Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: oceansunrise    13/08/2014    2 recensioni
Era bellissima nonostante io odiassi le ragazze che fumavano, e lei stringeva una sigaretta sottile tra le labbra.
Era bellissima nonostante fosse cosi piccola, cosi minuta.
Era bellissima perchè aveva l'aria di una che è stata distrutta mille volte e si è sempre aggiustata da sola.
Era bellissima perchè fissava il vuoto, lo fissava come se fosse l'unica cosa a cui poteva aggrapparsi.
E quel giorno la salvai.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

(1)
Chapter One - Her lips.

 
 

Oh you're in my veins
And I cannot get you out
Oh you're all I taste
At night inside of my mouth.

{In My Veins - Andrew Belle}

 
 
 

La prima volta che la vidi fu in una squallida stazione fuori Londra. Me la ricordo come se fosse ieri.
Lei era li, dalla parte opposta alla mia, appoggiata al muro ricoperto di graffiti. Mi colpì subito, non so di preciso cosa ci fosse in lei ad attirarmi cosi tanto, so solo che l'unica cosa che pensai fu 'è bellissima.'
Era bellissima nonostante io odiassi le ragazze che fumavano, e lei stringeva una sigaretta sottile tra le labbra.
Era bellissima nonostante fosse cosi piccola, cosi minuta.
Era bellissima perchè aveva l'aria di una che è stata distrutta mille volte e si è sempre aggiustata da sola.
Era bellissima perchè fissava il vuoto, lo fissava come se fosse l'unica cosa a cui poteva aggrapparsi.

E quel giorno la salvai.

Me lo ricordo come se fosse ieri.
Il mio sguardo incollato alle sue labbra, al modo in cui le schiudeva lentamente per lasciare che il fumo scivolasse fuori.
Spense la sigaretta contro il muro dietro di lei e rimase ad aspettare. Non sapevo se aspettasse un treno, o l'amore, o la vita.
Mi ricordo quel coglione, il suo passo strascicato sulle Adidas consumate, i suoi pantaloni larghi, gli occhi arrossati.
Mi ricordo che quando vidi il suo sguardo innaturale posarsi su di lei non pensai, attraversai i pochi metri che ci dividevano giusto in tempo per sentire la sua voce.
Melliflua, dolce ma decisa, mi accarezzò come uno schiaffo. Il tono sprezzante, la sicurezza, che a sentirla parlare ti veniva voglia solo di zittirla per baciarla, e poi nel bacio sussurrare 'ancora, parla ancora.'

"E chi te lo dice che sono qui da sola?"

lui si fermò, boccheggiò per un attimo in cerca di parole, o in cerca di lucentezza. Non gli lasciai il tempo di ribattere, ne di fare niente.
Le cinsi la vita con un braccio e rabbrividii al contatto, ma lei non si sorprese. Dovevo immaginare che avesse la cosa sotto controllo.

"Infatti è qui con me."

Non so di preciso da dove tirai fuori tutto quel coraggio, dove era stato sepolto per tutti quegli anni e dove si sarebbe nascosto per i seguenti. So però che lo ringrazio di essere comparso quel giorno, di avermi permesso di iniziare a salvarla.

Il ragazzo la squadrò da capo a piedi prima di girare i tacchi e subito lei si scrollò da me come se avessi la lebbra. Puntò su di me lo stesso sguardo che aveva usato con lui, la stessa schermata, la stessa maschera. E con lo stesso tono

"E a te chi lo dice che sono da sola?"

Non le risposi subito. Forse non le risposi proprio. Rimasi a guardare le iridi di velluto nero, mi sentii sprofondare come sulle sabbie mobili, non pensai neanche a respirare.
Fino a quando lei non si voltò e sorrise divertita, si sistemò contro il muro e accese un'altra sigaretta.

"Sei venuto qui, hai creduto che mi servisse aiuto e ora che è arrivato il tuo treno - fece cenno con la testa ai binari dietro di me - non hai neanche una patetica scusa per rivedermi."

Poi passò la lingua sulle labbra. Non so se lo fece apposta, so che lo fece lentamente, di una lentezza disarmante, come a invitarmi ad assaporare quelle labbra dipinte di scuro come stava facendo lei.

Sorrisi e indietreggiai verso i binari, sfilandomi la giacca e lanciandogliela. L'afferrò e mi rivolse uno sguardo confuso, un luccichio nei suoi occhi scuri, un calore appiccicoso nel colletto della mia camicia.

"Cosi ho una scusa per rivederti."

le rivolsi un cenno e salii in fretta sul treno, volevo scegliere un posto vicino al finestrino per poterla guardare mentre andavo via. E la guardai infilarsi la mia giacca che poteva contenerne due, di lei, e poi raccogliere la sua tracolla da terra e andarsene.

E capii che non stava aspettando il suo treno.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: oceansunrise