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Autore: CanYouFixTheBroken    19/08/2014    4 recensioni
[...] Esitai per qualche secondo: Niall Horan mi stava porgendo la sua mano! Mi ripetevo “mantieni la calma, mantieni la calma”. Allora misi la borsa in spalla e nel momento in cui le nostre mani si sfiorarono sperai che il tempo non si fermasse per poter stare così più tempo possibile. CALDO CALDO CALDO CALDO!
Ci incamminammo per la macchina in silenzio e ci sedemmo in attesa degli altri.
-Adesso conoscerai meglio gli altri-
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo tre


Me lo ritrovai ancora una volta davanti, mi raggiunse con un sorriso sgargiante che risaltava l’apparecchio che gli donava.
Ancora non capivo cosa tenesse nella mano, sicuramente era un foglietto, nero con delle strane scritte. 
Fece per aggiustare i capelli con la mano e un po’ rosso in viso, forse per l’imbarazzo, disse:
-Che ne diresti se, magari tu e la tua amica veniste al nostro concerto giovedì?- mi guardò quasi speranzoso con gli occhi che brillavano. Sinceramente non capivo perché me l’avesse chiesto, e addirittura per un secondo ho dubitato che si trattasse della realtà. Che forse lo chiedesse per pena, visto il brutto spettacolo a cui aveva assistito poco prima? O magari, così, per caso, gli interessavo? No, macchè. Stavo cominciando ad illudermi come un’ingenua. Chissà a quante altre fan aveva regalato biglietti del concerto quel giorno. E poi si trattava di Niall Horan, non era di certo un ragazzo qualsiasi, io invece sì anzi, non ero nessuno.
-Siamo italiane, siamo venute a Londra solamente per il vostro concerto. Abbiamo già i biglietti, ma grazie mille comunque.- sinceramente non so perché avessi rifiutato di avere in omaggio altre due biglietti del concerto, tra l’altro regalati dalle stesse mani di un componente del gruppo. Comunque non mi pentì di averlo fatto, visto che subito dopo mise di nuovo la mano nella tasca di quei larghissimi pantaloni alla moda per uscirne un altro bigliettino e poi dire:
-Oh, mi fa piacere che siate delle fan, comunque non penso abbiate questi.- sorrise di soddisfazione quando vide che sganciai un sorrisone: mi stava porgendo i biglietti per il backstage del concerto! Come descrivere le emozioni che provai in quel momento?
Il nodo in gola continuava, i minuti passavano e stringeva, stringeva e mi soffocava. Il cuore batteva, ero in fibrillazione: perché ancora non urlavo? Ecco cosa avrei voluto fare, urlare. Il nodo si sarebbe sciolto e magari il cuore si sarebbe calmato. Ho capito perché tutto quel baccano quando passavano loro. Alcune ragazze non hanno scrupoli ad urlare quando loro sono vicini e sinceramente prima di provare quelle sensazioni, io stessa pensavo che fosse solo un modo egocentrico per farsi notare, ma evidentemente non era così, perché un urlo quando sei davanti a loro serve a liberarti da quella palla che ti tiene chiusa nei limiti delle emozioni.
Tutto questo era nella mia testa mentre lui aspettava una risposta.
-Grazie mille, in effetti non li avevamo. Ancora grazie e… ci saremo sicuramente- accennai un umile sorriso. Era evidente che contenni. Quello che mi frullava per la testa andava per oltre un semplice “grazie mille”.
Mi guardò con un po’ di stupore forse perché non si aspettava la mia risposta, così calma che non era solita delle fan che incontrava di solito. Ad ogni modo era stupore in senso positivo, e la cosa mi sollevò. 
Nel frattempo i miei occhi non si staccavano dai suoi e viceversa.
-Perfetto, allora ancora ciao e ci vediamo presto, ci conto!-
COOOSA?! Sbaglio o aveva detto “ci vediamo presto” ? Per non parlare del “ci conto” ! Ero scioccata, Niall Horan voleva rivedermi. Non feci in tempo a dire qualcosa perché si girò, dopo aver sfoggiato un altro magnifico sorriso. 
Rimasi a bocca aperta, l’urlo che avrei gridato avrebbe potuto frantumare anche gli spessissimi vetri dell’albergo.
Dopo mi limitai semplicemente ad accennare uno “ciao” cercando di allentare un po’ quel nodo che ancora mi tormentava. Lui si allontanava ma ci seguimmo con lo sguardo per tutto il tempo, o almeno fino a quando non entrarono nell’ascensore. Rimasi muta, zittissima. Doveva ancora contemplare quello che mi era successo pochi secondi fa, quindi decisi di sedermi in una poltrona che si trovava a pochi metri da me e appoggiando il gomito al cuscino, ressi la testa con la mano. Ero contenta, in quel momento mi trovavo in un altro mondo dove mi rifugio di solito per pensare, da sola.
Dopo qualche minuto, strofinati gli occhi con le mani per ritornare alla realtà.
Mi ero completamente dimenticata di Lucia! Mi girai, per fortuna era seduta accanto a me, ma aveva capito quello che era successo? Mi guardava e sorrideva, quando la guardai anche io la sua faccia andava allargandosi sempre di più per sfoggiare un sorriso sempre più grande seguito da un urlo. Mi abbracciò fortissimo e a quel punto cominciai ad urlare anche io. Ah… finalmente il nodo si slegò, mi calmai e soprattutto mi sfogai. Lucia mi era stata d’aiuto.

Logico che poco dopo fummo rimandate nelle nostre stanze da un fattorino dell’albergo come due bambine in punizione. I miei ci ordinarono di rimanere in camera fino a ora di pranzo per via del richiamo dell’albergo, CHE NOIA!
Quando finimmo di mangiare, giustamente non avevo alcuna voglia di stare in stanza e mi catapultai con Lucia fuori dall’albergo facendo un sospiro enorme per assaporare fino in fondo l’aria Londinese. Trascorremmo il pomeriggio così, tra i parchi e i monumenti. Camminammo veramente tanto e Lucia parlava, parlava e parlava… di solito mi piace ascoltare le persone, ma lei diceva così tante scemenze certe volte. Perciò a un certo punto decisi di mettere le cuffie e ascoltare musica, che rendeva le lunghe camminate e l’ininterrotta voce di Lucia più leggeri.
Andavo avanti disinvolta, come se non fosse accaduto nulla, ma volevo nascondere la realtà: dentro ero ancora completamente sconvolta e sinceramente come biasimarmi? Ero a Londra da poche ore e già era successa una cosa così speciale. Forse stavo solamente facendo tanti film mentali, d’altronde l’avevo già pensato che forse facesse così con tante. Ma allora perché mi sono sentita così speciale? Quello sguardo era unico, ci avrei giurato! O magari guardava così tutte? Non mi stupirebbe il fatto che gli venga naturale guardare così le persone, con quegli occhi.
La marea di pensieri si fermò quando dalle cuffie sentì:

“Close the door
Throw the key
Don't wanna be reminded
Don't wanna be seen
Don't wanna be without you
My judgement is clouded
Like tonight's sky”

Era il suo assolo nella canzone “Moments”. Ripetei quelle parole con il labiale, come fossero mie. Adoravo quella canzone e faceva uno strano effetto pensare che avevo appena parlato con chi la stava cantando. Mi immersi ancora una volta nei miei pensieri e non ne uscì fino a quando non tornammo in albergo per cenare.

Nello stomaco in quel momento avevo un crogiolo di emozioni: felicità e tristezza, rabbia e stupore, ero sazia di sentimenti e quindi di mangiare non mi passava neanche per l’anticamera del cervello. 
Ritornammo in stanza stanchissime, infilai in fretta il pigiama e dopo una chiacchierata con Lucia mi coricai. Mi addormentai chiedendomi chissà cosa stesse facendo lui e se, magari mi stesse pensando.

*2.17*
Era l’orario che segnava la sveglia. Il mio sonno era stato interrotto da un botto pazzesco che sembrava provenire dalla porta. Aprì gli occhi ancora imbambolata, ma quasi tremai dalla paura quando sentì il secondo botto. Lucia dormiva come un ghiro, proprio non si voleva svegliare neanche dopo ripetuti colpi in testa! Dovevo essere coraggiosa e vedere cosa stesse succedendo quindi decisi di alzarmi. Da vicino la porta riuscivo a distinguere qualche risata, ma chi era? Non era una persona sola. Aprì lentamente la porta e quasi collassai quando vidi davanti a me Louis Tomlinson che teneva in braccio Harry Styles mentre ridevano come pazzi, c’erano anche Zayn Malik e Liam Payne che gattonavano a terra e facevano a gara con chi andava più veloce, ho capito che si trattava di una gara quando vidi, anche lui in preda alle lacrime per il troppo ridere, Niall che dava il “via” ogni tre secondi a voce alta.
Facevano un baccano assurdo, mi affaccia un po’ di più fino ad uscire dalla porta: le persone si erano svegliate tutte e anche loro erano uscite dalla propria stanza per controllare. Non potei fare a meno di ridere quando Louis, facendo il finto serio, allarga le braccia lasciando cadere Harry a terra per poi dire:
-E’ tutto ok. Scusate il disturbo, torneremo nelle nostre stanze. Potete rientrare, grazie per aver scelto “The Hotel Russell”. BUONA NOTTEEE…- urlò e poi scappò via verso il piano di sopra. Gli altri ragazzi nel frattempo erano ancora davanti a me con le lacrime agli occhi. Io sorridevo, era veramente inevitabile farlo dopo quello che avevo visto. Poco a poco le persone tornavano nelle loro stanze mentre io guardavo Niall, che riusciva ad essere magnifico anche col pigiama. A dire la verità mi piaceva tutto quello che faceva. Non penso si fosse accorto di me, fino a quando Liam guardandomi gli diede uno spintone verso la mia direzione . Vidi precisamente la sua faccia: prima rideva, poi mi vide e diventò un po’ più serio ma sempre con un sorriso che quasi mi uccise.
Ancora una volta eravamo vicinissimi.
  
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