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Autore: Ausel    07/08/2014    2 recensioni
[Seguito di Blackout - Chiusi in ascensore,
Storia scritta a quattro mani con Nunzio.]
Li avevano lasciati in un ascensore a chiedersi perché non si fossero smaterializzati. Che ne sarà, adesso, di loro?
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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«Fammi capire,» concluse Hermione «tu e Draco siete rimasti chiusi due ore in un ascensore. Insieme.»
«Sì.»
«Non vi siete affatturati a vicenda.»
«Esattamente.»
«E per concludere, ti ha dato vitto e alloggio.»
«Proprio così.»
«Bhè,» la ragazza mandò giù il resto della propria BurroBirra e guardo Harry negli occhi «forse si è pentito sul serio.»
«Anche secondo me. Te l'ho raccontato, è rimasto solo. Non vede nemmeno suo figlio.»
«Uhm. Cosa vi siete detti, stamattina?»
«Ecco, veramente...» Harry socchiuse gli occhi e si grattò leggermente la testa. «me ne sono andato prima che si svegliasse. Gli ho lasciato un bigliettino.»
«Un bigliettino.» Ripetè Hermione.
«Un bigliettino.» Confermò il giovane.
«Ho il presentimento che tu sia passato per uno stronzo ingrato.»
Prima che Harry potesse ribattere, la porta dei Tre manici di scopa si aprì e, qualche secondo dopo, Ronald Weasley gli sedette vicino. «Di cosa parlavate?»
Hermione precedette di nuovo Harry. «Gli stavo chiedendo se ha voglia di venire a La Tana, stasera.»
Harry annuì convinto. «Sempre che tu sia d'accordo, ovvio.»
«Come potrei non esserlo?» Gli occhi di Ron s' illuminarono di gioia. «Potremmo fare una rimpatriata, in questo periodo ci sono anche Bill e Charlie. Persino Percy!»
«I tuoi genitori?» 
«Muiono dalla voglia di vederti, ma dubito che verrano. Si stanno riposando nella casa che abbiamo costruito per loro, ce l'hai presente? Devono ancora riprendersi, sai.» 
«Già.» I pensieri di Harry volarono a Fred, ma si riscosse quasi subito. «Okay, stasera a La Tana.»



«Papà, Hugo dice che è meglio Serpeverde.»
Il viso di Ron divenne improvvisamente pallido.
«Papà, mi senti?»
Il rosso si sforzò di sorridere. «Sì.» Accarezzò la chioma del figlio e aggiunse «Vorrà dire che qualcuno rimarrà senza torta.»
«Ron!»
«Hermione, non possiamo rischiare. Lo capisci?» 
La donna scosse la testa.
«Credo che Hermione abbia ragione.»
«Grazie, Harry.»
Ron sbuffò. «Risparmiami il tuo monologo su Piton.»
«Non si tratta solo di lui, stai discriminando tuo nipote!» ribattè Harry, puntandogli il mestolo contro.
«Adesso basta.» Hermione fulminò entrambi con lo sguardo. «Hanno suonato alla porta, qualcuno vada ad aprire.»



Il cuore di Harry perse un battito. «Cosa ci fai qui?»
«Le domande le faccio io, Potter. Cosa significa che avevi fretta?!» 
Draco Malfoy stava in piedi sulla soglia, con in volto un'espressione vagamente simile a quella di Hermione quando Ron tornava a casa ubriaco e in mano un foglio che Harry conosceva troppo bene.
«Harry? Chi è?» urlò una voce dalla cucina.
«Nessuno, Hermione! Ha sbagliato casa!» e rivolgendosi di nuovo a Draco «Devi andartene, mon credo che tu voglia farti vedere da mezzo clan.»
«Prima voglio una risposta, Potter.»
«Harry?» La voce di Ron si fece pericolosamente vicina.
Con uno strattone, il ragazzo trascino Malfoy dentro. Lo spinse nella prima stanza che gli capitò e chiuse la porta dell'ingresso. 
«Allora? Quanto ci vuole?»
«Scusami, Ron. Gli stavo spiegando l'errore.» Harry diede una pacca sulla spalla del compagno.
«Va bene, la cena è pronta.»
«Arrivo, dammi solo un minuto.»
Ron spalancò gli occhi. «Ancora? Ma il pollo si raffredda!»
«Lo so, devo solo - ehm - lavarmi le mani.»
«Va bene. Io intanto torno di là.»
«Okay.»
Appena Ronald fu fuori dalla sua portata, Harry raggiunse Draco.
Il Serpeverde sedeva su un letto rosa, intento a giocare con una Puffola. Le pareti erano ricoperte di poster e la scrivania di oggetti.
«Alla buon'ora, Potter. Che graziosa stanza, è la tua?» 
«No, era di Ginny. Adesso credo che la stia usando di nuovo.»
Draco posò la Puffola per terra. «Scusami, non volevo...»
Harry sorrise. «Figurati, ormai è acqua passata.»
«Okay, basta con i convenevoli. Perché sei sparito?»
Il Prescelto esitò un attimo. «Ero in imbarazzo.»
«In imbarazzo.» Quella di ripetere, pensò Harry, era diventata una fissa. «E per cosa, di grazia?»
«Bhè, sai..» Harry mosse a caso qualche oggetto sul tavolo. «tutta la situazione. Sia prima che dopo. »
«Sì.»
«Come hai fatto a trovarmi?» chiese Harry, dopo qualche secondo di silenzio.
«I tre manici di scopa sono un posto molto frequentato, Potter.»
Harry lasciò cadere una penna con cui giocherellava. «Ci hai origliato!»
«Non si ci può proprio fidare di te, lo sapevo. In culo al segreto tra gay.» Draco si morse la lingua. «E la Granger ha ragione: hai fatto la figura dello stronzo ingrato.»
«Il segreto non c'entra, non sa che lo siamo. Non le ho detto nemmeno del bacio.»
Un rumore improvviso fece voltare i due verso la porta. Draco tirò fuori la propria bacchetta, ma Harry gli fece segno di abbassarla.
Hermione, visibilmente a disagio, stava raccogliendo i cocci di quello che, pochi seconda prima, doveva essere stato un piatto. «Io.. ho sentito delle voci..la cena...torno di là.»
«Aspetta, non è come pensi,»
Malfoy alzò un sopracciglio «Mi duole dirlo, Potter, ma non è stupida come te.»

Harry diede una gomitata a Draco. «È successo in ascensore, ci siamo messi a parlare di saliva e..»

«Potter, taci. Non complicare la situazione!»
La ragazza abbozzò un sorriso. «Non c'è bisogno di spiegazioni, davvero. Mi fa piacere.»
«Di che state parlando?» Una donna non troppo alta e con indosso un'uniforme si fece largo tra i presenti. «E perché c'è Draco Malfoy in camera mia?»
«Ginny.»
«Mi fa piacere vedere che mi riconosci, Harry. Ora rispondi alle mie domande.»
«Draco...è qui per lavoro. Ha i risultati dell'autopsia. Stavamo parlando di questo.»
Ginny scrutò l'ex marito con uno sguardo indagatore. Se non avesse fatto del Quidditch un lavoro, sarebbe stata una perfetta Auror «Fuori di qua. Tutti e tre.»

 


«Per lavoro, hai detto?»
«Sì, Weasley. Potter è il capo del Dipartimento, dovevo riferire i risultati a lui.»
Ron tornò a fissare il piatto. «Okay.»
«Accomodati dove preferisci.» disse Hermione, cercando di smorzare la tensione.



«Non se ne parla.»
«Ma Ginny...»
«Ginny un corno, non voglio che quel traditore sieda alla mia tavola!»
Harry considerò l'idea di dirle che si era seduto sul suo letto, ma convenne che forse non era il caso. «È pentito, te l'ho detto.»
«Non m'interessa, non lo voglio in casa mia.»



«E così, tu sei un Serpeverde.» L'attenzione di Hugo e Albus Severus era completamente sul biondo.
Il migliore della mia specie, pensó. «Sì.»
I due bambini si scambiarono uno sguardo complice.
Hermione tossichiò. «Dunque, lavori al San Mungo? Dev'essere interessante.»
Analizzare corpi? Uno spasso. «Abbastanza.»
Ron guardò nuovamente l'orologio. «Vado da loro.»



Ginny uscì dalla stanza sbattendo la porta, Harry al seguito come un cagnolino.
«Finalmente! Cosa sono quelle facce?»
«Niente, Ron.» Harry scosse la testa. «Andiamo a mangiare.»



Harry sbattè le palpebre qualche volta, prima di realizzare che ci vedeva benissimo. Ginny si sedette subito, invece, sorridendo compiaciuta.
«Dov'è Draco?»
«Se n'è andato, Harry. Ha detto che si sentiva di troppo.»


   
 
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