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Autore: Nialler_07    04/08/2014    2 recensioni
"Ti sei mai sentito congelato in una situazione? Non sto parlando solamente della sua freddezza, voglio dire, è davvero complicato da spiegare, vorrei non aver inseguito il sogno sbagliato e vorrei che fossi qui." riagganciò il telefono e si sentì un po' stupida per aver parlato per l'ennesima volta ad una segreteria telefonica.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Niall mi ha baciata, sì, proprio così, mi ha baciata e a me è piaciuto? Sinceramente non so esprimermi a riguardo.
L’unica cosa positiva è che quasi nessuno degli invitati si è accorto della scena e mi sono così risparmiata i gridolini e i fischi a mo’ di pecorari che i ragazzi sono soliti fare non appena vedono due anche solo sfiorarsi minimamente.

Subito dopo il fatidico bacio ho deciso di rintanarmi nel guardaroba per pensare, sommersa dalle giacchette di pelle e di jeans, fin quando non ho visto la porta aprirsi con cautela e sono saltata in piedi fingendo di cercare il mio cellulare. Presa dalla fretta non ho neanche notato chi entrava in quel momento.

“Hai perso qualcosa?” subito mi chiede una voce calda, una voce di quelle che ti entrano dentro e che ti fanno fare il giro del mondo solo con 3 parole, una voce tuttavia non sconosciuta.
“No, no, sto solo cercando il cellulare” ho risposto in fretta.
“In realtà…” si è apprestato a dire “in realtà cosa? Aiutami piuttosto!” ho risposto secca. “… ce l’hai in mano” ha concluso lui, visibilmente divertito mentre cercava di trattenere le risate con una mano sulla bocca.

Perfetto, subito ho pensato, di nuovo, non ti stupisci mai Beth. In poco tempo le mie guance si erano fatte completamente rosse, i miei occhi imbarazzati tentavano di sfuggire ai suoi cupi ma mai annoiati e in realtà neppure mai così interessati. Mi ero portata una mano alla testa e con il maggior sarcasmo possibile ho detto “Certo lo so, controllavo solo che non sparisse da un momento all’altro dalla mia mano”. E lì avevo davvero toccato il fondo. Lo avevo capito soprattutto perché il suo essere galante cercando di fingere che andasse tutto bene aveva raggiunto il limite ed era scoppiato in una fragorosa risata. Quella risata così contagiosa e così bella anche esteticamente, con quei denti di un bianco quasi accecante, la sua risata perfetta, la risata di Mark.
Non c’era comunque nulla da dire, Mark era elegantissimo. Portava una camicia bianca leggera di certo di una taglia in meno al necessario, mossa strategica per far colpo su qualche ragazza evidenziando i bicipiti scolpiti; un paio di jeans neri strettissimi ed una giacca morbida a righine grigie che si sposava perfettamente con le scarpe dello stesso colore, tutto perfetto se non fosse che le scarpe fossero da ginnastica e non più adatte al resto del look.

“Perché ti nascondi?” indaga lui.
“Io non mi sto nascondendo, cercavo davvero…”
“davvero?” mi rivolge uno sguardo dubbioso misto ad un sorrisetto ammiccante tra le labbra.
“Ok volevo starmene un po’ da sola, tu invece? Non ci sono prede appetibili per te?” rispondo con finto disinteresse.
“Ne ho trovata una proprio ora.” Mi sussurra avvicinandosi lentamente alla mia figura che resta rigida, immobilizzata come un palo, notevolmente a disagio.
“Ehi, rilassati, non mordo mica” aggiunge lui dopo aver percepito le mie sensazioni.
“Non mi rilasso affatto invece, vieni qui, con questa aria da bellimbusto che fai l’amico galante e poi invece ti dimostri sempre il solito spaccone” sbotto io improvvisamente “e non continuare ad avvicinarti a me in quel modo.”

“In quale modo?” ansima lui “in questo?” e la sua camicia si avvicina più di quanto avrebbe dovuto al mio top superaderente che stavo seriamente iniziando a non sopportare più.

In un attimo mi ritrovo spalle al muro con Mark che preme il suo corpo contro il mio, eppure nessun contatto, o meglio, nessun bacio, almeno per ora. La sensazione che provo è di eccitazione mista alla paura, come ci si sente poco prima di fare un giro sulle montagne russe al buio, si ha paura naturalmente ma si sente anche l’adrenalina che pompa viva sotto la pelle. Nel frattempo fa scorrere una sua mano attorno al mio braccio sinistro, paralizzato, sfiorandolo appena e facendomi inspiegabilmente salire un brivido lungo la schiena, poi poco a poco dal braccio passa alla spalla dalla quale scosta delicatamente alcune ciocche di capelli, fino ad arrivare alla nuca con le sue dita affusolate attorno ai miei capelli con un movimento lento ma allo stesso tempo deciso che riesce a farmi trasalire. Si avvicina, cauto ma con tutta la sicurezza del mondo, ecco, sta per accadere mi dico, sento il suo respiro su di me, di nuovo, come in palestra. Il cuore che batte a mille, sentimenti contrastanti si scontrano dentro di me: la voglia di respingerlo fa a cazzotti con quella di prenderlo e baciarlo come se niente al mondo contasse più di quello ma non è così. Al mondo c’è qualcosa di più importante, c’è Niall. Nonostante tutto il pensiero del mio amico non riesce a distrarmi da quelle labbra carnose, vive, che piano piano si avvicinano al mio collo e vi si premono fugacemente ma allo stesso tempo morbide. Il calore della sua pelle che freme si schianta sulla mia quasi di ghiaccio come un’onda anomala contro un sasso ma è proprio in quello stesso momento che tutto si ferma. Alza lo sguardo e riesce a rovinare anche il miglior momento di sempre, con la sua spavalderia.

“Ti piace così?” mi sussurra piano in un orecchio.

Ma che faccia tosta, penso, se devi fare le cose falle fino in fondo, perché ti trattieni? Perché indugiare con queste frasi ad effetto? Istintivamente mi stacco ed inizio ad urlare.

“Ma chi ti credi di essere te? Arrivi mi prendi mi sbatti al muro…”
“Perché non ti è piaciuto?”
Non riesco a nascondere le gote arrossate “non sto dicendo questo!”
“E allora cosa dimmelo” accenna divertito.

“Mi mandi al manicomio Mark!” concludo ed esco dal guardaroba ormai diventato troppo stretto per tutti e due. Appena uscita dalla sala intravedo la mia amica Clary, che fortuna, almeno avrò qualcos’altro a cui pensare.
 
Mi dirigo verso di lei ma la vedo scostante, sguardo assente, spento, quasi deluso, sembra che eviti il divertimento della festa, la raggiungo.
“Clary” urlo sbracciando a destra e a manca ma lei sembra quasi non notarmi, a meno che non lo faccia apposta. “CLARY!” insisto e poco prima che riesca a scappare da me le afferro un braccio.
“Ehi, cos’hai? Ti vedo… abbattuta” neanche il tempo di terminare la frase che vidi dinanzi a me i più grandi occhi nocciola che abbia mai visto così gonfi di lacrime trattenute che per poco sarei scoppiata a piangere anche io.
“Vi ho visti” accenna poi lei “prima, lui era così felice, ti ama Beth” sorride malinconica, come si sorride dinanzi a qualcuno con il quale si vuole dar l’impressione di essere forti; con il sorriso di chi dice ‘va bene così, passerà’. Mentre una lacrima le riga il viso come la pioggia d’autunno riga le finestre appena lavate.
“Di che cosa stai parlando?” chiedo inizialmente stupita ma poi ricordo, l’incontro con Mark mi aveva scombussolata però c’era anche un altro avvenimento inusuale accaduto quella sera… il bacio con Niall.
“Non fingere di non saperlo, io vi ho visti” singhiozza “lui… credevo di potergli interessare ma… il modo in cui ti ha presa… il modo in cui i suoi occhi brillavano… Beth, non mi guarderà mai come guarda te, mai” correndo raggiunge l’altro lato della sala perdendosi tra la folla.

Avevo combinato un pasticcio e non un semplice pasticcio, uno doppio se non triplo. Niall, Mark e ci mancava anche Clary a complicare le cose. Cosa potevo fare? Cosa POSSO fare? Purtroppo niente. Quindi deciso, mollo tutto, si torna a casa, la festa è finita, almeno per me.
Mentre sento sempre di più la musica affievolirsi dal capannone il mio cellulare non smette di vibrare, messaggi in continuazione e non semplici messaggi ma di Niall. Continua a chiedermi dove sono e perché non riesce a trovarmi ma non mi sento in grado di rispondergli perciò decido di spegnere l’aggeggio elettronico e di tornare a casa.
 
Appena varcata la soglia
“Già di ritorno?” mi sento gridare da mia madre. Nessuna risposta, salgo furtiva in camera mia, stesa sul letto, troppi pensieri affollano la mia mente, forse è meglio dormire.
Fai solo casini Beth, fai solo casini.
 
Mi risveglio in un bagno di lacrime ad un orario che non si definirebbe accettabile neanche su Marte, come dice sempre mia madre quando mi trova vagante per casa alle 3 di notte. Non posso farci niente in fin dei conti se non riesco a dormire; e poi sono abituata a dormire poco perciò è naturale che se vado a dormire alle 10.30 mi sveglio alle 03.00 della notte.
Ad ogni modo la notte mi è sempre piaciuta, è misteriosa. Tralasciando le migliaia di leggende riguardo le creature che si aggirerebbero in queste occasioni, dicasi lupi mannari e vampiri, credo che la notte abbia qualcosa di magico, qualcosa che al giorno manca, il silenzio. Non parlo del silenzio totale però, parlo di quello che ci fa sentire meno ma ascoltare di più, ascoltare più forte un pianto sommesso, un cuore che batte o ciottoli che sbattono contro la finestra…

Aspetta cosa? Ciottoli che sbattono contro la finestra? Contro la MIA finestra?
Scosto le coperte e mi affaccio con il cuore in gola. Chi può essere? A quest’ora della notte poi.
Mi affaccio a malapena e lo vedo, lì, in piedi con sguardo speranzoso, non l’ho mai visto così, con quegli occhi. In realtà non credevo neppure che quella scintilla potesse accendersi in tali occhi. Non appena lo riconosco mi abbasso di scatto perché ricordo di avere indosso il mio pigiama blu con un gattino che dorme disegnato.
E adesso che faccio? Spero mi abbia vista così sceglierà se aspettare una mia risposta o andarsene.
Ma niente, ovviamente. Continua a tirare ciottoli. Per questo sono costretta a rispondergli con un gridolino sfiatato per far in modo che i miei non si accorgano della sua venuta notturna.
“Che cosa ci fai qui?”
“Dopo qualche momento ho capito che te ne eri andata dalla festa perciò non avevo più motivo di restare” sorride lui.
“Invece dovevi non era una festa qualsiasi, non potevi andartene”
“Non mi importa, scendi, ti voglio portare in un posto” mi invoglia lui con un cenno della mano destra.
“Faccio per guardarmi attorno e noto la mia condizione attuale dinanzi allo specchio.

Capelli arruffati, pigiama anti-stupro con tanto di ciabattine pelose, trucco colato… Oh no Beth, non ti presenterai ad un ragazzo così, almeno non ad uno dopotutto così carino.






PICCULO SPAZIO NO SENSE
Allllors (il grande ritorno) AHAHAH
Perdono perdono e perdono, chiedo UMILMENTE venia a tutte coloro che seguono la mia storia e che hanno atteso così tanto questo SUDATO capitolo! La verità è che son successe 58493728 miliardi di cose... MI SONO FIDANZATA, AH (fatemi gli auguri) e se ce l'ho fatta io... C'E' SPERANZA PER TUTTE PUPE MIE! Poi sono stata male... Sì, solo io mi prendo la febbre in estate per ben DUE VOLTE DI SEGUITO quindi capitemi (?) Sto iniziando una vita sociale... AHAHAHAH non ci si crede eh u.u
ComunquaH non perdiamoci in ciaspole, voglio sapere che ne pensate u.u quindi RECENSITE UN BOTTOOOOO E VI AMERO' PER SEMPRE NEI SECOLI, BACIONI :*
Perdonate a chi non ho recensito, ditemelo anche nelle recensioni tranzolle! Come sempre, accetto anche le critiche, TANTO LUV
<3
  
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