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Autore: Esmeralda Limberger    10/08/2014    1 recensioni
Questa è la mia storia, una storia a cui nessuno crede finché non vede, neppure io ci credevo, finché tutto non è diventato innegabile, questo è ciò che immagino del mio futuro.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 2 luglio 2013 Ciao Tom, oggi piove di brutto, non posso scendere, ma almeno posso raccogliere un pò d'acqua piovana. Già ieri sera, quando stavo salendo quassù, ha cominciato a piovere, sono scivolata e ora la gamba sinistra mi fa un male dell'anima. Ah a proposito di anime, ho rivisto Antonia, quest'ultimo contatto tra noi è stato molto deludente, sembrava persa nel passato da cui proviene, e così com'è comparsa è pure svanita.. che peccato.. Volevo parlare con qualcuno, si tu mi sei di grande aiuto, ma sei fatto di carta, lei almeno ha sembianze umane e a volte mi risponde.. Ma ora ho un problema più grave, ho con me solo due paia di jeans, uno dei quali ora è strappato e macchiato di sangue, li ho messi sotto la pioggia, ma comunque ci vorrebbe del sapone per lavare via il sangue dalla gamba dei pantaloni.. poi le mie scarpe, la suola praticamente è sottile come le tue pagine.. Devo scendere in città. Ma non voglio ti giuro, ho paura. L'ultima volta per poco non mi prendevano i berettri con la fiamma, beh non che avessero torto, ti avevo appena tirato fuori da un bidone dell'immondizia.. E ho anche bisogno di compare dei tampax, infondo qualcosa di umano l'ho anche io, ma guarda caso una delle cose più sgradevoli.. Vabbeh scusa. Eppoi non ho soldi, mi pare che si chiamino euro, dovrò rubare.. non che io possa avere problemi a scappare in tempo, ma il gesto, capisci? Devo prendere due decisioni, la prima è: Scendo? La seconda: scarpe o jeans? Per la prima tra poco scelta non ne avrò più, la seconda, eh, le brache mi servono, ma anche le scarpe, forse pure di più. Okay vedi che è utile parlarti? Ragiono meglio. Ora ti lascio, mi metto a meditare un pò, il sole non è neppure ancora al centro del cielo, ho tempo. A dopo. Okay Tom.. E' il momento.. tremo. Augurami buona fortuna, ne avrò bisogno. Tu resta qui, sei al sicuro, io tornerò. 3 Luglio 2013 Tom.. tu non hai idea. Ora ti racconto, scusa scrivo tutto storto ma sono ancora agitata, sono tornata cinque minuti fa, è quasi l'una di notte. Allora, ieri ho percorso il sentiero più lungo per scendere, vedevo il castello di Udine da lassù. Sono arrivata in centro, la gente mi guardava, e non penso fosse tutto nella mia testa. Ho vagato sotto la pioggerellina estiva in cerca di una bancarella, è mille volte più semplice se sono in un luogo aperto. Beh l'ho trovata, cercavo delle scarpe, mi stavo scorraggiando perchè erano da donna, da casa o con i tacchi, quindi proprio non andavano. Finalmente ho addocchiato una paio di scarpe anti-infortunistiche, ho cercato di capire se mi potevano andare bene, anche se di una misura più grande sarebbero andate. La donna che gestiva la bancarella mi guardava, forse cercava di capire se fossi una potenziale cliente o una specie di baby barbona, sono bassa in effetti. Credo di essere riuscita a sorridere, sai quant'è che non sorrido a qualcuno.. Bohn, mi sono allontanata per non destare sospetti inutili. Ero seduta su una panchina, mi si avvicina un uomo che certamente aveva bevuto qualcosa di troppo. Mi sono irrigidita al punto che i muscoli della pancia e della schiena hanno cominciato a farmi davvero male. -Ei frute, e la scuele?- Non so più scrivere in friulano scusa, ma ti riporto ciò che ha pronunciato. -Eh nie scuele- Gli ho risposto. Chissà mai perchè, ma ha trovato la cosa talmente divertente che si è messo a ridere con tanto impeto che temevo che qualcuno chiamasse i berretti con la fiamma gialla. Poi si è seduto e mi fa: -Eh frute frute, jo ai capit- Cosa non si sa, ma va bene. -Te plase il verduzzo a ti?- A quel punto ho boffachiato un -Mandi- e mi sono allontanata. Dio quanto puzzava. Mi sono avvicinata di nuovo alla bancarella, ma tenendo le distanze. Ora la donna parlava con una giovane donna, forse indiana. Era il momento, sono scattata in avanti, ho afferrato le scarpe. Per mezzo secondo gli occhi della ragazza e i miei si sono incrociati. Non era possibile, di nuovo quella del bosco, te lo giuro per poco mollavo le scarpe. Mi sono messa a correre cercando di arrivare ai piedi della montagna il prima possibile. Alle mie spalle c'era una grande confusione. Ho attraversato la strada con l'adrenalina a tremila, per poco mi investivano, ma mica potevo mettermi ad aspettare il verde dei pedoni. Ho continuato a correre, ormai le case si facevano più rade, e il traffico era molto rado. Stavo per rallentare e prendere un po di fiato quando sento dietro di me una voce acuta. -Fermati!- Mi sono voltata appena, e se ti dico chi mi stava rincorrendo mi prendi per bugiarda. Lei. Cavolo io arrivo a sfiorare i sessanta chilometri orari, ma se quella non andava almeno a trenta io sono una suora. Ho aumentato la velocità, quella ha sbraitato ancora qualcosa, ma per mia fortuna non doveva avere ancora molto fiato in corpo. L'ho seminata. Ormai ero quasi all'inizio del bosco, quando qualcosa mi taglia la strada, ho sentito la botta contro il petto e sulle gambe, quella sinistra ha ricominciato a sanguinare. Le scarpe mi sono volate in avanti, ma ora non erano quello il mio problema, che cavolo avevo colpito? Ce capisci. Ancora stordita mi sono guardata intorno, e poco più alla mia sinistra ho intravisto un luccichio, mi sono avvicinata. Dietro al cespuglio di rosa canina c'era una bicicletta, e poco più in là, un ragazzo a terra, in una posizione fetale, hai presente? Bohn comunque, non serviva che mi avvicinassi ancora a lui per poterne verificare le condizioni, l'odore del suo sangue era così forte.. Ti farò schifo ora.. ho preso un pò del prezioso liquido, ne è bastato un sorso e mi sono sentita sazia, e meravigliosamente bene.. non avevo mai assaggiato sangue umano.. Questo è il diario di un mostro. Scusa se ti dò questa responsabilità. L'ho perquisito, dal polso gli ho sfilato un orologio, a lancette, mi serviva, però ho fatto anche una cosa buona, dato che comunque respirava ancora, ho cercato un telefono nelle sue tasche. Ci ho messo cinque minuti buoni, ma poi ho capito come funzionava, sono riuscita a fare il numero del centodiciotto. Una voce diceva qualcosa a cui non ho prestato attenzione, ho detto più o meno dov'ero, e che c'era un ragazzo, sulla ventina che perdeva sangue dalla testa. Ho lasciato la chiamata accesa. Ho recuperato le scarpe e sono fuggita via. Dopo qualche minuto, sebbene ancora pervasa dall'effetto di quel sangue, ho cominciato a sentire dolore alla gamba, l'adrenalina stava scemando e portava con se le sue conseguenze. Ho zoppicato, va bene, le mie ferite guariscono molto velocemente, ma non all'istante. Ci ho messo ore per fare la strada che di solito mi porta via al massimo mezz'ora, per quello ci ho messo così tanto a tornare.. Qua sotto non sapevo come salire avendo le scarpe, neppure ora sono molto lucida, ho perso tanto sangue, poi ho pensato che potevo semplicemente legare i lacci tra loro e così ho fatto. Ti giuro devo ancora capire come ho fatto ad arrivare quassù. Ora ti lascio, devo medicarmi la gamba, si lo so che sarebbe stato più intelligente farlo prima di scriverti, ma dovevo, dovevo sfogarmi. A presto Tom.. Tvb.
   
 
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