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Autore: Azumi e Elivi    11/09/2008    3 recensioni
"Ho dato un nome ad ogni singola nave che ho costruito e varato" sorrise "Dai personalità alle cose, affibbiando loro un nome."
Robin lo ascoltò in silenzio, valutando seriamente le sue parole.
Forse Franky aveva ragione, anche se non era del tutto certa che quel fiore avesse bisogno di nuova personalità. Le sembrava sprigionasse già una placida e silenziosa forza.
"Il fiore Nico Robin"
[Franky/Robin]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Franky, Nico Robin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- UMI NO HANA -

- UMI NO HANA -

 

***


Step Two: Franky
 
Erano già passati diversi giorni da che si erano lasciati alle spalle la metropoli dell'acqua, da che la Sunny aveva preso il mare.
La sua bambina scivolava sulle onde fiera, veloce e quel che era più importante, libera come il vento.
Se qualcuno, qualche tempo prima, gli avesse predetto che non solo si sarebbe imbarcato su di una nave pirata con dei mocciosi, ma che avrebbe persino costruito la nave con la quale avrebbero preso il largo, gli avrebbe come minimo riso in faccia.
"Lasciare Water Seven e la Franky Family? Mai!".
Avrebbe declamato solenne, mettendosi in una delle sue pose migliori.
Invece adesso, quella nave che aveva costruito per Cappello di Paglia e i suoi, era il suo orgoglio, un sogno che finalmente dopo tanti anni aveva preso forma.
Tu lo sapevi che prima o poi sarebbe successo... vero Tom? Ghignò, puntando lo sguardo verso l'orizzonte, con un' espressione soddisfatta e un po' strafottente dipinta sul volto.
"Mi sa che hai perso la scommessa, vecchio mio."

Quel piccoletto del capitano era davvero una forza della natura. Franky riuscì a vederlo a stento mentre si lanciava a volo giù dalla polena, non appena qualcuno gridò che avevano avvistato terra. Una piccola isoletta verdeggiante e a quanto pareva disabitata. Era bastato un attimo per vederli scendere tutti. O quasi. Zoro dormiva all'ombra dei mandarini. Se n'era accorto solo quando, andando a posizionare la scaletta per la discesa, aveva inciampato nelle sue gambe (o nelle sue spade?). Si mise ad osservare quella nuova banda di sgangherati a cui si era aggiunto, non senza opporre resistenza sia chiaro, mentre si rincorrevano sulla spiaggia, urlando sguaiati.
Sono proprio dei mocciosi. Sorrise, incrociando le braccia al petto.
La sua attenzione venne poi catturata, in particolare, dai modi in cui Torciglio si rivolgeva alla ragazzina dai capelli rossi, tutto cuori e smancerie, mentre lei lo trattava con malcelata indifferenza.
"Cadi male amico, quella non la sgancia…" ridacchiò maliziosamente.
Fu in quel momento che udì una risata quasi fargli eco, si voltò nella direzione dalla quale proveniva.
Rare volte l'aveva vista sorridere da quando l'aveva incontrata, figuriamoci ridere così di gusto. Non sembrava neanche più la stessa persona che aveva cercato la morte così disperatamente ad Enies Lobby. Molto probabilmente quella che adesso stava davanti a lui, era la vera Nico Robin.
"Tu non scendi?" le domandò, avvicinandosi.
La vide rimettersi dritta, lasciando poggiata solo una mano sulla balaustra, e poi rivolgergli appena un'occhiata seguita da un sorriso. Aveva scrollato le spalle, come se la cosa non le importasse o come se fosse quello che voleva far intendere.
"Posso aspettare, gli lascio sbollire l'entusiasmo." Gli aveva risposto dopo un po', indicandogli il capitano, il nasuto e il fratellino renna-gorilla, attorcigliati in chissà quale mossa da corpo a corpo.
E per attorcigliarsi, uno si era attorcigliato sul serio.
Li guardò un attimo perplesso poi riposò lo sguardo sulla donna che gli stava di fianco, la vide voltarsi di nuovo, verso gli alberi e con quella mossa decretare la fine della conversazione.
Beh, sarebbe tornato ai suoi lavori di manutenzione, era di nuovo un carpentiere e...
Che carpentiere! Si disse, gonfiando il petto e dirigendosi a passo spedito verso la porta che lo avrebbe portato al piano inferiore.
Una volta entrato, imboccò il corridoio che circondava l'acquario. Mentre lo percorreva si fermò a contemplare l' immensa vasca di vetro dalla forma circolare.
Quell'idea sì, che era stata un tocco di classe, pensò, incrociando le braccia al petto e sostenendosi il mento in modo compiaciuto.
Se ne stava lì a rimirare il suo operato, quando un esile pesce nero dai riflessi blu, gli passò davanti, lo fissò per un attimo e dopo avergli lanciato un'occhiata che in un secondo smontò quel momento di autocompiacimento, si allontanò lentamente.
Gli occhiali da sole gli ricaddero sugli occhi, mentre la bocca rimase aperta in modo sconcertato.
Che strano. Per un attimo gli era sembrato che quel pesce avesse lo stesso sguardo di Nico Robin.
Si grattò la testa confuso, dopo essersi risistemato gli occhiali sulla fronte.
Un sonoro "Bah!" riecheggiò in lontananza, mentre si dirigeva verso il suo laboratorio. Tutto quello su cui doveva porre attenzione al momento, era il progetto per il Channel 4, la scena di poco prima non avrebbe dovuto distrarlo in alcun modo, quello che doveva fare, era concentrarsi sul lavoro, perciò, una volta arrivato, improvvisò uno strano balletto propiziatorio davanti alla porta della stanza, prima di aprirla con slancio e richiudersela alle spalle con un tonfo.
 
Riemerse da quel luogo decisamente in largo anticipo sul previsto. Nessuna delle idee che gli erano saltate in testa in quegli ultimi minuti gli andava a genio. Voleva trovare sul viso dei ragazzi quei sorrisi felici e quelle espressioni soddisfatte, che poteva solo immaginare essere apparse quando Iceburg aveva mostrato loro la Sunny; pertanto anche stavolta, niente doveva essere lasciato al caso, tutto doveva essere curato nei minimi particolari.
Decise quindi, che era il momento giusto per farsi una cola.
Una bella cola fresca era proprio quello che gli ci voleva, lo avrebbe rinfrescato e ricaricato, visto che quelle del frigo che aveva nello stomaco, erano ormai più che dimezzate, prova inconfutabile la mollezza del suo ciuffo.
Così, ripercorse a ritroso la strada che aveva fatto in precedenza, non riuscendo però ad impedirsi di guardare, se pur con la coda dell'occhio, che cosa stesse facendo quel pesce nero dai riflessi blu. Lo vide nuotare placidamente senza degnarlo d'attenzione e la cosa, stranamente, l'aveva fatto sentire più rilassato.
Prese le scale che lo avrebbero condotto in cucina e si diresse velocemente in zona frigo. L'enorme lucchetto con combinazione, fortemente voluto da Torciglio, luccicava imperioso sullo sportello lucido.
Una sbirciata a destra.
Una a sinistra.
Nessuno avrebbe potuto vederlo, erano scesi quasi tutti e chi non lo aveva ancora fatto era sul ponte intento in ben altre occupazioni, che non curarsi di cosa stesse facendo lui.
Tornò di nuovo a fissare il frigorifero, poi, una mossa rapidissima e, un secondo più tardi, il lucchetto scattò e la porta del frigo si aprì cigolando. Ne tirò fuori una bottiglia di cola da un paio di litri. Un attimo dopo, il frigo era di nuovo sprangato, con il lucchetto ancora una volta chiuso e al suo posto. Franky ghignò: aver costruito l'intera nave deve pur avere i suoi vantaggi.
Si portò la bottiglia stappata alle labbra, ne trasse una lunga sorsata ed uscì sul ponte.
 
Si aspettava di trovarla ancora lì, ad osservare i suoi compagni e le loro peripezie da simpatiche canaglie, ma a quanto pareva, doveva aver seguito il suo consiglio.
Fu per puro caso che si accorse di lei, mentre volgeva lo sguardo all'orizzonte. La vide dirigersi come ipnotizzata verso la boscaglia. Sollevò un sopracciglio pensieroso.
Anche il cuoco l'aveva vista e si era profilato nella solita serie di urla gongolanti per richiamarne l'attenzione, nonostante avesse della carne ad arrostire sul fuoco, e lei l'aveva completamente ignorato. Impossibile non l'avesse sentito.
Franky poggiò la bottiglia di cola, ormai praticamente vuota, sulla balaustra e si scrocchiò le dita, incrociandole e rigirando i palmi verso l'esterno.
"Andiamo a vedere se c'è qualche materiale interessante su questo sputo di terra".
Non aveva neppure finito di pronunciare quelle parole che si era già gettato dal ponte, per poi atterrare con un poderoso tonfo, attutito in parte dalla sabbia, sulla spiaggia.
 
Zoro si ritrovò inspiegabilmente sveglio. Sollevò il capo, grattandosi la testa perplesso. Si guardò intorno, mettendo mano alla Wado Ichimonji. Niente di strano all'orizzonte, solo le foglie dei mandarini che dondolavano come mosse dal vento. Si girò dalla parte opposta a quella dalla quale si era svegliato, mollando la presa sulla spada, e riprendendo di nuovo a ronfare beato.
 
"Chopper attento con quel secchio, se ti cade dell'acqua, addio lavoro!"
Il piccolo alce annuiva, stando ben attento a non far sfuggire al contenitore, ricolmo fino all'orlo, nemmeno una goccia.
"E tu, Rufy, forza con quella paletta! Quello non è un fossato! No! Che fai!?! Ferma quelle bracciaaa!"
Usopp si era auto-eletto capo dei lavori, dirigeva le operazioni attentamente, come se quello che avevano appena improvvisato fosse stato un cantiere in piena regola.
L'idea di costruire un immenso castello di sabbia, con tanto di fossato, a giudicare da una prima occhiata, doveva essere stata del capitano, visto come gridava e salterellava intorno ai suoi due compagni. "Frankyyyyyyy! EHIIIII!"
Ecco, lo aveva visto.
"Vieni a darci una manoooo! Voglio un castello con ponte levatoio meccanicoooo!! Usop non è capaceeee!" sventolò entrambe le braccia per farsi notare dal compagno.
"Come non sono capace? Che diavolo stai dicendo Rufy?!" ribatté il cecchino estremamente risentito per le parole del capitano.
"Se non sei capace, non sei capace, guarda che roba!" il ragazzo di gomma indicò serio quella che avrebbe dovuto essere una torre, ma che in realtà era soltanto un ammasso informe di sabbia umidiccia.
La mente di Franky intanto aveva già cominciato ad elaborare.
Ponte levatoio meccanico aveva detto, eh? L'idea era allettante... Visualizzò immediatamente come avrebbe dovuto operare, quali materiali gli ci sarebbero voluti, in poco tempo ne sarebbe venuto fuori un capolavoro di ingegneria. Intanto quei due continuavano...
"Sono capacissimo invece!"
"No, non lo sei"
"Ti ho detto di sì!"
"E piantatela voi due di litigare!".
Franky notò qualcosa di arancione volare a velocità supersonica e colpire il cranio del capitano. 
"Fate un tale casino che non riesco nemmeno a sentire i miei pensieri!"
Nami aveva interrotto la lettura del libro che stringeva tra le mani, e si era alzata in modo minaccioso dal lettino che il cuoco aveva prontamente predisposto, insieme ad un ombrellone da sole, una volta che erano scesi a terra.
Quell'interruzione permise al cyborg ti ripensare al motivo per cui si trovava su quella spiaggia. Così, anche se un po' a malincuore, decise di rinunciare alla costruzione del ponte levatoio meccanico.
Per adesso.
"Stavo andando a recuperare un po' di materiali per la manutenzione della Sunny, troverò sicuramente qualcosa anche per il vostro progetto!" esclamò sollevando il pollice della mano destra, mentre con la sinistra inforcava gli occhiali da sole e sfoderava un sorriso a 32 denti che brillarono quasi diabolicamente.
I tre costruttori improvvisati, alle sue parole si allinearono e cominciarono ad annuire convulsamente, mentre i loro occhi brillavano speranzosi. Persino il nasone pareva, a quel punto, aver seppellito l'ascia di guerra.
Mentre la rossa si lasciava, invece, ricadere esasperata sul lettino, commentando il tutto con un "Imbecilli" e Torciglio accorreva in suo aiuto, offrendole una bevanda rinfrescante, Franky prese a passo spedito il sentiero che lo avrebbe condotto verso l'interno del bosco.
 
 
Quella spedizione pro materiali stava dando i suoi frutti, il legno sull'isola era abbondante e di tipo vigoroso, proprio quello che ci voleva per la sua nave dei sogni e anche per il channel 4.
Fu proprio quando pensò a come avrebbe potuto impiegare quel materiale per l'ultima barca del Dock System quando sentì un forte profumo di salsedine e... adesso che ci faceva caso, quello sembrava proprio il rumore di onde che s'infrangevano sugli scogli... così mosso da una forte curiosità seguì il suono rilassante della risacca e si trovò davanti uno spettacolo incredibile.
"Wow, che diavolo è questo posto?" gli era sfuggito così, dalle labbra, ma quello che gli si era presentato di fronte era decisamente un qualcosa di inaspettato. Inaspettato e bellissimo.
Un tappeto di fiori blu si estendeva a vista d'occhio, ricoprendo l'intera scogliera. E al limitare del bosco c'era lei. La vide voltarsi per un secondo e dargli un'occhiata fuggevole per poi alzarsi in piedi.
"Impressionante, vero?" sorrise.
"A dir poco…" . Era rimasto quasi senza parole. Chi mai si sarebbe aspettato un paradiso del genere in quel posto?
"Sono venuto da questa parte seguendo il rumore delle onde e il profumo del mare. Mi aspettavo un'altra spiaggia o qualcosa di simile, ma di certo niente del genere." Spiegò, avanzando in direzione della scogliera, ma lei lo guardò leggermente accigliata.
Beh? Che aveva detto di male?
"Sai di che fiori si tratta?" decise di ignorarla, era troppo curioso, non aveva mai visto fiori di quel colore a Water Seven, e mentre le poneva la domanda si chinò per prenderne uno.
 Ops... ci aveva messo troppa forza ed aveva finito con lo sradicarlo.
"A dire la verità no."
Strano che Nico Robin non sapesse qualcosa, di solito era lei che elargiva spiegazioni di ogni sorta al resto della ciurma. Aveva appena formulato quel pensiero che sentì uno strano formicolio al braccio destro.
Che diavolo era quella mano?
Si ritrasse di scatto, fissandola con terrore, memore della brutta esperienza vissuta poco prima con la donna e la sua capacità di far fiorire i suoi arti, e quant'altro, sul corpo altrui. La vide recuperare il fiore che teneva in mano, moltiplicando l'arto fintanto che il fiore non arrivò a lei. Beh poteva anche chiedere come fanno tutte le persone normali, glielo avrebbe dato senza fare tante storie. Che bisogno c'era di fargli quello scherzetto?
Comincio a pensare che questa donna abbia una certa dose di naturale sadicità.
Poi la vide concentrata, accarezzare delicatamente la piantina.
"Non ho mai visto fiori del genere. Potrebbe trattarsi di una razza nuova… o semplicemente di qualcosa che mai essere umano ha avuto modo di classificare"
Sembrava parlare più con se stessa, quasi come se lui non fosse presente in quel momento.
"Dovresti dargli un nome tu, allora."
Semplice, no?
Forse no, vista l'occhiata che lei gli aveva rivolto in risposta.
"Beh… quando si trovano nuove… stelle, razze di animali o di fiori, il suo scopritore deve assegnar loro un nome. Va così, no?" proseguì. Per lui almeno, era sempre andata così. "Ho dato un nome ad ogni singola nave che ho costruito e varato" e sorrise soddisfatto ed orgoglioso, come ogni volta quando parlava a qualcuno delle sue opere.
"Dai personalità alle cose, affibbiando loro un nome."
Robin lo stava ascoltando in silenzio, la vide pensierosa, talmente dal fargli pensare che forse aveva preso seriamente le sue parole.
La osservò di nuovo, mentre fissava il fiore, indecisa sul da farsi.
Non sapeva spiegarsi bene il perché, ma aveva l'impressione che quel fiore in qualche modo le somigliasse, perciò fu facile per lui pronunciare...
"Il fiore Nico Robin"
La vide sussultare, ma non staccare gli occhi dal fiore. Quelle parole dovevano averla colpita molto.
"E sentiamo… Che nomi avresti dato alle tue navi?" domandò lei in risposta, sollevando la piantina ed esponendola perciò direttamente ai raggi del sole che la fecero brillare ancor di più.
Che era adesso quel tono provocatorio?
Comunque, come poteva risponderle se non dicendo la verità? Anche se... a ben pensarci non ci avrebbe fatto una gran bella figura.
"Battle Franky uno, Battle Franky due, Battle Franky tre…"
"Non brilli certo per originalità" rise lei.
"Con i nomi?" la guardò un attimo, leggermente offeso.
Insomma che male c'era nel dare il suo nome alle sue navi? Ad ogni modo alla fine aveva ragione lei, non era stato molto originale.
"Ho paura di no" le rispose e si unì alla sua risata.
 
Rimasero per un po' in silenzio. Franky respirò a pieni polmoni quell'aria ricca di iodio e piena del profumo di quei fiori sconosciuti. Guardò di nuovo la donna e il fiore che ancora teneva sul palmo della mano. Sorrise con una luce furbetta negli occhi.
"Quel fiore andrebbe ripiantato" lasciò cadere la frase a metà e senza aspettare risposta, si voltò, riprendendo il sentiero che lo avrebbe condotto dal resto della ciurma.
"La Sunny ha un prato così spoglio" continuò dopo un po', a voce volutamente più alta, affinché potesse sentirlo anche da quella distanza. Si era accorto di quanto quel fiore l'avesse colpita. E ormai lui l'aveva sradicato, per cui, non c'erano molte alternative.
C'era solo un'altra cosa da fare adesso, ma a quella ci avrebbe pensato lui.
 
Dopo aver costruito in un batter d'occhio il ponte levatoio meccanico per Rufy e compagnia, s'intrattenne con i ragazzi ancora per qualche minuto, assaporando ogni loro commento, infine si diresse di nuovo verso la nave, seguito dalle grida di gaudio e giubilo dei tre costruttori, che osannavano alla bravura ed alla genialità del loro carpentiere mentre questo rispondeva all' entusiasmo dei suoi compagni, sparandosi delle pose da "fico" mentre volava diretto sul ponte.
Una volta atterrato, notò subito l'assenza dello spadaccino addormentato sotto i mandarini: doveva essersi trasferito in palestra, impegnato probabilmente in uno di quei suoi allenamenti che superavano di gran lunga i limiti fisici di un qualsiasi essere umano.
Tanto meglio, non avrebbe dovuto dare spiegazioni.
Lavorò attentamente, indisturbato, sul tetto della cucina.
Se gli altri dalla spiaggia avevano sentito dei rumori di martello e lo sferragliare di qualche strumento a loro sconosciuto, non si diedero la pena di domandarsi che cosa stesse macchinando il nuovo elemento della ciurma. La cosa più importante era che la nave restasse intatta e funzionante.
Può anche smontarla e rimontarla davanti a noi, basta che riesca a rimetterla insieme per quando ripartiremo pensò la navigatrice, prima di rivolgersi a Robin che spuntava proprio in quel momento dal sentiero in mezzo alla boscaglia.
 
Si accorse che era tornata dalle grida del resto della ciurma, in particolare sentì il cuoco mugolare un "Rooooooobin-chwaan" e qualcosa su un drink appena inventato, che a detta sua era particolarmente piaciuto alla ragazzina coi capelli rossi.
Franky ghignò, dando l'ultimo colpo di martello su un piccolo cartello di legno, piantandolo in modo secco nel terreno.
Missione compiuta.
 
Si allontanò soddisfatto, aprendo la porta che lo avrebbe portato di nuovo nella sala dell'acquario, tirandosi dietro la bottiglia vuota di cola.
Doveva nascondere le prove, non poteva certo permettersi che Torciglio si accorgesse del suo giochetto col frigo... poi un dubbio gli balenò in mente: e se Nico Robin non avesse seguito il suo suggerimento, lui che avrebbe fatto?
Quel pensiero in poco tempo si fece talmente pressante che non riuscì a trattenersi dall'uscire a controllare.
In fondo non c'era niente di male se ispezionava la nave... no?
Tornò allora indietro, aprì la porta e si ritrovò di nuovo sul ponte, ma ciò che vide lo prese decisamente alla sprovvista. Di certo non si aspettava di trovarsela davanti tanto presto.
Nico Robin gli stava venendo incontro, con un grande sorriso disteso e radioso, dipinto sul volto, il sorriso di chi tiene stretto tra le mani un tesoro per lui assai prezioso.
Rimase... affascinato.
Da quando aveva scoperto la triste storia di quella donna così enigmatica, aveva cominciato a nutrire nei suoi confronti un profondo rispetto, e adesso lei gli stava mostrando qualcosa che pochi avevano avuto la possibilità di vedere: l'espressione di una bambina cresciuta troppo in fretta che aveva finalmente trovato serenità.
Si accorse di aver reagito d'istinto, quando senza dire una parola sollevò l'indice della mano destra ed indicò il tetto della cucina.
La vide cambiare espressione, un po' perplessa.
"Sali"
Lei sollevò un sopracciglio, in quella sua tipica espressione di scetticismo.
La incoraggiò allora con un cenno del capo.
Robin lo fissò per un momento, poi decise di sfruttare i poteri del frutto del diavolo per far apparire una fila di braccia che l'aiutassero nella scalata.
E poco dopo lui la vide sparire dal suo campo visivo.
 
Franky sorrise, pensando a quello che in poco tempo aveva costruito per lei.
Ogni strumento da giardinaggio perfettamente disposto in un piccolo mobiletto a tre piani. La terra fresca, appena smossa, in un perimetro marcato da alcune piccole assi di legno. Il necessario per metter su, una serra durante l'inverno, che mantenesse le piantine alla giusta temperatura, con un ingegnoso meccaniscmo di irrigazione ed illuminazione. Ed infine il cartello... su cui spiccava la scritta "Il fiore Nico Robin", infilato nel terreno in attesa del suo arrivo.
Abbassò il capo, mantenendo ancora il sorriso sulle labbra, mentre si dirigeva verso il passaggio che lo avrebbe condotto al suo laboratorio, quando si sentì chiamare.
Fece per tornare sui suoi passi, quando una mano sottile, gli apparve su una spalla e gli spostò il viso con delicatezza.
Un fresco profumo di fiori.
Si rese conto solo allora, che lei gli era di fianco.
Sentì distintamente le sue labbra posarsi sulla sua guancia e quel "Grazie"  sussurrato semplicemente al suo orecchio.
 
 

-Fine-


  
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