Care
lettrici,
sono
appena tornata dalla vacanza in montagna e vi posto il
capitolo che ho scritto in questa settimana. Vi saluto e vi ringrazio
per la
vostra pazienza.
Ci
vediamo al fondo. Vi consiglio di leggere attentamente il
capitolo. Ci sono molti dettagli buttati a caso qua e là che
potrebbero
aiutarvi, in un secondo momento, per trovare la soluzione a questo
grosso
casino.
Un abbraccio, A.
CAPITOLO 43
Come
un pesce fuor d’acqua, guardavo l’insieme di luci,
fiori e cascate d’acqua dal
finestrino della limousine che era venuta a prendere me, e il mio
accompagnatore, direttamente a casa per portarci a casa Volturi.
La
paura di sbagliare qualcosa o farmi prendere dalle emozioni negative
che mi
suscitava in generale tutta la famiglia Volturi, era tanta. Ma non
dovevo
abbattermi, come diceva mio padre dal giorno prima, in cui
l’avevo
riabbracciato, le cose si sarebbero sistemate.
“Ehi?
Sei pronta?”
Guardai
il mio accompagnatore rassegnata.
“Bella..
so che puoi farcela. Tutti insieme risolveremo questa situazione.. ma
dobbiamo
stare uniti! E tu devi essere forte! Visualizza bene nella tua mente il
momento
in cui tu ed Edward finalmente starete insieme!”
Sospirai
pesantemente, prima di afferrare la sua mano e uscire dalla limo.
Una
folla di fotografi era stipata all’ingresso e
cominciò a bersagliarci con i
flash delle macchine fotografiche. Li sentivo chiamare, o meglio,
urlare il mio
nome e quello di Jack.
Con
non poca fatica riuscimmo ad entrare nel cancello di quella che, solo
ad una
veloce occhiata, sembrava una villa dalle dimensioni inimmaginabili.
“Bella!”
Mi
girai tra la folla, ma non riuscii a capire da dove proveniva la voce
della mia
amica Carmen.
Continuai
a camminare per il vialetto, alcuni giornalisti disposti sul sagrado
del
vialetto mi fecero alcune domande a cui risposi educatamente, come il
pomeriggio precedente mi aveva spiegato una paziente Sue.
“Tu
sei una stella del calcio. Però sei sempre una ragazza, una
bella ragazza.
Nell’intervista del Vanity Fair avevi accennato ad un
fidanzato, ma ora ti vedo
accompagnata da Jacob Black. Quindi ti possiamo ritenere..
single?”
Oh
no. Non mi ero preparata a delle domande così personali. Che
avrei dovuto
rispondere?
Con
la coda dell’occhio notai Jack parlare con un altro
giornalista, a quanto
pareva non avevo proprio via di scampo: ero fregata.
“No,
non sono single..” dissi sorridendo. In fondo era la
verità, io ed Edward
eravamo ancora legati, anche se non ufficialmente. Ed ero sicura che,
appena le
cose si sarebbero messe a posto, saremmo potuti ritornare insieme.
“E
non possiamo proprio sapere chi è questo ragazzo?”
“No,
mi dispiace.”
Per
fortuna Jack tornò per salvarmi dalle sempre più
insistenti domande e,
finalmente, entrammo dentro alla villa. Ad attenderci sulla soglia
dell’enorme
salone c’era Aro Volturi.
Mi
strinsi ancora di più al braccio di Jacob.
Lui,
al mio fianco, capì il mio evidente disagio e
aumentò, anche se
impercettibilmente la stretta.
Avevo
paura di sbagliare o peggio, di tradirmi. Il mio nervosismo e il mio
odio erano
palpabili.
“Bella..
fai un bel respiro.” Sussurrò il mio amico al mio
orecchio.
Feci
come mi aveva detto e cercai il più possibile di
tranquillizzarmi. Potevo
farcela.
Lo
dovevo a tutti gli amici e famigliari che in quel periodo si erano
preoccupati
per me e si stavano adoperando per rimettere a posto i cocci della mia
vita e
della mia relazione con Edward.
“Signorina
Swan! E’ un piacere rivederla di persona..”
Con
un sorriso tutto miele strinsi la mano che Aro Volturi mi stava
porgendo.
Al
suo fianco c’era una donna, probabilmente la moglie, che, ad
occhio e croce,
doveva avere all’incirca due o tre anni più di me.
Aveva un bel vestito
arancione che ben si sposava con i suoi capelli biondi.
“Il
piacere è tutto mio, Signor Volturi.”
“Le
posso presentare il mio accompagnatore? Jacob Black.”
I
due di scambiarono la mano e qualche parola di circostanza.
“E
permettetemi di presentarvi mia moglie, Alexandra Volturi.”
Con
un sorriso afferrai la mano che mi stava porgendo la donna, nel suo
sguardo,
però, potevo benissimo notare come in quel momento volesse
essere da tutt’altra
parte, inoltre, quando stavamo per rompere la stretta di mano, scorsi
una
scintilla di fastidio nel suo sguardo.
Forse
stavo esagerando, la mia agitazione mi faceva vedere alcune cose che
neanche
esistevano.
Volturi
ci invitò al buffet e alla mischia di persone che
chiacchieravano e si
scambiavano convenevoli.
“Beh..
non è stato un completo disastro, no?”
Annuii
alle parole di Jack, mentre scrutavo tra la folla se vedevo qualcuna
delle mie
amiche.
“BELLA!”
Non
ebbi neanche il tempo di girarmi verso la fonte della voce, che due
braccia mi
strinsero a tenaglia: era Carmen.
“Bella!
Sono così contenta di vederti.. mamma mia! Quanto mi sei
mancata!”
Ricambiai
l’abbraccio della mia amica.
“Mi
sei mancata anche tu.”
In
un attimo altre braccia si unirono alle nostre e capii che Senna, Jane
e
Victoria ci avevano trovate.
“E
anche a noi ci sei mancata, brutta ragazzaccia.”
Quando
ci staccammo alcune persone intorno a noi ci stavano guardando
incuriosite.
Capivo
benissimo che non era da tutti i giorni vedere delle ragazze
abbracciarsi come
delle cozze in mezzo ad una sala piena di persone.
Una
volta staccataci, abbracciai anche Elazear.
“E
a me non mi saluti, Swan? Capisco di non essere simpatico, ma qui
dentro ad
occhio e croce sono il più bello, quindi..”
Guardai
sconvolta il ragazzo vicino ad Elazear, non ci potevo credere.
“James?”
Un
ragazzone biondo vestito con un completo blu mi osservava divertito.
Cavolo,
per due anni era stato il mio compagno di banco alle superiori
nonché mio
grandissimo amico e ora non riuscivo a pensare di vederlo in quel posto.
“Ma
scusa.. tu che ci fai qui?”
Con
un gran sorriso prese Victoria e l’attirò al suo
corpo.
“Omiodio!!!!
Voi state insieme? Da quanto?” chiesi sconvolta.
Davvero
non me lo sarei mai aspettato.
Erano
così diversi.
“Beh..
da un po’!” aggiunse Victoria con sguardo sognante.
Mentre
ancora a bocca aperta e incredula guardavo i due, mi sentii afferrare
il
braccio con una stretta gentile. Quando mi girai, trovai il sorriso
dolce di
Sue.
Il
vestito rosa pallido fasciava perfettamente il suo corpo, accentuando
il suo
bel decolleté e una generosa cascata di ricci incorniciava
il volto ancora
giovane.
“Tutto
bene, Bella?”
Annuii,
ricambiando il sorriso. Mi faceva molto piacere che si occupasse di me,
le avevo
sempre voluto un gran bene ed ero contenta che le cose tra lei e mio
padre
procedessero alla grande.
“Ciao
Sue!” la salutò Carmen, abbracciandola, lo stesso
fecero le altre mie quattro
amiche.
Spesso,
quando abitavo ancora a Seattle, erano state ospiti a casa mia e Sue,
che a
quel tempo era solo l’addetta stampa di mio padre, si fermava
a chiacchierare,
o meglio, spettegolare, con tutte noi nel grande salotto. Poi, era una
persona
così genuina e buona che non si poteva non amare.
“Ragazze..
i vostri vestiti sono davvero bellissimi!”
“Grazie..
anche se credo che stasera la più bella sia
Bella.” Disse gentilmente Jane.
“Già..
una gran gnocca.” Fece eco Victoria. Anche lei non era niente
male con il suo
vestito nero.
“Voi
avreste dovuto vedere quando Alice glielo ha consegnato tra le mani..
per poco
non è svenuta. Si sono urlate contro per un tempo
indefinito, fino a quando
Rose non è entrata dentro alla camera di Bella e per magia
hanno iniziato a
ridacchiare come delle quindicenni.”
Scossi
la testa, sentendo le parole di Jack, mi ricordavo benissimo quel
pomeriggio,
quando Alice aveva deciso di farmi vedere il vestito e gli accessori
che mia
madre aveva spedito direttamente da Jacksonville.
“Bellaaaa!!
Vieni, vieni! Non è
fantastico?”
Guardai
shoccata, per un tempo
che mi parve infinito il vestito di pizzo nero che Alice teneva in mano
come se
fosse una reliquia. Io avrei dovuto veramente indossare quel vestito?
Mia
madre si era bevuta il
cervello e Alice le stava dietro alla grande.
“Alice..
lo sai che io non
indosserò mai quel vestito, vero?”
La
mia migliore amica sbuffò
infastidita.
“E’
inutile che fai così. Io
non ho intenzione di mettermi un vestito così impegnativo.
Fine della storia.”
Vidi
Alice appoggiare con
grande attenzione sul mio letto il vestito, per poi girarsi e
fronteggiarmi a
braccia incrociate.
“Bella
TU non capisci niente.
Il vestito è perfetto.”
“No,
TU non capisci niente. Non
me ne frega niente che sia perfetto, ma io non lo metterei mai.
E’ troppo
succinto e provocante!”
“MA
CHE SUCCINTO! TI STAREBBE
DA DIO! SERVE PROPRIO AL NOSTRO SCOPO!”
“SCOPO?
QUALE SCOPO?”
Alzò
gli occhi al cielo,
avvicinandosi con far minaccioso. Ovviamente io non mi spostai di un
passo, se
voleva litigare ero dell’umore giusto per tenerle testa.
“BELLA
NON FARMI INCAZZARE!”
“NO,
ALICE.. NON FARMI
INCAZZARE TU! LO SAI BENISSIMO COME SONO FATTA, NON SONO IL TIPO CHE VA
IN GIRO
MEZZA NUDA!”
“MA
CHE MEZZA NUDA! TI RENDI
CONTO DI CIO’ CHE STAI DICENDO?”
“SI,
ME NE RENDO CONTO. LO SO
CHE VOI STATE FACENDO IL POSSIBILE PER AIUTARMI E VE NE SONO GRATA, MA
QUESTO
NON VUOL DIRE CHE IO FACCIO LA BELLA STATUINA E VOI MI PLASMATE A
VOSTRO
PIACIMENTO. MI DISPIACE MA QUEL VESTITO NON LO METTERO’
MAI!!!!”
Per
quanto mi sforzavo di non
urlare la mia voce continuava ad andare sempre più verso
l’alto.
Alice
mi guardò furiosa; stava
per ribattere quando mia sorella entrò in camera mia.
Dal
suo sguardo capii che anche
lei era piuttosto incazzata.
“ZITTE
TUTTE E DUE! ORA PARLO
IO!”
“Siete
due testone. Tu, Alice,
perché ti ostini a voler seguire uno schema che hai in
testa, senza cambiare
neanche di un briciolo. Mentre tu,” disse, puntando il dito
contro di me, “sei
partita a priori a dire che non lo metterai mai. Senza soffermarti a
guardarlo
meglio.”
Entrambe
abbassammo lo sguardo
colpevoli.
“Quindi
ora fatemi un grosso
favore: calmatevi. E tu Bella.. provo sto benedetto vestito!”
Stavo
per controbattere quando
una sua occhiata furiosa mi fece cambiare totalmente idea; con la coda
tra le
gambe mi tolsi ciò che indossavo e, con l’aiuto di
una silenziosa Alice, provai
il vestito.
“Oh
Bella! Ti sta benissimo!”
Mi
guardai nel grosso specchio
del mio armadio.
Alice
aveva ragione, mi stava
bene, perché fasciava il mio corpo, accentuando le mie curve
e poi, il “vedo
non vedo” del pizzo era davvero sexy.
I
miei pensieri corsero
immediatamente ad Edward. Chissà se lui avrebbe apprezzato
il vestito?
Sicuramente avrebbe protestato perché troppi ragazzi
avrebbero posato lo
sguardo su di me.
“Edward
impazzirebbe vedendoti
con questo vestito.” Disse Rose con un debole sorriso.
“Già..”
le feci eco triste, per
poi aggiungere: “Alice non si nota che sono senza reggiseno?
Non si potrebbe
allungare un po’ la parte sotto nera? Almeno di qualche
centimetro, mi sentirei
più a mio agio.”
La
mia amica mi passò un paio
di scarpe che infilai con non poca fatica, dati i tacchi alti e poi,
con un
sorriso cominciò a prendere le misure.
A
quanto pareva, grazie a Rose
avevamo trovato una quadra.
“Click”
Mi
girai verso mia sorella,
quando sentii il rumore della fotocamera del cellulare.
“Rosalie
che hai intenzione di
fare?”
“Gliela
invio ad Emmett!”
Emmett
uguale Edward.
“Non
credo che sia il caso..”
“Non
fare la guastafeste. Te
l’ho detto prima, impazzirà vedendoti
così! E non sarà il solo.. anche Caius
Volturi andrà fuori di testa.”
Ecco,
di male in peggio.
“Quello
era uno dei motivi per
cui non volevo indossare questo vestito, vorrei passare un
po’ inosservata se
fosse possibile.”
“Invece
no, Bella, con questo
vestito sarà impossibile non notarti, sarai la
più bella della festa. Se
vogliamo incastrare Volturi dobbiamo farlo agire..”
“Si,
ma la cimice come la
nascondiamo?”
“La
cimice non la indosserai
sabato sera, ma quando Caius ti chiederà di
uscire.”
Sospirai,
sperando con tutta me
stessa di riuscire a portare a termine il piano e di poter tornare,
finalmente,
insieme ad Edward.
Mi
guardavo intorno inquieta.
Ero
ancora nel grande salone di casa Volturi, mio padre mi aveva presentata
a
diverse persone e, dopo il discorso di Aro, eravamo state tutte
presentate
ufficialmente. Mi ero sentita un po’ in imbarazzo, ma per
fortuna i riflettori
mi avevano impedito di vedere la folla sotto di me, mentre sorridevo
come
un’ebete.
“Jack..
vado un attimo in bagno.”
Il
mio accompagnatore mi guardò un attimo in pensiero, sapeva
che forse qualcosa
non andava.
“Vuoi
che ti accompagno? Semmai andiamo un attimo in giardino a prendere un
po’
d’aria.”
“No,
tranquillo.. è tutto sotto controllo.”
Prima
andai nel bagno per aggiustarmi il trucco e poi, finalmente, uscii
nell’enorme
giardino sul retro, completamente illuminato. Si vedeva lontano un
miglio che
era ben curato, con aiuole, siepi e molti cespugli di rose di tutti i
colori,
pensai per un attimo a Jullian, ero sicura che quel giardino gli
sarebbe
veramente piaciuto.
Decisi
di mandargli un messaggio, probabilmente stava festeggiando con i miei
compagni
di squadra per la vittoria.
La festa procede bene. Per ora non ho ancora incontrato Caius Volturi, dubito perfino che ci sia.
Ora sono nel giardino che prendo un po’ d’aria. Dovresti vederlo, è stupendo! Tu, che fai?
Festeggi la
vittoria? Edward? Eddy?
Sospirai
pesantemente e mi appoggiai alla ringhiera, mentre vedevo girovagare
alcuni
invitati con flute di champagne in mano.
“Un
penny per i tuoi pensieri.”
Mi
girai di colpo, spaventata. Davanti a me c’era un uomo che
più o meno doveva
avere una trentina d’anni, aveva i capelli castano-biondi
corti e uno sguardo
così magnetico da far invidia a quello di un mago. Indossava
uno smoking nero,
con una sottile cravatta nera. Era bello e decisamente affascinante, ma
questi
piccoli dettagli non significavano nulla per me, perché lui
era Caius Volturi.
“Scusa..
non volevo spaventarti..” disse con una voce dolce che non
gli avrei mai
attribuito.
“Non
ti preoccupare.. io.. ero immersa nei miei pensieri e non ti ho
sentito..
arrivare.” Balbettai in imbarazzo, sicuramente arrossendo.
Proprio
in quel momento la mia parte emotiva doveva uscire e farmi fare la
figura
dell’imbranata?
Senza
farmi notare presi un grosso respiro e cercai il più
possibile di calmarmi.
“E
qui torniamo alla mia affermazione di poco prima. Un penny per i tuoi
pensieri.” Continuò sorridendo e avvicinandosi
pericolosamente a me. Era
davvero alto ed immaginai che sotto lo smoking ci fosse un fisico
niente male.
Mi
maledii per i miei pensieri del tutto inopportuni. Jack mi aveva fatto
bere
troppo champagne, provai a trovare una via di fuga dai suoi occhi
azzurri,
girandomi verso il giardino.
“Stavo
guardando il guardino, è veramente molto bello.”
“E
non l’hai visto ancora tutto.. c’è un
laghetto dietro a quella siepe, ti posso
accompagnare?”
Vagliai
un attimo le alternative. Se dovevo portare avanti il piano dovevo
assecondarlo
e soprattutto, far finta di non conoscerlo e, indubbiamente, ero sicura
che non
mi avrebbe fatto alcun male. Poi,
in
ogni caso avevo ancora il cellulare tra le mani.
“Ci
vieni spesso qui a casa Volturi?” chiesi muovendo il primo
passo in direzione
della stradina che poco prima mi aveva mostrato.
“Quando
capita..” ammise con un’alzata di spalle.
Se
non avessi saputo che infondo era uno stronzo, avrei anche potuto
scambiarlo
per un bravo ragazzo.
“Ti
ho vista prima sul palco..”
Scossi
la testa impercettibilmente, era impossibile non vedermi con quel
vestito.
“Anzi..
a dire il vero ti ho notata fin dall’inizio..”
Appunto.
“Immagino
che debba prendere quest’affermazione come una specie di
complimento. O no?”
Mi
stupii di quanto in realtà mi sentissi a mio agio in quel
momento, tanto da
riuscire a scherzare ed a.. flirtare?
Caius
ridacchiò mostrando i suoi denti bianchissimi.
“Si.
Lo ammetto. Sei molto bella..”
Arrossii,
ma inaspettatamente il mio cuore non perse neanche un colpo.
Per
un secondo la mia mente tornò alla prima volta in cui Edward
mi aveva detto che
ero bella, in quell’occasione per poco non ero andata in
autocombustione.
“Grazie..”
Camminammo
per qualche istante in silenzio, fino a quando arrivammo
nell’erba e io mi
bloccai, chiedendomi come cavolo avrei potuto proseguire.
“Se
vuoi ti prendo in braccio..”
Lo
guardo negli occhi, oltre ad una lieve luce maliziosa non scorsi niente
che
m’indicasse che lui era una brutta persona, come
più volte Phil, mio padre e
Jasper mi avevano raccontato.
Senza
dargli nessun segno di preavviso appoggiai la mia mano sul suo braccio
e
facendo attenzione a non perdere l’equilibrio, mi tolsi le
scarpe.
Quando
i miei piedi nudi toccarono l’erba fresca sospirai di
sollievo.
Con
la mano che fino ad un momento prima era appoggiata al suo braccio,
afferrai il
fondo del vestito e lo alzai per non rovinarlo.
I
suoi occhi curiosi non smisero per un solo istante di fissarmi.
“La
scorsa settimana mi sono infortunata la caviglia.. in teoria oltre a
non poter
giocare non potrei neanche mettere questi trampoli.” Dissi
per interrompere il
silenzio che stava diventando piuttosto pesante.
“Oh
mi dispiace. Quando tornerai ad allenarti?”
“Ufficialmente
giovedì.”
Mi
guardò di traverso con un sorriso.
“Però
lunedì sarò già in campo..”
ammisi sorridendo a mia volta.
“Bip. Bip.”
Biascicai
delle scuse e lessi sul monitor del cellulare il mittente del
messaggio:
Jullian.
Se per festeggiare intendi
far da balia a dei
bambini.. si, sto festeggiando. Eddy sta benissimo. Prima, sono passato
a casa
tua e mi ha graffiato, credo che stia covando lo stesso odio del suo
omonimo
bipede. Che, giusto in questo momento, mi sta fissando trucemente. Tua
sorella
e Alice hanno messo la diretta streaming della presentazione, non ti
dico..
delirio. Caius c’è. Hanno fatto vedere una sua
intervista in cui si
complimentava con le ragazze e, in cui lodava te. Sia per la tua
bellezza che
per la tua bravura. Fai una foto al giardino.
Omonimo
bipede. Solo a lui potevano venire in mente certe idee.
Sono insieme a Caius. Stiamo
facendo un giro nel
giardino.. non posso scrivere di più. Ti
racconterò il prima possibile. Saluta
tutti e non dire cazzate sul mio conto. Tu, mia sorella e Alice
insieme, siete
MOLTO pericolosi!!!
“E’
il tuo ragazzo?”
La
sua domanda mi riportò nel giardino di casa sua.
“No,
non è il mio ragazzo.”
“Scusa..
non volevo essere indiscreto..” continuò, forse
accorgendosi del mio sguardo
triste.
Ero
convinta che dopo quella sera avrei potuto benissimo venire candidata
per
l’Oscar.
“E’
solo un mio amico. Fa il giardiniere e mi ha chiesto di fargli una
foto, pensi
che i proprietari si arrabbiano se fotografo due cespugli di
rose?”
“No..
fai pure. Non credo che ad Aro importi qualcosa di questo giardino.
Sai.. mi
hanno detto che era la sua prima moglie ad occuparsene.”
Non
mi sfuggì il tono mesto e triste con cui
pronunciò le ultime parole.
“Ah
si? Beh ha fatto davvero un ottimo lavoro.” Dissi a disagio,
non sapendo bene
come prendere il suo repentino cambio d’umore.
Per
fortuna arrivammo davanti al laghetto.
Era
stupendo, mi sembrava quasi uno dei tanti dipinti di Monet sulle
ninfee,
inoltre, la luce delle torce creava un’atmosfera magica.
“Bello,
eh?”
Annuii
stupita, incapace di proferire parola, limitandomi a scattare due o tre
foto.
Jullian
sarebbe rimasto stregato.
“Vuoi
sederti un attimo, Isabella?” chiese indicando con la mano
una panchina a poca
distanza da noi.
Quando
sentii il mio nome pronunciato dalla sua voce, un brivido mi
attraversò la
spina dorsale. La cosa che mi faceva davvero strano era che in quel
momento non
avevo paura, mi sentivo a mio agio, pur sapendo che magari il
comportamento di
Caius era tutta finzione, non riuscivo a vederlo come il verme, stronzo
e
insensibile di cui Phil mi aveva parlato.
Mi
sembrava sincero.
“Mi
piacerebbe.. perché è veramente bellissimo questo
posto, ma non vorrei far preoccupare
Jack..”
Lui
sembrò sollevato. Perché?
Dopo
aver goduto di quella vista per pochi secondi, ritornammo sui nostri
passi.
“Prima
mi sono accorta che mi hai chiamata Isabella. Però io non
conosco il tuo
nome..” dissi per spezzare il silenzio che si era creato.
Ridacchiò
divertito.
“E
questo mi stupisce.. ci siamo già incontrati.”
“Davvero?”
Ero
perplessa. Come potevo averlo già incontrato?
“Si,
l’anno scorso alla premiazione delle Furie
Rosse…”
Oh.
“Non
ti preoccupare.. non mi ero neanche presentato all’ora. E
credo che tu non mi
abbia proprio visto, diciamo che ero un po’ in
disparte..”
Provai
per un attimo a ricordare quei momenti, ma la sua immagine non era
stata
assolutamente catturata dai miei occhi. Non avrei mai potuto
dimenticarlo.
Sinceramente,
era troppo bello.
“Quindi?
Continui a non dirmi il tuo nome..”
“Mi
chiamo Caius..”
Rimasi
in silenzio per qualche istante, prima di esclamare stupita:
“VOLTURI?”
Lui,
alzò le spalle, in un chiaro segno d’indifferenza.
“Tu
sei l’unico figlio di Aro Volturi, giusto?”
“Ognuno
ha una croce da portare..” sussurrò con un tono
mesto.
Che
cosa significava?
Io,
come tutti i miei famigliari, credevamo che padre e figlio fossero
molto
legati, l’uno con l’altro.
Qualcosa
non mi tornava.
Caius
sembrava così sincero..
“Tua
cugina viene a scuola con me..” mi lasciai sfuggire. Volevo
vedere più chiaro
nella faccenda.
“Tanya.
Una tale serpe..”
Lo
guardai stupita, davvero aveva usato il termine serpe per descrivere la
cugina?
Ma da che cavolo di parte stava?
“Non
guardarmi con quella faccia sconvolta. So bene che razza di persona
è mia
cugina e non ho nessun problema a dirlo, anche in sua presenza.. Spero
che con
te si comporti bene, almeno..”
Sicuramente
non passò inosservato il fatto che impiegai un istante di
troppo a rispondere.
“Beh..
non è una delle mie migliori amiche..”
Sospirò
scuotendo la testa.
“Fidati:
più le stai alla larga e meglio è.”
Su
questo punto non avevo dubbi.
“BELLAA!”
Entrambi
ci girammo di scatto verso la direzione da cui Jacob stava arrivando
tutto trafelato,
con un sguardo molto preoccupato.
“Sono
qui, Jack!”
Appena
fu davanti a me, mi abbracciò.
“Ero
così preoccupato.. è mezz’ora che ti
cerco. Pensavo fossi andata in bagno e
invece non c’eri..”
“Scusa
Jack.. Alla fine ho deciso di prendere una boccata d’aria di
qualche minuto.
Poi, ho incontrato Caius e il tempo mi è sfuggito di
mano.”
Gli
occhi indagatori del mio migliore amico passarono da me, a Caius, alle
scarpe
che tenevo in mano.
L’aria
cominciava a farsi molto, molto tesa.
“Che
stupida.. Jacob lascia che ti presenti Caius Volturi, Caius, lui
è Jacob
Black.”
I
due si strinsero la mano con un sorriso di circostanza.
“Possiamo
tornare dentro, Bella?”
Rimasi
un attimo indecisa sul da farsi, se prendere il braccio di Jack,
salutare Caius
frettolosamente e rientrare nel salone brulicante di gente, oppure se
congedare
Jack e parlare ancora qualche istante con Caius.
Alla
fine mi decisi.
“Jack
inizia ad andare.. ti raggiungo subito.”
Il
mio amico mi guardò scettico, prima di salutare ancora una
volta Caius e
camminare verso le vetrate.
“Non
credo di andar molto a genio al tuo accompagnatore..”
“Oh
no, no. Lui è solo molto protettivo nei miei
confronti.”
“Anche
io sarei protettivo se avessi un’amica o una sorella come
te..”
Arrossii,
immaginando il significato secondario di quelle parole.
“Volevo
ringraziarti, per avermi mostrato il giardino di casa tua e per avermi
fatto
compagnia..”
“E’
stato un piacere, Isabella. Posso chiederti..”
tergiversò un attimo, prima di
continuare. Sembrava quasi in imbarazzo, “il tuo.. numero di
cellulare?”
“S..
si. Certo.”
Gli
dettai il numero cercando il più possibile di non far
tremare la voce.
Una
volta finito, rimanemmo per un attimo a guardarci negli occhi e mi
ritrovai a
pensare che non poteva essere la persona orribile di cui mi avevano
parlato.
Questo
Caius sembrava buono, disponibile, genuino.. non poteva essere un verme.
Il
dilemma che mi scuoteva le viscere era: come ci saremmo salutati?
Una
stretta di mano? Troppo formale.
Un
abbraccio o una bacio sulla guancia? Troppo informale.
Alla
fine, per fortuna, decise lui, avvicinandosi al mio volto e scoccandomi
due
baci sulla guancia.
“Quando
parti per tornare a Forks?” chiese curioso.
“Domani
pomeriggio, penso.. domani mattina ho promesso alle mie amiche che
sarei uscita
con loro..”
Mi
sorrise contento.
“Beh..
vorrà dire che magari un giorno o l’altro
verrò a trovarti fino a Forks.”
Annuii
sorridendogli a mia volta.
“Certo,
mi farebbe molto piacere..”
E
non era del tutto falsa quell’affermazione.
“Ciao..”
sussurrai girandomi per raggiungere la porta finestra più
vicina.
Dopo
qualche passo mi sentii chiamare, mi voltai, sorrideva con una strana
luce
negli occhi.
“Forse
prima di entrare dovresti metterti le scarpe!”
Guardai
le scarpe che ancora tenevo nella mano sinistra. Mi ero completamente
dimenticata
di essere ancora scalza.
Scoppiai
a ridere, seguita a ruota da lui.
Una
volta indossate, lo salutai con la mano, balbettando qualcosa che alle
mie
orecchie parve piuttosto indefinito, non osai immaginare alle sue, di
orecchie.
Lui,
continuando a sorridere ricambiò il mio saluto, prima di
girarsi e proseguire
verso un punto indistinto del giardino.
Ero
confusa, molto confusa, ma di due cose ero del tutto convinta, o Caius
Volturi
sapeva fingere molto bene, oppure era quasi del tutto
all’oscuro dei piani del
padre.
“Dimmi
che cavolo ti è passato nel cervello? Tu e Caius da soli?
Per poco non ho preso
un infarto.”
Scossi
la testa, Jacob stava esagerando.
“Caius
non è la persona che tutti credevamo che fosse. Si
è dimostrato gentile,
educato e simpatico. Credo che sia quasi all’oscuro di
tutto.”
Questa
volta fu la volta di Jack a scuotere la testa.
“Stai
scherzando Bella?”
“No.”
Risposi decisa.
“Io
invece credo proprio di si.. Da quando in qua si fa amicizia con il
nemico?”
Sbuffai
contrariata.
“Jacob
ti dico che lui sa poco niente. Aveva uno sguardo che.. non so
spiegarti, ma
posso dirti con certezza che forse ci stiamo sbagliando sul suo conto.
Voglio
saperne di più.”
“E
con questo hai intenzione di uscirci insieme?”
Non
risposi alla sua domanda.
“Oh!
Andiamo! Sei impazzita?”
Trassi
in profondo respiro, non volevo arrabbiarmi con Jack, però
non capivo tutta la
sua agitazione immotivata. La mano sul fuoco non la si metteva mai per
nessuno,
però qualcosa d’indefinito del mio subconscio mi
diceva di fidarmi del mio
giudizio e di rivalutare completamente Caius.
“Jack..”
provai, parlando con tutta la calma a mia disposizione,
“fammi spiegare per
filo e per segno che cosa è successo e cosa ci siamo detti,
poi valuterai tu
stesso.”
Mi
guardò negli occhi per alcuni istanti seriamente, fino a
quando non mi sorrise,
lasciandomi un lieve bacio sulla guancia.
“Hai
ragione Bella. Scusa.. mi sono fatto prendere dall’ansia. Mi
fido di te e so
che non sei una ragazzina stupida.. arriviamo a casa, attacchiamo skype
e
racconti a tutti ciò che è successo
stasera.”
Strinsi
la sua mano ringraziandolo con lo sguardo.
“QUESTA
NON CI VOLEVA!” sbottò Alice alla fine del mio
racconto.
Dall’altra
parte del computer, quasi come se fossimo in una conferenza online,
c’erano
Alice, Jasper, Jullian e Rosalie.
“Io
mi fido dell’istinto di Bella.. se dice che lui non
è pericoloso..” disse la
mia gemella, guardandomi con un sorriso.
Gli
unici che non si erano ancora arrischiati a dire nulla erano i due
uomini.
“Non
so.. forse dovremmo..” stava dicendo Jasper, quando il mio
cellulare suonò per
l’arrivo di un messaggio.
Con
il cuore in gola lo afferrai, sentivo tutti gli occhi puntati sui miei
gesti e
sulla mia possibile razione. Tutti potevamo benissimo immaginare chi
fosse. E
infatti..
Grazie per la bella
chiacchierata. Buonanotte,
Caius.
“Tutto
qui?”
“Beh..
magari non è uno di tante parole.” disse Alice. La
vedevo chiaramente
concentrata, sicuramente la sua mente stava già pensando ad
un qualsiasi piano
strampalato.
“Bella..”
chiamò mio fratello, guardandomi attentamente dalla webcam,
“mi fido del tuo
giudizio. Se dici che Caius non è pericoloso, ti credo.
Però questo non
significa che sia entusiasta di saperti da sola con lui. Molte cose non
mi
tornano. Perché Phil che l’ha già
conosciuto dice che è un verme, mentre tu
ribadisci il contrario?”
“Indubbiamente
dobbiamo fare in modo di vederci più chiaro, su tutti i
fronti. E per quanto,
neanche a me, l’idea che Bella possa rimanere da sola con lui
non mi vada
proprio a genio, mi trovo costretto a dire che deve uscirci
insieme.” continuò
Jullian.
Tutti
sospirammo all’unisono.
Erano
le tre di notte e noi facevamo ancora supposizione di ogni sorta.
Poi,
ovviamente, la vera mente di tutta – l’Operazione
Volturi Abbattuto – parlò.
“Bene.
Ho un piano.. o meglio, una revisione del precedente.”
“Tirando
le somme avete ragione: tutti siamo preoccupati all’idea che
Bella esca da sola
con Caius, ma, allo stesso tempo se non lo facesse, non potremmo
scoprire che
cosa ci nasconde e se è un attore di Hollywood o un vera e
propria persona non
succube del padre. Dobbiamo sperare nella seconda, perché se
fosse davvero
così, beh.. avremmo un alleato in più per
sconfiggere Aro.”
Tutti
pendevamo dalle labbra di Alice, d’altronde non potevamo che
condividere le sue
parole.
“Quindi,
ora ascoltatemi bene! Jasper, domani mattina chiameremo Phil e tua
madre e
racconteremo loro che cosa è successo. Tu,” disse,
indicando Rosalie,
“continuerai a tener sottocontrollo Edward. Domani
c’è la giornata di Primavera
e sarà festa.. quindi sarà il caso che Tanya stia
alla larga da lui. Jacob
devi trovare
informazioni su Aro, la
prima moglie e la moglie attuale, Alexandra. Racconta a Charlie la
situazione e
vedi di farti dare tutto ciò che ha trovato. Non
è un bene che lui svolga la
sua indagine da solo.. dobbiamo cooperare come una squadra.
Invierò anche la
nonna a parlare con Esme, in modo da essere tutti aggiornati
costantemente.
Tu,” continuò toccando su un braccio Jullian,
“so che domani sarai impegnato
con la decorazione dei vari carri, della cittadina e del salone dove si
terrà
la cena, però dovrai continuare a fare quello che stai
facendo.”
“E
cosa sta facendo?” chiesi titubante.
“Bella
non mi distrarre, altrimenti perdo il
filo del discorso.” Comandò subito Alice senza
lasciarmi alcun motivo di
replica.
“Riguardo
a te,” continuò imperiosa, “rispondi
immediatamente a Caius scrivendogli
qualunque cosa tu voglia. Poi, domani mattina esci pure con le tue
amiche. Il
resto, verrà da se..”
Rivedemmo
le ultime cose, prima di salutarci per andare a dormire.
Mentre
ero sotto le coperte, esausta, dopo una serata ricca di eventi
più o meno
felici, cercai le parole adatte da scrivere a Caius. Ma, alla fine,
come
sempre, mi lasciai trasportare dal mio istinto.
Grazie a te. Sono stata
davvero bene. Notte,
Bella
Ero
seduta nei tavoli esterni dello Starbucks del Pike Place Center, a
Downtown.
Stavo
aspettando Jack, la mattina, quando l’avevo salutato per
uscire con le mie
amiche, mi aveva assicurato che sarebbe passato a prendermi alle tre in
punto
per raggiungere Forks in tempo per la cena e la festa.
Provai
a chiamarlo per l’ennesima volta, ma non rispose, decisi
anche di lasciargli un
messaggio minatorio sulla segreteria. Sapevo che doveva parlare a
quattr’occhi
con mio padre e aspettare ordini di Alice, ma non credevo che ci
volesse tutto
quel tempo.
La
cosa mi puzzava un po’ di bruciato.
Sospirai
frustrata e continuai a girare la cannuccia nel mio cappuccino.
Per
essere a Seattle, faceva abbastanza caldo, tanto che mi ero concessa un
paio di
jeans, una camicetta beige con un giacchino di pizzo dello stesso
coloro e le
mie amate Converse fucsia.
Con
le ragazze mi ero davvero divertita e per alcune ore ero riuscita a non
pensare
agli avvenimenti degli ultimi mesi. Victoria, come suo solito aveva
mantenuto
alto il livello di allegria all’interno del gruppo.
Addirittura eravamo
riuscite a sapere qualche aneddoto particolare riguardo alla sua vita
amorosa
con James; stavano bene insieme e vedevo lei veramente felice.
Loro
erano state fantastiche, perché avevano evitato di farmi
domande su Edward e
sulla nostra chiusura. Avevo veramente apprezzato la loro premura.
“Se
giri ancora un po’ quella cannuccia.. credo che il bicchiere
si possa bucare..”
Allarmata
guardai alle mie spalle e per poco il mio cuore smise di battere.
Davanti
a me, in tutto il suo splendore, in jeans e giubbotto di pelle,
c’era Caius.
“Scusa..
ti ho di nuovo spaventata. Ma, quando ti ho vista, dall’altra
parte della
strada non ho saputo resistere..”
Ancora
incantata, provai a tirare fuori il mio miglior sorriso, invitandolo a
sedersi.
“Che
ci fai da queste parti?” chiesi incuriosita.
Lui
ridacchiò divertito, prima di alzare la mano e richiamare il
cameriere che
passava lì di fianco.
“Si,
signore?”
“Un
caffè, grazie.”
Quando
il cameriere si allontanò, finalmente rispose alla mia
domanda.
“Un
mio amico ha un ristorante qui vicino e spesso vado a mangiare da lui
la
domenica..”
Dopo
quella risposta, nella mia mente si creò la tremenda
supposizione che non a
caso Jacob mi aveva ordinato di aspettarlo in quel bar.
A
questo, forse, era anche dovuto il suo ritardo.
“E
tu? Che ci fai qui, tutta sola?”
Il
cameriere arrivò e posò il caffè
davanti a Caius.
“Aspetto
Jacob che mi passi a prendere per tornare a Forks. Oggi
c’è la festa di
Primavera e mi piacerebbe almeno arrivare per la cena.”
“Capisco.
Ti sei divertita con le tue amiche?”
Annuii
alla sua domanda, sorpresa del fatto che si fosse ricordato di
ciò che gli
avevo detto la sera precedente.
Stavo
per aggiungere altro, quando il mio cellulare cominciò a
suonare: era Jacob.
“Scusa,
devo rispondere.”
Lui
mi sorrise comprensivo e cominciò a sorseggiare il suo
caffè.
“Jack
lo sai che sei in ritardo, vero?” dissi subito arrabbiata.
“Lo
so Bella.. ma ci sono stati degli imprevisti. Alice ha stravolto le
carte..”
“Imprevisti?”
ripetei atona, sicura che non mi sarebbe per nulla piaciuto che cosa
stava per
dirmi.
“Bella..
non farti fregare dalla voce e rispondi senza essere scoperta.. sei con
Caius,
vero?”
Rimasi
in silenzio un attimo. Allora ci avevo visto giusto, era stato tutto
premeditato.
Da
Alice, dovevo aspettarmelo.
“Si.
Jack? Lo sai che mi potrei incazzare, vero?”
Appena
le parole uscirono dalla bocca mi morsi subito le labbra, guardando di
sottecchi
Caius che stava sorridendo divertito.
“NON
ti incazzare. E’ stata un’idea di Alice.. anzi no,
un po’ di tutti. Senti, Phil
e tua madre tra un’ora prenderanno un aereo.. in serata
arriveranno a Seattle.
Io li aspetto qui. Tu lo sai che cosa dovresti fare? Cercarti un
passaggio.”
Mentre
parlava nella mia mente riuscivo benissimo ad immaginare che cosa Alice
sperava
che accadesse. Per un istante pensai ad Edward e solo grazie al suo
pensiero
riuscii a rilassarmi e a fingere un dispiacere che in quel momento non
possedevo. Ero troppo arrabbiata.
“Jack
ma come faccio? Lo sai che non posso ancora guidare per tante ore
perché mi fa
male la caviglia..” sbuffai.
“Se
non te la senti di fare il viaggio da sola con lui prendi un taxi. Te
lo pago
io.”
Era
dolce, il suo prendersi cura di me, nonostante gli ordini di Alice.
“Eh
no. Se prendo i servizi pubblici non arriverò mai in tempo
per la festa, domani
ho anche scuola..”
Scossi
la testa un po’ disperata.
Alla
fine di tutto quel casino, come minimo mi sarei meritata un Premio
Oscar.
“Vabbè
dai.. semmai mi faccio portare domani mattina presto
dall’autista di papà. Non
ti preoccupare. Avviso poi solo Jasper di giustificarmi a scuola..
avevo il
compito di biologia.”
“Bella,
fai attenzione. Qualunque cosa chiamami. Ti voglio bene.”
“Anch’io,
ciao.”
Buttai
il telefono sul tavolo e sospirai tristemente.
In
ogni caso, non ci voleva proprio.
“Tutto
bene?”
Guardai
Caius in viso, sembrava davvero preoccupato.
“No.
Sono rimasta a piedi.” Risposi imbronciata come una bambina
di tre anni.
“Posso
aiutarti in qualche modo? Sai.. ho una patente, io.”
“Oh,
no.. Non potrei mai chiederti una cosa del genere!”
Anche
se stavo fingendo, mi sentivo davvero in imbarazzo.
Mannaggia
ad Alice e alle sue idee strampalate.
“Isabella
lo farei davvero volentieri!”
Scossi
la testa, questa volta senza più fingere. In un attimo, il
pensiero di rimanere
cinque ore o più in una macchina da sola con lui, aveva
portato via tutta la
mia sicurezza.
“No..
Ci conosciamo solo da ieri sera.. non voglio approfittare della tua
gentilezza.
Non importa.. Posso farmi accompagnare domani mattina
dall’autista di mio
padre, oppure posso sempre prendere i mezzi. Mi ricordo che ce
n’è un bus che
parte alle sei.”
Scosse
la testa, guardandomi intensamente.
“Non
se ne parla neppure. E’ vero, ci conosciamo da poco, ma
questo non significa
che io non possa aiutarti.”
“E
poi come faresti a tornare indietro? Una
volta arrivati a Forks sarebbe sera inoltrata. No, non posso chiederti
una cosa
del genere.”
Afferrò
la mia mano da sopra il tavolo.
“Dai!”
disse solamente, guardandomi con uno sguardo dolcissimo.
Tergiversai
un attimo, indecisa sul da farse. Dovevo farmi pregare ancora oppure
bastava?
“Ok..”
Lo
vidi sorridere a trentadue denti.
“Ad
una condizione.”
“Sentiamo..”
disse curioso.
“Non
ritorni subito indietro. Puoi fermarti a dormire da me, abbiamo molte
stanze
per gli ospiti.”
Mentre
vedevo scorrere il paesaggio fuori dal finestrino mi continuavo a
ripetere che
ero stata un po’ stupida ed avventata ad invitare Caius a
dormire a casa mia.
Per
fortuna, lui aveva detto di non preoccuparmi, che sarebbe andato a
dormire a
casa degli zii e della cugina Tanya. Alla smorfia che avevo
involontariamente
fatto quando aveva pronunciato il nome della cugina, era scoppiato a
ridere e
mi aveva assicurato che non erano mai andati d’accordo. In
più, non capiva come
i genitori facessero a sopportarla.
Una
volta pagato il conto mi aveva accompagnata fino a casa mia e,
gentilmente, mi
aveva aspettato mentre prendevo i miei bagagli.
Jacob
era in camera mia, c’eravamo scambiati qualche parola
bisbigliata ed un
abbraccio.
Quando
ero ritornata in salone, avevo trovato mio padre e Caius impegnati in
una
conversazione riguardante il calcio. Avevo saluto e abbracciato Charlie
e il
mio – nuovo – amico aveva insistito
affinchè non portassi il borsone così
pesante.
Una
volta raggiunta la strada, avevamo preso un taxi ed eravamo andati a
recuperare
nel posteggio custodito, dove l’aveva lasciata, quella che
immaginai essere una
delle sue tante automobili: una fiammante Mercedes nera.
Per
spezzare il silenzio che si era creato e, soprattutto, per togliermi
dall’imbarazzo, gli avevo raccontato che quello non era il
primo salvataggio
che avevo ricevuto.
Quando
gli avevo detto che mi ero fatta quasi cinque chilometri a piedi, era
scoppiato
a ridere ed ad una mia occhiataccia aveva cercato il più
possibile di
ricomporsi.
Poi,
mi aveva telefonato quasi tutta la mia famiglia: mio fratello, mia
nonna, Alice
e Rose. Jullian mi aveva mandato solo un messaggio, sapevo che era
impegnato
nei preparativi e non l’avevo disturbato con inutili paranoie.
Caius
aveva ricevuto solo una telefonata al quale aveva risposto a
monosillabi per
poi chiudere in fretta la conversazione. Mi ero incuriosita moltissimo,
ma, non
avevo fatto alcun accenno.
Gli
avevo raccontato qualcosina sulla mia famiglia, non entrando troppo
nello
specifico e lui mi aveva raccontato i viaggi che aveva fatto e i posti
che
aveva visitato fino a quel momento.
“Allora..
questo Jullian.. è il tuo ragazzo?” chiese,
riportandomi alla realtà.
Lo
guardai per un attimo con il sopracciglio alzato.
Fuori
dal finestrino cominciava a diventare buio.
“No..
non è il mio ragazzo.”
“Allora
chi è il tuo ragazzo? Stasera me lo farai vedere?”
Solo
in quel momento, mi resi conto che io e Caius saremmo andati alla
festa, quindi
Edward ci avrebbe sicuramente visti. Era un problema a cui non avevo
pensato,
però, sicuramente, Alice sarebbe riuscita a trovare un
rimedio.
Scossi
la testa, ma poi preferii rispondere.
“E
tu non ce l’hai una ragazza?” chiesi, girandomi
completamente nella sua
direzione.
“Non
si risponde ad una domanda, con un’altra
domanda.”
Alzai
gli occhi al cielo.
Se
volevo scoprire un po’ di più su di lui, dovevo a
mia volta confessare qualcosa
sul mio conto.
“Non
ce l’ho più un ragazzo. Mi ha mollata senza un
benché minimo motivo,
spezzandomi il cuore. Stasera lo vedrai, presumo..”
Rimase
un attimo in silenzio.
“Anche
io non ho una ragazza e ho il cuore spezzato.”
Non
sapevo se credergli o meno, ma quando vidi i suoi occhi, capii che un
fondo di
verità c’era e m’incuriosii ancora di
più.
“Come
si chiamava?”
“Alexander”
Rimasi
per un attimo sconvolta. Lui.. gay?
Quando
lo vidi scoppiare a ridere capii che mi stava prendendo in giro.
Gli
tirai uno scappellotto sul braccio, per poi unirmi alle sue risate.
“Si
chiamava Nina. Adesso ha sposato uno stronzo.”
Afferrai
il suo braccio, cercando di consolarlo, non era per niente una bella
cosa.
Accennò
un sorriso, però potevo vedere chiaramente i suoi occhi
tristi.
A
questo punto o era una sfida tra di noi a chi fingeva meglio, oppure
una sfida
a chi diceva di più la verità. In entrambi i casi
stavo perdendo miseramente.
“E
il tuo lui, come si chiama?”
“Edward.”
Presa
da non so quale istinto, cominciai a raccontargli qualche aneddoto
della storia
tra me ed Edward, finendo a spiegare il modo in cui apparentemente mi
aveva
lasciata.
Alla
fine del mio racconto, non parlammo per un po’, fino a quando
i fari della
macchina non illuminarono la scritta – Forks -.
Sospirai
per scacciare la tensione, cercando di non farmi vedere da lui.
Sarebbe
stata una lunghissima serata.
Festa:
http://www.polyvore.com/cgi/set?id=129366339&.locale=it
Pomeriggio:
http://www.polyvore.com/senza_titolo_64/set?id=66376098
-
L’angolo di Nihal –
Piaciuto
il capitolo? Forse un po’ lungo, ma decisamente
intenso.
Bella
ha conosciuto (direi finalmente), Caius Volturi.
So
benissimo che nel film viene interpretato da Jamie
Campbell-Bower (che tra l’altro è un gran bel
figliolo), però nel mio caso
avevo bisogno, nella descrizione del personaggio, di attenermi a
qualcuno più
maturo. E per questo, che mi sono ispirata a Stephen Amell –
per chi non lo
conoscesse è l’attore di Arrow.
Che
cosa ne pensate di lui? Non di Stephen, ma di Caius, anche
voi come Bella credete che non sia il verme stronzo senza cuore? Io ho
un’idea
ben chiara di lui, ma, per ovvie ragioni, non posso svelare
assolutamente
niente.
Aro
Volturi e la moglie Alexandra, più giovane di lui e.. e?
Boh.
Sono
veramente molto curiosa di sapere il vostro pensiero. A
dire il vero ne ho bisogno, perché devo capire se mi
ucciderete o meno quando
concluderò la storia.
Giusto
per sapere se comprare un biglietto di sola andata per
l’Australia
o meno.
Vi
annuncio che nel prossimo capitolo ci sarà un bel POV
EDWARD,
così, oltre a scassarci un po’ dal ridere per i
siparietti di Rose, Jullian ed
Alice, scopriremo anche che effetto avrà su Edward,
l’arrivo alla festa di
primavera di Bella con Caius.
Farà
caldo. Poco, ma sicuro.
Vi
mando un grossissimo bacione e vi saluto.
Grazie
per
il vostro sostegno, senza,
sarei persa.
Aspetto
sulle spine tutti i vostri pensieri e le vostre domande.
Anna