Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Jelly    09/09/2008    2 recensioni
Ecco a voi una Hermione/Sorpresa. Preparatevi a un amore infedele e sofferto. A un amore che stravolgerà la vita degli stessi amanti e che spezzerà il cuore e l'anima delle persone tradite e non. Un amore inaspettato, ma si sa, niente che abbia a che fare con esso è razionale o meditato.
Genere: Romantico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Sorpresa | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? (E se ...), Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Unfaithful

[Cap.2] di Jelly

La sua voce era tranquilla, dolce e delicata. Rimasi inaspettatamente felice che avesse accettato di farmi posto accanto a lui.

“Grazie” pronunciai solamente. All’epoca non riuscivo proprio a capire cosa mi bloccasse, perché mi comportavo in quella maniera. E non riuscivo neanche a capire perché, siccome il mio tavolo preferito era occupato, non ne avessi cercato un altro.

Mi pentii quasi subito di aver accettato. Cercai invano di applicarmi alle pratiche, ma la mia mente era altrove.

Lo sguardo era fisso, puntato davanti a me.

Fisso naturalmente su di lui.

Aveva ripreso a leggere il suo libro, e lo faceva in un modo così aggraziato, che mi stupii ancora una volta.

Forse ero abituata a Ron, che leggeva un libro sempre svogliatamente, buttato su una poltrona o sul nostro letto. Ed era un’occasione più unica che rara vedere Ron dedito alla lettura.

Distogliendomi dai miei pensieri, mi accorsi che anche il misterioso giovane aveva cominciato ad osservarmi. Ovviamente non sfacciatamente come avevo fatto io.

Solo qualche occhiata furtiva, al di sopra del suo librone, che mio marito e Harry avrebbero soprannominato “La Bibbia”.

Quasi come se mi stesse controllando.

-O Merlino, avrà visto che lo stavo osservando senza pudore, si sarà spaventato- pensai divertita.

Ma col passare dei minuti, non si trattò più di “occhiate furtive”. La situazione si stava facendo sempre più spinosa.

Era diventato tutto un gioco di sguardi, lunghi e penetranti.

Cosa fare? Giocare o non giocare? La risposta avrebbe dovuto essere ovvia, ma naturalmente scelsi quella sbagliata.

E così azzardai. Solo noi due potevamo mandare avanti questo gioco.

Mi persi più volte in quegli occhi grigi, dello stesso colore del mare in tempesta.

Non erano solamente degli sguardi, c’era qualcosa di più dietro.

Nessuno mi aveva guardata come lui.

Buffo, all’epoca non avrei mai pensato che anche lo sguardo potesse farti sentire attraente. Desiderata.

Potesse farti sentire viva dentro.

“SBAAAAM”

Sussultammo entrambi a quel rumore. Qualche imbranato aveva fatto crollare una pila di libri vicino alla nostra scrivania, spezzando quella strana atmosfera che si era creata.

Quando l’uomo se ne andò, con mio profondo dispiacere il giovane affascinante tornò al suo libro.

Con mio profondo dispiacere. Non potevo credere a cosa avevo appena pensato.

Proprio quando avevo preso la decisione di andarmene, lui mi parlò ancora con quella sua voce calda e gentile.

“E’ un peccato che con questa bella giornata di neve si stia in un posto chiuso come la biblioteca, vero?”

Rimasi immobile, con la piuma, con la quale stavo scrivendo, ferma a mezz’aria. Non aveva detto nulla di così strano. Una semplice frase, innocua.

Ma perché allora ero certa che quella era un allusione particolare, riferita a me?

Forse lo avevo sottovalutato.

“Beh, hai ragione. Soprattutto un ragazzo come te dovrebbe stare là fuori con i proprio amici, a divertirsi, non qui”.

Mi fissò torvo. Mi dissi che forse gli avevo risposto in modo troppo brusco, e si era offeso.

E invece lui mi disse ancora: “Non è detto che solo i ragazzi devono godersi una simile giornata. Anche una bella donna come lei ne avrebbe il diritto”. Mi sorrise.

Il più bel sorriso che avessi mai visto.

Rimasi ammaliata. Mai era accaduto prima una cosa del genere, lasciarmi zittire da un individuo. O meglio da un estraneo. Perché il giovane, biondo, con gli occhi chiarissimi, e la pelle candida, era un estraneo.

“Può darsi” risposi sbrigativa, avevo ripreso il mio fare -hermionesco- “ma come vede sono una donna impegnata, che lavora, non ho tempo per divertirmi”.

Sorpreso dal mio cambiamento, il giovane mi fissò a lungo, mentre io finalmente mi accingevo a dedicarmi al mio lavoro. Dopo cinque minuti, di nuovo lui riprese a parlare, ma con lo sguardo rivolto alla finestra, poco interessato a ciò che vedeva.

“Ma io lo so che è una donna impegnata, io la osservo da tempo”.

Fece una breve pausa, mentre io cercavo di assimilare bene le sue parole che, a un tratto, avevano un che di minaccioso.

“Una donna impegnata come poche. Ha un lavoro stressante, che a lei non piace nemmeno. Non aveva mai pensato di avere a che fare con la legge in veste di magistrato.”

“Ha marito e figli. Più che altro suo marito è colui che richiede più attenzioni di tutti, pur essendo un uomo di una certa età. Sempre lì, a chiederle sempre di più, e lei non ha il cuore di dire no, vuole fare tutto da sola. La biblioteca è per lei un luogo rilassante e tranquillo. E’ il suo rifugio”.

“Siamo molto simili io e lei” Mi inchiodò di nuovo col suo sguardo magnetico.

E io? Io ancora lì, a lasciarlo parlare. Dove era finita Hermione Granger? La mia bocca era cucita, e sapevo che quell’individuo di fronte a me non aveva alcun diritto di parlarmi in questo modo, di dire quelle cose. Quelle cose che non avrebbe dovuto mai sapere. Chi era costui?

Non ebbi il tempo di formulare quella domanda.

“Forse me ne sono accorto solo io. Per il momento. Ma fa nulla, tempo al tempo”. Si alzò, con il libro tra le mani. “A’ bientòt miss Granger”.

E svanì letteralmente.

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

In ogni modo, volente o nolente, era riuscito nel suo intento.

Per tutto il giorno pensai a lui.

Al suo comportamento bizzarro, ma anche alla maniera in cui si era espresso, sempre e comunque gentile e zuccherosa, come se non mi avesse detto di conoscermi più di quanto io credessi. Se qualcun altro mi avesse rivolto quelle parole, lo avrei definito senza alcun dubbio un cafone, privo di tatto, che aveva solo voglia di fare colpo invano.

Quando tornai la sera a casa, Ron mi aspettava nel salotto, preoccupato. Difatti quello non era il mio solito orario di rientrata. Rose in quelle settimane non c’era. Stava facendo un viaggio all’estero, premio per essere uscita da Hogwarts con i voti più alti della scuola.

“Cosa è successo?” mi domandò ansioso.

Posai la borsa sul pavimento del salone e con fare noncurante gli risposi che il Ministro mi aveva trattenuto. Il che era vero.

Ron mi fece trovare la cena pronta, aveva aspettato me per cominciare a mangiare. Mi parlò della sua giornata, degli ultimi avvenimenti, e altro ancora. Annuivo, e lo interrompevo con qualche “sì” o “hai perfettamente ragione” e simili ogni tanto. I miei pensieri erano ancora altrove.

Tuttavia, il mio pensare così a lui, mi fece paura. Io non potevo pensare così a lui, perciò non andai in biblioteca per una settimana.

Stavo permettendo a quel ragazzo di occupare un posto nella mia vita, e, all’insaputa di entrambi, ci sarebbe realmente riuscito.

  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Jelly