla tempia, respirandole
tra i capelli, per poco non tradì un sussulto, che avrebbe mandando all’aria il
suo intento di apparire impassibile.
-Prendi la mira.- Le
ordinò, alitandole sopra l’orecchio. -Tieni con forza la pistola in modo da non
farti spostare il polso dopo il rinculo. In questo modo, anche se il bersaglio
si muove, la traiettoria del colpo sarà più precisa e lo raggiungerà lo
stesso.-
Ascoltate le sue
parole, Aria si concentrò su uno dei bersagli e ne seguì il movimento guardando
con un occhio nel mirino dell’arma, faticando tuttavia a mantenere la
concentrazione con il respiro di Eric sulla propria tempia.
Sentire la guancia
del ragazzo accanto alla sua fronte non l’aiutava e, stretta da lui, il timore
di sbagliare era più forte, e al tempo stesso, inesistente.
Quando il colpo
partì, andò a lasciare un foro appena sotto al centro rosso del bersaglio.
Aria non credeva ai
proprio occhi. Si era accorta di come la potenza del contraccolpo le facesse tremare
la mano solo dopo aver sentito la presa salda delle mani di Eric sulle sue, che
le avevano impedito di spostare la pistola dopo lo sparo.
Sollevando appena lo sguardo, la ragazza incrociò i proprio occhi con
quelli di Eric mentre i loro respiri si sincronizzavano e, per un solo istante,
ebbe quasi l’impressione che anche lui stesse trattenendo il fiato.
Quando si scostò da
lei, posizionandosi al suo fianco, Aria lo vide scoccare la lingua e guardare
dall’altra parte. Era impossibile che fosse imbarazzato come lo era lei, era
sicuramente più probabile che fosse rimasto infastidito dal fatto di aver
dovuto entrare in contatto con lei e di averle dovuto dare delle dritte.
-Quando i bersagli
sono fermi non hai problemi, ma se si muovono, tutto si complica e ti è
indispensabile aveva una buona postura e una presa solida.-
Finito di parlare,
Eric si voltò leggermente verso la ragazza, sorprendendola a guardare il
bersaglio che avevano colpito vicino al centro.
Aveva il respiro
leggermente affannato e il suo petto si solleva e si riabbassava velocemente.
Un ciuffo di capelli scuri era sfuggito alla sua acconciatura, proprio dove
fino ad un attimo prima c’era stato il suo viso, appena sopra l’orecchio.
Poteva sentire ancora il respiro della ragazza che la portava a sollevare le
spalle contro il suo petto, e la pelle fresca delle sue braccia esili contro le
sue.
E poi, quella ciocca
fuori posto, attirava la luce in maniera strana, richiamando la sua attenzione.
Poco dopo Aria colse
il movimento al suo fianco e, voltando la testa, vide la mano di Eric
avvicinarsi al proprio viso e istintivamente chiuse gli occhi.
Successe qualcosa
che non si aspettava, la mano del ragazzo andò ad accarezzarle il retro
dell’orecchio, rimettendole a posto una ciocca di capelli. Il gesto fu
sbrigativo e quasi prepotente, e la sua mano, apparentemente troppo grande
vicino al suo viso, si fermò troppo a lungo sotto l’attaccatura dell’orecchio,
proprio alla fine della guancia. Per un attimo ebbe paura che solidificasse la
presa e le facesse del male, poiché quel tocco aveva poco di dolce, sembrava
più una presa leggera per costringerla a guardarlo.
-Quando Frederic
verrà a vedere i tuoi progressi.- Le disse incatenandola con lo sguardo. -Tu
mostraglieli!-
Le lanciò un’ ultima
occhiata eloquente e poi, senza aggiungere altro, si voltò e se ne andò.
Mentre osservava la
sua schiena allontanarsi, Aria ebbe l’impressione di sentire un tonfo e pensò
che si trattasse dell’eco dei passi di Eric, ma dopo, capì che era il suo cuore
che mancava di alcuni battiti.
Continua…