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Autore: Nihal93    02/08/2014    7 recensioni
Isabella e Rosalie sono due sorelle gemelle che si trasferiscono a Forks per l'ultimo anno di liceo.
Lì si faranno nuovi amici e chissà.. magari anche nuovi amori.
Tratto dal CAPITOLO 10:
"Tu alla mia festa non sei venuta, mentre io alla tua si.. ti potresti far perdonare con un’uscita a cena o al cinema.. "
E bravo gemellino che si portava avanti con il lavoro, mi aveva appena chiesto di uscire? O ero in un bellissimo sogno.
Annusai il suo profumo buonissimo, era fruttato ma non molto forte, sapeva di uomo, di lui..
"Magari.."
Spero di avervi incuriosito.. passate a trovarmi e mi raccomando: lasciate un segno del vostro passaggio!
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Care lettrici,

sono appena tornata dalla vacanza in montagna e vi posto il capitolo che ho scritto in questa settimana. Vi saluto e vi ringrazio per la vostra pazienza.

Ci vediamo al fondo. Vi consiglio di leggere attentamente il capitolo. Ci sono molti dettagli buttati a caso qua e là che potrebbero aiutarvi, in un secondo momento, per trovare la soluzione a questo grosso casino.

Un abbraccio, A.

 

 

 

CAPITOLO 43

Come un pesce fuor d’acqua, guardavo l’insieme di luci, fiori e cascate d’acqua dal finestrino della limousine che era venuta a prendere me, e il mio accompagnatore, direttamente a casa per portarci a casa Volturi.

La paura di sbagliare qualcosa o farmi prendere dalle emozioni negative che mi suscitava in generale tutta la famiglia Volturi, era tanta. Ma non dovevo abbattermi, come diceva mio padre dal giorno prima, in cui l’avevo riabbracciato, le cose si sarebbero sistemate.

“Ehi? Sei pronta?”

Guardai il mio accompagnatore rassegnata.

“Bella.. so che puoi farcela. Tutti insieme risolveremo questa situazione.. ma dobbiamo stare uniti! E tu devi essere forte! Visualizza bene nella tua mente il momento in cui tu ed Edward finalmente starete insieme!”

Sospirai pesantemente, prima di afferrare la sua mano e uscire dalla limo.

Una folla di fotografi era stipata all’ingresso e cominciò a bersagliarci con i flash delle macchine fotografiche. Li sentivo chiamare, o meglio, urlare il mio nome e quello di Jack.

Con non poca fatica riuscimmo ad entrare nel cancello di quella che, solo ad una veloce occhiata, sembrava una villa dalle dimensioni inimmaginabili.

“Bella!”

Mi girai tra la folla, ma non riuscii a capire da dove proveniva la voce della mia amica Carmen.

Continuai a camminare per il vialetto, alcuni giornalisti disposti sul sagrado del vialetto mi fecero alcune domande a cui risposi educatamente, come il pomeriggio precedente mi aveva spiegato una paziente Sue.

“Tu sei una stella del calcio. Però sei sempre una ragazza, una bella ragazza. Nell’intervista del Vanity Fair avevi accennato ad un fidanzato, ma ora ti vedo accompagnata da Jacob Black. Quindi ti possiamo ritenere.. single?”

Oh no. Non mi ero preparata a delle domande così personali. Che avrei dovuto rispondere?

Con la coda dell’occhio notai Jack parlare con un altro giornalista, a quanto pareva non avevo proprio via di scampo: ero fregata.

“No, non sono single..” dissi sorridendo. In fondo era la verità, io ed Edward eravamo ancora legati, anche se non ufficialmente. Ed ero sicura che, appena le cose si sarebbero messe a posto, saremmo potuti ritornare insieme.

“E non possiamo proprio sapere chi è questo ragazzo?”

“No, mi dispiace.”

Per fortuna Jack tornò per salvarmi dalle sempre più insistenti domande e, finalmente, entrammo dentro alla villa. Ad attenderci sulla soglia dell’enorme salone c’era Aro Volturi.

Mi strinsi ancora di più al braccio di Jacob.

Lui, al mio fianco, capì il mio evidente disagio e aumentò, anche se impercettibilmente la stretta.

Avevo paura di sbagliare o peggio, di tradirmi. Il mio nervosismo e il mio odio erano palpabili.

“Bella.. fai un bel respiro.” Sussurrò il mio amico al mio orecchio.

Feci come mi aveva detto e cercai il più possibile di tranquillizzarmi. Potevo farcela.

Lo dovevo a tutti gli amici e famigliari che in quel periodo si erano preoccupati per me e si stavano adoperando per rimettere a posto i cocci della mia vita e della mia relazione con Edward.

“Signorina Swan! E’ un piacere rivederla di persona..”

Con un sorriso tutto miele strinsi la mano che Aro Volturi mi stava porgendo.

Al suo fianco c’era una donna, probabilmente la moglie, che, ad occhio e croce, doveva avere all’incirca due o tre anni più di me. Aveva un bel vestito arancione che ben si sposava con i suoi capelli biondi.

“Il piacere è tutto mio, Signor Volturi.”

“Le posso presentare il mio accompagnatore? Jacob Black.”

I due di scambiarono la mano e qualche parola di circostanza.

“E permettetemi di presentarvi mia moglie, Alexandra Volturi.”

Con un sorriso afferrai la mano che mi stava porgendo la donna, nel suo sguardo, però, potevo benissimo notare come in quel momento volesse essere da tutt’altra parte, inoltre, quando stavamo per rompere la stretta di mano, scorsi una scintilla di fastidio nel suo sguardo.

Forse stavo esagerando, la mia agitazione mi faceva vedere alcune cose che neanche esistevano.

Volturi ci invitò al buffet e alla mischia di persone che chiacchieravano e si scambiavano convenevoli.

“Beh.. non è stato un completo disastro, no?”

Annuii alle parole di Jack, mentre scrutavo tra la folla se vedevo qualcuna delle mie amiche.

“BELLA!”

Non ebbi neanche il tempo di girarmi verso la fonte della voce, che due braccia mi strinsero a tenaglia: era Carmen.

“Bella! Sono così contenta di vederti.. mamma mia! Quanto mi sei mancata!”

Ricambiai l’abbraccio della mia amica.

“Mi sei mancata anche tu.”

In un attimo altre braccia si unirono alle nostre e capii che Senna, Jane e Victoria ci avevano trovate.

“E anche a noi ci sei mancata, brutta ragazzaccia.”

Quando ci staccammo alcune persone intorno a noi ci stavano guardando incuriosite.

Capivo benissimo che non era da tutti i giorni vedere delle ragazze abbracciarsi come delle cozze in mezzo ad una sala piena di persone.

Una volta staccataci, abbracciai anche Elazear.

“E a me non mi saluti, Swan? Capisco di non essere simpatico, ma qui dentro ad occhio e croce sono il più bello, quindi..”

Guardai sconvolta il ragazzo vicino ad Elazear, non ci potevo credere.

“James?”

Un ragazzone biondo vestito con un completo blu mi osservava divertito. Cavolo, per due anni era stato il mio compagno di banco alle superiori nonché mio grandissimo amico e ora non riuscivo a pensare di vederlo in quel posto.

“Ma scusa.. tu che ci fai qui?”

Con un gran sorriso prese Victoria e l’attirò al suo corpo.

“Omiodio!!!! Voi state insieme? Da quanto?” chiesi sconvolta.

Davvero non me lo sarei mai aspettato.

Erano così diversi.

“Beh.. da un po’!” aggiunse Victoria con sguardo sognante.

Mentre ancora a bocca aperta e incredula guardavo i due, mi sentii afferrare il braccio con una stretta gentile. Quando mi girai, trovai il sorriso dolce di Sue.

Il vestito rosa pallido fasciava perfettamente il suo corpo, accentuando il suo bel decolleté e una generosa cascata di ricci incorniciava il volto ancora giovane.

“Tutto bene, Bella?”

Annuii, ricambiando il sorriso. Mi faceva molto piacere che si occupasse di me, le avevo sempre voluto un gran bene ed ero contenta che le cose tra lei e mio padre procedessero alla grande.

“Ciao Sue!” la salutò Carmen, abbracciandola, lo stesso fecero le altre mie quattro amiche.

Spesso, quando abitavo ancora a Seattle, erano state ospiti a casa mia e Sue, che a quel tempo era solo l’addetta stampa di mio padre, si fermava a chiacchierare, o meglio, spettegolare, con tutte noi nel grande salotto. Poi, era una persona così genuina e buona che non si poteva non amare.

“Ragazze.. i vostri vestiti sono davvero bellissimi!”

“Grazie.. anche se credo che stasera la più bella sia Bella.” Disse gentilmente Jane.

“Già.. una gran gnocca.” Fece eco Victoria. Anche lei non era niente male con il suo vestito nero.

“Voi avreste dovuto vedere quando Alice glielo ha consegnato tra le mani.. per poco non è svenuta. Si sono urlate contro per un tempo indefinito, fino a quando Rose non è entrata dentro alla camera di Bella e per magia hanno iniziato a ridacchiare come delle quindicenni.”

Scossi la testa, sentendo le parole di Jack, mi ricordavo benissimo quel pomeriggio, quando Alice aveva deciso di farmi vedere il vestito e gli accessori che mia madre aveva spedito direttamente da Jacksonville.

 

“Bellaaaa!! Vieni, vieni! Non è fantastico?”

Guardai shoccata, per un tempo che mi parve infinito il vestito di pizzo nero che Alice teneva in mano come se fosse una reliquia. Io avrei dovuto veramente indossare quel vestito?

Mia madre si era bevuta il cervello e Alice le stava dietro alla grande.

“Alice.. lo sai che io non indosserò mai quel vestito, vero?”

La mia migliore amica sbuffò infastidita.

“E’ inutile che fai così. Io non ho intenzione di mettermi un vestito così impegnativo. Fine della storia.”

Vidi Alice appoggiare con grande attenzione sul mio letto il vestito, per poi girarsi e fronteggiarmi a braccia incrociate.

“Bella TU non capisci niente. Il vestito è perfetto.”

“No, TU non capisci niente. Non me ne frega niente che sia perfetto, ma io non lo metterei mai. E’ troppo succinto e provocante!”

“MA CHE SUCCINTO! TI STAREBBE DA DIO! SERVE PROPRIO AL NOSTRO SCOPO!”

“SCOPO? QUALE SCOPO?”

Alzò gli occhi al cielo, avvicinandosi con far minaccioso. Ovviamente io non mi spostai di un passo, se voleva litigare ero dell’umore giusto per tenerle testa.

“BELLA NON FARMI INCAZZARE!”

“NO, ALICE.. NON FARMI INCAZZARE TU! LO SAI BENISSIMO COME SONO FATTA, NON SONO IL TIPO CHE VA IN GIRO MEZZA NUDA!”

“MA CHE MEZZA NUDA! TI RENDI CONTO DI CIO’ CHE STAI DICENDO?”

“SI, ME NE RENDO CONTO. LO SO CHE VOI STATE FACENDO IL POSSIBILE PER AIUTARMI E VE NE SONO GRATA, MA QUESTO NON VUOL DIRE CHE IO FACCIO LA BELLA STATUINA E VOI MI PLASMATE A VOSTRO PIACIMENTO. MI DISPIACE MA QUEL VESTITO NON LO METTERO’ MAI!!!!”

Per quanto mi sforzavo di non urlare la mia voce continuava ad andare sempre più verso l’alto.

Alice mi guardò furiosa; stava per ribattere quando mia sorella entrò in camera mia.

Dal suo sguardo capii che anche lei era piuttosto incazzata.

“ZITTE TUTTE E DUE! ORA PARLO IO!”

“Siete due testone. Tu, Alice, perché ti ostini a voler seguire uno schema che hai in testa, senza cambiare neanche di un briciolo. Mentre tu,” disse, puntando il dito contro di me, “sei partita a priori a dire che non lo metterai mai. Senza soffermarti a guardarlo meglio.”

Entrambe abbassammo lo sguardo colpevoli.

“Quindi ora fatemi un grosso favore: calmatevi. E tu Bella.. provo sto benedetto vestito!”

Stavo per controbattere quando una sua occhiata furiosa mi fece cambiare totalmente idea; con la coda tra le gambe mi tolsi ciò che indossavo e, con l’aiuto di una silenziosa Alice, provai il vestito.

“Oh Bella! Ti sta benissimo!”

Mi guardai nel grosso specchio del mio armadio.

Alice aveva ragione, mi stava bene, perché fasciava il mio corpo, accentuando le mie curve e poi, il “vedo non vedo” del pizzo era davvero sexy.

I miei pensieri corsero immediatamente ad Edward. Chissà se lui avrebbe apprezzato il vestito? Sicuramente avrebbe protestato perché troppi ragazzi avrebbero posato lo sguardo su di me.

“Edward impazzirebbe vedendoti con questo vestito.” Disse Rose con un debole sorriso.

“Già..” le feci eco triste, per poi aggiungere: “Alice non si nota che sono senza reggiseno? Non si potrebbe allungare un po’ la parte sotto nera? Almeno di qualche centimetro, mi sentirei più a mio agio.”

La mia amica mi passò un paio di scarpe che infilai con non poca fatica, dati i tacchi alti e poi, con un sorriso cominciò a prendere le misure.

A quanto pareva, grazie a Rose avevamo trovato una quadra.

“Click”

Mi girai verso mia sorella, quando sentii il rumore della fotocamera del cellulare.

“Rosalie che hai intenzione di fare?”

“Gliela invio ad Emmett!”

Emmett uguale Edward.

“Non credo che sia il caso..”

“Non fare la guastafeste. Te l’ho detto prima, impazzirà vedendoti così! E non sarà il solo.. anche Caius Volturi andrà fuori di testa.”

Ecco, di male in peggio.

“Quello era uno dei motivi per cui non volevo indossare questo vestito, vorrei passare un po’ inosservata se fosse possibile.”

“Invece no, Bella, con questo vestito sarà impossibile non notarti, sarai la più bella della festa. Se vogliamo incastrare Volturi dobbiamo farlo agire..”

“Si, ma la cimice come la nascondiamo?”

“La cimice non la indosserai sabato sera, ma quando Caius ti chiederà di uscire.”

Sospirai, sperando con tutta me stessa di riuscire a portare a termine il piano e di poter tornare, finalmente, insieme ad Edward.

 

Mi guardavo intorno inquieta.

Ero ancora nel grande salone di casa Volturi, mio padre mi aveva presentata a diverse persone e, dopo il discorso di Aro, eravamo state tutte presentate ufficialmente. Mi ero sentita un po’ in imbarazzo, ma per fortuna i riflettori mi avevano impedito di vedere la folla sotto di me, mentre sorridevo come un’ebete.

“Jack.. vado un attimo in bagno.”

Il mio accompagnatore mi guardò un attimo in pensiero, sapeva che forse qualcosa non andava.

“Vuoi che ti accompagno? Semmai andiamo un attimo in giardino a prendere un po’ d’aria.”

“No, tranquillo.. è tutto sotto controllo.”

Prima andai nel bagno per aggiustarmi il trucco e poi, finalmente, uscii nell’enorme giardino sul retro, completamente illuminato. Si vedeva lontano un miglio che era ben curato, con aiuole, siepi e molti cespugli di rose di tutti i colori, pensai per un attimo a Jullian, ero sicura che quel giardino gli sarebbe veramente piaciuto.

Decisi di mandargli un messaggio, probabilmente stava festeggiando con i miei compagni di squadra per la vittoria.

 

La festa procede bene. Per ora non ho ancora incontrato Caius Volturi, dubito perfino che ci sia. 

Ora sono nel giardino che prendo un po’ d’aria. Dovresti vederlo, è stupendo! Tu, che fai? 

Festeggi la vittoria? Edward? Eddy?

 

Sospirai pesantemente e mi appoggiai alla ringhiera, mentre vedevo girovagare alcuni invitati con flute di champagne in mano.

“Un penny per i tuoi pensieri.”

Mi girai di colpo, spaventata. Davanti a me c’era un uomo che più o meno doveva avere una trentina d’anni, aveva i capelli castano-biondi corti e uno sguardo così magnetico da far invidia a quello di un mago. Indossava uno smoking nero, con una sottile cravatta nera. Era bello e decisamente affascinante, ma questi piccoli dettagli non significavano nulla per me, perché lui era Caius Volturi.

“Scusa.. non volevo spaventarti..” disse con una voce dolce che non gli avrei mai attribuito.

“Non ti preoccupare.. io.. ero immersa nei miei pensieri e non ti ho sentito.. arrivare.” Balbettai in imbarazzo, sicuramente arrossendo.

Proprio in quel momento la mia parte emotiva doveva uscire e farmi fare la figura dell’imbranata?

Senza farmi notare presi un grosso respiro e cercai il più possibile di calmarmi.

“E qui torniamo alla mia affermazione di poco prima. Un penny per i tuoi pensieri.” Continuò sorridendo e avvicinandosi pericolosamente a me. Era davvero alto ed immaginai che sotto lo smoking ci fosse un fisico niente male.

Mi maledii per i miei pensieri del tutto inopportuni. Jack mi aveva fatto bere troppo champagne, provai a trovare una via di fuga dai suoi occhi azzurri, girandomi verso il giardino.

“Stavo guardando il guardino, è veramente molto bello.”

“E non l’hai visto ancora tutto.. c’è un laghetto dietro a quella siepe, ti posso accompagnare?”

Vagliai un attimo le alternative. Se dovevo portare avanti il piano dovevo assecondarlo e soprattutto, far finta di non conoscerlo e, indubbiamente, ero sicura che non mi avrebbe fatto alcun male.  Poi, in ogni caso avevo ancora il cellulare tra le mani.

“Ci vieni spesso qui a casa Volturi?” chiesi muovendo il primo passo in direzione della stradina che poco prima mi aveva mostrato.

“Quando capita..” ammise con un’alzata di spalle.

Se non avessi saputo che infondo era uno stronzo, avrei anche potuto scambiarlo per un bravo ragazzo.

“Ti ho vista prima sul palco..”

Scossi la testa impercettibilmente, era impossibile non vedermi con quel vestito.

“Anzi.. a dire il vero ti ho notata fin dall’inizio..”

Appunto.

“Immagino che debba prendere quest’affermazione come una specie di complimento. O no?”

Mi stupii di quanto in realtà mi sentissi a mio agio in quel momento, tanto da riuscire a scherzare ed a.. flirtare?

Caius ridacchiò mostrando i suoi denti bianchissimi.

“Si. Lo ammetto. Sei molto bella..”

Arrossii, ma inaspettatamente il mio cuore non perse neanche un colpo.

Per un secondo la mia mente tornò alla prima volta in cui Edward mi aveva detto che ero bella, in quell’occasione per poco non ero andata in autocombustione.

“Grazie..”

Camminammo per qualche istante in silenzio, fino a quando arrivammo nell’erba e io mi bloccai, chiedendomi come cavolo avrei potuto proseguire.

“Se vuoi ti prendo in braccio..”

Lo guardo negli occhi, oltre ad una lieve luce maliziosa non scorsi niente che m’indicasse che lui era una brutta persona, come più volte Phil, mio padre e Jasper mi avevano raccontato.

Senza dargli nessun segno di preavviso appoggiai la mia mano sul suo braccio e facendo attenzione a non perdere l’equilibrio, mi tolsi le scarpe.

Quando i miei piedi nudi toccarono l’erba fresca sospirai di sollievo.

Con la mano che fino ad un momento prima era appoggiata al suo braccio, afferrai il fondo del vestito e lo alzai per non rovinarlo.

I suoi occhi curiosi non smisero per un solo istante di fissarmi.

“La scorsa settimana mi sono infortunata la caviglia.. in teoria oltre a non poter giocare non potrei neanche mettere questi trampoli.” Dissi per interrompere il silenzio che stava diventando piuttosto pesante.

“Oh mi dispiace. Quando tornerai ad allenarti?”

“Ufficialmente giovedì.”

Mi guardò di traverso con un sorriso.

“Però lunedì sarò già in campo..” ammisi sorridendo a mia volta.

Bip. Bip.

Biascicai delle scuse e lessi sul monitor del cellulare il mittente del messaggio: Jullian.

 

Se per festeggiare intendi far da balia a dei bambini.. si, sto festeggiando. Eddy sta benissimo. Prima, sono passato a casa tua e mi ha graffiato, credo che stia covando lo stesso odio del suo omonimo bipede. Che, giusto in questo momento, mi sta fissando trucemente. Tua sorella e Alice hanno messo la diretta streaming della presentazione, non ti dico.. delirio. Caius c’è. Hanno fatto vedere una sua intervista in cui si complimentava con le ragazze e, in cui lodava te. Sia per la tua bellezza che per la tua bravura. Fai una foto al giardino.

 

Omonimo bipede. Solo a lui potevano venire in mente certe idee.

 

Sono insieme a Caius. Stiamo facendo un giro nel giardino.. non posso scrivere di più. Ti racconterò il prima possibile. Saluta tutti e non dire cazzate sul mio conto. Tu, mia sorella e Alice insieme, siete MOLTO pericolosi!!!

 

“E’ il tuo ragazzo?”

La sua domanda mi riportò nel giardino di casa sua.

“No, non è il mio ragazzo.”

“Scusa.. non volevo essere indiscreto..” continuò, forse accorgendosi del mio sguardo triste.

Ero convinta che dopo quella sera avrei potuto benissimo venire candidata per l’Oscar.

“E’ solo un mio amico. Fa il giardiniere e mi ha chiesto di fargli una foto, pensi che i proprietari si arrabbiano se fotografo due cespugli di rose?”

“No.. fai pure. Non credo che ad Aro importi qualcosa di questo giardino. Sai.. mi hanno detto che era la sua prima moglie ad occuparsene.”

Non mi sfuggì il tono mesto e triste con cui pronunciò le ultime parole.

“Ah si? Beh ha fatto davvero un ottimo lavoro.” Dissi a disagio, non sapendo bene come prendere il suo repentino cambio d’umore.

Per fortuna arrivammo davanti al laghetto.

Era stupendo, mi sembrava quasi uno dei tanti dipinti di Monet sulle ninfee, inoltre, la luce delle torce creava un’atmosfera magica.

“Bello, eh?”

Annuii stupita, incapace di proferire parola, limitandomi a scattare due o tre foto.

Jullian sarebbe rimasto stregato.

“Vuoi sederti un attimo, Isabella?” chiese indicando con la mano una panchina a poca distanza da noi.

Quando sentii il mio nome pronunciato dalla sua voce, un brivido mi attraversò la spina dorsale. La cosa che mi faceva davvero strano era che in quel momento non avevo paura, mi sentivo a mio agio, pur sapendo che magari il comportamento di Caius era tutta finzione, non riuscivo a vederlo come il verme, stronzo e insensibile di cui Phil mi aveva parlato.

Mi sembrava sincero.

“Mi piacerebbe.. perché è veramente bellissimo questo posto, ma non vorrei far preoccupare Jack..”

Lui sembrò sollevato. Perché?

Dopo aver goduto di quella vista per pochi secondi, ritornammo sui nostri passi.

“Prima mi sono accorta che mi hai chiamata Isabella. Però io non conosco il tuo nome..” dissi per spezzare il silenzio che si era creato.

Ridacchiò divertito.

“E questo mi stupisce.. ci siamo già incontrati.”

“Davvero?”

Ero perplessa. Come potevo averlo già incontrato?

“Si, l’anno scorso alla premiazione delle Furie Rosse…”

Oh.

“Non ti preoccupare.. non mi ero neanche presentato all’ora. E credo che tu non mi abbia proprio visto, diciamo che ero un po’ in disparte..”

Provai per un attimo a ricordare quei momenti, ma la sua immagine non era stata assolutamente catturata dai miei occhi. Non avrei mai potuto dimenticarlo.

Sinceramente, era troppo bello.

“Quindi? Continui a non dirmi il tuo nome..”

“Mi chiamo Caius..”

Rimasi in silenzio per qualche istante, prima di esclamare stupita:

“VOLTURI?”

Lui, alzò le spalle, in un chiaro segno d’indifferenza.

“Tu sei l’unico figlio di Aro Volturi, giusto?”

“Ognuno ha una croce da portare..” sussurrò con un tono mesto.

Che cosa significava?

Io, come tutti i miei famigliari, credevamo che padre e figlio fossero molto legati, l’uno con l’altro.

Qualcosa non mi tornava.

Caius sembrava così sincero..

“Tua cugina viene a scuola con me..” mi lasciai sfuggire. Volevo vedere più chiaro nella faccenda.

“Tanya. Una tale serpe..”

Lo guardai stupita, davvero aveva usato il termine serpe per descrivere la cugina? Ma da che cavolo di parte stava?

“Non guardarmi con quella faccia sconvolta. So bene che razza di persona è mia cugina e non ho nessun problema a dirlo, anche in sua presenza.. Spero che con te si comporti bene, almeno..”

Sicuramente non passò inosservato il fatto che impiegai un istante di troppo a rispondere.

“Beh.. non è una delle mie migliori amiche..”

Sospirò scuotendo la testa.

“Fidati: più le stai alla larga e meglio è.”

Su questo punto non avevo dubbi.

“BELLAA!”

Entrambi ci girammo di scatto verso la direzione da cui Jacob stava arrivando tutto trafelato, con un sguardo molto preoccupato.

“Sono qui, Jack!”

Appena fu davanti a me, mi abbracciò.

“Ero così preoccupato.. è mezz’ora che ti cerco. Pensavo fossi andata in bagno e invece non c’eri..”

“Scusa Jack.. Alla fine ho deciso di prendere una boccata d’aria di qualche minuto. Poi, ho incontrato Caius e il tempo mi è sfuggito di mano.”

Gli occhi indagatori del mio migliore amico passarono da me, a Caius, alle scarpe che tenevo in mano.

L’aria cominciava a farsi molto, molto tesa.

“Che stupida.. Jacob lascia che ti presenti Caius Volturi, Caius, lui è Jacob Black.”

I due si strinsero la mano con un sorriso di circostanza.

“Possiamo tornare dentro, Bella?”

Rimasi un attimo indecisa sul da farsi, se prendere il braccio di Jack, salutare Caius frettolosamente e rientrare nel salone brulicante di gente, oppure se congedare Jack e parlare ancora qualche istante con Caius.

Alla fine mi decisi.

“Jack inizia ad andare.. ti raggiungo subito.”

Il mio amico mi guardò scettico, prima di salutare ancora una volta Caius e camminare verso le vetrate.

“Non credo di andar molto a genio al tuo accompagnatore..”

“Oh no, no. Lui è solo molto protettivo nei miei confronti.”

“Anche io sarei protettivo se avessi un’amica o una sorella come te..”

Arrossii, immaginando il significato secondario di quelle parole.

“Volevo ringraziarti, per avermi mostrato il giardino di casa tua e per avermi fatto compagnia..”

“E’ stato un piacere, Isabella. Posso chiederti..” tergiversò un attimo, prima di continuare. Sembrava quasi in imbarazzo, “il tuo.. numero di cellulare?”

“S.. si. Certo.”

Gli dettai il numero cercando il più possibile di non far tremare la voce.

Una volta finito, rimanemmo per un attimo a guardarci negli occhi e mi ritrovai a pensare che non poteva essere la persona orribile di cui mi avevano parlato.

Questo Caius sembrava buono, disponibile, genuino.. non poteva essere un verme.

Il dilemma che mi scuoteva le viscere era: come ci saremmo salutati?

Una stretta di mano? Troppo formale.

Un abbraccio o una bacio sulla guancia? Troppo informale.

Alla fine, per fortuna, decise lui, avvicinandosi al mio volto e scoccandomi due baci sulla guancia.

“Quando parti per tornare a Forks?” chiese curioso.

“Domani pomeriggio, penso.. domani mattina ho promesso alle mie amiche che sarei uscita con loro..”

Mi sorrise contento.

“Beh.. vorrà dire che magari un giorno o l’altro verrò a trovarti fino a Forks.”

Annuii sorridendogli a mia volta.

“Certo, mi farebbe molto piacere..”

E non era del tutto falsa quell’affermazione.

“Ciao..” sussurrai girandomi per raggiungere la porta finestra più vicina.

Dopo qualche passo mi sentii chiamare, mi voltai, sorrideva con una strana luce negli occhi.

“Forse prima di entrare dovresti metterti le scarpe!”

Guardai le scarpe che ancora tenevo nella mano sinistra. Mi ero completamente dimenticata di essere ancora scalza.

Scoppiai a ridere, seguita a ruota da lui.

Una volta indossate, lo salutai con la mano, balbettando qualcosa che alle mie orecchie parve piuttosto indefinito, non osai immaginare alle sue, di orecchie.

Lui, continuando a sorridere ricambiò il mio saluto, prima di girarsi e proseguire verso un punto indistinto del giardino.

Ero confusa, molto confusa, ma di due cose ero del tutto convinta, o Caius Volturi sapeva fingere molto bene, oppure era quasi del tutto all’oscuro dei piani del padre.

 

 

“Dimmi che cavolo ti è passato nel cervello? Tu e Caius da soli? Per poco non ho preso un infarto.”

Scossi la testa, Jacob stava esagerando.

“Caius non è la persona che tutti credevamo che fosse. Si è dimostrato gentile, educato e simpatico. Credo che sia quasi all’oscuro di tutto.”

Questa volta fu la volta di Jack a scuotere la testa.

“Stai scherzando Bella?”

“No.” Risposi decisa.

“Io invece credo proprio di si.. Da quando in qua si fa amicizia con il nemico?”

Sbuffai contrariata.

“Jacob ti dico che lui sa poco niente. Aveva uno sguardo che.. non so spiegarti, ma posso dirti con certezza che forse ci stiamo sbagliando sul suo conto. Voglio saperne di più.”

“E con questo hai intenzione di uscirci insieme?”

Non risposi alla sua domanda.

“Oh! Andiamo! Sei impazzita?”

Trassi in profondo respiro, non volevo arrabbiarmi con Jack, però non capivo tutta la sua agitazione immotivata. La mano sul fuoco non la si metteva mai per nessuno, però qualcosa d’indefinito del mio subconscio mi diceva di fidarmi del mio giudizio e di rivalutare completamente Caius.

“Jack..” provai, parlando con tutta la calma a mia disposizione, “fammi spiegare per filo e per segno che cosa è successo e cosa ci siamo detti, poi valuterai tu stesso.”

Mi guardò negli occhi per alcuni istanti seriamente, fino a quando non mi sorrise, lasciandomi un lieve bacio sulla guancia.

“Hai ragione Bella. Scusa.. mi sono fatto prendere dall’ansia. Mi fido di te e so che non sei una ragazzina stupida.. arriviamo a casa, attacchiamo skype e racconti a tutti ciò che è successo stasera.”

Strinsi la sua mano ringraziandolo con lo sguardo.

 

 

 

 

“QUESTA NON CI VOLEVA!” sbottò Alice alla fine del mio racconto.

Dall’altra parte del computer, quasi come se fossimo in una conferenza online, c’erano Alice, Jasper, Jullian e Rosalie.

“Io mi fido dell’istinto di Bella.. se dice che lui non è pericoloso..” disse la mia gemella, guardandomi con un sorriso.

Gli unici che non si erano ancora arrischiati a dire nulla erano i due uomini.

“Non so.. forse dovremmo..” stava dicendo Jasper, quando il mio cellulare suonò per l’arrivo di un messaggio.

Con il cuore in gola lo afferrai, sentivo tutti gli occhi puntati sui miei gesti e sulla mia possibile razione. Tutti potevamo benissimo immaginare chi fosse. E infatti..

 

Grazie per la bella chiacchierata. Buonanotte, Caius.

 

 
“Tutto qui?”

“Beh.. magari non è uno di tante parole.” disse Alice. La vedevo chiaramente concentrata, sicuramente la sua mente stava già pensando ad un qualsiasi piano strampalato.

“Bella..” chiamò mio fratello, guardandomi attentamente dalla webcam, “mi fido del tuo giudizio. Se dici che Caius non è pericoloso, ti credo. Però questo non significa che sia entusiasta di saperti da sola con lui. Molte cose non mi tornano. Perché Phil che l’ha già conosciuto dice che è un verme, mentre tu ribadisci il contrario?”

“Indubbiamente dobbiamo fare in modo di vederci più chiaro, su tutti i fronti. E per quanto, neanche a me, l’idea che Bella possa rimanere da sola con lui non mi vada proprio a genio, mi trovo costretto a dire che deve uscirci insieme.” continuò Jullian.

Tutti sospirammo all’unisono.

Erano le tre di notte e noi facevamo ancora supposizione di ogni sorta.

Poi, ovviamente, la vera mente di tutta – l’Operazione Volturi Abbattuto – parlò.

“Bene. Ho un piano.. o meglio, una revisione del precedente.”

“Tirando le somme avete ragione: tutti siamo preoccupati all’idea che Bella esca da sola con Caius, ma, allo stesso tempo se non lo facesse, non potremmo scoprire che cosa ci nasconde e se è un attore di Hollywood o un vera e propria persona non succube del padre. Dobbiamo sperare nella seconda, perché se fosse davvero così, beh.. avremmo un alleato in più per sconfiggere Aro.”

Tutti pendevamo dalle labbra di Alice, d’altronde non potevamo che condividere le sue parole.

“Quindi, ora ascoltatemi bene! Jasper, domani mattina chiameremo Phil e tua madre e racconteremo loro che cosa è successo. Tu,” disse, indicando Rosalie, “continuerai a tener sottocontrollo Edward. Domani c’è la giornata di Primavera e sarà festa.. quindi sarà il caso che Tanya stia alla larga da lui. Jacob devi  trovare informazioni su Aro, la prima moglie e la moglie attuale, Alexandra. Racconta a Charlie la situazione e vedi di farti dare tutto ciò che ha trovato. Non è un bene che lui svolga la sua indagine da solo.. dobbiamo cooperare come una squadra. Invierò anche la nonna a parlare con Esme, in modo da essere tutti aggiornati costantemente. Tu,” continuò toccando su un braccio Jullian, “so che domani sarai impegnato con la decorazione dei vari carri, della cittadina e del salone dove si terrà la cena, però dovrai continuare a fare quello che stai facendo.”

“E cosa sta facendo?” chiesi titubante.

 “Bella non mi distrarre, altrimenti perdo il filo del discorso.” Comandò subito Alice senza lasciarmi alcun motivo di replica.

“Riguardo a te,” continuò imperiosa, “rispondi immediatamente a Caius scrivendogli qualunque cosa tu voglia. Poi, domani mattina esci pure con le tue amiche. Il resto, verrà da se..”

Rivedemmo le ultime cose, prima di salutarci per andare a dormire.

Mentre ero sotto le coperte, esausta, dopo una serata ricca di eventi più o meno felici, cercai le parole adatte da scrivere a Caius. Ma, alla fine, come sempre, mi lasciai trasportare dal mio istinto.

 

Grazie a te. Sono stata davvero bene. Notte, Bella

 

 

 

Ero seduta nei tavoli esterni dello Starbucks del Pike Place Center, a Downtown.

Stavo aspettando Jack, la mattina, quando l’avevo salutato per uscire con le mie amiche, mi aveva assicurato che sarebbe passato a prendermi alle tre in punto per raggiungere Forks in tempo per la cena e la festa.

Provai a chiamarlo per l’ennesima volta, ma non rispose, decisi anche di lasciargli un messaggio minatorio sulla segreteria. Sapevo che doveva parlare a quattr’occhi con mio padre e aspettare ordini di Alice, ma non credevo che ci volesse tutto quel tempo.

La cosa mi puzzava un po’ di bruciato.

Sospirai frustrata e continuai a girare la cannuccia nel mio cappuccino.

Per essere a Seattle, faceva abbastanza caldo, tanto che mi ero concessa un paio di jeans, una camicetta beige con un giacchino di pizzo dello stesso coloro e le mie amate Converse fucsia.

Con le ragazze mi ero davvero divertita e per alcune ore ero riuscita a non pensare agli avvenimenti degli ultimi mesi. Victoria, come suo solito aveva mantenuto alto il livello di allegria all’interno del gruppo. Addirittura eravamo riuscite a sapere qualche aneddoto particolare riguardo alla sua vita amorosa con James; stavano bene insieme e vedevo lei veramente felice.

Loro erano state fantastiche, perché avevano evitato di farmi domande su Edward e sulla nostra chiusura. Avevo veramente apprezzato la loro premura.

“Se giri ancora un po’ quella cannuccia.. credo che il bicchiere si possa bucare..”

Allarmata guardai alle mie spalle e per poco il mio cuore smise di battere.

Davanti a me, in tutto il suo splendore, in jeans e giubbotto di pelle, c’era Caius.

“Scusa.. ti ho di nuovo spaventata. Ma, quando ti ho vista, dall’altra parte della strada non ho saputo resistere..”

Ancora incantata, provai a tirare fuori il mio miglior sorriso, invitandolo a sedersi.

“Che ci fai da queste parti?” chiesi incuriosita.

Lui ridacchiò divertito, prima di alzare la mano e richiamare il cameriere che passava lì di fianco.

“Si, signore?”

“Un caffè, grazie.”

Quando il cameriere si allontanò, finalmente rispose alla mia domanda.

“Un mio amico ha un ristorante qui vicino e spesso vado a mangiare da lui la domenica..”

Dopo quella risposta, nella mia mente si creò la tremenda supposizione che non a caso Jacob mi aveva ordinato di aspettarlo in quel bar.

A questo, forse, era anche dovuto il suo ritardo.

“E tu? Che ci fai qui, tutta sola?”

Il cameriere arrivò e posò il caffè davanti a Caius.

“Aspetto Jacob che mi passi a prendere per tornare a Forks. Oggi c’è la festa di Primavera e mi piacerebbe almeno arrivare per la cena.”

“Capisco. Ti sei divertita con le tue amiche?”

Annuii alla sua domanda, sorpresa del fatto che si fosse ricordato di ciò che gli avevo detto la sera precedente.

Stavo per aggiungere altro, quando il mio cellulare cominciò a suonare: era Jacob.

“Scusa, devo rispondere.”

Lui mi sorrise comprensivo e cominciò a sorseggiare il suo caffè.

“Jack lo sai che sei in ritardo, vero?” dissi subito arrabbiata.

“Lo so Bella.. ma ci sono stati degli imprevisti. Alice ha stravolto le carte..”

“Imprevisti?” ripetei atona, sicura che non mi sarebbe per nulla piaciuto che cosa stava per dirmi.

“Bella.. non farti fregare dalla voce e rispondi senza essere scoperta.. sei con Caius, vero?”

Rimasi in silenzio un attimo. Allora ci avevo visto giusto, era stato tutto premeditato.

Da Alice, dovevo aspettarmelo.

“Si. Jack? Lo sai che mi potrei incazzare, vero?”

Appena le parole uscirono dalla bocca mi morsi subito le labbra, guardando di sottecchi Caius che stava sorridendo divertito.

“NON ti incazzare. E’ stata un’idea di Alice.. anzi no, un po’ di tutti. Senti, Phil e tua madre tra un’ora prenderanno un aereo.. in serata arriveranno a Seattle. Io li aspetto qui. Tu lo sai che cosa dovresti fare? Cercarti un passaggio.”

Mentre parlava nella mia mente riuscivo benissimo ad immaginare che cosa Alice sperava che accadesse. Per un istante pensai ad Edward e solo grazie al suo pensiero riuscii a rilassarmi e a fingere un dispiacere che in quel momento non possedevo. Ero troppo arrabbiata.

“Jack ma come faccio? Lo sai che non posso ancora guidare per tante ore perché mi fa male la caviglia..” sbuffai.

“Se non te la senti di fare il viaggio da sola con lui prendi un taxi. Te lo pago io.”

Era dolce, il suo prendersi cura di me, nonostante gli ordini di Alice.

“Eh no. Se prendo i servizi pubblici non arriverò mai in tempo per la festa, domani ho anche scuola..”

Scossi la testa un po’ disperata.

Alla fine di tutto quel casino, come minimo mi sarei meritata un Premio Oscar.

“Vabbè dai.. semmai mi faccio portare domani mattina presto dall’autista di papà. Non ti preoccupare. Avviso poi solo Jasper di giustificarmi a scuola.. avevo il compito di biologia.”

“Bella, fai attenzione. Qualunque cosa chiamami. Ti voglio bene.”

“Anch’io, ciao.”

Buttai il telefono sul tavolo e sospirai tristemente.

In ogni caso, non ci voleva proprio.

“Tutto bene?”

Guardai Caius in viso, sembrava davvero preoccupato.

“No. Sono rimasta a piedi.” Risposi imbronciata come una bambina di tre anni.

“Posso aiutarti in qualche modo? Sai.. ho una patente, io.”

“Oh, no.. Non potrei mai chiederti una cosa del genere!”

Anche se stavo fingendo, mi sentivo davvero in imbarazzo.

Mannaggia ad Alice e alle sue idee strampalate.

“Isabella lo farei davvero volentieri!”

Scossi la testa, questa volta senza più fingere. In un attimo, il pensiero di rimanere cinque ore o più in una macchina da sola con lui, aveva portato via tutta la mia sicurezza.

“No.. Ci conosciamo solo da ieri sera.. non voglio approfittare della tua gentilezza. Non importa.. Posso farmi accompagnare domani mattina dall’autista di mio padre, oppure posso sempre prendere i mezzi. Mi ricordo che ce n’è un bus che parte alle sei.”

Scosse la testa, guardandomi intensamente.

“Non se ne parla neppure. E’ vero, ci conosciamo da poco, ma questo non significa che io non possa aiutarti.”

 “E poi come faresti a tornare indietro? Una volta arrivati a Forks sarebbe sera inoltrata. No, non posso chiederti una cosa del genere.”

Afferrò la mia mano da sopra il tavolo.

“Dai!” disse solamente, guardandomi con uno sguardo dolcissimo.

Tergiversai un attimo, indecisa sul da farse. Dovevo farmi pregare ancora oppure bastava?

“Ok..”

Lo vidi sorridere a trentadue denti.

“Ad una condizione.”

“Sentiamo..” disse curioso.

“Non ritorni subito indietro. Puoi fermarti a dormire da me, abbiamo molte stanze per gli ospiti.”

 

 

Mentre vedevo scorrere il paesaggio fuori dal finestrino mi continuavo a ripetere che ero stata un po’ stupida ed avventata ad invitare Caius a dormire a casa mia.

Per fortuna, lui aveva detto di non preoccuparmi, che sarebbe andato a dormire a casa degli zii e della cugina Tanya. Alla smorfia che avevo involontariamente fatto quando aveva pronunciato il nome della cugina, era scoppiato a ridere e mi aveva assicurato che non erano mai andati d’accordo. In più, non capiva come i genitori facessero a sopportarla.

Una volta pagato il conto mi aveva accompagnata fino a casa mia e, gentilmente, mi aveva aspettato mentre prendevo i miei bagagli.

Jacob era in camera mia, c’eravamo scambiati qualche parola bisbigliata ed un abbraccio.

Quando ero ritornata in salone, avevo trovato mio padre e Caius impegnati in una conversazione riguardante il calcio. Avevo saluto e abbracciato Charlie e il mio – nuovo – amico aveva insistito affinchè non portassi il borsone così pesante.

Una volta raggiunta la strada, avevamo preso un taxi ed eravamo andati a recuperare nel posteggio custodito, dove l’aveva lasciata, quella che immaginai essere una delle sue tante automobili: una fiammante Mercedes nera.

Per spezzare il silenzio che si era creato e, soprattutto, per togliermi dall’imbarazzo, gli avevo raccontato che quello non era il primo salvataggio che avevo ricevuto.

Quando gli avevo detto che mi ero fatta quasi cinque chilometri a piedi, era scoppiato a ridere ed ad una mia occhiataccia aveva cercato il più possibile di ricomporsi.

Poi, mi aveva telefonato quasi tutta la mia famiglia: mio fratello, mia nonna, Alice e Rose. Jullian mi aveva mandato solo un messaggio, sapevo che era impegnato nei preparativi e non l’avevo disturbato con inutili paranoie.

Caius aveva ricevuto solo una telefonata al quale aveva risposto a monosillabi per poi chiudere in fretta la conversazione. Mi ero incuriosita moltissimo, ma, non avevo fatto alcun accenno.

Gli avevo raccontato qualcosina sulla mia famiglia, non entrando troppo nello specifico e lui mi aveva raccontato i viaggi che aveva fatto e i posti che aveva visitato fino a quel momento.

“Allora.. questo Jullian.. è il tuo ragazzo?” chiese, riportandomi alla realtà.

Lo guardai per un attimo con il sopracciglio alzato.

Fuori dal finestrino cominciava a diventare buio.

“No.. non è il mio ragazzo.”

“Allora chi è il tuo ragazzo? Stasera me lo farai vedere?”

Solo in quel momento, mi resi conto che io e Caius saremmo andati alla festa, quindi Edward ci avrebbe sicuramente visti. Era un problema a cui non avevo pensato, però, sicuramente, Alice sarebbe riuscita a trovare un rimedio.

Scossi la testa, ma poi preferii rispondere.

“E tu non ce l’hai una ragazza?” chiesi, girandomi completamente nella sua direzione.

 “Non si risponde ad una domanda, con un’altra domanda.”

Alzai gli occhi al cielo.

Se volevo scoprire un po’ di più su di lui, dovevo a mia volta confessare qualcosa sul mio conto.

“Non ce l’ho più un ragazzo. Mi ha mollata senza un benché minimo motivo, spezzandomi il cuore. Stasera lo vedrai, presumo..”

Rimase un attimo in silenzio.

“Anche io non ho una ragazza e ho il cuore spezzato.”

Non sapevo se credergli o meno, ma quando vidi i suoi occhi, capii che un fondo di verità c’era e m’incuriosii ancora di più.

“Come si chiamava?”

“Alexander”

Rimasi per un attimo sconvolta. Lui.. gay?

Quando lo vidi scoppiare a ridere capii che mi stava prendendo in giro.

Gli tirai uno scappellotto sul braccio, per poi unirmi alle sue risate.

“Si chiamava Nina. Adesso ha sposato uno stronzo.”

Afferrai il suo braccio, cercando di consolarlo, non era per niente una bella cosa.

Accennò un sorriso, però potevo vedere chiaramente i suoi occhi tristi.

A questo punto o era una sfida tra di noi a chi fingeva meglio, oppure una sfida a chi diceva di più la verità. In entrambi i casi stavo perdendo miseramente.

“E il tuo lui, come si chiama?”

“Edward.”

Presa da non so quale istinto, cominciai a raccontargli qualche aneddoto della storia tra me ed Edward, finendo a spiegare il modo in cui apparentemente mi aveva lasciata.

Alla fine del mio racconto, non parlammo per un po’, fino a quando i fari della macchina non illuminarono la scritta – Forks -.

Sospirai per scacciare la tensione, cercando di non farmi vedere da lui.

Sarebbe stata una lunghissima serata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Festa: http://www.polyvore.com/cgi/set?id=129366339&.locale=it

Pomeriggio: http://www.polyvore.com/senza_titolo_64/set?id=66376098

 

 

 

 

 

 

- L’angolo di Nihal –

Piaciuto il capitolo? Forse un po’ lungo, ma decisamente intenso.

Bella ha conosciuto (direi finalmente), Caius Volturi.

So benissimo che nel film viene interpretato da Jamie Campbell-Bower (che tra l’altro è un gran bel figliolo), però nel mio caso avevo bisogno, nella descrizione del personaggio, di attenermi a qualcuno più maturo. E per questo, che mi sono ispirata a Stephen Amell – per chi non lo conoscesse è l’attore di Arrow.

Che cosa ne pensate di lui? Non di Stephen, ma di Caius, anche voi come Bella credete che non sia il verme stronzo senza cuore? Io ho un’idea ben chiara di lui, ma, per ovvie ragioni, non posso svelare assolutamente niente.

Aro Volturi e la moglie Alexandra, più giovane di lui e.. e? Boh.

Sono veramente molto curiosa di sapere il vostro pensiero. A dire il vero ne ho bisogno, perché devo capire se mi ucciderete o meno quando concluderò la storia.

Giusto per sapere se comprare un biglietto di sola andata per l’Australia o meno.

Vi annuncio che nel prossimo capitolo ci sarà un bel POV EDWARD, così, oltre a scassarci un po’ dal ridere per i siparietti di Rose, Jullian ed Alice, scopriremo anche che effetto avrà su Edward, l’arrivo alla festa di primavera di Bella con Caius.

Farà caldo. Poco, ma sicuro.

Vi mando un grossissimo bacione e vi saluto.

Grazie per il vostro sostegno, senza, sarei persa.

Aspetto sulle spine tutti i vostri pensieri e le vostre domande.

Anna



































  
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