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Autore: Yumeji    01/08/2014    2 recensioni
“Ha cambiato le regole del gioco” ciò che Kirigiri aveva detto era vero
Ancora una volta Monokuma ha stravolto le vite degli ultimi studenti della Kibougamine, è venuto meno alle sue stesse regole - ha ucciso un innocente al posto di un colpevole -, e ciò solo per farli cadere in una Disperazione ancora più profonda.
Ogni atto del preside orso persegue la disperazione, i ragazzi proveranno presto sulla loro pelle quanto questo desiderio può spingere alla follia lo stesso Burattinaio, e rimpiangeranno amaramente gli "incentivi" che Monokuma gli proponeva.
Perché, se prima solletticava i loro desideri (libertà, denaro, ecc..), ora punta al cuore. Nessuno verrà risparmiato.
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Prologo - concluso
Parte I - conclusa (I / V)
Parte II - conclusa (VI / XI)
Parte III - (XII / ???)
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naegi Makoto, Oowada Mondo, Togami Byakuya
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo I



- Cosa facciamo adesso?- domandò Naegi, il volto rabbuiato dalla tristezza, avvilito sia nel corpo che nello spirito, mai si sarebbe immaginato che Kiyotaka potesse arrivare a sacrificare la sua vita per Owada, se solo lo avesse capito prima avrebbe tentato in ogni modo di fermarlo - al costo di legarlo ad una sedia e imbavagliarlo con un calzino! -, e questo doveva averlo pensato anche Mondo stesso. Quando il capoclasse aveva fatto quella folle proposta a Monokuma Makoto l'aveva intravisto stringere i pugni tanto da farseli sanguinare, probabilmente desideroso di picchiare l'amico fino a farlo svenire per essere stato tanto pazzo e incosciente, ma a quella distanza nessuno aveva potuto nulla per fermare la follia del ragazzo.
Ora Ishimaru era morto, aveva subito l'esecuzione al posto di Owada, colpevole dell'assassinio di Fujisaki, e i rimanenti nove sopravvissuti non sapevano come comportarsi. Da quando si era concluso il processo di classe, due giorni prima, il motociclista non aveva mai lasciato la sua stanza e nessuno lo aveva più visto, i ragazzi si erano riuniti nella sala mensa, incapaci di capire come dovessero comportarsi di fronte ad una simile situazione. Non potevano certo dimenticare la terribile azione che Owada aveva compiuto, l'omicidio non era un'atto possibile da perdonare. Per quanto non fosse intenzionale, la furia assassina da cui Mondo era stato posseduto era tutt'altro che immaginaria e Chihiro ne era rimasto vittima.
- Per me, fino a quando se ne rimane per i fatti suoi non è un problema - commentò Togami sprezzante, - Sarebbe peggio se ricominciasse a girare tra noi tranquillamente, come se non fosse accaduto nulla - aggiunse sistemandosi gli occhiali, portando lo sguardo altrove, verso la soglia della sala, forse temendo che l'interessato, udendo parlare di sé, l'attraversasse da un momento all'altro.
- Per una volta devo dare ragione al cinismo di Toga, neanch'io mi sentirei sereno con Owada in torno, infondo a causa sua sono morte due persone... - lo appoggiò controvoglia Hagakure, l'espressione tirata e sudata dal nervosismo,
- Ma non possiamo lasciare la cose come stanno! - protestò vivamente Naegi, nemmeno lui aveva scordato ciò che il super ultra motociclista fuorilegge aveva fatto, però non poteva neppure far a meno di pensare al gesto di Ishimaru. Di certo il corvino non avrebbe mai desiderato un simile futuro per il suo migliore amico (separato, abbandonato dal resto del gruppo), ma per quanto Makoto si sforzasse di riflette non riusciva proprio ad immaginare cosa il capoclasse si aspettasse da loro, insomma, come avrebbero dovuto comportarsi? Era impossibile accettare di nuovo Owada tra loro come se niente fosse (come poco prima aveva già accennato Togami), isolarlo però non era la risposta giusta. - I-io non dico che Owada non meriti una punizione per il suo gesto, ma... credo che tutti noi ci sbagliamo pensando che non l'abbia già ricevuta - si ritrovò a balbettare, esponendo quel pensiero che da lunghe ora aveva cominciato ad elaborare in segreto dentro di sé,
- È vivo mi sembra - fu la secca replica di Togami,
- Sai cosa intendo! - ebbe un moto di stizza di fronte all'ennesimo muro che l'ereditiere gli metteva di fronte, perché per una volta non provava a essere un poco più elastico?
- Pensi sul serio che ad Owada importi qualcosa se quello stupido di Ishimaru sia morto per lui? - insistette inacidendosi, - Fidati, quell'omicida ha solo pensato che gran fortuna fosse aver fatto amicizia con un imbecille simile, altro che legame (o qualunque altra cosa avessero formato quei due). Con ogni probabilità adesso se la sta ridendo per aver salvato la pelle -
- No, sono certo che Owada sta soffrendo per la morte di Ishimaru e che odi se stesso per non essere riuscito a far nulla per fermarlo, cosi come si odia per aver ucciso Fujisaki in un impeto di rabbia - lo difese Naegi e aveva una salda convinzione per farlo,
- Sei solo uno sciocco ingenuo, come puoi esserne certo?-
- Perché Ishimaru non era il tipo di persona che cede la propria vita per nulla! - era questo che lo assillava, se qualcuno, anzi, contando anche suo fratello maggiore più di uno, era arrivato a sacrificate la propria vita per lui, come poteva Owada Mondo essere una persona malvagia? Loro che erano arrivati a tanto potevano essersi sbagliati sul suo conto? Tralasciando Kiyotaka che lo conosceva da poco, anche Daiya era stato ingannato dal fratello? Entrambi erano morti per nulla? Oppure, avevano un motivo per aver compiuto un simile folle gesto? Cosa avevano visto in Owada..?
Forse, Fujisaki aveva intravisto in lui lo stesso? Per questo gli si era affidato per cercare la propria forza - seppur per il softwarista tutto fosse andato per il verso sbagliato (lo zampino di Monokuma aveva fatto in modo che l'ago della bilancia pendesse pesantemente sul punto dolente del motociclista).
- Solo un idiota può fidarsi del giudizio di un altro idiota - alzò le spalle l'ereditiere, per lui una sciocchezza simile non meritava neppure una smentita,
- Spezzò una lancia in favore di Naegi - intervenne in quel momento Oogami, con la sorpresa di Byakuya, il quale riteneva la questione già chiusa.
- Alla fine sei ammattita non potendo seguire il tuo quotidiano ciclo di allenamenti Oogami? - gli chiese Celestia con una velata ironia,
- La mia non è follia, è che comprendo i sentimenti con cui Ishimaru è arrivato a fare quel che ha fatto per Owada - spiegò la lottatrice, lo sguardo rivolto per un momento alla ragazza con la giacca sportiva rossa al suo fianco - ed è proprio perché li capisco che accetto la risposta data da Naegi a Togami, poiché, se non mi fidassi del giudizio di Ishimaru, dovrei mettere in dubbio pure il mio -
- Sì! Lo stavo pensando anch'io! - la seguì con la sua solita vitalità Asahina, - per quanto le persone si possano ingannare l'un l'altra, quando si arriva a mettere a repentaglio la propria vita per qualcuno allora significa che si è trovato qualcosa di "importante" in lui, e non è possibile mentire su questo! - avvolte era incredibile ciò che usciva dalla sua bocca.
- È impensabile che noi torniamo a fidarci di Owada sulla base di simile congetture sentimentali - la fredda logica di Kirigiri però non sembrava lasciar scampo, aveva taciuto sino a quel momento solo per studiare quali carte avessero sul tavolo, -... ma se davvero dovessimo ricominciare a collaborare con lui lo dovremmo fare con la certezza che non nuoci più a nessuno - nell'ascoltarla Naegi faticò a trattenere un sorriso, anche lei era dalla sua parte! Non stava negando la possibilità di far tornare il motociclista tra le loro fila e le sue condizione era giuste e razionali, per Makoto era già una vittoria, avere l'appoggio di Kirigiri per lui contava molto.
- Ricapitoliamo: Toga, Yama, Fukawa e Celes sono per l'allontanamene di Owa dal gruppo;
Nae, Kiri, Asa e Ogre (con le dovute precauzioni), sono per un suo ritorno. - riepilogo Hagakure tenendo il conto dei compagni con le dita, - Uhmm... Pari? Ma non eravamo in nove? Ho dimenticato qualcuno? -
- Avvolte la tua stupidità stupisce anche me - commentò Celestia scuotendo il capo con fare sconsolato, quasi fosse realmente in pena per la scarsa intelligenza di Yasuhiro,
- Hai dimenticato te stesso, babbeo - lo aiuto Fukawa mordendosi con fare ossessivo l'unghia del pollice, preda di chissà quale raptus,
- Ah, già! Bhé... Ascoltando Nae e Ogre direi che non ci sono problemi se Owada torna tra noi! - esclamò candidamente, con un sorriso ebete, e per un momento Makoto ebbe la sensazione che Togami stesse cercando di frenare se stesso per non assalirlo e ucciderlo lì, davanti a tutti. Alla fine sembrò riuscirci, perché si limitò a coprirsi il viso con una mano, cercando di non esplodere dalla rabbia di fronte a tanta insulsaggine,
- Ma non eri tu quel codardo che grida ad ogni ombra: "al lupo, al lupo" - osservò a denti stretti, perdere a causa di un singolo voto gli bruciava, un Togami non si sarebbe mai abituato o arreso alla sconfitta.
- Infatti, ma se continuo a chiamare "al lupo, al lupo" quando non c'è farò la fine del bambino della storia: nel momento in cui il lupo arriverà per davvero nessuno mi crederà e sarò divorato - ammise continuando con quel sorriso ebete, -... chissà, forse questa volta quello che mi è parso un lupo si rivelerà un cane docile già ammansito -
- In questo momento darei la metà dei miei guadagni in scommesse per un calendario in cui segnarmi questo giorno ...- commentò Celestia sorseggiando un Milk Tea, che durante la discussione aveva fatto preparare a Yamada almeno una quindicina di volte prima che lo giudicasse accettabile secondo i suoi canoni.
- Eh, perché? -
- Non pensò che dirai più qualcosa di cosi assennato - ammise e il resto della classe annui dandogli man forte, trovandosi perfettamente d'accordo con lei, per una volta tutti con la medesima opinione, senza altri conflitti se non le proteste del super ultra sciamano liceale, il quale negava di avere il "cervello di una seppia", come Fukawa asseriva.
"Incredibile, l'idiozia di Hagakure sembra essere il nostro unico punto d'incontro" pensò Naegi sorridendo tra se e se, grazie a quell'ultimo intervento l'ambiente intorno a loro sembrava essersi di colpo alleggerito, finalmente potevano prendersi un attimo di respiro, anche se sapevano che quella pausa non sarebbe durata allungo.
Monokuma era sempre in agguato, e di sicuro stava escogitando tante nuove splendide "sorprese" per loro.
Upupupupupupupu!


- Cosa cazzo dovrei fare adesso!? Me lo dici tu Bro'?- si infuriò Owada gridando al nulla, al vuoto della sua stanza, mentre pestava, stracciava, colpiva qualunque oggetto gli capitasse a tiro. Era una vera fortuna che le camere da letto fossero tutte insonorizzate, almeno non doveva dare spiegazioni a nessuno di tutto quello sfacelo che si era creato attorno.
Ormai da giorni quella distruzione perpetrava senza interruzioni e la maggior parte dei suoi averi erano già ridotti ad un cumulo irriconoscibile d'immondizia, eppure, ancora non gli bastava, non si era sfogato del tutto.
Sembrava esistere qualcosa di ben più profondo in quegli atti di totale furia in cui nulla riusciva a trarsi in salvo, un briciolo di lucidità nelle azioni della bestia. In lui aveva preso a crearsi un desiderio malsano, per quanto del tutto naturale nella sua tragica situazione: voleva annientarsi.
Il suo orgoglio però non gli permetteva di prendere in considerazione il suicidio (non dopo che qualcuno si era sacrificato perché continuasse a vivere), quindi, non aveva trovato altro modo per cercare di seguire, e allo stesso tempo smorzare, quell'impulso che distruggendo tutto ciò che gli apparteneva, cancellando ogni cosa riconducibile a Owada Mondo. L'omicida. Persino lui non poteva più evitare di pensare a se stesso in quel modo: prima suo fratello Daiya, poi quel piccoletto di Fujisaki e infine il suo migliore amico Ishimaru; se si fosse trovato nel mondo oltre le mura di quella maledetta accademica, con tre vite sulle spalle, l'avrebbero già considerato un serial killer. Non certo al livello di Genocider Syo, ma aveva comunque portato alla morte degli esseri umani, un atto di totale infamia, per cui avrebbe meritato lui stesso di morire.
Owada l'aveva pensato sin dal momento in cui si era reso conto di ciò che aveva fatto al piccoletto, provava ribrezzo per se stesso, non era più un uomo! Ma forse aveva smesso di esserlo quando aveva celato la verità sull'incidente di Daiya. Se solo quella volta non si fosse comportato da perfetto codardo ora... "Ora né Fujisaki, né Ishimaru sarebbero..."
No, non concluse quel pensiero. Con i se, i ma e i forse non sarebbe andato da nessuno parte, avrebbe solo ferito ancor di più il proprio animo tormentato dal rimorso. Invece, non poteva continuare a struggersi nella propria personale disperazione. Doveva trovare una soluzione! Scoprire il motivo per cui era ancora vivo, un'obbiettivo da perseguire con cui aiutare se stesso e gli altri a fuggire da quella reclusione, e che potesse redimere il suo spirito, anche solo di poco, abbastanza da rendergli sopportabile l'orrore della consapevolezza delle sue azioni.
Un capogiro colse d'improvviso il super ultra motociclista fuorilegge liceale, era già la quinta volta quel giorno, la stanchezza si faceva sentire e quelle poche schifezze che si era limitato a sottrarre dal magazzino durante il periodo notturno (così da essere sicuro di non incontrare nessuno), di certo, non bastavano a rifornirlo delle giuste energie per continuare il suo incessante atto di distruzione. Era arrivato al limite e se ne rendeva perfettamente conto per quanto si intestardisse a rimanere in piedi, evitandosi assolutamente di dormire.
In quell'ultimo periodo si era concesso soltanto brevi e saltuari momenti di riposo, così da non stramazzare moribondo a terra, ma mai si era lasciato preda, neppure per un'ora, del sonno. Si era costretto a rimanere sempre vigile perché, nella veglia, poteva controllare i fantasmi della propria psiche, cosa che nel sogno invece non poteva fare. Non appena chiudeva gli occhi i demoni che ne popolavano il subconscio prendevano l'aspetto dei suoi compagni, di quei compagni che aveva ucciso, e lo tormentavano con i loro sguardi accusatori e bocche mute, prive di voce per quanto spalancate.
- Cosa volete che faccia?!- urlava agli spettri, ma essi non avevano parole con cui rispondergli e l'incubo si concludeva cosi, con il suo risveglio tra urla di rabbia e frustrazione, lasciandolo ancora più vuoto e angosciato di quanto lo fosse quando si era coricato.
La mancanza forzata di sonno aveva però aperto una sorta di porta nella usa mente da cui quei fantasmi erano usciti e ora, anche nelle ore diurne, si mostravano come allucinazioni di fronte ai suoi occhi. Owada, non capendo la reale natura di quelle proiezioni, aveva persino tentato di colpirle, pensando si trattasse di qualche brutto tiro di Monokuma, ma non c'era stato verso di scacciarle.
Quei fantasmi erano le sue colpe e, dovunque si fosse rifugiato, LORO, lo avrebbero trovato.
Non c'era più alcun luogo in cui potesse avere pace, e questo era un bene, poiché era il rimorso che lo attanagliava a renderlo ancora umano.

Da venti minuti Naegi ormai stanziava di fronte alla camera di Owada, insicuro su cosa dovesse fare, nervoso e pensieroso come un bambino che passava la sua prima notte fuori casa,
- Prima di tutto dovremmo cercare di farlo uscire - aveva osservato quando ancora si trovava in sala mensa, e mai per lui parole furono più sventurate.
- Visto che è stata una tua idea, d'ora in poi dovrai occupartene tu - gli si era rivolto Togami mentre si ripuliva gli occhiali con un fazzoletto di stoffa, all'apparenza ben poco interessato al discorso. La sua doveva essere una qualche forma di vendetta per aver perso ai voti, aveva pensato poco dopo Naegi, nel momento in cui anche il resto della classe si era pronunciata a favore della proposta dell'ereditiere.
"Bhè.. qualcuno deve pur farlo " sospirò il ragazzo rassegnato, ancora fermo davanti a quella soglia, incapace di premere il campanello. Per quanto avesse insistito per accettare nuovamente Owada nel gruppo, provava comunque un certo timore nei confronti del motociclista, alla fine cosa non lo assicurava che Togami non avesse ragione su tutto? Forse Mondo dopo averla scampata si era tramutato in una specie di mostro omicida assetato di altro sangue... Loro non avevano bisogno di un'altro Genocider Syo, Fukawa era più che sufficiente a terrorizzarli abbastanza con il suo comportamento fuori dal normale, da serial killer fuori di testa.
"A... adesso busso" si ordinò Makoto, ricordando subito dopo quanto quel gesto fosse inutile, essendo le camere completamente insonorizzate, e riportando il braccio e il pugno già alzato lungo il fianco, arreso, ignorando totalmente il citofono proprio lì al suo fianco, un poco sulla destra. Se avesse solo allungato un dito lo avrebbe raggiunto, però di nuovo l'incertezza lo fermò ad un passo dall'arrivo.
- Sei patetico - osservò Kirigiri alla sue spalle, facendolo sussultare dalla spavento. "Da.. da quanto tempo è qui?" la fissò il ragazzo incredulo, l'espressione spaventata di chi è stato totalmente colto di sorpresa,
- Abbastanza da capire che, come uomo, ti manca totalmente la spina dorsale - sbuffò sistemandosi un lungo ciuffo di capelli dietro l'orecchio, l'espressione sempre piatta, imperscrutabile, - ma questa dimostrazione è solo di pura conferma, lo sospettavo già - rispose quasi gli avesse letto nel pensiero, e una vecchia battuta sui poteri Esp che la sua frase gli riportò alla mente fece venire a Naegi una leggera stretta al cuore.
- Si, hai proprio ragione - confermò con un sorriso triste, capendo quanto stupidamente si stesse comportando, un piccolo ipocrita che prima cercava di convincere gli altri della buona fede di un loro compagno e poi lui stesso non riusciva a credere alle proprie parole. Il ricordo di Maizono, che Kirigiri gli aveva inconsapevolmente riportato alla mente, aveva però cambiato le cose. Lui aveva promesso di non lasciare indietro nessuno, che tutti, anche coloro deceduti per mano di qualcun altro o per volere di Monokuma, sarebbero usciti fuori da quell'inferno, perché Makoto li avrebbe portati via con sé.
E se ora non fosse riuscito ad attraversare quella porta, non avrebbe potuto mantenere quella promesso, perché lasciare Owada solo, preda a chissà quale disperazione, equivaleva ad abbandonarlo. Non poteva permetterselo. - Infatti ho sempre bisogno del supporto di Kirigiri per fare una qualunque cosa - aggiunse con un'espressione già più serena mentre, finalmente, suonava a quel campanello, un'azione di una facilità disarmante, tanto che persino Naegi si chiese perché avesse sprecato tutto quel tempo senza fare nulla.
"Probabilmente gli altri mi daranno già per disperso a quest'ora" riflette pensando ai suoi compagni mentre il trillo dell'apparecchio invadeva per un momento il corridoio, prima di acquietarsi, "chissà forse Kirigiri mi ha raggiunto perché preoccupata per me?" ma un pensiero simile faceva ridere anche lui. Se la ragazza lo aveva seguito era perché sapeva che non era in grado di bussare a quella porta, non da solo almeno, che le insicurezze si sarebbero impiantate nella sua testa come dei semi, per poi germogliare, ancorandolo con le loro radici a terra e impedendogli di avanzare. "Grazie, Kirigiri" aggiunse poi, non doveva essere facile occuparsi di un amico tanto inaffidabile e insicuro.
Passarono i secondo, i quali si trasformarono in minuti.
1, 2... 4, 5 minuti e nessuno venne ad aprire, "che non ci sia?" si domandò Naegi volgendo uno sguardo preoccupato alla ragazza dietro di lui, Kyouko scosse leggermente il capo e lo superò, suonando una seconda volta, lasciando però che l'indice continuasse a premere sul pulsante, cosi che il suono non venisse interrotto.
- Hai intenzione di stanarlo con il rumore? - gli domandò Makoto, dubbioso che una simile idea potesse funzionare, se il motociclista era uscito era impossibile che qualcuno venisse ad aprirgli,
- L'unico momento della giornata in cui Owada si arrischia ad uscire è durante il periodo notturno, quando è certo che la maggior parte di noi non sta girovagano per i corridoi - fece lei, il tono di chi la riteneva un'informazione superflua, perché ovvia come la luce del sole,
- e come fai a saperlo?! - esclamò stupito, la voce più acuta di quanto volesse,
- Temevo che potesse fare qualche azione pericolosa quindi ho cominciato a sorvegliare la sua stanza, esce solo di notte per prendere un po' di scorte di cibo dal magazzino -
"Chissà perché, ma trattandosi di Kirigiri la cosa non mi stupisce" pensò Naegi, sapendo quanto la ragazza si potesse far seria e scrupolosa, ancora più di quanto non apparisse (era stata pur sempre lei a scoprire la reale identità sessuale di Fujisaki dopo un esame "accurato" del suo cadavere).
- Adesso sono le 14:00, è certo che Owada sia lì dentro - affermò con tutta la sicurezza di chi ha passato giorni a spiare le abitudini di un proprio compagno, in qualche modo un simile atteggiamento  poteva farla assomigliare a quella stalker di Fukawa, ma neanche per un secondo Makoto era stato sfiorato da un simile pensiero, le motivazioni che spingevano le due ragazze erano troppo diverse per poterle accumunare.
- Ma se c'è, allora perché non viene ad aprire? - domandò Naegi e subito un velo di preoccupazione gli oscurò il viso, che anche per Owada fosse ormai tardi? - E se qualcuno fosse arrivato prima di noi e lo avess...- la voce gli morì in gola come ogni qualvolta che si trovasse ad affrontare una simile orrida situazione,
- Come ti ho detto, ho tenuto sottosorveglianda questa porta, e posso assicurarti che noi siamo i primi ad avvicinarci tanto da quando si è concluso il processo - affermò  continuando a suonare il campanello, forte e sicura della propria convinzione, - E se pensi che possa essere accaduto quando ci siamo ritrovati tutti in sala mensa, bhè... ti sei già dato la risposta da solo visto che TUTTI erano presenti (meno Owada ovviamente) -
- Ma... ma ci deve essere stato un momento in cui anche tu ti sei allontanata, in cui hai perso d'occhio la porta! - insistette lui, certo che ogni essere umano al mondo non potesse mantenersi costantemente vigile ed attento.
Infondo, cosa c'era di più noioso di guardare una porta chiusa?
- Anche se fosse (e non lo sto ammettendo), non sarà stato più di 2 o 3 minuti, ed è impensabile che qualcuno abituato come Owada a lottare, e vista la stazza, possa essere ucciso in un cosi breve lasso di tempo, e di certo avrei colto l'omicida nel momento in cui lasciava la stanza - ammise, e Naegi poté trarre un sospiro di sollievo, anche Kirigiri era umana, per quanto comunque la sua concentrazione fosse qualcosa da meritarle qualunque titolo di super ultra liceale le avessero affibbiato. - In realtà, gli unici momenti in cui perdevo di vista Owada era quando andava nel magazzino a fare scorta di cibo, essendo certa che lì dentro non avrebbe potuto far alcun danno non mi apprestavo a seguirlo, poiché facendolo avrei anche rischiato di essere scoperta -
- Allora, se è vivo, perché non viene ad aprire? - osservò Naegi, la cui preoccupazione per l’assenza del motociclista si acuiva di secondo in secondo,
- Non è detto che sia vivo - fu la gelida premonizione della ragazza, la quale cercò il suo sguardo, incrociandolo per un momento,
- Vorresti dire che Owada potrebbe essersi su..- no, non riusciva a dirlo,
- Lo so che Owada non sembrerebbe il tipo di persona che compie gesti cosi drastici, però la disperazione può portare ad accarezzare idee che normalmente sono totalmente contrarie alla tua natura -
- Ma… ma che senso avrebbe?!- si infuriò a quel punto il ragazzo, che per nulla al mondo poteva accettare una spiegazione simile, - Allora perché Ishimaru sarebbe morto!? - più di tutto era la consapevolezza che un suo amico potesse essersi sacrificato per nulla a ferirlo.
- La smettete con quel campanello si o no!?- arrivò infine l’urlo furente di Mondo Owada mentre spalancava di colpo la porta, assillato sino allo sfinimento dal quel suono orribile, pronto a prendere a pugni qualunque idiota avesse cosi tanta voglia di morire da farlo imbestialire in quel modo.
- Oppure ci sta semplicemente ignorando - concluse le sue supposizione Kirigiri, un leggero sorriso di vittoria ad incurvargli le labbra,
- O-owada! -


Essendo stata Kirigiri ad aver continuato a suonare il suo campanello, ininterrottamente per quasi dieci minuti, Owada (non potendo colpire una ragazza), dovette desistere dall’impulso di prendere qualcuno a pugni in faccia. Per un momento Naegi aveva temuto che potesse sfogarsi su di lui, ma il motociclista lo aveva già colpito una volta, ed essendo stata un'esperienza molto deludente, visto che il ragazzo era svenuto subito, non aveva alcuna intenzione di ripeterla.
Quindi, dopo l’urlo iniziale, Owada si era trovato costretto ad accogliere i due indesiderati visitatori in camera propria, visto che ormai gli aveva aperto.
Si limitò a fargli cenno di seguirlo dentro con un grugnito.
Kirigiri fu la prima ad entrare, Naegi invece esitò, un poco titubante dopo una simile accoglienza, non sapeva cosa dovesse aspettarsi da lui, ma non poteva certo lasciare che Kyouko facesse tutto da sola, infondo, come incaricato a parlare con Mondo era stato scelto Naegi, non lei.
Preso tutto il proprio coraggio, anche Makoto entro nella stanza, chiudendosi poi la porta alle spalle, ma pentendosi quasi immediatamente di averlo fatto, ciò che vide oltre quella soglia lo lasciò di stucco e ancor più inquieto di quanto non lo fosse già stato.
Cosa diavolo era successo alla camera da letto di Owada?! Si chiese osservando con occhi sgranati dalla meraviglia come ogni singolo oggetto appartenuto al motociclista fosse stato ridotto in frantumi, fatto a pezzi, distrutto da una furia per lui inconcepibile, usufruendo di una forza tale che, se mai fosse stato Naegi a provarla, ne sarebbe rimasto ucciso.
In mezzo a tutta quella devastazione, però, c’era anche un fondo di ordine, i rottami erano stati accatastati in un angolo a formare un’alta pila, simile ad una piccola montagnola di rifiuti pronti per essere bruciati; i rari oggetti che non erano finiti disintegrati erano quei elementi d'arredamento disponibili in tutte le stanze: la scrivania, il letto e la pianta vicino alla porta, il resto era invece tutto da buttare, compreso un tavolo identico a quello presente nella camera di Naegi.
Quanto aveva impiegato per ridurre tutti i suoi effetti personali in quel modo? Si era chiesto il ragazzo, notando solo in quel momento come lo sguardo di Owada, seduto sul bordo del proprio letto, e di Kirigiri, in piedi davanti a lui, fossero fissi a guardarlo, quasi si trattasse dell’ultimo attore, giunto in ritardo, per provare la scena.
- Co… cosa è successo qui?- balbettò Naegi, incapace di controllare la propria voce, a disagio sotto gli occhi dei compagni, e non sapendo cos’altro dire,
- Ho solo dato una ripulita alla stanza, qualcosa da obbiettare?- non era starno il comportamento perennemente passivo aggressivo del motociclista, Makoto però si stupì che minimizzasse in tal modo il fatto, si trattava pur sempre di oggetti personali, alcuni dei quali avevano probabilmente un significato importante per il motociclista. Eppure, il ragazzo non sembrava averci pensato due volte prima di romperli,
- Nu- nulla!- si affrettò a negare agitando la testa, non voleva certo farlo infuriare, anche se Owada sembrava già furente per conto suo.
- Siamo qui per parlarti Owada - saltò i preliminari Kirigiri, giungendo subito al punto, avvolte Naegi credeva di amare davvero quella ragazza, arrivava sempre in suo soccorso in casi simili.
- Non ho mai pensato che questa fosse una visita di cortesia - osservò astioso, per nulla disposto a discutere con loro, un'atteggiamento chiuso ed evasivo, del tutto consono al suo ruolo di super ultra motociclista fuorilegge, una parte che doveva essergli venuta naturale un tempo, ma che adesso pareva solo malamente recitate. C’era qualcosa che non andava in Owada, lo si capiva non solo dalle condizioni in cui versava la sua stanza, ma dal suo stesso aspetto. Aveva il volto pallido, stanco, attraversato da profonde occhiaie che gli segnavano lo sguardo, sembrava non chiudere occhio da giorni (ed era realmente cosi, solo che né Naegi, né Kirigiri potevano saperlo), e per di più, ma Makoto se ne rendeva conto solo adesso che poteva osservarlo meglio, la sua tipica pettinatura era scomparsa, i ciuffi di capelli gli ricadevano scompostamente sulla fronte, più lunghi di quanto avesse creduto, scompigliati e disordinati. Non li aveva pettinati,  e sembravano anche un po’ umidi… Umidi? All’ora Naegi notò l’asciugamano che il motociclista teneva sulle spalle. “Non è che lo abbiamo disturbato mentre si faceva la doccia?” si domandò preoccupato, notando che anche i vestiti che indossava non erano i soliti con cui si era sempre presentato a loro: una canottiera bianca e i pantaloni di una tuta, doveva averli pescati alla rinfusa dall’armadio, “Ecco perché era cosi infuriato!”
- Allora, che volete? - chiese in tono tutt’altro che cordiale, quasi di minaccia,
- Che ci aiuti ad uscire di qui - la capacità di sintesi di Kirigiri aveva qualcosa di incredibile, soprattutto, Makoto non capiva cosa avesse in mente, come poteva Owada aiutarli a fuggire se loro non avevano ancora trovato né un piano, né una maniera per farlo?
- Avete trovato un modo per scappare?! - si stupì difatti anche il motociclista,
- No, ma non lo troveremo mai se non collaboriamo tutti assieme - affermazioni simili non erano proprio da lei, pensò Naegi, il quale capì di essere un muto osservatore della loro conversazione (gli sguardi di prima erano un avvertimento: “non ti intromettere”).
- Suona strano detto da qualcuno che fino ad adesso ha fatto tutto da solo - convenne anche lui, - … e poi, per trovare un modo per fuggire da qui ci vuole cervello, cosa che a me manca, non vi sarei di alcun aiuto - non aveva tutti i torti,
- Non sappiamo cosa Monokuma farà d’ora in avanti. Se tu sei vivo è perché Ishimaru l’ha convinto a cambiare le regole del gioco, d’ora in poi potrebbe accadere di tutto e, in caso di pericolo, la tua forza può esserci utile. Per quanto sia straordinaria, Oogami da sola non basta -
“Ha cambiato le regole del gioco” nessuno ci aveva fatto caso, ma quello che aveva detto Kirigiri era vero, Monokuma aveva mandato a morte un'innocente piuttosto che il colpevole e, questo, andava contro al suo stesso regolamento. Se il piccolo orso psicopatico era arrivato a compiere un gesto simile, significava che le sue regole non erano altro che cartastraccia, non avevano alcun valore e ciò portava ad una sola cosa: in qualsiasi momento il Burattinaio avrebbe potuto ucciderli, spinto forse da semplice noia.
Se prima avevano almeno la certezza, se mai si fossero rassegnati a quella prigionia, di poter vivere all’interno della Kibougamine per tutta la vita, ora non potevano più esserne cosi sicuri.
Come sempre tutto era nelle mani del loro aguzzino, ogni cosa era controllata dal suo umore.
- Hai parlato tanto per il plurale, ma sono certo che gli altri non rimpiangano la mia presenza, di sicuro qualcuno crede anche che potrei tentare di uccidere ancora - e, di nuovo, aveva ragione. Per qualcuno che si descriveva come un persona di scarsa intelligenza era comunque abbastanza sveglio.
- Avevo anch’io questo dubbio - ammise Kirigiri, era nella sua natura essere sospettosa, - … e non posso essere certa che in futuro non lo rifarai - sembrò che Owada volesse replicare, ma una cenno di lei lo azzittì, non aveva ancora finito.  - Però sono sicura che in questo momento, in questo presente, non commetterai un altro omicidio, le prove che ho raccolto me lo confermano -
- E quali sarebbero queste prove?- gli domandò con un sorriso beffardo sul volto, non le credeva,
- Siamo ancora tutti vivi -
- Questa non è una prova -
- Si, lo è. - replicò, e il suo tono non accettava altre obbiezioni, come se l’avessero punta sul vivo, - … visto che tu stesso lo hai ammesso poco fa, io lo ribadisco: Owada, rispetto ad alcuni di noi tu non hai molto cervello (anche se altri però li superi) - per quanto quella fosse una mezza offesa, il motociclista non poteva obbiettare, lo aveva detto lui solo pochi momenti prima. - Ed è per questo che il maggior pericolo in cui incorrevi, una volta sventata l’esecuzione, era che la disperazione ti portasse alla follia. Perché solo in quel caso saresti stato spinto ad uccidere di nuovo, diventato un serial killer molto vicino a quella pazza di Genocider Syo -
- E cosa centra il fatto che io abbia “poco cervello”? - era visibilmente irritato, molto irritato, ma si tratteneva digrignando i denti e ricordandosi che il suo interlocutore era una donna. Una donna irritante ma comunque un donna.
- Perché, qualcuno con più sale in zucca, sarebbe invece stato allettato dall’idea di commettere un nuovo omicidio che lo avrebbe portato a diplomarsi, ma essendo già stato colpevole di un primo, questo avrebbe richiesto una preparazione impeccabile: meticolosa ed attenta; ma soprattutto un enorme pazienza. Qualità che a te mancano - l’espressione di Kirigiri era rimasta immutabile, severa ed attenta, per tutto il discorso, ma a quell’ultima affermazione si era concesse un sorrisino vittorioso, di quelli che faceva quando tutte le tessere del puzzle prendevano il loro posto nella sua mente.
Ora che aveva mostrato le prove si sentiva sicura ed inattaccabile.
“Praticamente, hai fiducia nel fatto che Owada non possa commettere un altro omicidio perché non è in grado di progettarlo. Quindi, non è neppure cosi folle da provarci, perché altrimenti lo avrebbe già fatto” ripensò mentalmente al suo ragionamento Naegi, provando però un po’ di tristezza nella fredda logica della ragazza, alla fine non era che si fidasse DAVVERO di Owada.
- Questo però è solo la mia motivazione, non conosco il motivo per cui Naegi e gli altri ti rivogliono nel gruppo - fu il suo ultimo commento, perché, con un altro sguardo, concesse finalmente la parola a Naegi.
- Ecco… Oogami e Asahina sono convinte che tu sia una brava persona e questo lo credo anch’io (su Hagakure non mi posso pronunciare perché il suo cervello è un mistero) - parlò in fretta, senza saper bene cosa dire, forse era rimasto in silenzio troppo allungo. Un leggero panico gli prese il petto, doveva convincere Owada a fidarsi di loro, ma cosa poteva dire? Cosa?.. COSA?!?
Forse avrebbe dovuto semplicemente cominciare dalla verità? Rifletté prendendo un profondo respiro, cosi da schiarirsi le idee, Kirigiri e il motociclista non parevano aver alcuna fretta, perché rimasero in silenzio (l’una attenta, l’altro pensiero), aspettando che parlasse.
Era il tempo di riaprire il caso dell’omicidio di Fujisaki.
- Non penso che tu sia cattivo Owada, nonostante quello che è successo a Fujisaki, credo ancora che tu sia una brava persona... Per tanto tempo ti sei portato il peso di un simile segreto e alla fine sei esploso, ma ad accendere la miccia è stato Monokuma. Non posso dire che tu non abbia colpa, perché non sarebbe la verità, però… però sono sicuro che se fossi stato in te in quel momento non avresti mai -
- Ucciso il piccoletto?- concluse per lui il motociclista, e il suo sguardo serio era che di più spaventoso Naegi avesse mai visto, più del suo volto colmo d'ira, perché era un'espressione piena di rassegnazione, distrutta. Per la prima volta Makoto vide in faccia il senso di colpa, e comprese cosa significasse esserne logorato fino a consumarsi. Owada era un ottimo esempio, il rimorso aveva messo a tacere ogni altra emozione. Niente più rabbia, né collera, se non quella che provava per se stesso, accompagnate dal disgusto e dal dolore della perdita. Aveva ucciso due suoi compagni, uno di essi con le sue stesse mani, non era una colpa che potesse essere cancellata e, se mai gli altri fossero riusciti in qualche modo a dimenticarsene (anche solo per un momento), lui non l’avrebbe fatto, dilaniato nel spirito. Una ferita bruciante che avrebbe sanguinato per sempre, finché avesse avuto vita.
Owada era caduto in un'inferno senza possibilità di redenzione, forse Ishimaru quella volta aveva avuto ragione, per il motociclista la morte non si sarebbe rivelata una punizione, ma un sollievo, un modo per pagare i suoi peccati.



- Il piano è semplice, dobbiamo portare: disperazione, Disperazione... DISPERAZIONE!!- urlò Enoshima, colma di una strana euforia, mentre saltellava spensierata sul divanetto della sala monitor, dove poteva controllare ogni movimento dei suoi amati giocattoli, simile ad una bambina che aspettava sovraeccitata l’arrivo di Babbo Natale. - Non vedo l’ora di scoprire in quali abbassi di follia cadranno quei bastardi!- esultò un ultima volta prima gettarsi a terra con un tonfo, quasi qualcuno le avesse tolto le pile. - Quante lacrime, sofferenza e sangue, spargeranno quei poveretti quando entrerà in funzione? - sussurrò con un filo di voce, totalmente priva di energie e con un espressione cosi depressa che una famiglia di funghi aveva preso a crescergli numerosa in cima alla testa.
- Che importa! Quegli sciocchi hanno già avuto la possibilità di inchinarsi a me, l’incarnazione della Disperazione, il dominatore supremo, non l’hanno fatto! Ma ora che avranno l’opportunità di assaggiare lo splendido dono della Disperazione non potranno farne a meno!!- iniziò a ridere come un ossessa, scattando in piedi come una molla, colma dell’arroganza e della spirito di un re conquistatore.
“Ma quante personalità alternative ha questa pazza?” avrebbe potuto pensare qualcuno osservandola, purtroppo, non c’era nessuno a fare da spettatore a quel grottesco spettacolo, perché altrimenti avrebbe potuto comprendere, dal suo delirio, che qualcosa di grosso stava per piombare sui già sfortunati superstiti della  Kibougamine.
- Con chi possiamo iniziare?.. Uhmm. Il merlo ha perso gli occhi come farà a verder;
il merlo ha perso il becco, come farà a cantar;
il merlo ha perso le ali, come farà a volar;
il merlo ha perso le zampe, come farà a saltar.
Oh povero, povero merlo mio!* - concluse quella sua inquietante filastrocca fermandosi con l'indice dritto puntato contro un teleschermo.
La telecamera stava riprendendo le sale della biblioteca al secondo piano dell'edificio, qualcuno era seduto ad una scrivania, intento a sfogliare innumerevoli tomi con sguardo freddo e attento, cosi concentrato che il resto del mondo sembrava tagliato fuori, ma abbastanza vigile da avvertire l'imminente arrivo di una particolare presenza se si fosse trovata nelle vicinanze.
- Bene, Togami Byakuya il super ultra ereditiere (snob) liceale sarà il primo! -




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*: esiste davvero!
  
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