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Autore: Drosophila Melanogaster    04/08/2014    2 recensioni
-Charles ha promesso che non avrebbe mai letto i miei pensieri.- la donna soffiò irritata, sul volto di Erik si dipinse un sorriso tagliente.
-L'aveva promesso anche a me, Mystica. Ed è entrato comunque.- il sorriso si fece più largo, malizioso, insolente.
-Quindi o la nostra cavia vuole essere trovata, o vuole essere fermata.-
- Fallo. -
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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La mente divenne opaca a pochi passi dalla porta, sulla soglia i passi si fecero confusi, la testa girava e doleva. Le mani tremule del rosso si portarono agli zigomi macchiati di sangue, strofinarono forte, poi le ginocchia cedettero e si abbatterono sul sentiero di ghiaia. La pioggia martellava violenta la sua schiena e inzuppava gli abiti.
Voltò il collo di lato vedendo tra le palpebre socchiuse un paio di mani bluastre afferrargli le spalle.
Poi scese il buio.

Hank e Mystica erano rimasti lontani troppo a lungo: i rumori forti del piano di sotto avevano fatto scattare un campanello d'allarme anche nella mutante il cui compito era evitare in ogni modo che quella sottospecie di orso blu scendesse le scale.
Raggiunto l'atrio, poi, la presenza dell'uomo con i capelli rossi non aveva aiutato nessuno dei due: Hank si era precipitato, con il suo passo sgraziato e pesante nonostante silenzioso per la presenza della peluria blu, verso il ragazzo stramazzato al suolo; Mystica aveva girato verso il laboratorio trovandosi davanti una scena ricolma di sangue e due corpi stesi l'uno contro l'altro.
Charles mosse il busto di qualche centimetro, allungò il braccio lungo la schiena di Erik sentendo subito il palmo bagnato. Non ebbe il coraggio di guardarsi la mano rossa di sangue che avrebbe dovuto essere il proprio e non quello del mutante che ansimava debolmente cercando l'aria con le labbra spalancate. La sua mente fu investita dalle paure dell'uomo che giaceva inerme sopra di se.
Sentiva sulla lingua il sapore della sua soddisfazione personale. Il sapore familiare del pensiero di aver saldato un debito e aver creato la copia esatta di se stesso. Sentì l'orgoglio di un padre violento fiero nel vedere suo figlio in preda all'istinto distruttivo di cui era l'artefice.
Qualcosa, qualcuno, sollevò quella carcassa di respiri dal suo busto. Mani esperte strapparono frettolose la stoffa della maglia a collo alto del mutante per scoprire copiose ferite che piangevano scarlatto. Nella testa del telepate fu tutto di un bianco doloroso per una manciata di secondi.
Poi un sussurro, passi infermi, altri sussurri.

-È ancora qui.-

Gli occhi azzurri del telepate cercarono dapprima Boetius, il pericolo che quel ragazzo aveva rappresentato era fors'anche maggiore di quello che Erik avesse mai potuto immaginare, non trovandone traccia si concentrò sulla figura che aveva spostato il peso di quel corpo quasi senza vita dal suo. Era certo di trovare il viso peloso e rassicurante di Hank e un suo sorriso che più di ogni altra cosa in quegli anni aveva significato tranquillità, ma ciò che trovò fu diverso: il viso era blu ma su di esso non vi era traccia alcuna di peluria, capelli rossi lo circondavano.
Forse era la sua mente che gli giocava qualche brutto scherzo, perchè era impensabile che oltre ad Erik avesse davvero ritrovato anche Raven. Girò il viso di lato lasciandosi sfuggire un colpo di tosse accompagnato da schizzi di sangue e un gemito di dolore. Dei passi raggiunsero velocemente le orecchie di Charles, qualche istante dopo egli si sentì sollevare da terra. Nonostante sapesse ormai di essere al sicuro, la mente del telepate non riusciva a darsi pace e scavava, quasi involontariamente, nella mente dell'uomo morente a terra.
Chiuse gli occhi.
Nella testa di Erik era tutto nero, lui stesso non riusciva a scorgevi niente e si chiese se forse non era morto davvero.
Era fermo, solo, e non era neanche più certo di sentirci o di poter parlare, ma poi parlare o ascoltare chi? Nessuno lo avrebbe mai cercato.
Davanti a lui non restava altro che il nulla. Ma di colpo una luce spezzò il buio costringendolo a chiudere gli occhi in un primo per non rimanerne abbagliato, lui che faceva così parte di quel buio da aver dimenticato per un po' cos'era la luce.
Quella luce, che non era neanche tanto forte una volta che ci si era abituati, veniva da una figura che avrebbe riconosciuto tra mille altre: era Charles e, sebbene sembrasse incredibilmente lontano e irraggiungibile, era l'unica cosa che portasse chiarore a quel buio mortale.
-Ti ho sempre voluto al mio fianco - sussurrò la voce nel buio, - perché non credo che ci sia qualcun altro che potrebbe mai desiderare quanto te di salvarci… di salvarmi.-

I sussurri si spandevano in quel nulla fino a raggiungere la figura bianca ed eterea che, zitta e immobile, ascoltava le parole, quando le sue labbra si muovevano non ne usciva alcun suono, o forse era Erik a non sentirlo. - E anche se non l'ho mai dato a vedere abbastanza tu sei sempre stato la mia forza e il mio più grande punto debole. - Le due ombre si avvicinarono quasi attratte in modo irresistibile l'una dall'altra. - E proteggerti è una promessa che manterrò per sempre. - La mano dell'ombra nera di Erik si posò sulla guancia bianca di Charles e si illuminò anch'essa di quel candore. Ma l'ombra del professore svaniva piano piano mentre Magneto cercava di afferrarlo e, proprio quando le labbra si stavano per posare su quelle di nuvola dell'altro, Erik si trovò a stringere il nulla di nuovo solo nel buio


                                                                         
Schifosamente in ritardo nei confronti di chi leggeva prima del trasferimento, ci scusiamo infinitamente ma R è in vacanza (non ditele che le ho dato la colpa v.v) ed L è decisamente pigra, pigrissima, e ci ha messo vent'anni per ricopiare tutto. 
Perdonate, se tutto andrà come previsto ricominceremo a pubblicare entro lass
i di tempo decenti <3 

   
 
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