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Autore: Rain e Ren    11/09/2008    3 recensioni
Rieccomi qui, stavolta con una storia lunga su Dragon Ball.
Ambientata dopo la fine dell’era GT….pochi mesi dopo la partenza di Goku!
La vita sembra tornata alla normalità, ma il dolore e la tristezza pervadono ancora gli animi dei nostri eroi, memori di tante battaglie e pieni di ricordi che portano il nome del più grande e generoso dei Sayan.
E su questo sfondo dolce-amaro che un segreto torna alla ribalta!
Un popolo nuovo fa la sua comparsa attraverso i ricordi della persona più insospettabile: Videl!
Nascosto tra le Galassie dell’Universo…il Popolo considerato l’Alba ti tutti gli altri…si rivela per la prima volta…
Tra segreti, leggende, ricordi e scoperte di nuovi, straordinari poteri…forse ci sarà un ritorno inaspettato…!
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gohan, Goku, Nuovo personaggio, Vegeta, Videl
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Sono tornata prima di quanto avevo previsto…

Sono tornata prima di quanto avevo previsto….!!!!!!!!!!!!!

Grazie di cuore dei commenti…e ora vi lascio alla storia!!!!!!!

Baci…Baci…Rain!!!

 

 

7. Tutti insieme verso una nuova avventura.

 

Ormai era buio sui monti Paoz, e tutti erano tornati a casa lasciando la famiglia Son da sola.

Il silenzio che albergava nella casa era spettrale e faceva quasi paura.

Videl era in cucina che preparava una tisana rilassante per tutti; Gohan era in salotto che faceva finta di guardare la televisione; Pan si era chiusa in camera sua da molto tempo ormai, e si era rifiutata di uscire saltando persino la cena.

Si sentiva tradita, tradita dalla persona nella quale aveva piena fiducia, quella che sapeva non l’avrebbe mai abbandonata, quella che più di tutti gli era mancata durante il viaggio intrapreso nello spazio pochi mesi prima; si chiedeva perché, per quale ragione sua madre le avesse sempre taciuto quella verità che ora minacciava di ucciderla, di far crollare la sua determinazione che mai aveva ceduto.

 

- Ma io cosa sono?!-

 

Una domanda, un’unica domanda era riuscita a far vacillare la fiducia per sua madre e ora rischiava di spezzare un legame troppo speciale, quel legame particolare che solo madre e figlia possono avere.

Eppure Pan non sapeva che quella stessa domanda, anni or sono, aveva rischiato di uccidere anche sua madre, quando ancora si è bambini infantili e la prospettiva delle cose è completamente diversa.

- L’ho proprio delusa.- pensò Videl mentre affettava il pane e vi spalmava sopra la crema al cioccolato che tanto piaceva alla figlia, spremette le arance per poi versarle in un bicchiere e riempì tre tazze con la tisana bollente. Mise due tazze, la spremuta e il pane su un piccolo vassoio mentre la terza la poggiò sul tavolino del salotto.

“ Porto questo a Pan.” Lo informò iniziando a salire le scale, ma lui non parve averla sentita.

TOC TOC

Qualcuno bussò alla sua porta, e lei sapeva benissimo chi era quel qualcuno.

Pan…posso entrare…?” chiese Videl con le dita ancora appoggiate sulla porta.

Dopo un attimo di silenzio la voce della figlia le diede il permesso. “ Entra…”

Quando entrò, vide quello che non avrebbe mai voluto vedere: sua figlia era raggomitolata nel letto con le coperte tirate fin sopra la testa.

Una fitta al cuore la fece vacillare per un momento, ma quello non era il momento di mostrarsi debole, non davanti alla figlia.

“ Ti ho portato qualcosa da mangiare.” Le disse dolcemente appoggiando il vassoio sul comodino di fianco al letto. “ Te lo lascio qui.” Aggiunse poi, ma quando non ottenne risposta decise ch’era meglio andarsene.

Era gia sulla porta quando la voce di Pan la fece tornare sui suoi passi.

Perché?” chiese piano la ragazzina, così piano che riuscì a sentirla quasi per caso. “ PERCHÉ?” urlò poi scalciando le coperte, facendole finire per terra.

Il viso contratto in una smorfia di rabbia e dolore, le lacrime che sgorgavano dagli occhioni innocenti di bambina, le mani strette in pugni per trattenersi dal picchiare la madre.

“ Non lo so perché, Pan.” Disse calma Videl voltandosi verso la figlia per guardarla negli occhi. “ Non l’ho chiesto io tutto questo.”

MA PERCHÈ NON ME LO HAI MAI DETTO?” urlò ancora, sempre più arrabbiata. “ COSA T’IMPEDIVA DI FARLO?”

“ Il semplice fatto che dirtelo non avrebbe cambiato nulla.

“ E COME FAI A DIRLO???

Perché ci sono passata anch’io…proprio quando aveva la tua età. E non puoi immaginare quanto mi sono odiata per essere diversa e quanto ho odiato i miei genitori perché lo ero.” Le raccontò incrociando le braccia al petto e appoggiandosi al muro con la schiena.

Pan rimase interdetta: anche sua madre aveva reagito come lei?!

“ Anche tu…da piccola…?!” sussurrò piano senza più voce.

“ Oh, si…e non sai neanche quanto.” Ammise con una punta di acidità nella voce.

Rimasero in silenzio per quelle che parvero ora intere, ferme nelle loro posizioni una squadrando l’altra, e quest’ultima con gli occhi bassi a darsi della scema per aver pensato che la madre non sarebbe mai stata in grado di capire i suoi sentimenti.

“ Scusa…” sussurrò senza guardarla.

Videl scosse la testa. “ No, sono io che ho sbagliato.” Ammise gravemente. “ Avrei dovuto dirtelo, avrei dovuto rivelarti anche questo…solo che…pensavo non fosse necessario, ecco. Non avrebbe cambiato nulla, alla fine.”

E di nuovo silenzio, stavolta un po’ più leggero, ma lo stesso carico di domande.

“ Mamma…” il richiamo di una figlia che vuole sapere la verità; questa era quello che la voce di Pan le suggeriva. “ Mi racconteresti tutta la storia?” chiese mentre gli occhi s’illuminavano di curiosità infantile.

La donna ci pensò su un momento e poi sorrise dolcemente. “ Facciamo un patto.” Propose allegra. “ Tu mangi e io racconto, che ne dici?”

“ Dico buon appetito.”

Videl rise sedendosi sul letto della figlia mentre questa prendeva il vassoio, lo appoggiava sul letto e prendeva a mangiare voracemente: forse non era stata una buona idea saltare la cena!!!

“ È iniziato tutto quando nonno Satan era ancora giovane e poco conosciuto.” Iniziò a raccontare. “ A quel tempo si allenava in una piccola palestra anche un po’ sgangherata ad essere sincera, e u proprio lì che incontrò mia madre; pare che lei fosse in viaggio per l’Universo, che fosse scappata di casa perché voleva vedere cosa c’era oltre il suo pianeta. S’incontrarono i quella palestra quasi per caso, ma fu un colpo di fulmine. In breve s’innamorarono e si sposarono; solo dopo aver fatto questo mamma gli raccontò chi era veramente, del suo pianeta e del suo ruolo. Ma a papà questo non importava: lui l’amava comunque, che fosse terrestre o meno.” A quelle parole un dolcissimo sorriso le incorniciò le labbra. “ Ti viene in mente un’altra storia simile?” chiese alla figlia.

Pan smise di bere in succo d’arancia e ci pensò su un momento. “ Ma certo.” Esclamò poi. “ È come la storia di nonno Goku e nonna Chichi!”

Videl sorrise prima di riprendere a raccontare. “ Quando mamma capì che papà l’avrebbe amata sempre e comunque si sentì meglio e molte delle sue preoccupazioni svanirono. Pochi mesi dopo nacqui io…e fu proprio da quel momento che mia madre cambiò radicalmente.

Perché?” chiese la ragazzina curiosa.

“ Vedi…crescendo si matura sempre di più, e quando si diventa genitori si comprendono meglio molte più cose, ci si trova con più responsabilità, e di colpo, anche quello che ritenevamo sbagliato a causa della nostra testardaggine, ci sembra giusto. Tentò di spiegare la donna. “ Ma questa, Pan, è una cosa che capirai meglio quando anche tu sarai mamma.”

La ragazzina gonfiò le guance indispettita.

Odiava quando qualcuno le dice va così! Era come dire quella classica frase: capirai quando sarai più grande!

Quella frase che i genitori ripetono per anni e anni ritenendoti sempre troppo piccola.

“ Non fare quella faccia, su.” La incoraggiò la madre ridendo.

Pan sbuffò. “ Va be, andiamo avanti ch’è meglio.”

“ Hai ragione.” Annuì Videl. “ Quando nacqui io le cose andarono bene per i primi due anni, e questo fu un tempo appena sufficiente per provare ad essere felici che gia tutto finì. Arrivò una lettera dal pianeta natale di lei, in cui la s’informava che sua madre, mia nonna, era prossima alla morte, e che quindi lei avrebbe dovuto prenderne il posto. Mia madre fu a lungo indecisa sul tornare o meno, ma quando papà le propose di partire tutti assieme lei si oppose fermamente.

“ Perché?” chiese nuovamente Pan.

Videl scosse la testa. “ Non lo so. Papà non me l’ha mai detto il motivo, e credo che nemmeno lui lo sappia in realtà; penso che mia madre avesse buone ragioni per non volere che noi partissimo con lei, ma quali fossero non l’ha mai detto.”

“ Quindi partì?!” fece la ragazzina pronta ad ascoltare il continuo di quella storia.

“ Si, partì.” Annuì la madre. “ Poco dopo il mio secondo compleanno venne a prenderla una navicella spaziale e la riportò sul suo pianeta. Da quel momento non l’abbiamo mai più rivista.

Pan rimase in silenzio dopo che la madre finì, e si chiese cosa potesse spingere una madre ad abbandonare la proprio figlia e il marito che tanto amava.

“ Niente interrogatorio?” chiese Videl con un sorriso.

“ Ho solo due domande.”

“ Prego.”

“ Come fai a sapere tante cose su quel popolo se non hai mai potuto parlare con tua madre?”

Videl sorrise ingenuamente. “ Tutto quello che so di quel popolo e delle loro usanze è perché mia madre raccontò molte cose a papà, e lui le ha poi raccontate a me quando sono cresciuta.”

Pan annuì distrattamente. “ Seconda domanda…” e indugiò un momento. “ Lei…non ti manca…?”

“ Si, mi manca.” Ammise con un sorriso. “ Però non voglio incolparla per ciò che ha fatto, non trovo giusto.

“ Ma vi ha lasciati!” protestò la ragazzina arrabbiata.

Se lo ha fatto c’era una buona ragione, no?” chiese retoricamente. “ E poi, in cuor mio, so che l’ha fatto per proteggermi. Non so da chi o da cosa, ma questa è la sensazione che ho.

Pan scosse la testa confusa: proprio no riusciva a capire come la madre potesse pensare una cosa simile?!

“ Ascolta.” Le disse mettendole una mano sulla spalla e sorridendo maternamente. “ Anch’io, quando avevo la tua età l’ho odiata.” Ammise ricordandosi di ciò che aveva provato quando suo padre le aveva raccontato chi fosse sua madre e perché non era con loro. “ Ma poi, crescendo, il mio odio si è attenuato, e quando sono diventata madre ho smesso di farlo. Ho capito che una madre è pronta a tutto per i suoi figli. Anche a buttarsi nel fuoco se si rende necessario…ma hai dovuto nascere tu per farmelo capire.”

E, per la prima volta nella serata, anche Pan sorrise dolcemente.

Non riusciva ancora a comprendere le parole e i sentimenti della madre, però voleva fidarsi delle sue parole, e del fatto che avrebbe capito…un giorno. Sarebbe cresciuta e avrebbe capito a cosa si riferiva Videl, ma per il momento non aveva voglia d’indagare.

E poi aveva pure sonno.

Sbadigliò senza rendersene conto e la testa le ciondolò sul braccio della madre.

“ Mi sa ch’è ora di andare a dormire, eh?”

“ Mmmm…” fu tutta la risposta che le arrivò dalla figlia.

Sorrise prima di stenderla e rimboccarle le coperte, le posò un bacio sulla fronte e poi uscì dalla stanza portando dietro le tazze e il vassoio. Quando scese in salotto suo marito era ancora davanti alla televisione a fare zapping.

“ Guarda che rischi di rompere il telecomando. Gli fece notare con una risata cristallina.

“ Videl.” Disse lui facendo un balzo dalla paura.

Lei rise e gli si sistemò accanto, poggiando la testa sul suo petto mentre lui le circondava lei spalle.

“ E…Pan…?” chiese dopo un attimo.

“ Sta bene.” lo rassicurò chiudendo gli occhi. “ Ho dovuto raccontarle tutta la storia, ma alla fine è crollata.

“ È una brava bambina.”

“ Si…proprio una brava bambina…”

E la notte si chiuse su di loro.

 

@ + @ + @ + @

 

Videl si stiracchiò sbadigliando senza ritegno: era dalle quattro ch’era in piedi…ed era andata a dormire alle due, quindi…

Mannaggia a sua figlia che li aveva letteralmente buttati giù dal letto per allenarsi!!!

Oh bè…almeno aveva ritrovato il suo buon umore; tra la possibilità di riportare indietro il suo caro nonnino e i chiarimenti con la madre la sera prima, Pan sembrava un fiore appena sbocciato.

Avevano parlato tanto anche quella mattina mentre si allenavano, e Videl era sicura che, da quel momento, non ci sarebbero mai più stati problemi tra di loro.

 

Poche ore prima.

 

“ Senti, mamma.” L’aveva chiamò Pan mentre lei si asciugava il sudore dalla fronte.

Cosa c’è?”

Ma…anch’io posso aver ereditato alcuni poteri particolari come i tuoi?” domandò curiosa ed eccitata come un bambino davanti alla sua prima caramella.

Videl sorrise allegramente. “ Può darsi.” Ammise pensierosa. “ Ma abbiamo tutto il tempo per scoprirlo. Aggiunse vedendo l’espressione della figlia.

Ma…” aveva tentato di protestare.

La donna aveva scosso la testa. “ Niente ma.” Disse fermamente. “ E poi…sbaglio o avevi da fare stamattina?”

Il sorriso scomparve dal viso di Pan che prese ad urlare terrorizzata che era in ritardo.

E così il loro allenamento si era concluso.

 

Tempo presente.

 

Il telefono squillò improvvisamente ridestandola dai suoi pensieri. Alzò la cornetta.

“ Pronto?”

“ Ah, Videl.” Disse una voce dall’altro capo del telefono. “ Finalmente ti trovo.”

“ Bulma.” Esclamò la ragazza sorpresa. “ Scusa, ma ero fuori ad allenarmi insieme a Pan. Dimmi tutto.”

“ Volevo dirti di venire a casa mia.”

“ Adesso?”

“ No, domani.” Disse ironicamente l’altra. “ Certo che adesso; vuoi che ti aiuto a costruire quella benedetta navicella o no?”

Improvvisamente tutto fu chiaro alla mora. “ Oddio.” Esclamò battendosi una mano sulla fronte. “ Me n’ero totalmente dimenticata. Scusa.”

“ Andiamo bene.” borbottò Bulma. “ Bè…fa niente. Vieni qui così iniziamo a lavorarci?”

“ Va bene.” annuì Videl. “ Mi cambiò e sono da te. Ciao.”

“ Ciao.” E chiusero insieme la telefonata.

 

@ + @ + @ + @

 

Quando Videl arrivò a casa Brief, centro della Capsule Corporation, la calma regnava sovrana.

Cosa alquanto strana!!!

Entrò dalla finestra come ormai era solita fare, e trovò la casa deserta; decise quindi di scendere nel laboratorio di Bulma e, come aveva immaginato, la trovò li a lavorare su qualche strano aggeggio.

“ Ehm…ciao.” La salutò la mora con un timido sorriso.

L’altra si tolse gli occhiali e spense la fiamma ossidrica prima di voltarsi e sorridere. “ Videl:” esclamò allegramente. “ Finalmente! Pensavo che ti fosse persa.”

“ Scusa se ho fatto tardi, ma ho dovuto lasciare un biglietto con scritto dove andavo a Gohan e Pan perché non si preoccupassero.” Spiegò velocemente. “ Qui piuttosto…ch’è successo?”

“ Ti riferisci a tutta questa calma sovrannaturale?” chiese divertita.

Gia…non sembra nemmeno casa tua.”

“ Che vuoi farci?!” fece l’altra con un’alzata di spalle. “ Vegeta e Trunks sono chissà dove ad allenarsi, e Bra è uscita perché doveva andare non so dove. Quindi, per una volta, questa casa saprà cos’è la tranquillità. Anche se non so quanto potrà durare.”

“ Aspetta che tornino e tornerà il casino.

“ Puoi starne certa!” e scoppiarono entrambe a ridere. “ Piuttosto…è da ieri che ci penso, sai.”

“ A cosa?” chiese Videl stupita.

“ Hai tuoi poteri.” Rispose Bulma guardandola. “ Perché c’è li hai, no? Dei poteri…”

Videl sorrise e le fece l’occhiolino. “ Certo che c’è li ho.”

E quali sarebbero?” chiese l’altra curiosa come una bambina.

“ Vieni qui.” Le disse facendole segno di avvicinarsi.

Le mise una mano sulla fronte e chiuse gli occhi per concentrarsi; pochi secondi dopo staccò la mano e sorrise soddisfatta. “ Guardati allo specchio.” Disse a Bulma con un sorriso.

La donna fece come l’era stato detto e per poco non svenne.

“ Videl…io…il mio viso…” borbottò incredula. “ SONO RINGIOVANITA!!!!

“ Lo so.” disse l’altra sorridendo. “ Non solo il tuo viso, ma anche il tuo corpo. Ti ho riportato a quando ti ho conosciuta, quindi una ventina d’anni fa…circa.”

Bulma la guardò sbalordita e sbatte più volte le palpebre. “ Questi…sarebbero…i tuoi poteri…”

“ Solo uno.” La corresse Videl. “ Ne ho altri, ma questo è senz’altro il mio preferito.

Ma…com’è possibile…?”

Ho ringiovanito le tue cellule, riportandoti allo stato di trentenne.” Spiegò brevemente. “ Potrei anche bloccare la tua vita qui, volendolo. In altre parole il tempo per te smetterebbe di scorrere e tu resteresti per sempre una ragazza di trent’anni.

“ È…incredibile…” sussurrò basita.

“ Forse.” E fece spallucce. “ Ma ora è meglio che ti riporti allo stato normale.

E perché?” piagnucolò la turchina.

“ Vedi…è meglio se non utilizzo i miei poteri. Le disse Videl. “ Soprattutto questi.”

“ Uffa.” Si lamentò Bulma. “ Ma io non voglio.”

Alla fine, dopo non poche lamentele e pianti, Videl riuscì a convincere Bulma a tornare normale.

Decisero quindi di mettersi al lavoro perché, se non si muovevano, Goku non lo riportavano indietro tanto facilmente…anzi. Sarebbero passati i cent’anni se continuavano a quel ritmo.

Meglio mettersi al lavoro…

e alla svelta!

 

@ + @ + @ + @

 

Un mese dopo.

 

C’era voluto un mese intero perché i lavori fossero ultimati; non era stato per niente facile, neanche con il lavoro incrociato di Bulma, Videl e Gohan, creare quella navicella. La rotta da percorrere era lunga e non avevano idea di cosa avrebbero trovato lungo la strada, senza contare la navicella doveva andare veloce se non volevano tornare sulla terra vecchi e decrepiti.

Alla fine c’è l’avevano fatta, e il giorno della partenza era arrivato.

“ Uffa!” si lamentò Bulma. “ Voglio venire anch’io.”

Ma…mamma…” cercò di calmarla Trunks. “ Questi viaggio può essere pericolo, e poi…Bra con chi rimarrebbe…?”

Non era sicuro di essere riuscito nell’intento di dissuaderla dall’andare con loro, ma Bulma parve calmarsi almeno un po’ e abbondò l’espressione da bambina capricciosa.

“ Oh…e va bene.” Disse alla fine arrendendosi. “ Ma voi due promettetemi di fare i bravi. Disse rivolta a figlio e al marito.

“ Bene.” esclamò alla fine Videl. “ Se ci siamo tutti direi di andare.”

Ma due voci la fecero sussultare.

Ma dai.” Disse la prima. “ L’ahi sentita?”

“ Gia.” Annuì la seconda. “ Vuole tenersi tutto il divertimento per se.

I presenti, alias Videl, Bulma, Trunks, Vegeta, Bra, Gohan e Pan si voltarono incuriositi e rimasero sorpresi da chi si trovarono davanti.

Ma…ragazzi…” borbottò Videl piacevolmente sorpresa.

Eh, si…perché c’erano proprio tutti i vecchi amici.

Cosa ci fate tutti qui?” chiese Trunks sorpreso.

“ Come cosa ci facciamo tutti qui?” disse Crili arrabbiato. “ Siamo qui perché non abbiamo nessuna intenzione di lasciarvi il divertimento tutto per voi. Anche noi vogliamo fare la nostra parte…soprattutto per Goku.

Videl sorrise grata per la loro presenza perché senza, n’era sicura, si sarebbe sentita sola, un po’ persa se non ci fosse stato tutto il vecchio gruppo insieme per quel viaggio.

“ Ho come l’impressione che foste gia d’accordo da prima, ma per stavolta vi perdono.” Disse la ragazza con un sorriso facendo l’occhiolino ai presenti.

E così, ridendo e scherzando come al solito, Videl, Gohan, Pan, Trunks, Vegeta e Crili salirono sulla navicella progettata da Bulma per quel nuovo viaggio.

E mentre si alzavano alla volta dell’Universo, Videl non potè non sorridere pensando che quello era solo l’inizio di una nuova, grande avventura tutti insieme.

 

 

 

Ecco un altro capitolo fresco fresco subito subito!!!!

Devo essere sincera: non credevo di riuscire a riprendere il ritmo di un capitolo al giorno….ma a quanto pare sono più brava del previsto.

 

X vivina: non so se essere contento oppure no di averti messo ansia, ma sono felice che la ff ti piaccia. Un bacione e grazie dei tuoi commenti.

 

X Vegeta4ever: eccoti l’aggiornamento. A proposito…ne hai proprio tante di domande, eh? Non preoccuparti, cercherò di rispondere a tutte nel meno tempo possibile. Un bacione e grazie di continuare a seguirmi. 

 

X Nightwish4ever: a quanto pare hai proprio deciso di perseguitarmi, eh? (scherzo…scherzo…nn te la prendere…) ma anche se mi perseguiti mi fa piacere!!!!! (sono proprio strana!!!T-T)  e comunque non mi sono mica offesa (so benissimo che ogni tanto dovrei muovermi a scrivere invece di guardare lo schermo a vuoto….eh eh eh…). Un bacione anche a te e grazie per continuare a seguirmi (o perseguitare a seconda dei punti di vista…)

 

E ora che ho finito vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo.

Baci…Baci…Rain!!!

 

 

   
 
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