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Autore: Aeltanin    10/08/2014    5 recensioni
Sono trascorsi ormai 5 anni dalla fine della seconda guerra. Il mondo magico vanta una discreta serenità, ma la sete di vendetta di alcune famiglie purosangue reclama una giustizia aberrante, quando una notizia circola veloce tra le loro residue fila. La novella famiglia Malfoy dovrà fare i conti con le ingiustizie della vita e dovrà lottare strenuamente per ritrovare la sua piccola felicità e proteggerla dalle mine della guerra.
« Perdonami » Lo odio con tutta me stessa, perché non ha capito assolutamente nulla. Non c'era niente che avrebbe potuto fare per salvarmi, se non dividerci e salvare nostro figlio dalla furia e violenza spietata di quelle bestie abiette dei Mangiamorte. [...]
« Non devi dirlo. Non ti è concessa nessuna colpa, non adesso ».
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto, Più contesti
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Capitolo 6. Tragic As the Lady With The Scythe

 

 

Avviene tutto così in fretta, che non mi accorgo della manina tiepida di Leon che lascia la mia e del bacio incoraggiante di Draco sulla tempia. La stanza si riempie di rumori ovattati, di sedie che cigolano sotto il peso dei loro possessori e delle lacrime di Molly, che a stento mette la mano sulla bacchetta, sfilandola dalla tasca della vestaglia e brandendola, fiera. Ogni fotogramma dei movimenti intorno a me si cristallizza nella mente, sovrapponendosi alle immagini crude di un guerra che credevamo sopita e che invece molesta ancora la nostra quotidianità. Una figura imponente affianca Molly, cingendole le braccia e scuotendola rudemente. La sua rada chioma rossa si agita, assecondando i movimenti del corpo, per poi accasciarsi sulle spalle tornite di colei che abbraccia.

 

« Arthur! Santo cielo! Come mai sei qui? »

 

« Durante il viaggio mi è arrivato un gufo anonimo con un'aria regale. Poche righe, con richiesta di discrezione massima a riguardo, in cui si fa cenno ad una colonia residua di Mangiamorte, che sembrano cercare qualcosa o qualcuno. Mi sono precipitato qui immediatamente. » Arthur passa in esame ognuna delle nostre espressioni facciali, alternando lo sguardo da una persona all'altra, fino a fermarsi sul viso di Draco, evidentemente sconvolto e meno capace di trattenere la propria frustrazione. Nuvole cariche di pioggia che coprono il sole sono l'allegoria della sua voce, che si leva quasi lamentosa, sovrastando il chiacchiericcio infantile di Leon. Lo scruta, lo guarda giocare con il suo orsacchiotto, mentre si porta goffamente dietro le orecchie un ricciolo biondo e sbadiglia vistosamente. Chissà se come me avrebbe una incommensurabile voglia di stringerlo a sé e di addormentarsi con il suo odore innocente addosso.

« Vogliono lui » si volta lentamente verso Leon, seguito da tutti noi. « Lo hanno già rapito una volta. Ci hanno già rapiti. Ma grazie a Salazar, siamo qui per raccontarlo. »

« Ma…perchè? »

« Perchè le colpe dei Malfoy ricadono sui figli. Mio padre –sputa fuori quella parole con astio e disprezzo– ha ucciso un bambino. Nott cerca vendetta per il figlio e il capro espiatorio sono io o meglio, Leon. » Le sue parole sono come lame ghiacciate, mi attraversano implacabili i polmoni, senza permettermi un attimo di respirare. E' così amara e cruda la verità di quelle parole, che mi affloscio sul pavimento, vinta dalla negatività, e mi trascino verso mio figlio. Allargo le braccia, attendendo che vi si tuffi dentro. Affonda il capo sui miei seni e mi stringe la schiena. Ho bisogno di portare con me questa idillica sensazione di perfezione e felicità, perchè so che ne avrò bisogno quando sarò via a combattere contro gli ideali vili di un morto. Ma se neanche la sua dipartita ha cessato l'odio e i pregiudizi di sangue, come si può sperare di debellare la piaga dei suoi seguaci?

« Io e papà dobbiamo assentarci per qualche giorno. Tu resterai qui con zia Molly e mi prometterai che farai il bravo. D'accordo amore? » E' tremendo vedergli abbassare gli occhi chiari e annuire, sconfitto, con il capo. Accetta con garbo una realtà che non vorrebbe mai farsi andar bene. Sono così fiera di questo bimbo grande. Lo attiro a me e gli deposito un bacio sulla fronte, ricevendone a mio volta uno umido sulla guancia. Si stacca da me e corre da Draco, il quale lo accoglie a braccia aperte e lascia che si avvinghi al suo collo.

« Papino…non tornare tutto rotto, va bene? » Quella frase risuona nella stanza come fosse un petardo insopportabile, di quelli che scoppia all'improvviso, sferzando il silenzio assoluto. Draco spalanca gli occhi, incredulo. Gli accarezza il viso con le dita e gli sorride impercettibilmente. Ancora una volta è costretto a fare una promessa che non è sicuro di poter mantenere. Ma come negare a quegli occhi imploranti una dolce menzogna? Né io né il mio compagno potremmo mai accettare la sofferenza di Leon. Condivido il tumulto interiore di Draco, la bastarda scelta tra ciò che è giusto e ciò che è facile. Leon gli stringe il petto e si aggrappa ad esso, perchè non vorrebbe mai lasciarlo andare. E' in quel momento che il viso di Leon impallidisce, gli occhi diventano vitrei e la sua bocca emette un urlo disumano. Si accascia per terra, tenendosi le mani strette sul petto. Ansima e respira a fatica, sudore freddo gli imperla la fronte. Vedo Draco impallidire a sua volta, sollevare da terra Leon e sistemarlo sul divano. Viene verso di me, forse mi parla o forse no. Non sento nient'altro che la voce di mio figlio gridare e il mio cuore rallentare i suoi battiti. Penso subito alla piccola vita che cresce in me e la mia mano corre in un gesto involontario sul mio ventre. Un piccolo calcio si abbatte sul mio palmo aperto e mi riscuote dall'interdizione. 

« Hermione… Hermione dannazione! Aiutami ti prego! » mi urla Draco disperato. Le mani gli tremano incontrollate, la voce è instabile. Solleva la maglia del pigiama di Leon e quell'espressione disperata che lo ha contraddistinto negli ultimi minuti gli si paralizza in volto. « Prendi dell'acqua fredda e diluiscila con dell'alcool puro! Poi immergi delle garze sterili nella soluzione, aiuterà a rinfrescarlo e ad alleviargli il dolore. »

« Che cosa…? Draco che cosa c'è… cosa hai visto?! » In pochi minuti recupero ciò che mi ha detto e gli lascio adagiare le garze sul petto di Leon. Si volta verso di me, sul viso una smorfia inquietante. Stringe le mani ferocemente, contrae i muscoli delle spalle e colpisce il muro. Molly gli si avvicina e gli allontana dolcemente il braccio dal muro. Si gira nuovamente verso di me. 

« Guarda, guarda con i tuoi occhi cosa c'è. Ammira cosa mi ha procurato quel figlio di puttana di mio padre! Guarda il petto di nostro figlio! » Sono terrorizzata dal suo tono di voce. Non l'ho mai visto tanto stravolto. In alcuni dei momenti peggiori della mia vita, Draco è stato il mio sostegno, è stato il mio locus amoenus*, colui che mi ha dato un motivo in più per lottare. Ma adesso non lo riconosco, perchè quell'espressione brutale che ha sul viso, significa che non c'è più un briciolo di speranza di risollevare le sorti della nostra esistenza. E' come se avesse mollato. Ma mio figlio è ciò che ho di più importante, non vi è neanche la più remota possibilità che io non lotti. E Draco farà bene a collaborare, non c'è spazio per la rassegnazione. Non quando c'è Leon di mezzo. Sollevo con cura le bende bianche ed eccola. La vedo quella macchia sul suo petto, è scarlatta, nera ai bordi. E' la stessa che ho notato quando è tornato a casa ed ho scambiato per un livido. Ricordo quella bruciatura ardere sul braccio di Draco. E' la maledizione di chi si è schierato dalla parte sbagliata. Non è quel simbolo ad imbrattare la pelle di Leon, ma una semplice macchia amorfa, che arde, indelebile, allo stesso modo.

« Quello è una specie di… marchio. Ma non è quello convenzionale… non è… » Lo vedo alzarsi la manica della maglia e sfiorarsi quell'affronto che ha sul braccio. E' quasi vergognoso, nel suo tentativo di nascondere l'abominio che ha rovinato la sua esistenza. Nonostante gli abbia intimato molte volte di non dover celarlo, si ricopre immediatamente, scansando le mie mani dal suo avambraccio e chiedendomi scusa con un cenno silente del capo. Sono gli occhi che lo rendono così incredibilmente reale e vivo. E' sempre stato un individuo algido, con scarsa tendenza alla comunicazione. Ma se si guarda nel grigio piombo delle sue iridi, tutto ciò che le parole non esprimono, si evince dagli esse.

« … non è il mio, si Hermione. L'ho sfiorato soltanto e sembra carne viva. » Si passa una mano sul volto, poi le dita sugli occhi lucidi. Non resisto all'impulso di afferrargli il volto e baciarlo. Non mi importa niente delle persone presenti nella stanza, lui ha bisogno di me e io devo infondergli il coraggio di cui ha bisogno. E' un bacio profondo, lento, che non ha nulla di erotico. E' uno bacio triste, è un bacio bisognoso. Draco vi riversa ogni sensazione, ogni emozione negativa. Sono il suo sfogo e sono felice di esserlo. Mi morde le labbra quasi. E' stravolto, molestato dalla rabbia cieca che lo attraversa e dal dolore insopportabile di Leon pallido come la luna. Gli cingo la schiena con le braccia e adagio il capo sulla sua schiena.

« Ce la faremo, Draco. Ma ti prego, ti supplico, non devi avere quell'espressione sul viso. »

« Quale espressione? »

« Quella di chi è tentato di mollare. » Stacca le mie braccia da sé e mi guarda deluso, puntando i suoi meravigliosi occhi, furiosi, sui miei.

« Cosa? Come puoi pensare che io possa mollare? E' Leon, è mio figlio! Sai a cosa è dovuta l'espressione sulla mia faccia? No? Te lo spiego subito! Quella macchia l'ho ricevuta anch'io, a sette anni! E' la sofferenza più atroce che abbia mai subito. E' una punizione! »

« Che… che vuol dire? »

« Può essere rimossa solo da chi l'ha inflitta, solo quando la punizione verrà scontata. E se… » un lamento più forte da parte di Leon, la fronte sudata, gli occhi spenti.

« …Draco, che succede se non si sconta la punizione? »

« Non vorresti saperlo, amore. »

 

 

***

 

 

« Non voglio perdere un altro figlio… non potrei sopportare lo stesso dolore un'altra volta. » E' una nenia quella di Molly, mentre accarezza la fronte di Leon, scostandogli i capelli dal viso. E' il dolore di una madre, quello che ti blocca il cuore e ti fa tremare al solo pensiero di veder un figlio morire. 

« Sono sicura che Ron sta bene. Molly… dobbiamo avere fiducia in lui, dobbiamo… »

« No Hermione, non possiamo. Ron è scomparso, è inutile prenderci in giro. »

« Ma non ci sono prove che… »

« Hermione! » la voce di Ginny sovra la mia. « Basta! Non vedi che Ron non è qui e non ne abbiamo notizie da anni? Perchè dovrebbe essere ancora vivo? Perchè illuderci ancora e soprattutto illudere mia madre!? » La furia nello sguardo di Ginny è quella di una amazzone, l'audacia è quella di una Grifondoro che ha accettato di amare in silenzio un ragazzo dal destino già segnato, l'affetto è quello di una sorella che non ha più visto tornare a casa il sangue del suo sangue. Cosa può scalfirla ancora? Cosa può placare la rabbia dei suoi occhi?

« Perdonami Ginny, hai ragione. Dovremmo prepararci per andare adesso. Harry starà facendo fatica a gestire tutto. Ma non ce la faccio a… » Vigilo su Leon, arrestando più volte lo sguardo su quel livido maledetto e penso che non è affatto giusto per un essere umano sopportare tutto questo. Vorrei piangere, ma non ho più lacrime, non ho più la reattività fisica al dolore. Tutto ciò che succede lo accumulo a livello emotivo e lo incanalo positivamente per reagire.

« Starà bene con mia madre. Piuttosto tu sei realmente convinta di voler venire? E' una missione suicida. E poi sei incinta. »

« Non sono mica malata! E poi credo che la bambina mi abbia curato la gamba. E' una sensazione straordinaria questa. Da un giorno all'altro non ho più sentito dolore e il mio arto ritorna come nuovo. Il seme di Draco ha solo fatto di nuovo centro. » Sorride, io la seguo a ruota. Siamo tutti disposti intorno al vaso che Arthur ha incantato come passaporta. Draco mi cinge la vita e sfiora la mia tempia con le labbra. 

« Suppongo di non aver alcuna speranza di convincerti a restare, giusto? » mi sussurra.

« Supposizione corretta, amore. » Mi sorride, rassegnato. Quando stiamo per toccare la passaporta e abbandonarci al suo vortice, un altro urlo di Leon impedisce la nostra corsa. Molly è riversa sul pavimento, il posto occupato da Leon sul divano è vuoto. Lascio la presa di Draco e mi dirigo fuori dalla Tana, inseguita dal resto della famiglia Weasley. Un silenzio irreale aleggia intorno a noi, ma un rantolo lamentoso attira la nostra attenzione. Leon è sospeso in aria, le braccia ricadono mollemente sui fianchi, la testa abbandonata sul collo. La notte lo ingloba nel suo mistero, la luna gli accarezza i lineamenti pallidi. 

« Leon! Leon! Leon! » Una bacchetta in lontananza si agita, mantenendo il corpo di Leon sospeso. Il viso di un uomo dalla carnagione lattea e gli occhi pesti si palesa spettrale, avanzando verso di noi. Non rifletto neanche, comincio a correre verso di lui, lasciandomi penetrare dal freddo della notte. Draco mi chiama a gran voce, intimandomi di fermarmi. Forse mi grida anche che la persona verso la quale corro è un pazzo, un uomo senza scrupoli. Ma dannazione, mio figlio è li inerme e io devo salvarlo. Mi fermo a un palmo di naso dall'essere che classifico immediatamente come viscido. E' persino familiare il suo viso. Ordina ad un altro Mangiamorte, che contrariamente a lui indossa la maschera, di mantenere Leon nell'aere, mentre continua a puntarmi la bacchetta sotto il mento. 

« Lascia mio figlio in pace. » Pronuncio ogni parola, digrignando i denti. Mi afferra il volto violentemente e lo gira da una parte all'altra. Si umetta le labbra e mi lascia un bacio umido dal collo alla mandibola. Sono schifata, come testimonia la mia espressione sul viso.

« Nott, lurido bastardo smettila subito! » La voce di Draco la sento pian piano più vicina, fin quando avverto la bacchetta lasciare il mio collo e scagliare un Incarceramus verso di lui. Mi analizza ancora, posando i suoi occhi meschini sul mio corpo dall'alto vero il basso. Poi apre la bocca.

« Malfoy non impari mai vero? » lascia la mia mandibola e accosta la bocca al mio orecchio. « Io e te ci divertiremo insieme. » Il suo ghigno provocatorio mi irrita oltremodo, mentre mi avvicino a Draco, seguita da Nott. 

« Evanesco » mormoro, liberando Draco dall'ingombro delle catene. Lo aiuto a rimettersi in piedi, sotto lo sguardo vigile dell'impostore che ci guarda con un sorriso di scherno, rigirandosi la bacchetta tra le dita.

« Ma che bel quadretto familiare. Finalmente insieme! » Draco mi si para davanti, afferrandomi la mano e sguainando la bacchetta sul petto del Mangiamorte. 

« I tuoi giochetti sono alquanto tristi Theodore. Da un seguace così affezionato alla causa di un mezzosangue che vuole la morte di altri mezzosangue, mi aspettavo di meglio. » Una furia insana attraversa il volto di Nott, che con un gesto fulmineo lancia una Bombarda sulla casa dei Weasley. Ginny non fa in tempo a scansarsi: una tegola le cade sulla schiena, facendola capitolare sul terreno umido.

« Ginny! Per Godric, Ginny! » Arthur e Molly si precipitano da lei, allontanandola dalla scena di guerra e dalle rovine della casa. Ancora quella voce odiosa parla, sputando veleno.

« Sai Malfoy » ricomincia con tono mellifluo « queste tue fughe non fanno che aumentare il prezzo da pagare per ottenere la tua libertà e quella della sangue sporco che ti porti a letto. » Mi getta un'occhiata lasciva, facendo scivolare la bacchetta dal mio seno al ventre tondeggiante. Sussulto non appena sfiora la pancia, insinuandogli il dubbio che ci sia qualcos'altro che non sa. Sento la rabbia invadermi come un torrente in piena, gli occhi due bracieri ardenti. Mio figlio si merita un destino diverso di quello voluto da Nott. Desidero che possa svegliarsi la mattina e salutare il giorno con serenità, senza dover preferire di esser morto, pur di non dovere affrontare lo scempio della guerra. Dobbiamo lottare in onore di coloro che non si sono più, di coloro che si sono gettati in pasto al nemico senza neanche pensarci, combattendo con valore. Draco si volta verso di me, una traccia di insofferenza sul volto. Mormora qualcosa tra le labbra. Io capisco solo dopo qualche istante che si tratta di un " è tutta colpa mia." Tenta di lasciare la mia mano, ma non ci riesce. Gliela stringo più forte e lo sospingo verso di me. Deve smetterla dir di arrendersi. Gli afferro il viso, posando i pollici sulla sua bocca. Intanto Leon ha ricominciato a gridare e il mio cuore sta cominciando a sgretolarsi, vittima delle macerie della mia emotività dilaniata dal dolore.

« Ti prego amore, ti supplico. Togliti quella espressione dal viso! » Mette le sue mani sulle mie e se le allontana dal volto. Non posso crederci che ha mollato, il mio cuore non può sopportare la resa della sua metà. Lo chiamo, incurante della presenza di Nott che incombe nefasta sulle nostre esistenze. Draco continua imperterrito ad andare incontro al suo aggressore, attraversando la steppa del terreno e lasciando un'impronta ad ogni passo. Gli vado dietro, gridando ancor di più, sudata e ansimante.

« Draco, ti prego torna qui! Non puoi lasciare Leon in balia di lui! Se non vuoi farlo per me, fallo almeno per tuo figlio. » Arresta il suo cammino e torna immediatamente da me. Apre la bocca, tentennando una risposta che non arriva subito. Un urlo di Leon sovrasta il vento invernale, rendendomi incapace di fare anche solo un passo. E' terrificante la tonalità che raggiunge, è incredibile constatare come l'entità delle sue grida combaci incredibilmente con lo sguardo desolante di Draco.

« Se tu solo sapessi cosa significa quel livido, non avresti neanche pensato a quelle insinuazioni. Che ne dici Nott, di spiegare tu alla madre di mio figlio, cosa è quel marchio? » Lo guarda con talmente tanto ribrezzo, che ho l'impressione che gli si getterà addosso e lo finirà alla babbana. Sono rare le occasioni in cui Draco sfoggia quel ghigno osceno e nella maggior parte dei casi, non preannuncia niente di buono.

« Vedo che te lo ricordi, Malfoy » lo schernisce. « Questo dolcezza è il segno delle colpe dei padri che ricadono sui figli. Il tuo vile compagno l'ha subito, quando Lucius ha fallito nel primo tentativo di riportare il Signore Oscuro in vita. Si chiama Metamarchio, roba oscura, davvero oscura. Diciamo pure che se Draco non si farà uccidere, tuo figlio morirà. Ah, e per evitare che possiate aggirare l'ostacolo, ho provveduto a modificare la natura del marchio. » 

« Draco… cosa altro c'è? E' per questo che non me lo hai voluto dire prima? » Non mi ascolta neanche, si porta le mani sulla testa e si lascia trasportare dalla disperazione.

« Va oltre ogni immaginazione…Dio Nott, tu sei un fottuto psicopatico! Tu hai…hai messo il tuo sangue nel marchio…Questo significa che…»

« …che vostro figlio mezzosangue patirà su di lui le sofferenze fisiche del sottoscritto. Non potete toccarmi, senza fare del male anche a lui. Solo io che sono l'autore del marchio, posso rimuoverlo. » Ghigna Nott, soddisfatto. Mi metto a correre verso di lui, gli afferro il colletto del cappotto che indossa e riverso su di lui tutto il disgusto che provo.

« Sei solo la feccia dell'umanità. Credi che tuo figlio vorrebbe questo? Credi che uccidere un bambino innocente possa risolvere qualcosa? Beh, sai qual è la novità? Tuo figlio è morto e niente lo riporterà in vita! » Mi accorgo che ho pronunciato quello parole con troppo astio e che il loro significato è risultato ben più cattivo del tono che avrei voluto usare. Nott sgrana gli occhi, soppresso da tanto ardore e punta la bacchetta verso me e Draco.

« Non mi sfuggirete di nuovo. Salvate vostro figlio, lasciatevi uccidere e garantirò a Leon un'esistenza coi fiocchi, proprio perchè sono buono. » sorride, falsamente accomodante « Avada Ke… »

« Stupeficium! » Una voce lugubre si leva dalla boscaglia intorno a noi, colpendo Nott di spalle e salvandoci la vita. Cerchiamo di capire chi sia, ma l'ombra nera si è dileguata, senza lasciarsi trovare. Che fosse Harry? Ma perchè scappare? Ciò che è successo stride con le parole da Nott appena pronunciate, perchè Leon non ha urlato, quando il primo si è accasciato sul suolo. Mi porto le mani alla bocca e trattengo a stento un singulto.

« Draco! Perchè Leon non ha urlato? Perchè non ha emesso neanche un fiato? Perchè…? » Draco si trascina verso Leon, le lacrime scendono sul suo volto incontrollate. L'aura intorno al suo corpo si affievolisce, facendolo calare lentamente verso terra. Io e il mio compagno ci guardiamo, gli occhi privi di vita dell'uno assorbono il dolore dell'altro. Il viso di Leon è sereno, quasi come se non avesse aspettato altro che questo. La macchia sul petto è ancora li, spavalda, a ricordarci che non abbiamo vinto. Cado sulle ginocchia, trascinando con me Draco, che adagia involontariamente la testa sul mio ventre. Sento le sue lacrime fredde pizzicarmi l'addome e lo stringo forte a me, affondando le mani tra i suoi capelli. Si aggrappa alla mia vita, comincia a baciarmi il ventre, percependo forse più intensamente delle altre volte i calci della piccola. Avverto una momentanea ed idillica sensazione di calore partire dal ventre, quando Draco sussurra sulla mia pancia "Ricominceremo da te, Demetra", come se la piccola volesse ripagarci di tutto l'amore che abbiamo da offrirle e delle pene che abbiamo patito. Si accorge di un biglietto stropicciato accanto al corpo di Leon. Reca poche crude parole e la notizia di un'altra insopportabile dipartita. Gli alzo il volto rigato di lacrime e aspetto la sua risposta, che non tarda ad arrivare, tragica come solo la signora con la falce può essere.

« Perchè la morte dura un attimo e non ti lascia neanche il tempo di gridare. »

 

***

 

Buonasera lettori.
Perdonate l'aggiornamento tardivo, sono desolata. Spero non abbiate perso la voglia di leggere la mia storia. :) 
Sono devastata da questo capitolo, sto provando una sofferenza incredibile.
Ci eravamo lasciati con la richiesta di aiuto fatta pervenire ai Weasley, Draco ed Hermione tramite il patronus di Harry, che in questo capitolo non è comparso affatto. Vi assicuro che una spiegazione c'è, ma non è adesso che posso darvela. Tutti si armano per partire alla ricerca dei Magiamorte ed aiutare Harry, ma c'è un intoppo. Leon comincia a urlare, lamentando un dolore al petto. Draco è  terrorizzato e perde un attimo la calma. Alzandogli la maglietta, nota una macchia violacea, che ricorda ben. si tratta del "Metamarchio" (elemento di mia totale invenzione), il quale veniva inflitto da Voldemort in persona ai figli bambini dei suoi seguaci, qualora questi ultimi avessero fallito in una missione loro affidata. La particolarità di questo marchio sta nel fatto che ogni volta che una punizione fisica viene inferta ai padri, questa viene automaticamente sentita dai figli. Nel caso del piccolo Leon, viene utilizzata in modo abietto: Nott utilizza il proprio sangue, non quello di Draco, per creare il Metamarchio di Leon, rendosi immune da qualsiasi attacco dei Malfoy. Il marchio inoltre può essere eliminato solo da chi ne è l'autore e solo se questi è soddisfatto della punizione.

Non commento la fine del capitolo, anzi vi autorizzo a lanciarmi qualsiasi fattura/maledizione come so che HermClary farà, per esempio.
C'è un elemento che vorrei farvi notare: il biglietto che Draco trova. Di chi annuncia la dipartita? E soprattutto chi è stato a salvarli dall'anatema che uccide?
Fate le vostre congetture. Nel prossimo capitolo è probabile che introdurrò qualcosa che non vi sareste aspettati. Ma la mia mente è in continuo lavoro, quindi niente di definitivo. :)
Vi ringrazio per la lettura. :)
Erika AstoriaGM

Vi ricordo che potete trovarmi su FACEBOOK: https://www.facebook.com/ErikaAstoriaGM

 

 

 

 

 

   
 
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