- UMI NO HANA -
***
-Fine-
Step Two: Franky
Erano già passati diversi
giorni da che si erano lasciati alle spalle la metropoli dell'acqua, da che la
Sunny aveva preso il mare.
La sua bambina scivolava
sulle onde fiera, veloce e quel che era più importante, libera come il vento.
Se qualcuno, qualche tempo
prima, gli avesse predetto che non solo si sarebbe imbarcato su di una nave
pirata con dei mocciosi, ma che avrebbe persino costruito la nave con la quale
avrebbero preso il largo, gli avrebbe come minimo riso in faccia.
"Lasciare Water Seven e la
Franky Family? Mai!".
Avrebbe declamato solenne,
mettendosi in una delle sue pose migliori.
Invece adesso, quella nave
che aveva costruito per Cappello di Paglia e i suoi, era il suo orgoglio, un
sogno che finalmente dopo tanti anni aveva preso forma.
Tu lo sapevi che prima o
poi sarebbe successo... vero Tom?
Ghignò, puntando lo sguardo verso l'orizzonte, con un' espressione soddisfatta e
un po' strafottente dipinta sul volto.
"Mi sa che hai perso la
scommessa, vecchio mio."
Quel piccoletto del
capitano era davvero una forza della natura. Franky riuscì a vederlo a stento
mentre si lanciava a volo giù dalla polena, non appena qualcuno gridò che
avevano avvistato terra. Una piccola isoletta verdeggiante e a quanto pareva
disabitata.
Era bastato un attimo per
vederli scendere tutti. O quasi. Zoro dormiva all'ombra dei mandarini. Se n'era
accorto solo quando, andando a posizionare la scaletta per la discesa, aveva
inciampato nelle sue gambe (o nelle sue spade?).
Si mise ad osservare
quella nuova banda di sgangherati a cui si era aggiunto, non senza opporre
resistenza sia chiaro, mentre si rincorrevano sulla spiaggia, urlando sguaiati.
Sono proprio dei mocciosi.
Sorrise, incrociando le braccia al petto.
La sua attenzione venne
poi catturata, in particolare, dai modi in cui Torciglio si rivolgeva
alla ragazzina dai capelli rossi, tutto cuori e smancerie, mentre lei lo
trattava con malcelata indifferenza.
"Cadi male amico, quella
non la sgancia…" ridacchiò maliziosamente.
Fu in quel momento che udì
una risata quasi fargli eco, si voltò nella direzione dalla quale proveniva.
Rare volte l'aveva vista
sorridere da quando l'aveva incontrata, figuriamoci ridere così di gusto. Non
sembrava neanche più la stessa persona che aveva cercato la morte così
disperatamente ad Enies Lobby. Molto probabilmente quella che adesso stava
davanti a lui, era la vera Nico Robin.
"Tu non scendi?" le
domandò, avvicinandosi.
La vide rimettersi dritta,
lasciando poggiata solo una mano sulla balaustra, e poi rivolgergli appena
un'occhiata seguita da un sorriso. Aveva scrollato le spalle, come se la cosa
non le importasse o come se fosse quello che voleva far intendere.
"Posso aspettare, gli
lascio sbollire l'entusiasmo." Gli aveva risposto dopo un po', indicandogli il
capitano, il nasuto e il fratellino renna-gorilla, attorcigliati in chissà quale
mossa da corpo a corpo.
E per attorcigliarsi, uno
si era attorcigliato sul serio.
Li guardò un attimo
perplesso poi riposò lo sguardo sulla donna che gli stava di fianco, la vide
voltarsi di nuovo, verso gli alberi e con quella mossa decretare la fine della
conversazione.
Beh, sarebbe tornato ai
suoi lavori di manutenzione, era di nuovo un carpentiere e...
Che carpentiere!
Si disse, gonfiando il
petto e dirigendosi a passo spedito verso la porta che lo avrebbe portato al
piano inferiore.
Una volta entrato, imboccò
il corridoio che circondava l'acquario. Mentre lo percorreva si fermò a
contemplare l' immensa vasca di vetro dalla forma circolare.
Quell'idea sì, che era
stata un tocco di classe, pensò, incrociando le braccia al petto e sostenendosi
il mento in modo compiaciuto.
Se ne stava lì a rimirare
il suo operato, quando un esile pesce nero dai riflessi blu, gli passò davanti,
lo fissò per un attimo e dopo avergli lanciato un'occhiata che in un secondo
smontò quel momento di autocompiacimento, si allontanò lentamente.
Gli occhiali da sole gli
ricaddero sugli occhi, mentre la bocca rimase aperta in modo sconcertato.
Che strano. Per un attimo
gli era sembrato che quel pesce avesse lo stesso sguardo di Nico Robin.
Si grattò la testa
confuso, dopo essersi risistemato gli occhiali sulla fronte.
Un sonoro "Bah!"
riecheggiò in lontananza, mentre si dirigeva verso il suo laboratorio. Tutto
quello su cui doveva porre attenzione al momento, era il progetto per il Channel
4, la scena di poco prima non avrebbe dovuto distrarlo in alcun modo, quello che
doveva fare, era concentrarsi sul lavoro, perciò, una volta arrivato, improvvisò
uno strano balletto propiziatorio davanti alla porta della stanza, prima di
aprirla con slancio e richiudersela alle spalle con un tonfo.
Riemerse da quel luogo
decisamente in largo anticipo sul previsto. Nessuna delle idee che gli erano
saltate in testa in quegli ultimi minuti gli andava a genio. Voleva trovare sul
viso dei ragazzi quei sorrisi felici e quelle espressioni soddisfatte, che
poteva solo immaginare essere apparse quando Iceburg aveva mostrato loro la
Sunny; pertanto anche stavolta, niente doveva essere lasciato al caso, tutto
doveva essere curato nei minimi particolari.
Decise quindi, che era il
momento giusto per farsi una cola.
Una bella cola fresca era
proprio quello che gli ci voleva, lo avrebbe rinfrescato e ricaricato, visto che
quelle del frigo che aveva nello stomaco, erano ormai più che dimezzate, prova
inconfutabile la mollezza del suo ciuffo.
Così, ripercorse a ritroso
la strada che aveva fatto in precedenza, non riuscendo però ad impedirsi di
guardare, se pur con la coda dell'occhio, che cosa stesse facendo quel pesce
nero dai riflessi blu. Lo vide nuotare placidamente senza degnarlo d'attenzione
e la cosa, stranamente, l'aveva fatto sentire più rilassato.
Prese le scale che lo
avrebbero condotto in cucina e si diresse velocemente in zona frigo. L'enorme
lucchetto con combinazione, fortemente voluto da Torciglio, luccicava
imperioso sullo sportello lucido.
Una sbirciata a destra.
Una a sinistra.
Nessuno avrebbe potuto
vederlo, erano scesi quasi tutti e chi non lo aveva ancora fatto era sul ponte
intento in ben altre occupazioni, che non curarsi di cosa stesse facendo lui.
Tornò di nuovo a fissare
il frigorifero, poi, una mossa rapidissima e, un secondo più tardi, il lucchetto
scattò e la porta del frigo si aprì cigolando. Ne tirò fuori una bottiglia di
cola da un paio di litri. Un attimo dopo, il frigo era di nuovo sprangato, con
il lucchetto ancora una volta chiuso e al suo posto. Franky ghignò: aver
costruito l'intera nave deve pur avere i suoi vantaggi.
Si portò la bottiglia
stappata alle labbra, ne trasse una lunga sorsata ed uscì sul ponte.
Si aspettava di trovarla
ancora lì, ad osservare i suoi compagni e le loro peripezie da simpatiche
canaglie, ma a quanto pareva, doveva aver seguito il suo consiglio.
Fu per puro caso che si
accorse di lei, mentre volgeva lo sguardo all'orizzonte. La vide dirigersi come
ipnotizzata verso la boscaglia. Sollevò un sopracciglio pensieroso.
Anche il cuoco l'aveva
vista e si era profilato nella solita serie di urla gongolanti per richiamarne
l'attenzione, nonostante avesse della carne ad arrostire sul fuoco, e lei
l'aveva completamente ignorato. Impossibile non l'avesse sentito.
Franky poggiò la bottiglia
di cola, ormai praticamente vuota, sulla balaustra e si scrocchiò le dita,
incrociandole e rigirando i palmi verso l'esterno.
"Andiamo a vedere se c'è
qualche materiale interessante su questo sputo di terra".
Non aveva neppure finito
di pronunciare quelle parole che si era già gettato dal ponte, per poi atterrare
con un poderoso tonfo, attutito in parte dalla sabbia, sulla spiaggia.
Zoro si ritrovò
inspiegabilmente sveglio. Sollevò il capo, grattandosi la testa perplesso. Si
guardò intorno, mettendo mano alla Wado Ichimonji. Niente di strano
all'orizzonte, solo le foglie dei mandarini che dondolavano come mosse dal
vento. Si girò dalla parte opposta a quella dalla quale si era svegliato,
mollando la presa sulla spada, e riprendendo di nuovo a ronfare beato.
"Chopper attento con quel
secchio, se ti cade dell'acqua, addio lavoro!"
Il piccolo alce annuiva,
stando ben attento a non far sfuggire al contenitore, ricolmo fino all'orlo,
nemmeno una goccia.
"E tu, Rufy, forza con
quella paletta! Quello non è un fossato! No! Che fai!?! Ferma quelle bracciaaa!"
Usopp si era auto-eletto
capo dei lavori, dirigeva le operazioni attentamente, come se quello che avevano
appena improvvisato fosse stato un cantiere in piena regola.
L'idea di costruire un
immenso castello di sabbia, con tanto di fossato, a giudicare da una prima
occhiata, doveva essere stata del capitano, visto come gridava e salterellava
intorno ai suoi due compagni. "Frankyyyyyyy! EHIIIII!"
Ecco, lo aveva visto.
"Vieni a darci una
manoooo! Voglio un castello con ponte levatoio meccanicoooo!! Usop non è
capaceeee!" sventolò entrambe le braccia per farsi notare dal compagno.
"Come non sono capace? Che
diavolo stai dicendo Rufy?!" ribatté il cecchino estremamente risentito per le
parole del capitano.
"Se non sei capace, non
sei capace, guarda che roba!" il ragazzo di gomma indicò serio quella che
avrebbe dovuto essere una torre, ma che in realtà era soltanto un ammasso
informe di sabbia umidiccia.
La mente di Franky intanto
aveva già cominciato ad elaborare.
Ponte levatoio meccanico
aveva detto, eh? L'idea era allettante... Visualizzò immediatamente come avrebbe
dovuto operare, quali materiali gli ci sarebbero voluti, in poco tempo ne
sarebbe venuto fuori un capolavoro di ingegneria. Intanto quei due
continuavano...
"Sono capacissimo invece!"
"No, non lo sei"
"Ti ho detto di sì!"
"E piantatela voi due di
litigare!".
Franky notò qualcosa di arancione volare a velocità supersonica e colpire il
cranio del capitano.
"Fate un tale casino che
non riesco nemmeno a sentire i miei pensieri!"
Nami aveva interrotto la
lettura del libro che stringeva tra le mani, e si era alzata in modo minaccioso
dal lettino che il cuoco aveva prontamente predisposto, insieme ad un ombrellone
da sole, una volta che erano scesi a terra.
Quell'interruzione permise
al cyborg ti ripensare al motivo per cui si trovava su quella spiaggia. Così,
anche se un po' a malincuore, decise di rinunciare alla costruzione del ponte
levatoio meccanico.
Per adesso.
"Stavo andando a
recuperare un po' di materiali per la manutenzione della Sunny, troverò
sicuramente qualcosa anche per il vostro progetto!" esclamò sollevando il
pollice della mano destra, mentre con la sinistra inforcava gli occhiali da sole
e sfoderava un sorriso a 32 denti che brillarono quasi diabolicamente.
I tre costruttori
improvvisati, alle sue parole si allinearono e cominciarono ad annuire
convulsamente, mentre i loro occhi brillavano speranzosi. Persino il nasone
pareva, a quel punto, aver seppellito l'ascia di guerra.
Mentre la rossa si
lasciava, invece, ricadere esasperata sul lettino, commentando il tutto con un
"Imbecilli" e Torciglio accorreva in suo aiuto, offrendole una bevanda
rinfrescante, Franky prese a passo spedito il sentiero che lo avrebbe condotto
verso l'interno del bosco.
Quella spedizione pro
materiali stava dando i suoi frutti, il legno sull'isola era abbondante e di
tipo vigoroso, proprio quello che ci voleva per la sua nave dei sogni e anche
per il channel 4.
Fu proprio quando pensò a
come avrebbe potuto impiegare quel materiale per l'ultima barca del Dock System
quando sentì un forte profumo di salsedine e... adesso che ci faceva caso,
quello sembrava proprio il rumore di onde che s'infrangevano sugli scogli...
così mosso da una forte curiosità seguì il suono rilassante della risacca e si
trovò davanti uno spettacolo incredibile.
"Wow, che diavolo è questo
posto?" gli era sfuggito così, dalle labbra, ma quello che gli si era presentato
di fronte era decisamente un qualcosa di inaspettato. Inaspettato e bellissimo.
Un tappeto di fiori blu si
estendeva a vista d'occhio, ricoprendo l'intera scogliera. E al limitare del
bosco c'era lei. La vide voltarsi per un secondo e dargli un'occhiata fuggevole
per poi alzarsi in piedi.
"Impressionante, vero?"
sorrise.
"A dir poco…" . Era
rimasto quasi senza parole. Chi mai si sarebbe aspettato un paradiso del genere
in quel posto?
"Sono venuto da questa
parte seguendo il rumore delle onde e il profumo del mare. Mi aspettavo un'altra
spiaggia o qualcosa di simile, ma di certo niente del genere." Spiegò, avanzando
in direzione della scogliera, ma lei lo guardò leggermente accigliata.
Beh? Che aveva detto di male?
"Sai di che fiori si
tratta?" decise di ignorarla, era troppo curioso, non aveva mai visto fiori di
quel colore a Water Seven, e mentre le poneva la domanda si chinò per prenderne
uno.
Ops... ci aveva messo
troppa forza ed aveva finito con lo sradicarlo.
"A dire la verità no."
Strano che Nico Robin non
sapesse qualcosa, di solito era lei che elargiva spiegazioni di ogni sorta al
resto della ciurma. Aveva appena formulato quel pensiero che sentì uno strano
formicolio al braccio destro.
Che diavolo era quella
mano?
Si ritrasse di scatto,
fissandola con terrore, memore della brutta esperienza vissuta poco prima con la
donna e la sua capacità di far fiorire i suoi arti, e quant'altro, sul corpo
altrui. La vide recuperare il fiore che teneva in mano, moltiplicando l'arto
fintanto che il fiore non arrivò a lei. Beh poteva anche chiedere come fanno
tutte le persone normali, glielo avrebbe dato senza fare tante storie. Che
bisogno c'era di fargli quello scherzetto?
Comincio a pensare che
questa donna abbia una certa dose di naturale sadicità.
Poi la vide concentrata,
accarezzare delicatamente la piantina.
"Non ho mai visto fiori
del genere. Potrebbe trattarsi di una razza nuova… o semplicemente di qualcosa
che mai essere umano ha avuto modo di classificare"
Sembrava parlare più con
se stessa, quasi come se lui non fosse presente in quel momento.
"Dovresti dargli un nome
tu, allora."
Semplice, no?
Forse no, vista l'occhiata
che lei gli aveva rivolto in risposta.
"Beh… quando si trovano
nuove… stelle, razze di animali o di fiori, il suo scopritore deve assegnar loro
un nome. Va così, no?" proseguì. Per lui almeno, era sempre andata così. "Ho
dato un nome ad ogni singola nave che ho costruito e varato" e sorrise
soddisfatto ed orgoglioso, come ogni volta quando parlava a qualcuno delle sue
opere.
"Dai personalità alle
cose, affibbiando loro un nome."
Robin lo stava ascoltando
in silenzio, la vide pensierosa, talmente dal fargli pensare che forse aveva
preso seriamente le sue parole.
La osservò di nuovo,
mentre fissava il fiore, indecisa sul da farsi.
Non sapeva spiegarsi bene
il perché, ma aveva l'impressione che quel fiore in qualche modo le somigliasse,
perciò fu facile per lui pronunciare...
"Il fiore Nico Robin"
La vide sussultare, ma non
staccare gli occhi dal fiore. Quelle parole dovevano averla colpita molto.
"E sentiamo… Che nomi
avresti dato alle tue navi?" domandò lei in risposta, sollevando la piantina ed
esponendola perciò direttamente ai raggi del sole che la fecero brillare ancor
di più.
Che era adesso quel tono
provocatorio?
Comunque, come poteva
risponderle se non dicendo la verità? Anche se... a ben pensarci non ci avrebbe
fatto una gran bella figura.
"Battle Franky uno, Battle
Franky due, Battle Franky tre…"
"Non brilli certo per
originalità" rise lei.
"Con i nomi?" la guardò un
attimo, leggermente offeso.
Insomma che male c'era nel
dare il suo nome alle sue navi? Ad ogni modo alla fine aveva ragione lei, non
era stato molto originale.
"Ho paura di no" le
rispose e si unì alla sua risata.
Rimasero per un po' in
silenzio. Franky respirò a pieni polmoni quell'aria ricca di iodio e piena del
profumo di quei fiori sconosciuti. Guardò di nuovo la donna e il fiore che
ancora teneva sul palmo della mano. Sorrise con una luce furbetta negli occhi.
"Quel fiore andrebbe
ripiantato" lasciò cadere la frase a metà e senza aspettare risposta, si voltò,
riprendendo il sentiero che lo avrebbe condotto dal resto della ciurma.
"La Sunny ha un prato così
spoglio" continuò dopo un po', a voce volutamente più alta, affinché potesse
sentirlo anche da quella distanza. Si era accorto di quanto quel fiore l'avesse
colpita. E ormai lui l'aveva sradicato, per cui, non c'erano molte alternative.
C'era solo un'altra cosa
da fare adesso, ma a quella ci avrebbe pensato lui.
Dopo aver costruito in un
batter d'occhio il ponte levatoio meccanico per Rufy e compagnia, s'intrattenne
con i ragazzi ancora per qualche minuto, assaporando ogni loro commento, infine
si diresse di nuovo verso la nave, seguito dalle grida di gaudio e giubilo dei
tre costruttori, che osannavano alla bravura ed alla genialità del loro
carpentiere mentre questo rispondeva all' entusiasmo dei suoi compagni,
sparandosi delle pose da "fico" mentre volava diretto sul ponte.
Una volta atterrato, notò
subito l'assenza dello spadaccino addormentato sotto i mandarini: doveva essersi
trasferito in palestra, impegnato probabilmente in uno di quei suoi allenamenti
che superavano di gran lunga i limiti fisici di un qualsiasi essere umano.
Tanto meglio, non avrebbe
dovuto dare spiegazioni.
Lavorò attentamente,
indisturbato, sul tetto della cucina.
Se gli altri dalla
spiaggia avevano sentito dei rumori di martello e lo sferragliare di qualche
strumento a loro sconosciuto, non si diedero la pena di domandarsi che cosa
stesse macchinando il nuovo elemento della ciurma. La cosa più importante era
che la nave restasse intatta e funzionante.
Può anche smontarla e
rimontarla davanti a noi, basta che riesca a rimetterla insieme per quando
ripartiremo
pensò la navigatrice, prima di rivolgersi a Robin che spuntava proprio in quel
momento dal sentiero in mezzo alla boscaglia.
Si accorse che era tornata
dalle grida del resto della ciurma, in particolare sentì il cuoco mugolare un
"Rooooooobin-chwaan" e qualcosa su un drink appena inventato, che a detta sua
era particolarmente piaciuto alla ragazzina coi capelli rossi.
Franky ghignò, dando
l'ultimo colpo di martello su un piccolo cartello di legno, piantandolo in modo
secco nel terreno.
Missione compiuta.
Si allontanò soddisfatto,
aprendo la porta che lo avrebbe portato di nuovo nella sala dell'acquario,
tirandosi dietro la bottiglia vuota di cola.
Doveva nascondere le
prove, non poteva certo permettersi che Torciglio si accorgesse del suo
giochetto col frigo... poi un dubbio gli balenò in mente: e se Nico Robin non
avesse seguito il suo suggerimento, lui che avrebbe fatto?
Quel pensiero in poco
tempo si fece talmente pressante che non riuscì a trattenersi dall'uscire a
controllare.
In fondo non c'era niente
di male se ispezionava la nave... no?
Tornò allora indietro,
aprì la porta e si ritrovò di nuovo sul ponte, ma ciò che vide lo prese
decisamente alla sprovvista.
Di certo non si aspettava
di trovarsela davanti tanto presto.
Nico Robin gli stava
venendo incontro, con un grande sorriso disteso e radioso, dipinto sul volto, il
sorriso di chi tiene stretto tra le mani un tesoro per lui assai prezioso.
Rimase... affascinato.
Da quando aveva scoperto
la triste storia di quella donna così enigmatica, aveva cominciato a nutrire nei
suoi confronti un profondo rispetto, e adesso lei gli stava mostrando qualcosa
che pochi avevano avuto la possibilità di vedere: l'espressione di una bambina
cresciuta troppo in fretta che aveva finalmente trovato serenità.
Si accorse di aver reagito
d'istinto, quando senza dire una parola sollevò l'indice della mano destra ed
indicò il tetto della cucina.
La vide cambiare
espressione, un po' perplessa.
"Sali"
Lei sollevò un
sopracciglio, in quella sua tipica espressione di scetticismo.
La incoraggiò allora con
un cenno del capo.
Robin lo fissò per un
momento, poi decise di sfruttare i poteri del frutto del diavolo per far
apparire una fila di braccia che l'aiutassero nella scalata.
E poco dopo lui la vide
sparire dal suo campo visivo.
Franky sorrise, pensando a
quello che in poco tempo aveva costruito per lei.
Ogni strumento da
giardinaggio perfettamente disposto in un piccolo mobiletto a tre piani. La
terra fresca, appena smossa, in un perimetro marcato da alcune piccole assi di
legno. Il necessario per metter su, una serra durante l'inverno, che mantenesse
le piantine alla giusta temperatura, con un ingegnoso meccaniscmo di irrigazione
ed illuminazione. Ed infine il cartello... su cui spiccava la scritta "Il fiore
Nico Robin", infilato nel terreno in attesa del suo arrivo.
Abbassò il capo,
mantenendo ancora il sorriso sulle labbra, mentre si dirigeva verso il passaggio
che lo avrebbe condotto al suo laboratorio, quando si sentì chiamare.
Fece per tornare sui suoi
passi, quando una mano sottile, gli apparve su una spalla e gli spostò il viso
con delicatezza.
Un fresco profumo di
fiori.
Si rese conto solo allora,
che lei gli era di fianco.
Sentì distintamente le sue
labbra posarsi sulla sua guancia e quel "Grazie" sussurrato semplicemente
al suo orecchio.