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Autore: bolladisapone_    08/08/2014    2 recensioni
L'amore, a volte, è nascosto da maschere.
Ci si innamora di identità nascoste, di corpi che non appartengono agli occhi che ci stregano, alla risata che ci ferma il battito e ai baci che ci scaldano.
E se ci si innamora di qualcuno che non è come esattamente appare, cos'è che si fa?
//Drarry//
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Harry scese lentamente le scale del dormitorio per arrivare in Sala Comune, dove soltanto pochi Grifondoro erano seduti sulle poltrone per ripetere le lezioni del giorno.
Sbadigliò appena e si stiracchiò, recuperando una mela dal tavolino posto davanti al camino, evitando le occhiate curiose dei presenti in Sala.
L’addentò con disinvoltura ed incrociò lo sguardo di George che gli sorrise con lieve malizia, voltandosi poi al rumore di passi che proveniva dalle scale del dormitorio femminile.
Notò Ginny scendere con lo sguardo basso, persa nei propri pensieri.
Il ragazzo arrossì lievemente e si avvicinò a lei, sorridendole appena ella alzò lo sguardo.
-“Hei, Harry, buongiorno.” biascicò assonnata, superandolo per dirigersi su una delle poltrone, accanto a Fred che stava sperimentando i dolcetti abbronzanti su un primino dall’aria nauseata.
Harry seguì il corpo della ragazza con lo sguardo, restando interdetto per un attimo.
Si rigirò distrattamente la mela tra le mani, prima di poggiarla sul tavolino, avvicinandosi così a lei, per poterle sussurrare all’orecchio con un mormorio che gli altri non potettero sentire.
-“Gin.. posso parlarti?”
La ragazza alzò il viso dall’esperimento del fratello ed annuì, alzandosi dalla poltrona per allontanarsi di poco insieme a lui, dedicandogli la sua attenzione.
-“Dimmi tutto.” disse, ed Harry sospirò appena.
-“Ecco, a proposito di ieri e del ballo..”
-“Sì, lo so, mi dispiace.” commentò, ed Harry sgranò appena gli occhi.
-“Ti dispiace?”
-“Sì, mi dispiace.. ti giuro che non volevo. E’ che non mi sentivo bene, credo, e..”
-“Oh, non preoccuparti per quello.”
Ginny alzò lo sguardo confuso sul suo viso, ed Harry le sorrise.
-“Ora come stai, meglio?”
-“Sì, anche se mi sento un po’ confusa..” bisbigliò, stringendosi nelle spalle.
Harry annuì e basta, interrotto poi da Ron ed Hermione che scendevano, quasi in contemporanea, dai due dormitori.
-“Buongiorno, ragazzi.” li salutò il bruno, e Ron ricambiò con un enorme sbadiglio.
-“Siamo in ritardo per la colazione!” annunciò Hermione, e tutti quanti si alzarono per dirigersi in Sala Grande.
Mentre i Grifondoro attraversavano la sala per dirigersi al loro tavolo Harry rallentò il passo, voltandosi verso quello dei Serpeverde per osservare un Draco Malfoy concentrato su una discussione accesa insieme a Blaise Zabini e Pansy Parkinson.
Non avrebbe mai pensato che potesse diventare amico di Ginny, ed il modo in cui la ragazza l’aveva difeso la sera prima l’aveva tenuto sveglio per tutta la notte.
Improvvisamente Draco alzò il viso ed i loro sguardi si incontrarono, facendo tremare Harry senza un reale motivo.
Spostò lo sguardo dal biondo e si sedette al suo posto, vicino a Ron, tenendo lo sguardo basso fisso nel suo piatto vuoto.
Il comportamento di Ginny di poco prima era stato davvero strano, ed Harry si sentì un po’ preso in giro, considerando quel bacio dato davanti tutta la scuola della sera prima.
Nell’arco della giornata si accorse che, in tutta Hogwarts, non si parlava d’altro.
Era calata la sera, e tutti erano riuniti in Sala Grande per la cena.
Harry mangiò velocemente e si alzò con la stessa velocità, borbottando qualche scusa agli amici, prima di uscire dalla Sala a passo spedito, stanco ormai di tutti i mormorii e gli sguardi curiosi della gente.
Rallentò appena gli occhi di tutti non furono più puntati sulla sua schiena e sospirò, voltando il viso per salutare con un sorriso Mrs. Smith che lo salutava dal quadro.
Si sentì improvvisamente spintonare alle spalle e si voltò, aggrottando le sopracciglia a Ginny che lo spingeva debolmente, con una risata leggera.
-“Avanti, Potter, sono una povera e debole ragazza. Tu pesi un quintale!”
Harry, confuso ed interdetto, la seguì ugualmente, chiudendosi alle spalle la porta di una delle tante stanze della scuola.
-“Mi hai dato del grasso?” chiese poi, provando a nascondere il divertimento.
-“Diciamo che dovresti perdere un paio di kg.”
-“Mi ritengo offeso, Weasley.”
-“Non è un problema mio, sinceramente.”
Entrambi risero, e Ginny si sedette su uno dei banchi più vicini.
Si guardarono in silenzio, mentre la ragazza dondolava le gambe con estrema lentezza, inclinando il viso con un gesto dolce ed elegante.
-“Quale oscuro problema ti affligge?” chiese, con la voce morbida, velata di ironia.
-“Nulla, scusami.”
Harry tagliò corto, avvicinandosi alla ragazza, facendo conto della propria indole da Grifondoro coraggioso.
Ginny si spostò di poco e fece spazio sul banco anche all’altro, invitandolo a sedersi.
-“Puoi parlarmene.” disse, ed Harry si sedette silenziosamente accanto a lei.
Soppesò la proposta dell’altra, voltandosi a guardarla prima di parlare, con lo sguardo che piano studiava quei lineamenti così familiari eppure così diversi.
-“Stamattina eri strana.. insomma.”
-“Strana?”
-“Eri la Ginny di sempre, ma non quella di ieri sera e di ora.”
-“E quale preferisci?” scherzò la ragazza, provando a nascondere una nota di curiosità che le assottigliò la voce.
-“Quella che ho davanti.” mormorò Harry, sorridendo con quel suo sorriso dolce a mezze labbra.
Ginny si morse il labbro inferiore e ridacchiò appena, abbassando lo sguardo prima di rialzarlo per far incrociare di nuovo i loro occhi.
“Comportati da ragazza.”
-“Allora potresti baciarmi, visto che son già qui.” mormorò, e l’altro non se lo fece ripetere due volte.
Fece incontrare le loro labbra immediatamente, facendo sussultare Ginny che restò sorpresa proprio come la sera prima.
Il bacio fu breve, ma quel semplice incontro di labbra fu abbastanza per farle mancare il respiro.
Sbatté piano le palpebre e portò lo sguardo ad incrociare quello dell’altro, prima di sorridergli con dolcezza.
-“Vedo che il Carpe Diem è uno dei tuoi stili di vita.”
-“Puoi scommetterci.” rispose Harry, con un mezzo sorriso divertito.
-“Scommettere su di te, Potter? Non so se lo farei.”
-“Vuoi smetterla di insultarmi?”
-“Ma è così divertente!”
-“Trovi divertente inondarmi di cattiverie?”
-“Oh per Merlino, certo che sì.”
Ginny provò a trattenere un ghigno divertito ma non ci riuscì, abbassando però il viso per provare a nascondere quel comportamento così alla Malfoy.
-“Dieci punti a Grifondoro.” mormorò Harry, lasciandosi finalmente andare ad una risata leggera.
Ginny lo osservò, con le guance rosse per la vergogna.
Grifondoro? Per Salazar, tutto tranne quello!
Si costrinse poi a ridere piano, spintonando il ragazzo con un delicato pugno contro la spalla.
-“Venti se comprendiamo la mia immensa bellezza.”
-“Facciamo trenta.”
-“Perché trenta?”
-“Venti per te e dieci per me.”
-“Perché dovresti meritare questi dieci punti, di grazia?”
-“Perché sono il Salvatore!” esclamò Harry, trattenendo l’ilarità.
-“Fossi in te proverei a salvare la tua faccia dal mio pugno imminente.”
Harry roteò gli occhi e la ribaciò improvvisamente, portando una mano dietro la sua nuca per avvicinare il suo viso al proprio, intrecciando distrattamente le dita tra i suoi capelli rossi.
Ginny ricambiò il bacio, sciogliendo finalmente i muscoli che teneva tesi fino a quel momento, avvolta da una paura che non riusciva a spiegare.
-“Non provare mai più a zittirmi.” bisbigliò, fingendosi offesa, ritrovandosi di nuovo le labbra del bruno premute contro le proprie.
-“Nemmeno in questo modo?” bisbiglio Harry in risposta.
Ginny tremò appena al respiro caldo dell’altro contro la propria bocca e restò in silenzio; l’altro restò in attesa.
Si guardarono per attimi interminabili negli occhi, persi nei propri pensieri che riguardavano, irrimediabilmente, l’altro.
-“Qualcosa mi dice che la risposta è ‘Sì, Harry, in questo modo sì. Ti prego.’ ”
Ginny arricciò il naso e si avvicinò ancora un po’ al corpo del bruno, provando a nascondere quel gesto con più naturalezza possibile, sospirando poi piano al calore emanato dal suo corpo.
-“Non ti pregherei nemmeno se fossi sul punto di morire e tu fossi l’unica mia salvezza.”
-“Queste sono parole grosse, rossa.”
-“A differenza del tuo cervello.”
Ginny parlò senza riuscire a nascondere una risata priva di scherno, ed Harry le avvolse le spalle con un braccio per stringerla a sé, mordendogli giocosamente una guancia per vendetta.
Ginny sussultò e colpì il petto del bruno con uno schiaffo senza forza, sciogliendosi completamente a quella strana dolcezza che gli invadeva i sensi.
“Draco Lucius Malfoy che fa il dolce. Se solo venissero a saperlo i miei antenati!” pensò, senza però allontanarsi da quell’abbraccio caldo in cui l’altro l’aveva coinvolta.
Restarono di nuovo in silenzio, mentre Harry baciava i capelli scompigliati della ragazza e Ginny respirava il suo profumo come se fosse l’unica fonte d’ossigeno presente al mondo.
Poi il rintocco di un orologio spezzò improvvisamente il silenzio e Ginny trasalì, spostandosi di scatto dal corpo caldo e sicuro di Harry.
-“Devo andare.” disse, scendendo con un salto elegante e scaltro dal banco, voltandosi per lasciare un ultimo bacio sulle labbra dell’altro.
-“Andiamo insieme, allora.”
-“No.” scattò Ginny, trattenendo il fiato.
-“Devo passare prima.. dalla professoressa McGrannitt. Ci vediamo domani.”
Harry restò in silenzio ad osservare la ragazza con attenzione, registrando il modo in cui si toccava i capelli con nervosismo.
Decise di cedere, almeno per quella volta.
-“D’accordo, a domani allora.”
Ginny sorrise, stringendolo in un lieve abbraccio prima di posare un ennesimo bacio su quelle labbra gonfie.
“Non riesco a farne a meno, per Merlino.”
Poi, con un sospiro, si allontanò prima di uscire dalla classe.
Harry restò immobile per qualche minuto, a fissare la porta chiusa, quasi a sperare che la ragazza tornasse in un impeto di mancanza; ma la classe restò in silenzio per tutto il tempo a venire.
Sospirò piano, dandosi mentalmente dello stupido, mentre ancora dondolava i piedi, seduto su quel banco scomodo che era stato testimone del proprio corpo che tremava irrimediabilmente alla vicinanza dell’altra.
Era strano, Harry sapeva definire solo così quei sentimenti improvvisi.
Non aveva mai provato tali sensazioni al fianco della rossa, nonostante tutti tifassero per il loro amore da tempo.
Amore che, almeno fino alla sera prima, non era mai sbocciato in lui.
Harry si chiese distrattamente se fosse innamorato, ma a sguardo basso e con un lieve sorriso sulle labbra scosse la testa.
No, non poteva di certo innamorarsi in così poco tempo.
Ma si sarebbe innamorato?
A quella domanda diretta a se stesso ampliò il sorriso, sollevando lo sguardo per posarlo sulla porta chiusa, passandosi distrattamente la lingua sul labbro inferiore su cui era ancora impresso il sapore della ragazza.
Sì. Con il tempo, probabilmente, l’avrebbe fatto.
E mentre Harry usciva finalmente dalla classe, Ginny camminava lungo i corridoi a passo spedito, fischiettando di tanto in tanto per integrarsi meglio tra i Grifondoro sempre così a proprio agio e sorridenti, ricambiando riluttante il saluto di coloro che le dedicavano un sorriso od un cenno del capo.
Si diresse con finto fare spensierato al bagno delle ragazze, stringendosi con fare circospetto nella propria divisa, guardandosi intorno prima di entrare.
Si assicurò di essere sola, per poi dedicarsi un momento per respirare profondamente, voltandosi subito dopo verso la porta.
-“Colloportus.” bisbigliò, sigillandola con un distratto movimento della bacchetta, prima di recuperare la divisa dei Serpeverde che nascondeva in tasca, rimpicciolita da un semplicissimo incantesimo di rimpicciolimento.
-“Engorgio.” bisbigliò ancora, sorridendo soddisfatto, prima di spogliarsi velocemente, per indossare la sua vera divisa che tanto venerava e tanto gli era mancata.
Si strinse tra i propri vestiti comodi e gettò malamente la divisa da Grifondoro sul ripiano in marmo di fronte, mormorando uno sprezzante “Reducio”, prima di infilarsela in tasca, sollevando uno sguardo veloce allo specchio.
I capelli, finalmente tornati normali, gli ricadevano spettinati davanti agli occhi che variavano dal marrone al verde, e dal verde al suo grigio naturale.
Sistemò le ciocche con un veloce movimento della mano, prima di trattenere il respiro e chiudere gli occhi ad un’ondata di dolore improvvisa.
Quando risollevò le palpebre, era di nuovo lui.
  
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