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Autore: Ribes    18/08/2014    8 recensioni
Highschool!AU | Jasico | Percabeth | Caleo | Reyper | Frazel | Blind!Nico | Deaf!Jason | Amputeed!Calipso.
La squadra di nuoto della Half Blood High School, composta da Percy, Piper, Hazel, Nico, e il Capitano Annabeth, è a pochi passi dallo sfidare la celebre Jupiter High School in un torneo. Ma quando la squadra comincia a "fraternizzare" con il nemico, gli amici improvvisamente cominciano a perdersi, e liti interne a spezzare il team. Ce la faranno i nostri eroi a farcela tanto con la gara quanto con altri problemi?
Dal tredicesimo capitolo:
"Ogni cosa divenne nera. Sentì un grido, ma era debole, e molto lontano. Era la forte pioggia scrosciante che le rimbombava nelle orecchie e cancellava ogni altra cosa. Aveva freddo, e non riusciva più a sentire Nico e Percy discutere.
Qualcosa non andava.
I suoi occhi si aprirono di scatto, ed era seduta sul marciapiede avvolta in una coperta arancio brillante. Percy era vicino a lei, teso e sveglio, mentre la pioggia gli bagnava le guance. O erano lacrime, quelle?
E dov’era Nico?"

Di questa fanfiction mi appartiene solo la trasposizione in italiano.
Genere: Commedia, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Jason Grace, Nico di Angelo, Percy/Annabeth, Quasi tutti, Reyna
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A hand to hold.
 

 
Questa volta ho aggiornato in fretta, dato che il capitolo era piuttosto breve e ci trovavamo intorno al weekend. In questa fanfiction Frank è assolutamente adorabile, arrivo quasi ad amarlo - wow, io che non lo sopporto nel libro! Che sorpresa!
E che sorpresa le otto recensioni, le dodici seguite, uno ricordate e cinque preferite *^* Mi rendete fiera del mio lavoro di traduzione!
Il prossimo capitolo presenterà più fatti piccanti. E... per la Jasico dovrete aspettare un po', mentre la Reyper si avvicina.
(Questo capitolo ha una buona quantità di Frazel. Enjoy it!)


 
P.s.: Buon compleanno Percy Jackson. 





 
« Cosa succede se non si sveglia? Potrebbe essere in coma o chissà che cosa! Che cosa dirò a papà!? » disse Hazel.
Hazel?, pensò Nico.
Il ragazzo provò a pensarci su, ma la sua testa stava pulsando tanto forte che quasi si riaddormentò nuovamente, e c’era così disgustosamente caldo lì, ovunque fosse. Vi era una specie di peso su di lui che gli rendeva difficile muoversi, e ogni volta che ci provava scivolava di nuovo dentro questa stasi di dormiveglia. Aprì la bocca per parlare, ma ne uscì, al contrario, un respiro traballante.
« Hazel, calmati. Sono quasi sicura che sia semplicemente svenuto. Nico starà bene, » disse Annabeth con voce rassicurante.
Annabeth? Perché Annabeth e Hazel stanno parlando di me? Dove mi trovo? I pensieri di Nico turbinarono insieme in tanta confusione che la sua testa gli fece ancor più male.
« Che mi dici di quell’enorme taglio sulla sua fronte? Dovranno cucirgli dei punti! » sbottò Hazel.
« Be’… quando l’ho caricato qui non c’era esattamente dell’erba soffice su cui posarlo, ma mi sono graffiato anche io, quindi non morirà, » disse Percy.
« Sì, che importa! Questa è comunque colpa tua! » sputò Hazel in risposta.
« Che cosa!? » dissero Annabeth e Percy insieme.
« Hazel! Percy ha salvato la vita di Nico! E’ lui quello che ha chiamato tutti e lo ha trasportato qui, » disse Frank.
Dopo un pesante singhiozzo, Hazel si lasciò cadere sul divano e si prese la testa fra le mani. Frank si spostò un po’ più vicino a lei e la circondò con un braccio.
« M-mi dispiace. E’ solo… sono solo preoccupata. Grazie, » singhiozzò Hazel.
« In realtà è questo il motivo per cui Nico è corso via, innanzitutto. Ha detto che era stanco di venire trattato da tutti come uno zoppo incapace, » disse Percy con un pizzico di senso di colpa nella propria voce.
Udendo questo, la memoria di Nico tornò tutta nello stesso momento. Quella era colpa di Hazel. Lei era stata quella che aveva mandato Percy, tra tutte le persone possibili, a osservarlo, perché pensava che Nico non sarebbe stato capace di attraversare un paio di isolati verso casa. Certo era l’unica ragione per cui a Percy sarebbe mai importato di andare in giro con lui. E perché Annabeth era lì? Come se a lei importasse di lui comunque. Perché avrebbe dovuto? Improvvisamente, Nico si trovò furioso con tutti per ragioni che non riusciva a spiegare. Era così pieno di un terribile insieme di rabbia, autocommiserazione e gelosia, che non gli fregava nemmeno più da dove venivano fuori i suoi sentimenti.
« Hazel, » borbottò Nico, spingendo via il peso da lui, che a quanto pareva era una pila di coperte. « Perché mi hai messo addosso tutte queste coperte? Non sono assiderato, sono svenuto, » sibilò.
Nico calciò via il resto delle coperte e si sedette sul… divano? Ne sentiva un braccio alla sua lontana sinistra, e vi erano scuciture tra i cuscini, una in mezzo particolarmente larga e familiare. Si trovava a casa, in salotto, sul divano lungo.
« Nico, tutto okay? » disse Hazel, la voce piena di ansia, come al solito.
« Sto bene, » disse Nico tra i denti.
Provò ad alzarsi, ma troppo velocemente. Troppo presto. Nico improvvisamente si sentì come se fosse in un ascensore che barcollava per poi arrestarsi. Subito dopo capì di stare cadendo, ma qualcosa… no, qualcuno, lo afferrò.
« Fai con calma, bello. Tutto bene? » disse Percy.
Ovvio.
Avrebbe preferito cadere a faccia in giù sul pavimento piuttosto che essere salvato da lui. Di nuovo.
« S-sì, » disse Nico con calma, appoggiandosi a Percy.
Nico si strinse all’avambraccio del ragazzo, ma quando le sue dita sfiorarono la pelle di Percy, qualcosa pareva non quadrare. Era troppo morbida, e tenera, quasi fredda. I muscoli inferiori si tesero quando Nico fece correre le dita lungo questa pelle sottile, finché Percy finalmente urlò dal dolore, quando l’altro toccò qualcosa di bagnato.
Il cuore di Nico si fermò per un secondo.
Portò le dita al naso e le annusò. Ferro. Era il sangue di Percy sulle sue dita. Quando il ragazzo aveva detto che si era “graffiato” non aveva menzionato un pezzo enorme di pelle strappato via quando avevano colpito il pavimento.
« Nico, stai tremando, » disse Percy.
Nico si scostò via cercando qualcosa a cui aggrapparsi, fino a che non colpì il muro.
« M-mi dispiace così tanto. E’ colpa mia se ti sei- I-io non intendevo- » balbettò Nico.
La testa gli girava ancora. Era troppo. Anche se non poteva vedere, sentì improvvisamente gli occhi di tutti su di sé. Nico strisciò lungo il muro e corse via sulle scale, verso camera sua.
« Nico! » disse Hazel facendo per inseguirlo, ma Annabeth le afferrò una spalla.
« Dagli un po’ di spazio, Hazel. Quando sarà pronto, parlerà, » disse.
Hazel voleva replicare, ma lo sguardo furioso negli occhi grigio acciaio di Annabeth la fermò.
« Si tratta di una situazione delicata. Siamo tutti arrabbiati, feriti e stanchi. E’ ora di riposare, » disse Annabeth con decisione.
« Va bene, » disse Hazel placidamente.
Il viso di Annabeth si rilassò quando la ragazza strinse Hazel in un abbraccio.
« Andrà tutto bene. Nico non è un bambino, e gli stai facendo più male che bene preoccupandoti così tanto, » disse Annabeth gentilmente accarezzando il capo di Hazel.
Hazel rispose portando le braccia intorno alla vita della ragazza più grande e affondando il volto nel petto della bionda.
« S-scusami, è solo che- » gemette.
« Non sono la persona con cui dovresti scusarti, ma possiamo fare pratica fino a quando non saprai cosa dire. Che ne dici? » disse Annabeth.
Hazel annuì nel petto di Annabeth. Quella lanciò uno sguardo al proprio ragazzo, e Percy capì.
« Ci vediamo dopo, » sussurrò il ragazzo schioccando un bacio sulla guancia ad Annabeth. Lei annuì, lo sguardo fisso sul braccio di Percy mentre lui usciva.
« Sì, ci darò un’occhiata, » mormorò il ragazzo con quel sorriso spensierato che era la sua firma e che le riscaldava sempre il cuore.
Con un pugno contro pugno a Frank e un ultimo, finale addio, Percy se n’era andato.
« Frank, puoi portare a Nico il suo bastone da cammino? Ne ha bisogno, e penso tu sia l’unico con cui ora potrebbe parlare, » sussurrò Annabeth.
Frank annuì, prese il bastone e si affrettò su per le scale.

 
×

Nonostante sembrasse egoista, Frank in realtà era contento per l’opportunità di avvicinarsi a Nico. Voglio dire, avrebbe preferito che la situazione fosse stata migliore, ma prendeva quello che c’era. Frank amava Hazel, ed era chiaro che Hazel amava suo fratello.
Se non un po’ troppo, pensò Frank fra sé e sé.
Ad ogni modo, avere buoni rapporti col fratello di Hazel era la sua prima priorità, ma oltre a quello, era onestamente curioso di sapere cosa rendeva il ragazzo così speciale. Avrebbe mentito se avesse detto che non era geloso di come Hazel impazziva per suo fratello. Ogni volta che i due andavano al centro commerciale, era tutto un A Nico questo starebbe d’incanto, Nico lo amerebbe completamente, Nico non è nemmeno qui ma per qualche ragione sto facendo più compere per lui che per entrambi noi due.
Frank roteò gli occhi al ricordo.
Voglio dire, la maggior parte dei parenti litigava senza fine, o almeno in misura ragionevole, ma fino a quel giorno non aveva mai sentito Hazel lamentarsi di suo fratello nemmeno una volta. Da quando l’aveva incontrata, lei era sempre stata questa sorella esageratamente adorante, anche prima che Nico diventasse cieco in quell’incidente d’auto qualche anno prima. Ora che ci pensava, era stato solo in seguito ad esso che lei aveva cominciato a preoccuparsi di Nico, come se fosse stato mortalmente ferito o roba simile.
Prima la ragazza si comportava come se lui fosse praticamente invincibile.
E fu con quel pensiero finale che Frank si presentò alla porta della camera da letto di Nico.
C’era un orsacchiotto carino di colore opaco seduto fuori da essa, ma era consumato da anni di utilizzo e gli angoli avevano cominciato a logorarsi.
Probabilmente un regalo di Hazel quando erano più piccoli, pensò Frank.
Era abbastanza dolce come lui usava ancora un regalo così imbarazzante perché era stata sua sorella a regalarglielo.
Forse Nico è un bravo ragazzo, dopotutto.
Frank bussò alla porta.
« VATTENE! » urlò Nico.
O forse no…, pensò Frank.
« I-io avevo solo intenzione di portarti il tuo bastone da passeggio. Pensavo che lo avresti voluto indietro, » disse Frank, la voce quasi spezzata dalla paura.
Dopo un secondo, la porta si aprì e Nico vi comparve nel mezzo.
« Scusa. Pensavo fossi… Ho solo la luna storta, » disse Nico bruscamente.
Tra loro cadde uno spiacevole silenzio.
« Tieni, » disse Frank ponendo il bastone in mano a Nico.
« Grazie, » disse Nico con un piccolo sorriso.
Be’, ora so da dove Hazel ha preso il proprio sorriso. Il tipo dovrebbe sorridere più spesso, pensò Frank.
« Oh, comunque, hai lasciato una delle tue giacche qui, tipo un mese fa. Spero che non ti dispiaccia se l’ho abbastanza usata da quando ho perso la mia giacca leggera, perché quella da aviatore diventa particolarmente calda d’estate. Meglio che te la ridia, prima che finisca per rubartela del tutto, » rise Nico.
E anche ridere più spesso, pensò Frank.
Nico era davvero molto più avvicinabile quando era rilassato in quel modo, invece che riservato e distante come al solito. Frank lo seguì nella stanza, che fu una sorpresa per quanto riguardava l’aspetto. Invece della classica stanza disordinata di un adolescente metallaro che si aspettava, il luogo pareva più come un ufficio con arredamento elegante, uno stile di decorazione più maturo e nessun tipo di confusione visibile. Il letto era fatto, ad eccezione per dei cuscini disordinati e una piega sulla coperta su cui Nico era probabilmente sdraiato pochi minuti prima. C’era anche una grande quantità di manifesti, simili a quelli che potevi trovare in un negozio – probabilmente trenta o più poster. Quello davanti a lui mostrava una band che non conosceva, ma l’estetica quadrava con qualcosa che Nico avrebbe potuto ascoltare. Immagini di famiglia, di amici e di luoghi coprivano le parti delle pareti che non erano occupate da stampe artistiche.
Il ragazzo trovò una particolare e spassosa foto che ritraeva una più giovane e graffiata Annabeth che stava a cavalluccio su di un ancora più giovane Nico (che appariva solamente malmenato mentre indossava una scarpa sola), con Percy si trascinava dietro, ansimando nel trasportare tre zaini. Erano tutti abbronzati e vestiti in una specie di uniforme da campo, con t-shirt di un brillante arancione fosforescente. L’immagine era sfumata per un leggero movimento, come se fosse stata scattata da qualcuno che non sapeva usare una fotocamera; e nonostante questo, la foto catturava perfettamente il momento.
Vi erano svariate altre foto sul muro simili a quella, tutte incentrate sui tre allo stesso campo, sempre un po’ più cresciuti, ed ogni foto aveva lo stesso stile di cattura come se fosse stata presa dalla stessa persona. Oltre alle foto del campo, la maggioranza delle immagini pareva essere di Hazel, e Frank trovava la cosa dolce. Una in particolare catturò la sua attenzione; trovò una Hazel molto più piccola ma sempre adorabile in un vestito estivo giallo, che stava avvinghiata al fratello maggiore in un abbraccio, mentre si trovavano su una spiaggia. Molto probabilmente era stata scattata durante una vacanza di famiglia, ma c’era anche un’altra ragazza nella foto che somigliava davvero molto a Nico, con un sorriso rilassato, le cui braccia stavano intorno a entrambi loro due.
E lei chi è?, pensò Frank.
« Ecco, » disse Nico apparendo improvvisamente dietro a Frank.
La felpa era pulita, sapeva di ammorbidente ed era ordinatamente piegata.
« In realtà puoi tenerla. Ne ho un sacco a casa comunque, » disse Frank.
Ad essere onesti Frank si era dimenticato della giacca, e dal momento che Nico non ne aveva una più leggera avrebbe preferito regalargliela.
« Davvero? Grazie, » disse Nico sistemandola in un armadio prima di sedersi sul proprio letto. « E’ così grande e confortevole, non ho dubbi sul perché Hazel ti ruba sempre le giacche. »
« Ed ecco perché ne ho così tante, » disse Frank.
Risero entrambi, e l’atmosfera divenne naturale e sciolta.
« Mi piace davvero camera tua, ma, senza offesa, sono abbastanza sorpreso da come sia pulita. Tipo che mia nonna ti darebbe una medaglia d’oro o qualcosa del genere, » disse Frank.
« Mai presa. E’ solo che per me è più semplice se tutto è organizzato, perché faccio fatica a cercare la roba che si perde, » disse Nico.
« Ha senso, » disse Frank pensieroso. « Se non ti da’ fastidio che lo chieda, è complicato… sai, vivere la vita senza essere abile nel vedere? »
Frank si preparò a vedere Nico scattare via da lui, ma con sua sorpresa l’altro accolse la domanda, sembrando quasi contento dell’interesse.
« In realtà no. Riesco ancora a cucinarmi il cibo e a farmi il bucato come al solito. Ho ancora lo stesso telefono, anche se uso la modalità d’accesso per ciechi. C’è un sacco di altra tecnologia che mi aiuta a fare cose tipo il gps sul cellulare – così so dove sto andando. Imparare il braille è stato difficile, ma solo perché sono una merda a memorizzare la roba. A essere onesto, la parte più difficile sono le altre persone che si comportano come se non sapessi fare niente. »
Il viso di Nico si scurì, e il ragazzo sembrava quasi voler colpire Frank, così come minor precauzione il ragazzo si sedette vicino a lui e giocherellò con la zip della propria giacca.
« Hazel stava solo provando ad aiutarti. Voglio dire, ha sbagliato, non avrebbe dovuto chiedere a Percy di tenere un occhio su di te così, ma lo ha fatto solo perché a te ci tiene, » disse.
Nico cadde sulla schiena e sospirò.
« Lo so. Ma è solo più irritante quando lo fanno tutti. Ogni giorno. Tutti insieme. Ovunque io vada è esattamente lo stesso, e sono stanco. In più ho altra roba addosso che mi sta davvero infastidendo, quindi non posso tollerare fatti simili adesso, » borbottò Nico.
« Tipo cosa? » disse Frank.
« Eh. Solo semplice roba da ragazzi, » disse Nico velocemente.
A Nico piaceva Frank. Era un ragazzo fantastico ed era contento che sua sorella stesse con qualcuno così simpatico, ma non era così intimo con lui. E comunque, come se essere gay e avere una cotta per un amico d’infanzia che è praticamente innamorato di un altro dei tuoi amici d’infanzia fosse “semplice roba da ragazzi”. Era tutto troppo strano e complicato, e Frank era una delle poche persone con cui Nico poteva parlare senza preoccuparsi di venire coccolato. Non voleva perdere tutto questo spaventandolo, così era meglio se non sapeva niente, proprio come qualsiasi altro.
Uno sguardo a Nico, e Frank poté dire che il ragazzo non ne voleva parlare.
« Be’, se vorrai mai farti una chiacchierata, sono qui, » disse Frank alzandosi. Anche Nico lo fece, facendo correre il dito lungo la scucitura del lenzuolo.
« Grazie, » sorrise.
Frank fece per avviarsi verso la porta, ma si voltò, per dare a Nico un abbraccio da orso che quasi spezzò in due il ragazzo.
« Quello per cos’era? » rise Nico.
« Sono solo felice di avere davvero un cognato fantastico, » disse Frank allegramente.
« Woah, calma, non sono tuo cognato, » disse Nico.
« Non ancora, » ghignò Frank. « Ci vediamo dopo, fra’. »
E con ciò Frank lasciò la stanza, chiudendo placidamente la porta dietro di sé.
Nico tornò al proprio letto e portò le braccia dietro alla testa.
« Ho sempre desiderato un fratellino, » disse pensieroso. « Immagino dovrò semplicemente accontentarmi di questo idiota. » Il ragazzo sorrise tra sé, prima di addormentarsi.
 
 
   
 
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