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Autore: BekySmile97    01/08/2014    0 recensioni
“Ora spiegami perché vuoi raggiungere la zona dell'isola riservata a Calypso.” gli disse guardandolo con un misto di curiosità e malevolenza.
“Perché la gente mormora che si è portata dietro dall'ultimo viaggio due ragazzi trovati nel territorio di Cain e che, sopratutto, uno dei due è un mago...” gli rispose con gli occhi che brillavano di una strana luce.
Nuotando lentamente verso il sentiero sabbioso che partiva da sotto la scogliera, Fain chiese: “Con ciò? Non capisco bene cosa tu voglia fare.”
“Voglio che esprima un mio desiderio.” rispose Dandelion guadagnando la riva.
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie da Hydus '
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I: Bravate 
 
“Secondo me non ne vale la pena...” mormorò il ragazzo al suo amico che, sbuffando, gli rispose sprezzante: “Hai paura che il tuo nonnino ti metta in punizione?”
“No.” ribatté secco il primo, aggiungendo poco dopo: “Ho solo paura di Calypso e di quello che ci farà se ci scoprirà qui...”
“Fain, sei solo un codardo.” disse l'amico lanciandosi nel vuoto e cadendo dopo pochi attimi nell'acqua salata, sollevando alti spruzzi che bagnarono la faccia del ragazzo rimasto in piedi sulla scogliera.
“Dandelion! Sei un idiota!” urlò questo con quanta voce aveva in gola, prima di saltare dalla scogliera e buttarsi anche lui.
L'acqua tiepida lo raggiunse subito, riempiendogli piacevolmente i polmoni e lasciandolo ondeggiare vicino al fondale incontaminato, brulicante di vita; le Isole dei draghi, infatti, erano il luogo più incontaminato e protetto di tutta la regione. Proprio grazie a Calypso, la loro regina, erano riusciti a sfuggire alle persecuzioni di Everett e si erano uniti temporaneamente alla schiera di Cain, il capo dei ribelli sul continente.
Riemergendo dopo un paio di minuti, Fain, con un paio di bracciate fluide, si avvicinò al suo compagno e gli diede uno scappellotto in testa.
“Ora spiegami perché vuoi raggiungere la zona dell'isola riservata a Calypso.” gli disse guardandolo con un misto di curiosità e malevolenza.
“Perché la gente mormora che si è portata dietro dall'ultimo viaggio due ragazzi trovati nel territorio di Cain e che, sopratutto, uno dei due è un mago...” gli rispose con gli occhi che brillavano di una strana luce.
Nuotando lentamente verso il sentiero sabbioso che partiva da sotto la scogliera, Fain gli chiese: “E con ciò? Non capisco bene cosa tu voglia fare.”
“Voglio che esprima un mio desiderio.” rispose Dandelion guadagnando la riva.
Sbuffando in modo sprezzante, l'amico lo rimproverò dicendogli che un mago non era come un genio d'acqua e che non avrebbe mai espresso un suo desiderio solo perché doveva.
“Certo che lo farà. Non ti ricordi in che periodo dell'anno siamo?” domandò Dandelion mentre Fain lo fissava come se fosse definitivamente impazzito.
“Non penso che i festeggiamenti per i tre giorni di fine primavera abbiamo qualche potere sui maghi...” disse sarcastico incamminandosi sul sentiero sabbioso che scendeva dolcemente verso la parete della scogliera, scivolando dietro una cascata dalle acque cristalline che lo nascondeva alla vista dei curiosi.
La bocca di Dandelion si increspò in un sorriso furbo, mentre sussurrava a denti stretti: “Vedrai cosa accadrà...”
Poi, come se nulla fosse, si infilò sotto la cascata seguendo la pista che conduceva alla dimora di Calypso, l'unica casa costruita in pietra tra tutte le isole, segno di distinzione della sua regalità e usata soprattutto come unica protezione della sua persona. Infatti la regina nutriva una fiducia sconfinata per il suo popolo e di conseguenza non utilizzava né guardie, né alcuna sorta di incantesimo di difesa.
“Secondo me stiamo facendo una grandissima stupidaggine...” mormorò Fain seguendo il suo amico. Girarono assieme intorno alla casa per raggiungere la serra in cui Calypso coltivava tutte le erbe più strane su cui riusciva a mettere le mani e, soprattutto, accoglieva i suoi ospiti; aprendo la porta di cristallo, Fain e Dandelion scivolarono al suo interno, muovendosi silenziosamente tra le piante che la riempivano e cercando di cogliere il minimo rumore che potesse indicare la presenza di qualcuno. Fatto velocemente un giro d'esplorazione, si nascosero entrambi tra i rami di un albero che, a causa della sua altezza, occupava una buona parte della serra e ne usciva fuori con non ben pochi rami, e si misero ad aspettare, rimanendo perfettamente in silenzio.
Non era la prima volta che si introducevano di soppiatto in un luogo a loro proibito, ma questa volta Fain capiva che quello che stavano facendo era un'immensa idiozia: fino a quel momento la loro massima trasgressione era stata raggiungere a nuoto l'isola in cui dimoravano i draghi più belli dell'intera regione, per spiarli e potersene poi vantare con le ragazze del loro villaggio.
Quello era stato divertente e anche tremendamente pazzo, ma lo aveva fatto sentire così libero, potente e adulto che si era beato di quella sensazione per molti giorni a seguire fino a quando era improvvisamente sparito tutto.
Ora si sentiva solamente oppresso.
Notò che Dandelion si era sdraiato su un grosso ramo, resistente al suo peso, e aveva iniziato a sonnecchiare con la tranquillità di un bimbo godendosi il fresco e la pace che regnavano sotto la pianta. Scuotendo la testa, anche Fain si sistemò su un altro ramo, rilassandosi talmente tanto da addormentarsi anche lui dopo pochi minuti, cullato dal rumore della cascata non troppo lontana.
 
“Cosa dobbiamo fare Taron? Io preferirei rimanere qua sull'isola con Calypso... oppure tornare da Cain, ma la tua idea di domare un drago e andarsene mi sembra un'enorme idiozia!” esclamò una ragazza spalancano la porta della serra ed entrandoci come un furia, seguita da un ragazzo che la guardava contrariato.
“Misty, non ti permetterò di tornare da Cain. Non ti ricordi come ci ha accolto nella sua reggia quando siamo arrivati con Calypso? Stava per ucciderci. Se non fosse stato per la prontezza della regina ora saremmo sicuramente morti e sepolti.” replicò il ragazzo con forza, sedendosi su una seggiola vicino ad un tavolino su cui facevano capolino cinque tazze e una caraffa piena di un liquido azzurrognolo.
Fain e Dandelion, svegliatisi di soprassalto, si misero immediatamente in ascolto, osservando con molta attenzione i due umani che si trovavano seduti sotto di loro a discutere animatamente.
“Vuole domare un drago?” sussurrò Fain ammirato dal coraggio del giovane, mentre Dandelion non staccava gli occhi dalla ragazza: trovava che fosse estremamente bella per essere una semplice umana. I capelli castano chiaro erano stati pettinati abilmente in una treccia a lisca di pesce che cadeva morbida sulla sua schiena, mentre alcune ciocche, che erano state appositamente pettinate in una cascatelle di perline colorate, le cadevamo sul viso, incorniciando i grandi occhi neri che sembravano bruciare sul suo volto leggermente abbronzato. Il suo corpo minuto fremeva tutto mentre argomentava con forza le sue idee al ragazzo che, d'altro canto, la osservava con viva ammirazione, nonostante si capisse che non fosse per nulla d'accordo con lei.
“Misty...” disse lui scompigliandosi con una mano i capelli castani, mentre con un gesto fermo dell'altra zittiva la ragazza. “Ora ne parleremo con Calypso, abbi pazienza.”
Non fece neanche in tempo a nominare la padrona di casa che questa comparve sulla soglia della serra tenendo in mano un vassoio su cui erano appoggiati alcuni pasticcini dall'aria invitante.
“Salve ragazzi!” esclamò Calypso allegramente. “Poteste dire ai quei due appollaiati sul quel mio bellissimo albero di scendere? È estremamente prezioso, visto che viene dal Nord, quindi se trovo anche un singolo rametto spezzato consideratevi nei guai.”
Vivamente sorpresi, Dandelion e Fain scesero con attenzione dall’albero, ritrovandosi davanti alla regina che, sorridente, gli indicò due seggiole vicino al tavolino dove i due si accomodarono imbarazzati.
“Ottimo, ora che ci siamo tutti direi che possiamo iniziare a mangiare: volete qualche pasticcino alla crema?” chiese la regina alla sua piccola platea che la guardava attonita.
“Ehm... chi sono questi ragazzini?” chiese quello che si chiamava Taron fissandoli con una certa curiosità.
“Non sono un ragazzino! Avrò all'incirca la tua età.” esclamò Dandelion squadrando l'altro.
Tossicchiando, Fain disse con voce flebile: “Come facevi a sapere che eravamo sull'albero?”
“E perché non li hai cacciati subito?” aggiunse con voce imperiosa Misty, fingendosi scocciata della loro presenza, anche se sembrava molto incuriosita da entrambi i ragazzi.
“Perché sarebbe stato scortese.” disse la regina ficcandosi un pasticcino in bocca. “E comunque vi ho visti entrare nella serra da una finestra.”
Scoccando un'occhiataccia a Dandelion, Fain disse: “Ci scusi per l'intrusione... eravamo curiosi, come d'altronde tutti gli isolani, di vedere i due ragazzi che vi hanno accompagnata fin qui.”
“Dammi pure del tu, caro.” disse Calypso mangiando un altro pasticcino e, notando che nessuno si stava servendo, aggiunse: “Non fate i maleducati e mangiatene un po’ anche voi!”
Subito tre dei ragazzi presenti si fiondarono sul vassoio. L'unico che rimase a guardare la regina, impassibile, era Taron.
“Non ti servi?” domandò Misty.
“No. Dovevamo parlare della mia idea, non mangiare pasticcini!” esclamò il ragazzo alzandosi in piedi e dirigendosi verso la porta.
“Prima la pancia, poi la testa.” disse Calypso. “E in ogni caso non credo sia una buona idea parlare di draghi con Fain e Dandelion davanti.”
“Come fai a sapere i nostri nomi?” domandarono sbalorditi i due intrusi con la bocca impiastricciata dalla glassa bianca e azzurra dei pasticcini, che il rendeva a dir poco ridicoli, mentre Misty concentrava di colpo la sua attenzione sul ragazzo con il nome così simile a quello del sovrano da cui voleva tornare.
“Io so tutto. Ora Taron siediti e mangia, non andrai molto avanti a stomaco vuoto... devi essere carico per stasera.” rispose la Corals versandosi nel bicchiere il liquido azzurrognolo.
“Cosa accadrà stasera?” chiese Taron, ancora fermo sulla soglia.
“Inizia la festa della fine della primavera... è il momento in cui i draghi tendono ad essere più docili.” gli rispose Dandelion con noncuranza.
“E tu come fai a saperlo?” domandò il ragazzo guardandolo di traverso, subito appoggiato da Calypso, curiosa di capire come mai il destino le avesse servito su un piatto d'argento due ragazzi apparentemente così semplici.
“L'anno scorso siamo andati su un'isola...” bofonchiò Dandelion, abbassando lo sguardo.
“Voi?” esclamò Misty visibilmente stupita, seguita da un'imprecazione di Calypso.
“Voi!” urlò alzandosi in piedi e puntandogli contro, prima di esclamare di nuovo: “Voi avete rubato un uovo di drago! Voi avete quasi scatenato un disastro immane! Voi, piccoli stupidi corals!”
“Mai visto un uovo di drago.” disse tranquillamente Fain, ignorando l'accusa. “E neanche Dandelion. Siamo andati assieme su quell'isola e non ci siamo mai persi di vista.”
Ma Calypso, con gli occhi grigi che sembravano mandare fiamme, afferrò per l'orecchio l’altro ragazzo e lo strattonò davanti a Misty.
“Fagli dire la verità!” urlò la regina, mentre la ragazza, dopo un attimo di confusione, appoggiò i palmi sulla fronte del ragazzo inginocchiato davanti a lei pronunciando una semplice cantilena.
In pochi attimi i palmi della ragazza si riempirono di segni neri, mentre Dandelion spalancava la bocca e iniziava a blaterare alcune parole incomprensibili che, poco a poco, diventarono un discorso quasi chiaro.
“Sono tornato dopo due giorni... ho preso un uovo... bellissimo... sono riuscito a farlo schiudere... è nascosto...”
“È ammaestrato?” chiese Calypso, mentre gli occhi del ragazzo diventavano di un bianco opaco.
Mormorando un “sì”, Dandelion svenne in grembo a Misty che iniziò a passare lentamente le sue dita tra i capelli di un colore indefinito tra il biondo e l'azzurro del ragazzo.
“Che cosa gli hai fatto!” urlò Fain precipitandosi a vedere come stava il suo amico, ma Calypso, conscia di cosa avrebbe scatenato se lo avesse svegliato, lo fermò.
“Non toccarlo: sarebbe come svegliare un sonnambulo… torna al villaggio. Ho ancora qualche parola da scambiare sul tuo amico…” gli disse conducendolo verso la porta della serra.   
Avrebbe rivisto Dandelion alla festa di fine primavera.
 
Il tramonto sembrava non voler più arrivare.
Fain non poteva far altro che rimanere sdraiato sul prato vicino alla piazza principale del villaggio, godendosi gli ultimi raggi del sole che arrivavano tiepidi sulle sue braccia e sul suo viso... la sua preoccupazione per la sorte di Dandelion era più che evidente, solo che la regina gli aveva imposto di aspettare fino a quella sera, all'inizio delle festività.
La festa di fine primavera era indubbiamente una delle più importanti tra quelle festeggiate dai corals delle isole che, con canti, balli e rituali tentavano di guadagnare il favore degli dei portatori del sole, del vento e delle piogge estive, che avrebbero dovuto aiutare la popolazione a sopravvivere alle torride ondate di caldo secco dell'estate. Durante la prima notte i sacerdoti compivano canti e balli propiziatori seguendo un sentiero segnalato da piccole torce che li avrebbero condotti fino al mare, dove avrebbero lasciato andare alla deriva dei sacchetti contenenti del fuoco freddo di un colore azzurro intenso che non si spegneva in acqua; questi, trascinati dalle correnti, avrebbero raggiunto le altre isole abitate in cui, nel frattempo, erano stati compiuti gli stessi riti. In questo modo si credeva di poter guadagnare il favore del dio del mare, portatore anche di brezze benefiche e cibo in abbondanza: proprio per questo durante la prima notte Calypso correva da un'isola all'altra, per aggiungere un suo personale contributo alla cerimonia, che variava di anno in anno. Gli isolani erano invitati a seguire la processione, intonando anche loro canti e danze, tanto che i riti erano i seguiti da tutti gli abitanti dei villaggi, sopratutto dai bambini che, appena il fuoco freddo veniva immerso, si tuffavano in acqua per seguirlo fin dove gli era concesso.
Fin da quando ne aveva memoria, lui e Dandelion non avevano mai avuto esitazioni nel buttarsi all'inseguimento delle stelle dell'acqua, così come le avevano nominate loro, per avvicinarsi tanto da poterle sfiorare con la punta delle dita, bruciandosi un poco.
“A cosa stai pensando?” chiese di colpo una voce a Fain che, assorto nei suoi pensieri, non si era accorto dell'arrivo di suo nonno, un vecchio dalla pelle rugosa e coperta di segni azzurri come quelli della sovrana, segno che ormai aveva raggiunto l'età adatta per governare il villaggio.
“Nulla...”  mormorò il ragazzo, guadagnandosi uno scappellotto da parte del nonno. Massaggiandosi la testa, gli rispose: “Stavo pensando a Dandelion: ho paura che abbia combinato un guaio enorme...”
“Ovvero?” domandò immediatamente l'anziano, aggiungendo dopo un attimo: “Qualcosa che potrebbe coinvolgere la sorte del villaggio?”
“No.” disse immediatamente Fain, cercando di non pensare all'enorme drago che sarebbe potuto arrivare da un momento all'altro... o almeno, lui lo immaginava enorme, ma non era affatto sicuro che avesse già raggiunto la taglia adulta.
“Freanel, immagino tu sappia che io capisco quando menti o meno. Quindi, se la ritieni una questione importante, dimmi la verità.” spiegò il capo, guardando il nipote dritto nei suoi occhi gialli come la luna estiva.
“Non è nulla di importante...” ripeté il ragazzo guardando le prime persone che si stavano radunando nella piazza e strappando un sospiro al vecchio che, cambiando discorso, gli disse: “Calypso ha portato una lettera dei tuoi genitori... vuoi leggerla?”
“Forse domani.” disse il ragazzo rabbuiandosi e, scorto il suo amico tra la folla, si alzò.
“Ora scusami, ma dovrei andare da Dandelion: ho bisogno di parlargli di una cosa importante.”
In pochi attimi si mescolò tra la folla e, raggiunto l’amico, lo trascinò in fondo alla massa danzante che si stava lentamente muovendo verso il mare per riempirlo immediatamente di domande.
“Perché hai preso un uovo di drago? Cosa ti ha fatto quella ragazza? Ti senti bene? Calypso ti ha detto qualcosa di importante? Sicuro di stare bene? Perché hai rubato un uovo di drago?” urlò sottovoce al suo amico che, frastornato da tutte quelle domande, gli disse solamente di piantarla e di godersi la cerimonia: gli avrebbe spiegato tutto il giorno dopo, visto che in quella confusione sarebbe stato solo un inutile bisbigliarsi di parole incomprensibili.
Fain, sorpreso, iniziò a seguire la processione che, dopo un quarto d'ora abbondante passato tra musica e balli, arrivò al mare fermandosi sul bagnasciuga: gli uomini e le donne a cui era stato affidato il fuoco freddo, deposero i sacchetti sull'acqua e li accesero, lasciando che la corrente li trascinasse via in pochi attimi. Subito un nutrito gruppo di bambini e ragazzi si buttò in acqua, compreso Fain che, nonostante avesse deciso con Dandelion che erano ormai adulti per questo gioco, nuotò via, lontano da tutti, rimanendo sott'acqua ad osservare il fondale illuminato dalla luna e dai bagliori del fuoco. La pace che regnava là sotto era completa, nessun rumore turbava i fondali marini, tanto che anche i sacchetti sembravano essersi fermati e, riemergendo poco lontano, notò che in effetti non si muovevano più e avevano preso a levitare dolcemente verso il cielo, confondendosi tra le stelle, per poi scivolare verso le altre isole come delle comete azzurre.
E Fain, osservando quello spettacolo meraviglioso sicuramente architettato da Calypso, si sentì improvvisamente ed irrimediabilmente lontano da ogni problema o preoccupazione.
Era libero.



Angolo Autrice: 

Arrieccomi! Sono in ritardo come al solito, ma... facciamo finta di niente, ok?
Allora, il contest citato nel prologo prevedeva che utilizzassi un prompt e una costellazione / stella contenuti in un pacchetto per scrivere una storia; nel mio caso erano la parola “fine” e la stella Proxima Centauri. Ci è voluto un po' per scrivere questa storia, ma sono abbastanza soddisfatta di come mi è venuta. 
Comunque, spero che questo capitolo vi sia piaciuto :)
Baci,

BekySmile97
  
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