Cap
8
Will
Solace era un tipo simpatico. Simpatico e
carino, precisò mentalmente Hellen
mentre osservava il figlio di Apollo percorrere lo stretto corridoio
che
separava le tavole della mensa. I capelli biondi scintillavano sotto la
tiepida
luce dell’alba e gli occhi blu brillavano, mettendo in
risalto quella strana sfumatura
cobalto.
La
maggior parte dei ragazzi dei tre Campi dormiva
ancora, solo pochi membri della squadra di Peter erano già
in piedi e si
affaccendavano cercando di recuperare tutto ciò che potesse
tornare utile per l’impresa.
-
Ehy – le sorrise, in uno scintillio di denti
bianchissimi, mentre sedeva accanto a lei.
-
Ciao, Will. Il resto dei tuoi compagni non si è
ancora svegliato – replicò, sicura che fosse
arrivato in mensa alla loro
ricerca.
-
Come al solito. Comunque non stavo cercando loro. –
Inarcò
un sopracciglio, perplessa.
Se
non stava cercando il resto dei semidei del Campo
Mezzosangue, allora chi?
-
Se vuoi parlare con Peter dell’impresa … -
cominciò, ma venne fermata dallo scuotere della testa bionda
del ragazzo.
Will
abbozzò un sorrisetto sghembo. – Non dirmi che
non hai davvero capito perché mi sono alzato
all’alba per venire in mensa. Qualche
piccolo indizio … è una ragazza, una figlia di
Osiride, e ha gli occhi più
belli che abbia mai visto. –
Hellen
sgranò gli occhi. Nessuno aveva mai definito
il colore delle sue iridi come “bello”; nella
maggior parte delle volte, se non
la guardavano disgustati o spaventati, si limitavano a un diplomatico
“inconsueto”
o “particolare”. Un modo gentile per dire che una
persona non avrebbe mai
dovuto avere occhi di un viola come quello. Sentì le guance
avvamparle
leggermente.
-
Qualcosa mi dice che hai indovinato di chi si
tratta. –
-
Io … -
-
Immagino che tu
abbia già preparato tutte le tue cose, vero
novellina? – Si voltò quanto bastava
per incrociare le iridi color acciaio di Peter. La scrutava con un
sopracciglio
inarcato, beffardo e insinuante al tempo stesso. – Sempre
ammesso che tu non
abbia trovato di meglio da fare. –
-
È tutto pronto, le ho già sistemate
sull’elicottero
di Zephyr. Adesso puoi anche tornare a fare il sergente istruttore con
qualcun
altro, magari qualcuno che se lo merita davvero. –
-
Tipo la mia controparte greca. Solace, va a
svegliare gli altri barbaros.
Partiamo tra mezz’ora. –
-
Signorsì, signore – replicò, scattando
in piedi e
battendo i tacchi con aria beffarda. Strizzò
l’occhio a Hellen, facendola
sorridere. – Riprendiamo il discorso più tardi,
raggio di Sole. –
Rimasti
soli, Peter assottigliò lo sguardo
fissandola con aria penetrante, quasi volesse spingerla a confessare
chissà
quale misfatto.
-
C’è qualcosa tra te e il barbaros?
–
-
Per prima cosa smettila di chiamarlo in quel modo.
Per seconda, non sono certo affari tuoi. –
-
Certo che sono affari miei. –
Si
rese conto all’ultimo secondo di come dovevano
suonare quelle parole. Dannazione, ci mancava soltanto che facesse la
figura
dell’idiota geloso. Stramaledizione a Jack e
all’istinto protettivo che
suscitava in lui.
-
Ah, sì? – domandò, gelida.
-
Sì, perché questa è
un’impresa di vitale
importanza, mica una scampagnata per i campi con il fidanzato.
–
Scampagnata
per i campi? In nome di Ra, neanche sua
nonna lo diceva più. Evidentemente quella mattina il suo
cervello si rifiutava
di collaborare e produrre qualcosa che non lo facesse suonare come un
completo
idiota.
La
voce di Jack diede vita ai suoi pensieri. –
Scampagnata per i campi? Sul serio c’è ancora
qualcuno che definisce un
appuntamento in questo modo? –
-
Sta zitto, Jackie. –
Il
sorriso del figlio di Thor si allargò. – Ah,
quindi sei tu che l’hai detto. Complimenti, Pete, persino mio
nonno è meno
antico di te. –
-
Quale parte dello “sta zitto, Jackie” non ti
è
chiara? –
Arricciò
il labbro inferiore, fingendosi pensieroso.
– Un po’ tutta la parte prima del Jackie.
–
-
Ra, dammi la pazienza – borbottò
l’Ulfric, alzando
gli occhi al cielo.
-
Non era la forza una volta? –
-
Sì, ma se mi da la forza ti tiro il collo …
purtroppo
devo trattenere questo sano e giustissimo impulso fino a dopo
l’impresa. –
-
Mi sa che hai perso la lezione in cui veniva
spiegato cosa è sano e giusto e cosa è omicida e
assolutamente sbagliato.
Uccidere Caleb? Sano e giusto. Uccidere Jack? No buono. –
Peter
alzò le mani, sconfitto. Quando Jack
cominciava a fare così non c’era via
d’uscita, soprattutto da quando aveva
visto la saga di Pirati dei Caraibi e aveva deciso che, visto che
Sparrow si
chiamava come lui, era legittimato a usare le sue stesse battute.
-
Mezz’ora – ricordò a Hellen prima di
uscire da
quel manicomio travestito da mensa.
Jack
occupò il posto lasciato libero da Will,
allungando una mano verso la tazza di cereali di Hellen e rubandole una
manciata di Miel Pops.
-
Ehy, questa è la mia colazione
– protestò, allontanando la tazza da quel ladro di
cereali.
-
Mio, tuo … è la stessa cosa. –
-
Non credo proprio. –
Jack
allungò nuovamente la mano, ritraendola quando
il cucchiaio si abbattè sulle sue dita. – Ahi.
–
-
Comunque, che ci facevi sola soletta in mensa? –
Hellen
sorrise ironica. – Che domanda difficile …
magari facevo colazione? –
-
Okay, mi è uscita male. Perché non sei con Ria e
Nives? Pensavo che voi tre foste amiche … o qualcosa del
genere – riformulò.
-
Nives dormiva ancora, e diventa particolarmente
violenta quando qualcuno prova a svegliarla, e Ria …
bè, stava aiutando Zephyr
a caricare i bagagli. Comunque non ero sola – aggiunse poi.
-
Sì, okay, ma Peter non conta. Non so se l’hai
notato, ma non è neanche minimamente di compagnia quanto me
–
Hellen
rise, più divertita dall’espressione del
ragazzo che dalle sue parole. Notò solo in quel momento la
fossetta che
compariva sul volto di Jack quando rideva e come gli occhi turchesi
scintillassero
divertiti e malandrini insieme.
Che
accidenti le prendeva? Solitamente non era una
di quelle ragazze che sospirava per ogni bel ragazzo che le capitava
davanti,
ma quando si trovava con Will e Jack non poteva fare a meno di
incantarsi a
guardarli. Se fosse stato solo dovuto al fattore estetico probabilmente
si
sarebbe concentrata su Peter, che in quanto a bellezza vinceva
abbondantemente
su tutti i ragazzi del Campo, ma c’era
qualcos’altro in loro. Scrollò le
spalle, scacciando quel pensiero. Non era quello il momento di pensare
a loro né
a possibili e problematiche relazioni sentimentali.
-
Ero con Will in realtà, mi faceva un
po’ di compagnia. –
Si
trattenne dall’aggiungere che il figlio di Apollo
non passava certo di lì per caso. Aveva
l’impressione che la cosa non sarebbe
affatto andata a genio a Jack.
-
Ah, la lampadina greca. –
Ecco
appunto.
-
Si può sapere perché tu e Peter ce
l’avete tanto
con loro? – domandò.
-
Aspetta. Peter se l’è presa con lampadina boy?
–
Non
era certo una novità, visto che l’Ulfric
discuteva con almeno cinque persone ogni giorno, ma aveva avuto
l’impressione
che Solace fosse uno dei pochi barbaros
che gli stesse simpatico.
-
Bè, non eccessivamente per i suoi standard, ma mi
ha fatto una specie di ramanzina sulla serietà
dell’impresa e il non flirtare
con i ragazzi in questo momento. –
-
Stavi flirtando con lampadina?! – esclamò. Il tono
di voce gli uscì più indignato di quanto avesse
voluto.
Hellen
avvampò. – Non stavo flirtando proprio con
nessuno, è solo Peter che come al solito esagera. –
Esagerava
perché sapeva che Hellen gli piaceva, di
questo Jack era sicuro, e sentì l’affetto per il
suo migliore amico zampillare
nel suo cuore.
-
Ma a te piace? –
Si
morse la lingua. Doveva aver sviluppato una vena
masochista non indifferente se si ritrovava a fare quella domanda
proprio a
lei.
-
Bè … è carino, ma trovo carine anche
altre
persone, quindi non significa nulla – aggiunse in fretta.
Il
macigno che gli era inizialmente caduto addosso
si attenuò sentendo le ultime parole.
-
Per esempio? –
Sì,
era decisamente masochista, ormai non c’era più
alcun dubbio.
La
ragazza diventò ancora più rossa e
abbassò
lievemente lo sguardo. – Bè, Peter e Lars sono
carini, anche Jason e Percy e
Will e … e tu – concluse, certa di essere ormai
diventata dello stesso colore
di un pomodoro maturo.
Ci
mise un paio di secondi a registrare quelle
parole. Hellen credeva che lui fosse carino.
-
Jackie, novellina, mancate solo voi! –
Jack
alzò gli occhi al cielo, sorridendo. – Mi sembra
di udire i toni soavi di Peter. –
-
Già, la sua voce dolce e delicata raggiunge ogni
antro del Campo. –
Scoppiarono
a ridere insieme, sorreggendosi a
vicenda mentre avanzavano scossi dalle risate, e raggiungendo il resto
del
gruppo.
*
-
Sei assolutamente certo che questo aggeggio non
precipiterà schiantandosi a terra e riducendoci in
brandelli, vero? –
Zephyr
sgranò gli occhi. In nome del Cielo, perché
quella
ragazza riusciva sempre a essere così inquietante?
Decise
che poteva anche prendersi il lusso di
divertirsi un po’, se non altro per passare il tempo.
-
A dire la verità non ne sono affatto sicuro. Ad
esempio, questa spia che si è accesa adesso, segnala un bel
guasto nel motore. –
Ria
sbiancò, affondando le unghie lunghe nel sedile
del pilota.
-
E me lo dici così? –
Il
figlio di Amon scoppiò a ridere, facendole capire
che il suo era stato solo uno scherzo. – Quella è
la spia che segnala l’accensione
delle luci interne. –
-
Io ti uccido, maldito elfo! –
-
Esagerata, era solo un piccolo scherzo. –
-
Un accidenti, mi stava per venire un infarto. –
-
Fifona – borbottò a mezza bocca.
-
Che cosa? –
-
Ho detto “fifona” – ripetè.
-
Idiota. –
-
Isterica. –
-
Folletto. –
-
Arpia. –
-
Giuro che ti ammazzo. –
-
Questa minaccia è vecchia. –
- Piantatela,
state facendo talmente tanto casino che non riesco neanche a sentire i
miei
pensieri! – esclamò Peter, interrompendo il buffo
battibecco e alzando la testa
dalla cartina che stava esaminando insieme a Nives e Clarisse.
-
Guarda qui, sembra un punto in cui atterrare. –
Osservò
il punto indicato dalla figlia di Ullr. Si
trattava di un promontorio sabbioso poco distante dal Cairo, la loro
destinazione.
-
Non è male come punto di osservazione – ammise.
-
E ci proteggerà da occhi indiscreti. –
Recuperare
il Papiro di Ani per scoprirne di più
sulla profezia era la cosa più importante, il punto focale
della loro impresa,
e solo gli Dei potevano sapere quanto sarebbe stato difficile.
Avrebbero avuto
bisogno di ogni minimo vantaggio.
-
Zephyr, abbiamo una destinazione: andiamo al Cairo
– stabilì l’Ulfric.
Spazio
autrice:
E
una delle squadre è partita e ha trovato la loro
prima meta. Nel prossimo vedremo all’azione la squadra di
Percy con Hannah Eva,
Leo, Skyler, Lars, Nico, Annabeth, Jason e Piper. Spero che il capitolo
vi sia
piaciuto. Al prossimo.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt