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Autore: Mordekai    09/08/2014    2 recensioni
Una ragazza con un potente potere proibito, una Regina di ghiaccio che nutre odio nei confronti del Regno di Huvendal e del suo Re Searlas. Arilyn, la protagonista di questa avventura dovrà salvare i suoi amici e Darrien.
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole iniziò a tingere di un rosa il cielo del nuovo giorno, era l’alba e Vorshan era già pronto, con la sua borsa fatta di stoffa e pelle di animale, con del cibo avvolto in un panno e degli indumenti puliti. Arilyn, invece era ancora assonnata quando indossò i suoi stivali neri e la casacca.

‘’Perché all’alba?’’- domandò sbadigliando avvicinandosi alla porta.

‘’Per evitare che qualcuno ti veda.’’- rispose Vorshan aprendo la porta e aspettando che lei uscisse.

L’aria era fresca, il profumo di erba bagnata dalla rugiada era così dolce che sembrava impregnarsi nelle narici, una leggera brezza soffiava su di loro.

‘’Papà, mi togli una curiosità?’’

‘’Dipende.’

‘’Vorrei sapere di più su… Darrien...’’- rispose arrossendo.

Vorshan sorrise non appena sentì quel nome, sua figlia ormai era attratta da lui: ‘’Darrien è un ragazzo dal passato brusco e non parla molto. Ha un potere come il tuo, ma è più una maledizione che ha ricevuto all’età di cinque anni da sua madre. Il vecchio Re lo aveva trovato nel suo castello in cerca di cibo e acqua. Tutti conoscono le sue doti e il limite che può raggiungere il suo potere. Cosa ti affascina di lui?’’
‘’Il suo temperamento e i suoi occhi…’’
Lo stratega annuì con un sorriso a trentadue denti mentre scendevano una collina ripida, mancava poco al Palazzo. Una guardia Merfolk che era in perlustrazione li notò e afferrando la carabina urlò: ‘’Chi siete e cosa fate qui?’’
‘’Abbassa quell’arma mio caro, sono Vorshan e sto portando mia figlia dal Re.’’
‘’Oh, la ragazza dal potere proibito. Sbrigatevi, manca poco all’apertura del mercato cittadino.’’- rispose la guardia con uno sguardo accigliato e perplesso, ma non replicò, proseguì verso il promontorio.
Giunti a palazzo, all’esterno dell’immenso portone in legno di cedro con incisioni floreali sui bordi e al centro lo stemma di Huvendal in bronzo, leggermente ghiacciato sugli spigoli e al centro; ad attenderli c’era il Re Searlas, da solo, senza guardie, con il suo splendido abito blu notte, un mantello nero legato sulle spalle con un nodo impeccabile, ma quello che colpì Arilyn era che il re non indossava la corona.
Vorshan, non appena notò il capo scoperto, si avvicinò a passo svelto e gli sussurrò con preoccupazione:

‘’Che combini Searlas? Se qualcuno ti vede senza corona…’’

‘’Calma, mio caro amico. Il popolo già mi ha visto una volta senza la corona, non devi preoccuparti. Comunque, buongiorno Arilyn, lieto di rivederti.’’

‘’Mio Re.’’- rispose Arilyn inchinandosi e portando la mano sul cuore.

‘’Prego, entrate.’’- disse con un sorrise Searlas aprendo l’immenso portone, lasciando filtrare un torpore invitante, accompagnato da svariati profumi, come l’odore delle Rose di Arfon, dai petali delicati e candidi come la neve.
Vicino a due colonne c’erano un uomo ed una donna, con abiti diversi ma entrambi con lo stemma reale:
‘’Arilyn, ti presento Edan, l’ultimo discendente dei Varg.’’

‘’Incantato.’’- rispose con tono gioioso Edan.

‘’E lei è Sindar, ti addestrerà a combattere e a perfezionare il tuo potere.’’

‘’Lo perfezionerà solo se seguirà i miei consigli e le mie lezioni.’’- rispose la donna con tono severo, quasi a rimprovero.

Edan Tulley, chiamato Edan il docile, era uno dei vecchi maestri del Palazzo, pur essendo un giovane uomo dai capelli perfettamente pettinati e tirati all’indietro, color nocciola, i suoi occhi color ambra infondevano serenità e dolcezza, era difficile farlo infuriare o farlo distrarre. Arilyn notò i suoi abiti, cuciti artigianalmente con stoffa e seta verde oliva, ricami bianchi sulle maniche, ma quello che la colpì maggiormente era il ciondolo che portava al collo, raffiguravano le corna di un cervo di Najthal, un’antica foresta verso i monti innevati.

Sindar Enyde, invece, era una delle insegnanti delle arti di lotta e difesa e autocontrollo, come Edan, ma la sua indole era distaccata e molto seria, definita come ‘’Roccia vivente’’. I suoi capelli color dell’oro erano raccolti in una perfetta coda alta, un viso senza imperfezioni, occhi azzurri. Indossava una tunica blu notte, perfettamente chiusa da una doppia fila di bottoni in ottone con lo stemma del regno incisi con precisione, una cappa argentea che le ricadeva dalla spalla sinistra e su entrambe le maniche della tunica c’erano risvolti dello stesso colore.

‘’Noto una certa curiosità per il ciondolo che porto al collo, giovane Arilyn.’’- disse Edan sorridendo calorosamente.

‘’E’ simile a quello che porto io…’’- rispose con imbarazzo stringendo tra le mani il ciondolo di bronzo.

‘’E’ molto bello. Questo era un regalo di mia madre, grande donna.’’

Da quelle parole Arilyn capì che la madre era morta da tempo, ma stranamente la sua voce restò docile.

‘’Ciondoli, che sciocchezze. Ferite, cicatrici o lividi, quelli sono ricordi, un segno concreto sulla nostra pelle, dove tutti possono vederlo.’’- disse quasi infastidita Sindar, mettendo le mani dietro la schiena e avvicinandosi di qualche passo.

Edan fece una smorfia per imitare Sindar, riuscendo a far ridere Arilyn, ma lo sguardo accigliato della donna la paralizzò di colpo. Il Re si era reso conto della tensione che c’era tra loro, così decise di condurre Arilyn nella sua nuova stanza, in una ala del palazzo che conduceva al giardino; appena arrivati alla porta in legno di cedro, il re la aprì e la fece entrare.

‘’Oh, non ci credo, questa è davvero la mia stanza?’’- disse quasi commossa la giovane ragazza.

‘’Sì, è tutta tua. Tuo padre è qui, nella stanza adiacente che sta sistemando le sue cose.’’

Arilyn con uno impeto di felicità abbracciò il Re, che rimase stupito dal suo gesto, ma ricambiò sorridendo.
‘’Buona permanenza Arilyn, adesso riposati.’’

La stanza della giovane ragazza emanava profumi intensi, c’era una grande ghirlanda di bucaneve sull’arco della finestra, i muri erano color crema che sfumavano sul bianco verso l’alto, formando piccole onde; sul soffitto c’era un lampadario in ottone lucido con quattro braccia che sorreggevano delle candele profumate. Il letto era completamente di seta bianca con ricami d’orati sulle lenzuola e sui cuscini; vicino al letto c’era un comodino in legno d’abete intarsiato e dipinto di nero.
Era un magnifico posto, accogliente e caldo. Su una sdraio c’erano abiti puliti e stirati, una tentazione per Arilyn che li indossò subito. Si sentiva rinata, rilassata e sprizzante di gioia, saltellava, danzava e volteggiava come una trottola impazzita, fino a quando non bussarono alla sua porta:

‘’Arilyn, ti stanno aspettando nella Sala Antares, Sindar sta diventando impaziente.’’- disse Edan con un sorriso e le tese la mano per condurla nella sala.
Superato l’immenso corridoio, giunsero sotto un arco con decorazioni in marmo e, una volta superato, entrarono nella sala Antares, un’immensa sala rettangolare con un simulatore di sentiero sterrato, corde per salire in cima, una arena per lottare e molti scaffali posti vicino ai muri con armi appoggiate sopra. Sindar osservava con sguardo glaciale i ragazzi posti in fila secondo uno schema di altezza e c’era solo una ragazzina che era la più bassa del gruppo, con lunghi capelli ricci, occhi verdi e una mascherina sul volto:

‘’Edan, posso chiederti una cosa?’’

‘’Certo mia cara Arilyn.’’

‘’Chi è quella ragazzina?’’- domandò indicando l’ultima del gruppo.

‘’Oh, è la piccola Aithwen, una ragazzina molto sensibile e affettuosa, ma nasconde un potere immenso. Riesce a fiutare il nemico lontano chilometri e fiuta anche la paura delle persone, solo che per evitare epistassi, indossa una piccola mascherina. Adesso vai, Sindar odia i ritardatari.’’- rispose Edan spingendola lentamente verso la linea dove erano tutti. Aithwen notò la presenza della nuova ragazza e le sorrise, almeno così sembrava ad Arilyn.

‘’Finalmente, ero stanca di aspettarti. Soldati, salutate la nostra nuova allieva, Arilyn.’’

Tutti la salutarono con un sorriso, un inchino o una stretta di mano.  Arilyn si sentì a suo agio, aveva trovato nuovi amici e stava per rispondere al saluto, ma Sindar esclamò ad alta voce: ‘’Disponetevi in gruppi, l’addestramento ha inizio. E non abbiate paura di farvi male.’’- disse con un sorriso quasi diabolico.
In un lampo tutti si posizionarono e iniziarono a provare la loro forza, solo Arilyn e Liedin rimasero da sole.
‘’Ohoh, perfetto. Voi due, combattete ora.’’- disse Sindar battendo due volte le mani.

La giovane ragazza si posizionò come gli aveva insegnato suo padre, ma Liedin si scagliò su di lei gettandola sul freddo suolo. Cercò di colpirla al volto, ma Arilyn la spinse via con le ginocchia e le afferrò la gamba, piegandola in modo da procurarle dolore. Liedin, con un ghigno sul volto, afferrò dalla sua tasca qualcosa di grigio, simile a polvere e la lanciò negli occhi della ragazza, che si staccò subito.

‘’Dove nascondi il tuo potere, sciocca?’’- chiese Liedin con tono rabbioso.

‘’Non sono cose che ti riguardano.’’- rispose lei, cercando di mettere a fuoco, ma le lacrime le offuscavano la vista.

Tuo padre ti ha insegnato ad usare l’udito quando la vista è debole  disse la sua coscienza, così si fermò, concentrandosi su ogni possibile rumore.
‘’Oh, così è troppo facile.’’- disse sghignazzando la ragazza dai capelli porpora. Approfittando del momento di debolezza, si mosse rapida e cercò di colpirla con un calcio. Prontamente Arilyn portò le mani al volto e bloccò il calcio, colpì il ginocchio con il gomito e sferrò un pugno dritto al naso.

‘’Piccola insolente che non sei altro!’’- esclamò Liedin all’apice della rabbia. D’un tratto Arilyn venne afferrata al collo da Liedin, che iniziò a stringersi e a cambiare colore, diventando un verde muschio. La ragazza stava perdendo le forze e si sentiva male, ma proprio in quel momento una voce familiare interruppe lo scontro:
‘’Liedin, sei impazzita? Lascia immediatamente Arilyn.’’

Era Darrien, il suo volto contorto da una espressione furiosa. Liedin strinse di più, ignorando i richiami. Un fascio nero e denso avvolse il collo della ragazza dai capelli porpora e cadde in ginocchio.

’Non tollero comportamenti del genere.’’- disse Darrien  avvicinandosi alla povera Arilyn, che cercava di restare in piedi, ma si sentiva debole e le doleva lo stomaco, finché non cadde; prontamente venne afferrata per il braccio e sorretta dal giovane:

‘’Signor Forven, lei non doveva intromettersi nel combattimento. Sa bene che è sconsigliato interrompere uno scontro, soprattutto se…’’

‘’Soprattutto se quella persona sta per essere avvelenata. Tu sai bene che durante un combattimento a mani nude, i poteri sono sconsigliati.’’- rispose con severità il ragazzo- ‘’Ma a te non è mai interessato nulla di loro, a differenza mia.’’

Con queste parole si allontanò e portò la ragazza in infermeria.
Qualche ora più tardi, Arilyn si svegliò dolente e con un forte mal di stomaco: ‘’Resta stesa Arilyn, il veleno non è ancora svanito del tutto.’’- disse Darrien facendo un mezzo sorriso e la giovane ragazza non poté non ricambiare.

‘’Che…cosa è successo?’’
‘’Liedin ha usato un potere che molti in questo regno odiano, ed è proprio da questo sentimento che si genera. Per fortuna che ora stai bene, mi sono preoccupato.’’
Si alzò e si avvicinò al lettino fatto con piume di aquila, prese un piccolo sgabello  e si sedette.
‘’Grazie Darrien.’’- disse Arilyn guardandolo a malapena, l’effetto del veleno persisteva e la pelle era ancora di un colore verdastro e poco bello da vedere, quasi nauseante. Darrien le prese la mano e la strinse, facendole cenno che stava guarendo.
La porta della stanza si aprì con un cigolio inquietante, una luce opaca invase quel piccolo luogo per lasciare spazio a Nestor, Searlas e Vorshan.
‘’Ben svegliata mia cara Arilyn, per fortuna sei viva.’’- disse il Re accarezzandole la guancia.
‘’Sono viva, ma potrei stare meglio. Vi dispiace se resto un po’ da sola con mio padre?’’- chiese Arilyn alzandosi piano dal letto e mettendosi a sedere, con l’ausilio di Darrien.
‘’Certo, ma Nestor resta qui, non so cosa deve darti, ma suppongo una medicina. Andiamo Darrien, lasciamoli soli.’’- disse il Re Searlas dando una pacca sulla spalla del ragazzo e uscendo dalla porta.
‘’Figlia mia, hai usato il consiglio di tuo padre, sei stata brava.’’
‘’Grazie, ma credo di essermi già fatta un nemico. Che cosa ho le ho fatto di male? Perché ha tentato di uccidermi?’’
‘’Cara Arilyn, Liedin è una ragazza che odiano tutti, solo che questo sentimento l’ha resa più forte e anche più meschina del solito. Non so come faccia parte della Prima Squadra di Fanteria con il carattere che si ritrova.’’- interruppe il discorso Nestor, brandendo una ciotola con un infuso dolciastro e che sfumava dal rosso all’arancio.
‘’Bevi, è un infuso di fiori di zucca, cannella e miele, allieverà il dolore.’’
Con un solo sorso, la ragazza mandò giù l’infuso e il dolore si affievolì in fretta, la carnagione torno di un rosa caldo e la chiazza verde che aveva sul collo scomparve.
‘’Grazie Nestor.’’
Arilyn, con l’aiuto del padre tornò nella sua stanza, ma il padre notò la sua tristezza e si fermò, accarezzandole i capelli: ‘’Figlia mia, c’è qualcosa che ti turba?’’
‘’No papà, è solo che…Non ho capito perché Liedin si sia accanita con tale ferocia su di me.’’
‘’Ignorala, tu sei più forte di lei, sei speciale, lo capisci questo?’’
‘’Papà, io sono un mostro, è per questo che tutti hanno paura di me.’’
Vorshan si senti stringere il cuore nel vedere sua figlia emotivamente distrutta e l’unica cosa che poteva fare in quel momento era abbracciarla e rassicurarla: ‘’Non sei un mostro, sei mia figlia.’’
Arilyn, una volta entrata nella sua stanza, notò una ragazzina dai lunghi ricci neri, in piedi che le dava le spalle:
‘’E tu chi sei?’’- domandò la ragazza alquanto infastidita.
‘’Aah, mi hai spaventata.’’- disse la ragazzina facendo cadere un fiore per terra.
‘’Aspetta, tu sei la piccola Aithwen.’’- disse Arilyn avvicinandosi e inginocchiandosi.
‘’Io non sono piccola, sono grande.’’- rispose incrociando le braccia, cosa che fece ridere molto Arilyn.
‘’Comunque, è un piacere conoscerti. Oh, questi sono tuoi.’’ Aithwen prese una piccola corona di buganvillea e rose di campo intrecciate da due rametti di quercia.
‘’Grazie, è un pensiero gentile da parte tua.’’
Erano le cinque del pomeriggio, nell’immenso castello regnava un silenzio imponente, interrotto a malapena dal cinguettio degli uccelli che svolazzavano nel giardino; il Re era seduto sul suo trono, leggeva un libro dalla copertina azzurra e dalle decorazioni scarlatte con una scritta in oro ‘’Le Terre lontane di Nhat’’, libro preferito del padre ma mai concluso, finché non notò una persona famialiare:
 ‘’Arilyn, cosa ci fai qui? Dovresti essere a riposo.’’
‘’Non riuscivo a dormire, quindi ho pensato di fare una passeggiata…’’- rispose Arilyn passando una mano nei capelli, cercando di sistemarli, alquanto imbarazzata anche per l’aspetto poco presentabile.
‘’Oh, come mai? Qualcosa ha disturbato i tuoi sogni?’’-chiese il Re sistemando il libro su uno sgabello e posando la corona sul trono.
‘Non è rischioso metterla li?’’
‘’Non preoccuparti, a breve le guardie Merfolk torneranno. Oh, volevo mostrarti una cosa.’’
Il Re prese sotto braccio la ragazza e l’accompagnò nell’immenso giardino che era oltre la sala addestramento; lì c’erano fiori di ogni forma e colore, che emanavano odori intensi e le sfumature che assumevano erano invidiabili:
‘’E’ un posto magnifico non trovi?’’-chiese il Re raccogliendo un rametto di gelsomino e posandolo nella corona di fiori che Arilyn aveva ancora sulla testa.
‘’Si, è molto bello, ma…’’
‘’Ma? Dimmi, cosa vorresti sapere.’’
‘’Lei è un Re, e dovrebbe essere rigido di carattere, invece è dolce e molto affettuoso con tutti noi. Perché?’’- domandò Arilyn guardandolo negli occhi.
Non ci fu risposta da parte del re per qualche secondo, stupito da quella domanda; alla fine, con un respiro profondo disse:’’ Ho scelto di avere un comportamento diverso da quello che dovrebbe avere un vero re perché mio padre si comportava come un bruto, un meschino ed infame essere. Trattava i suoi sudditi come cani e li faceva morire di fame. ‘’Che il re ci aiuti’’ diceva il popolo che pativa la fame, ma lui non aiutava nessuno, se ne stava per comodi suoi su quel trono. Ormai sono anni che non lo vedo e ringrazio il fato per questo, la sua faccia corpulenta e raggrinzita mi disgustava. Dopo la mia proclamazione a Re di Huvendal, costretto poi, ho deciso di cambiare le cose.’’
Il Re aveva lo sguardo torvo e la testa appoggiata contro una quercia antica e dalla corteccia molto chiara.
‘’Perché è stato costretto ad essere Re? Non poteva semplicemente dire di no?’’- domandò Arilyn avvicinandosi piano e con la testa abbassata, colpevole di quella domanda iniziale.
‘’Ho dovuto farlo, altrimenti mi avrebbero spedito con lui nella Landa dei Falsi Re e vivere una vita con quella bestia.’’
‘’Ma è pur sempre suo padre.’’
‘’Un vero padre non picchia e insulta suo figlio!’’- rispose il Re girandosi di scatto, spaventando la ragazza che cadde per terra.
‘’Maledizione perdonami.’’
Nell’aria aleggiava un sentimento di affranto e compassione, il passato di Searlas era burrascoso e difficile da cancellare.
Arilyn era seduta sull’erba fresca e vedeva il Re Searlas in balia del suo passato, a qualche passo da lei.
Afferrò la sua coroncina di fiori e la posò sul capo del buon uomo, che si calmò sentendo i fiori posarsi sul suo capo e strinse le mani della ragazza.

‘’Non posso accettare la tua corona Arilyn, appartiene a te.’’

‘’Ma adesso è Vostra, voi ne avete bisogno più di me.’’- rispose la ragazza ricambiando la stretta.

Rimasero così per un lungo istante, prima che il Re si alzò e si ripulì il vestito dall’erba e da qualche petalo caduto sulle spalle, sistemò la corona e sorrise felice al gesto della ragazza.

‘’Rientriamo adesso, sento le guardie Merfolk rientrare.’’

Appena rientrarono, ciò che si aspettavano erano soldati in perfetta forma e con notizie interessanti dal fronte, ma trovarono solo due soldati, feriti gravemente alla schiena e alle braccia, uno di loro aveva una benda insanguinata sull’occhio; il Re corse subito da loro e chiese cosa fosse successo:

‘’Siamo stati attaccati al Valico di Tebark Fyruk e li, Bregoldir ci ha attaccato con i Taurus. Il nostro plotone è stato decimato, l’altro è scappato verso Ovest…’’

‘’Comprendo. Darrien era con voi?’’

‘’No, Mio Re, Darrien è stato assegnato ad un altro plotone verso le due del pomeriggio, dovrebbe far ritorno stasera, se non domani…’’- rispose l’altra guardia togliendo l’elmo e mostrando parte del volto completamente tumefatto.

‘’E’ sufficiente, andate da Nestor ora.’’- rispose il Re preoccupato per la situazione.

Si fece sera e il Re girava nell’immenso salone nervoso, Darrien non si era fatto ancora vivo:

‘’Dove sarà finito Darrien. E se gli sarà successo qualcosa?’’

‘’Searlas, ricorda che Darrien è un ragazzo molto forte e non si arrende facilmente. Quindi, resta calmo e vedrai che da un momento all’altro varcherà la soglia di quella porta.’’- rispose Edan con una tranquillità invidiabile.

‘’Vorrei avere un briciolo della tua tranquillità, almeno una volta. Non so come fai a stare calmo Edan, davvero e…’’

Un cigolio rumoroso fece allertare Searlas, ma la gioia avvampò in lui quando vide sulla porta Darrien, sporco di fango e bagnato fradicio, ma con un mezzo sorriso sul volto:

‘’Mio Re, ti preoccupi troppo.’’

‘’Ti considero come mio figlio, è normale.’’- rispose posando le mani sulle sue spalle, ma le ritrasse subito quando vide il volto del ragazzo contrarsi dal dolore. Entrambe le spalle erano ferite, una con tagli profondi e con del sangue che colava ancora, l’altra invece ustionata gravemente.

‘’Maledizione, è meglio condurti da Nestor, devi guarire.’’

‘’No Mio Re, guarirò da solo, non ho bisogno di…Gah!’’- rispose dolorante il ragazzo.

Il Re ignorò il suo rifiuto e lo accompagnò dal Guaritore, passando dai dormitori con rapidità:

‘’Come sta Arilyn?’’- chiese il ragazzo guardandosi le ferite.

‘’E’ una ragazza tenace. Vorshan è stato bravo con lei, davvero. Sta bene, non preoccuparti.’’

Darrien sorrise e entrò nella stanza di Nestor, chinato sulla sua scrivania che compilava un quaderno con formule antiche, pozioni e intrugli vari. Nella mente del Re riaffiorarono ricordi di quando lo trovò sporco di fango, con un braccio ustionato e un occhio gonfio. Ricordò di come non avesse paura di fronte alle guardie che lo accerchiarono, di come rimase a testa alta e scrutava gli occhi di ognuno di loro.

Se continua ad essere così testardo, finirà nei guai disse la sua coscienza, ma scacciò subito quel pensiero e si diresse verso la sua stanza.
 
   
 
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