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Autore: Shiida the BlackLightning    09/09/2008    0 recensioni
Victor, un ragazzo come tanti, trasportato da inaspettati eventi, si trova ad essere un nuovo studente in una scuola del nord circondata dal verde. Scoprirà ben presto che fra le mura del suo nuovo liceo si nascondono segreti antichi e più grandi di lui, ma soprattutto un gruppo di ragazze dalle sembiaze quesi divine con una strana passione per il macabro e le notti di luna piena. Il mondo che conosceva sarà cancellato e sotituito con uno nuovo: un mondo in cui Victor, un ragazzo come tanti, avrà un ruolo da protagonista in quello che si rivelerà essere il più grande scontro fra creature della notte e spiriti della foresta. Lasciate un commentino se vi piace!!! plz
Genere: Generale, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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FullMoon Crush

 

 

 

 

 

 

Prologo:

 

Il vento soffiava con una forza inaudita facendo tremare tutta la foresta. Gli alberi centenari si piegarono sotto la sua furia distruttiva, e gli animali che abitavano la selva scura cercarono rifugio prima della tempesta. Infatti il cielo terso del pomeriggio si oscurò di colpo diventando plumbeo e carico di nuvole nere. Eppure una folla di uomini e donne sembrava non temere l’imminente temporale e se ne stava immobile davanti ad una specie di grande macigno appuntito. Un grido quasi più simile ad un ruggito che ad un coro di voci umane si levò dalla folla quando un ombra comparve dal fitto della foresta fino alla cima del macigno. Uno uomo dalla carnagione scura, quasi bronzea con due cubetti di ghiaccio al posto degli occhi.

<< fratelli!! >> ruggì l’uomo portando le braccia verso il gruppo d’uomini e donne sotto di lui.

<< I tempi sono maturi, il nostro clan non è mai stato così numeroso e forte prima d’ora, nemmeno nella notte dei tempi in cui i miei antenati hanno messo piede su questa terra disabitata >>

Persino il vento ululava fiero portandosi per la foresta quelle parole.

<< Lo scontro è alle porte, e mentirei se dicessi che sono addolorato… perché il mio spirito mi supplica di combattere per la mia terra!! >>

<< Rafael !!!! >> lo chiamò la folla facendolo sorridere. L’uomo porse i palmi verso i suoi fratelli intanto che il vento arruffava i sui ricchi scuri. La camicia di seta color panna gli si aprì sul petto per via di un colpo di vento impetuoso. Il suo fisico scolpito come quello di una statua fece gemere qualche donna nella folla.

<< Fratelli !!! >> ruggì con tutto il fiato che aveva in corpo.

<< Questa notte lasciamo in disparte l’uomo o la donna, che sia il lupo a vincere!! >>

Grida e urla si spansero apparentemente confuse per tutta la selva, ma per loro quei latrati terrificanti erano la miglior musica del mondo. Uomini e donne si strapparono le vesti mentre la luna comparve maestosa sopra i loro capi.

<< Rafael >> lo chiamò una voce sottile alle sue spalle. Il moro si girò di scatto irritato per l’interruzione.

<< Cosa vuoi adesso? >> ruggì il capo branco facendo rabbrividire il giovane dietro di lui.

<< Tua moglie, mi dispiace tanto >>

Lo sguardo freddo dell’uomo si accese, i suoi occhi arsero fino a bruciarsi del tutto e a diventare neri come la notte. Mentre il clan si muoveva a velocità sorprendente per la foresta un grido disperato si levò dalla radura prima della battaglia che decise le loro sorti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo primo: Arrivo

 

 

<< Svegliati siamo arrivati >> mormorò una voce alle sue spalle. I suoi occhi erano ancora accecati dal chiarore del mattino per rendersi conto dove fosse di preciso. Si sporse appena sulla destra per vedere fuori dal finestrino e capì.

<< Muoviti Victor! >> lo chiamò bruscamente la medesima voce che l’aveva svegliato. Il ragazzo con il viso ancora contorto dell’irritazione si sollevò con non curanza dallo scomodo sedile dell’aereo e si spostò nello stretto corridoio. Arraffò il suo bagaglio a mano e senza togliersi gli auricolari dalle orecchie seguì la luce che illuminava il veicolo fino alla porta d’uscita.

L’hostess lo salutò con un sorriso, ma lui era troppo infuriato per risponderle con altrettanta cortesia quindi limitò il suo ringraziamento a un rapido e quasi impercettibile movimento del capo. Il suo tutore, un uomo sulla quarantina con i capelli quasi del tutto inesistenti continuava a sbraitare qualcosa, ma a lui non importava più di nulla ormai. Cira un mese fa gli era arrivata la splendida notizia dal suo adorato padre.

" O il militare o una scuola di prestigio a nord, lontano, forse non molto distante dall’ Alaska " aveva sentenziato il generale maggiore senza nemmeno chiedere con gentilezza. Aveva provato in tutti modi a convincere la madre, almeno con lei si poteva parlare. " Fa come dice tuo padre Vik, è per il tuo bene! " aveva detto senza nemmeno rivolgergli lo sguardo: lei, sempre troppo impegnata a rilasciare interviste alla stampa. Un’attrice di fiction, ecco cos’era sua madre, nulla di più. A Victor era rimasta solo la possibilità di scegliere l’opzione meno terribile. La prestigiosissima " High Emerald School ", continuava a rileggere senza sosta sul volantino che ancora stringeva nel pugno destro. Era la scelta meno turbolenta, pensò, visto che per quanto riguardava la massa fisica non era poi quello che si diceva un campione. Aveva una carnagione chiara, ma non troppo, una nella media diceva. I capelli castani tenuti corti e con un ciuffo della mezza frangia ribelle sulla fronte, come molti nella sua vecchia città. Già, oltre tutto aveva dovuto dire addio alla sua casa, alle sue amicizie e a Emily, la sua ragazza. Aveva lottato quasi tre anni solo per entrare nelle sue grazie ed ora che finalmente era diventata sua aveva dovuto dirle addio e rinunciare ai suoi sogni per quel puntino grigio circondato del verde. Era a dir poco infuriato e non riusciva minimamente a calmarsi: odiava questa nuova scuola, odiava suo padre ma soprattutto odiava Green Valley, la sua nuova casa.

<< Victor! >> urlò scocciato Fred, il suo tutore.

<< Vik… >> mormorò lui per l’ennesima volta. Odiava anche il suo nome, un nome antico come i dinosauri. Ancora si chiedeva perché i suoi non gli avessero dato un nome stupido e banale come si fa di solito.

Il sole era sorto da poche ore visto che le nuvole avevano ancora un colore che tendeva al rosa chiaro. Il paesaggio in compenso era del tutto banale: ogni cosa su cui i suoi occhi color nocciola si soffermavano era rivestito di verde. Lui, che non era mai andato in campeggio perché odiava il bosco ora si era ritrovato prigioniero in un posto ricoperto di natura. Per la prima volta da quando aveva saputo la notizia si sentiva veramente in trappola. Il suo istinto continuava a dirgli di scappare, fregarsene di quel tizio tutto muscoli che lo teneva d’occhio giorno e notte e fuggire lontano; anche a nuoto! Tutto gli sembrava meglio di questo, persino essere divorato da uno squalo. Mise con forza il piede giù dalla scala e lo posò sull’erba ancora bagnata. Quasi scivolò da solo ed imprecando mentalmente alzò ancora di più la musica già forte nei suoi orecchi. Fred era quasi irritato quanto lui quando insieme salirono sulla BMW scura lasciata a posta per loro all’uscita dell’aeroporto. Lancio letteralmente tutte le sue valige nel portabagagli e con altrettanta furia salì in macchina e si mise a guidare.

<< Vuoi abbassare quella roba Victor?? >> ordinò prima di accendere la radio. Il ragazzo sbuffò adirato, ma si tolse lo stesso le cuffie.

<< Che c’è Freddy, vuoi fare conversazione? >> lo stuzzicò il giovane ribelle.

<< E falla finita una buona volta, lo vuoi capire che fare le bizze non ti porterà magicamente a casa? >>

<< tentar non nuoce sai? >>

<< Ma a me da sui nervi il tuo continuo silenzio >>

<< benvenuto nel club >> lo apostrofò Victor con quel poco di sarcasmo che gli era rimasto.

<< davvero molto spiritoso ragazzo >> esclamò il tutore cercando di far sintonizzare il satellitare.

<< nemmeno questo coso sembra funzionare in questo dannatissimo posto!! >>

Il ragazzo è li-li per aprire la portiera e gettarsi sulla strada, meglio la morte che le continue lamentele di Fred. Voltò il capo verso il finestrino e si disgustò osservando il paesaggio sempre uguale.

<< Tieni la cartina, renditi utile! >> ordinò burbero il guidatore lanciandogli addosso quella che doveva essere una carta geografica della zona.

<< Credo sia più semplice trovare la città perduta di Atlantide >> mormorava fra se e se cercando di orientarsi in quella che sembrava più una mappa dei pirati che una cartina.

<< Alla prossima a destra credo.. >> sentenziò Victor poco convinto.

<< Allora a sinistra >> ribatté l’uomo seduto al suo fianco.

<< perché? >>

<< Perché la stai tenendo al contrario Victor >>

Maledetta Green Valley, e maledetta cartina. Riusciva sempre a fare la figura dell’imbecille con Fred. Stava sul serio ripensando alla possibilità di fare il militare, quando dal finestrino alla sua destra si materializzò quella che doveva essere la sua nuova scuola.

<< però… >> fu l’unica parola di Fred quando anche il suo sguardo si posò sull’immenso castello ad est. Era veramente una cosa enorme, e tutto quasi in perfetto stato, calcolando che doveva avere più di mille anni. Aveva letto su internet che era uno dei castelli più grandi rimasti accessibili in tutto il globo: una vera e propria meraviglia di monumento storico. Eppure nessuno lo conosceva, era rimasto nascosto fino ad oggi agli occhi del mondo, in silenzio; aspettando di essere ammirato come si doveva. Benché la struttura avesse la sua età, ogni cosa aveva sicuramente subito delle restaurazioni. I suoi occhi notarono due o tre parti del castello che avevano un colore più chiaro delle altre; per non parlare dei campi sportivi e della piscina coperta posizionati ad ovest del luogo. L’unica parte che non lo convinceva molto era l’ala a nord-est. Quella parte di castello era quasi stata interamente inghiottita dal bosco scuro che faceva da contorno spettrale alla scuola. La struttura era sicuramente la più antica ma anche la più resistente a parere suo: visto che non era stata minimamente ritoccata. Un brivido glaciale gli percorse la schiena quando per un secondo gli sembrò di notare una alone scuro sopra il confine della selva. Si stropicciò gli occhi chiari e scrutò di nuovo la foresta dal finestrino: ma dove prima sembrava essersi posata un’ombra ora risplendeva la luce del sole del mattino.

<< siamo arrivati, scendi ora >> lo incoraggiò Fred prima di scendere dalla macchina. Era ormai quasi estate eppure lui indossava un maglione invernale. Il caldo estivo che conosceva, in questa landa desolata di terra non esisteva: solo il freddo pungente dei ghiacci regnava come sovrano incontrastato sulla vallata. Si strinse il bagaglio a mano al petto e con il suo solito passo placido si avvicinò al portone d’entrata. Una vistosissima volta ad arco con degli stemmi argentei come decorazione. Una sola scritta risaltava brillante sulla cima dell’arco. L’ " Emerald " doveva essere una scuola davvero costosa visto che la scritta d’entrata era decorata appunto con degli smeraldi. Seguì il suo tutore fino a quella che doveva essere la segreteria principale della scuola. Una donna ormai over cinquanta con il viso allampanato e i capelli di un orrendo color prugna stava scarabocchiando su di un quaderno rilegato. Alzò di scatto lo sguardo, quando sentì le braccia muscolose di Fred posarsi sul bancone davanti a lei. S’irrigidì di scatto e modulo la sua voce al ruolo che ricopriva.

<< Buongiorno, come posso esserle utile? >>

<< Sono, o meglio il signor Thompson è qui come nuovo studente >>

La donna rivolse un’occhiata sfuggente a Victor per poi riportare le sue attenzioni sull’omone muscoloso che le stava di fronte.

<< Certo, il signor Thompson, il nuovo arrivato, il figlio del Generale Maggiore Thompson non è vero? >>

<< In persona >> borbottò ironicamente il ragazzo facendo roteare gli occhi. La segretaria lo fulminò con i suoi occhietti scuri e poi sorridendo ringraziò Fred per averlo accompagnato e lo rassicurò che da li in poi lo avrebbe accompagnato lei di persona. Aveva già capito che quella donnetta lo aveva preso di mira e sperava con tutto il cuore che il suo tutore rifiutasse quella cortesia e decidesse di accompagnarlo lui. Malgrado le sue preghiere mentali ciò non accadde e si ritrovo solo con tre valige in mano più quello zaino mezzo logoro, che era il suo bagaglio a mano, in un ascensore secolare con quella donna là.

<< La tua stanza è la 410, quarto piano in fondo a destra non puoi sbagliare disse mettendogli una chiave direttamente in tasca. Victor si sentì spingere dalle braccia ossute della segretaria fuori dell’ascensore e la vide sogghignare mentre pigiava il bottone per la discesa e scompariva dietro le porte di metallo. Lasciò cadere a terra tutto e diede un poderoso ed iracondo calcio contro lo sportello dell’ascensore sibilando non so quale insulto. Sbuffò e pestò i piedi, ma poi raccolse i suoi bagagli e li trascinò fino alla sua camera.

<< l’ultima ruota del carro, davvero entusiasmante >> disse sarcasticamente notando che la sua camera era effettivamente distante da tutte le altre e si trovava proprio sopra l’ala a nord-est del castello.

Gli ci volle qualche minuto per riuscire soltanto ad aprire la porta della camera; solo dopo uno spintone e un altro insulto lanciato verso il cielo riuscì finalmente ad entrare. La camera era più bella di come avesse pensato, era divisa in quattro zone: una sala comune, due camere ed un bagno molto ampio. Come da lui richiesto aveva avuto una camera singola dove poter restare solo: in fondo a sinistra. Mise due dei suoi bagagli nell’armadio di mogano che si trovava nell’angolo in basso a destra della sua stanza. Sulla parte opposta c’era un’ampia finestra che guardava sul bosco, mentre il letto si trovava sulla parte sinistra. Era molto grande, quasi a due piazze ed era rivestito di una coperta di velluto rosso. Due comodini scuri gli facevano da contorno: uno con sopra una lampada e l’altro libero. Di fianco all’armadio si trovava una scrivania decorata con intagli molto particolari ed una poltrona anch’essa rossa. Si sedette e scoppiò a ridere vedendo che al posto di un barattolo pieno di penne a sfera, sul piano da scrivere c’èra solo un'unica e rinseccolita piuma bianca affogata in un barattolino d’inchiostro nero.

<< davvero molto divertente papà.. >> riuscì a bofonchiare alzandosi dalla poltrona. Aprì la terza valigia sul letto e iniziò a sistemare la sua biancheria in uno dei cassettoni dell’armadio. Svuotò tutto con velocità e mise quello che aveva lasciato in un'unica valigia e la ripose sotto il letto. Infine Victor prese lo zaino e si dedicò al suo svuotamento con più calma e attenzione. Estrasse il suo lettore cd che fungeva anche da stereo, la sua collezione di cdrom illegali scaricati da internet e li posizionò nel primo cassetto del piccolo mobile alla sua destra. Riempì il secondo con un paio dei suoi libri preferiti e con qualche penna trovata sparsa nello zaino. Il terzo cassetto non riuscì ad aprirlo e quindi mise il resto della roba nel mobiletto alla sua sinistra. Prese un beauty da sopra il letto e si diresse verso il bagno, ossia alla stanza di fronte alla sua. A Victor sembrò quasi di sentire un brusio provenire da tale stanza ma non gli diede importanza e spalancò la porta. Una cascata d’acqua lo colpì in pieno bagnandolo da capo a piedi. Fortunatamente riuscì a chiudere la bocca prima che venisse travolto da quella che era una secchiata d’acqua sporca. Una risata grassa risuonò fra quelle quattro mura ma si spense poco dopo.

<< Scusa!! >> esclamò un ragazzo mingherlino avvicinandosi a lui.

<< mi dispiace veramente pensavo fosse un’altra persona!! Tu devi essere Victor vero?? Piacere io sono Michael e scusa ancora per la secchiata >>

disse impacciato il ragazzo davanti a lui portandosi una mano fra i capelli rossi.

<< Vik >> riuscì solo a rispondere prima guardarsi addosso.

<< sono il tuo compagno di stanza, mentre l’altro si chiama Kevin >>

<< Quello a cui sarebbe dovuta toccare la secchiata? >>

<< Esattamente >> rispose sorridendo Michael.

<< Bel modo avete qui a Green Valley di salutare i novizi.. >> si lamentò Vik sentendo l’acqua colare dai sui vestiti zuppi.

<< Oh, e questo è nulla… >> replicò il rossino porgendogli un asciugamano per pulirsi il viso.

<< Grazie, potrei farmi una doccia adesso?? >> chiese gentilmente senza esplicitare al nuovo e simpaticissimo compagno di stanza il fatto che ora come ora lo volesse solo fuori dai piedi.

<< Ma certo!! >> affermò quello uscendo dal bagno e chiudendo la porta alle sue spalle. Davvero un inizio fuori dal comune si ripeteva Victor spogliandosi; e chissà quali altre sorpresa aveva per lui Green Valley.

  
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