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Autore: Rainie    19/08/2014    2 recensioni
[ Basato sull’MV di ‘One Shot’; OT6; cameo di altri artisti kpop ]
In una realtà che si srotola davanti a loro in modo ostile, sei ragazzi cercano riparo gli uni tra gli altri. I B.A.P sono una banda criminale di grande fama sia nel sottosuolo che nel mondo alla luce del sole, sebbene nessuno osi fare il loro nome. Velati dal mistero, sono sulle prime linee della criminalità organizzata, e primi nella lista dei ricercati dalla polizia.
Poi il mondo strappa via un loro compagno, e il resto sa che avrebbe fatto di tutto per riportarlo indietro. Qualunque fosse stato il costo di quell'azione.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Un po' tutti, Yongguk, Youngjae
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[ part 2: lachesism ]

playlist: i remember – bang yongguk ft. yang yoseob; the monster – eminem ft. rihanna.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando i B.A.P erano in azione, era conosciuto a tutti come Zelo; prima di essere Zelo, il suo nome era Choi Junhong, e aveva diciotto anni.

Se si avesse chiesto a Junhong cosa ne pensasse di Zelo, avrebbe risposto che, francamente, non lo sapeva.

Essere “Zelo” era diventato, con gli anni, un’abitudine sin da quando aveva memoria. Del Choi Junhong di prima di essere stato preso sotto l’ala protettiva dei B.A.P rimaneva poco o niente, e gli unici ricordi che preservava lucidamente (e serenamente) erano quelli collezionati assieme ai suoi hyung.

In parte, Junhong stesso aveva accettato di esserlo, di passare ore su ore ad abituarsi al peso delle sue pistole e al rinculo dei suoi spari, e di chiudersi nel loro nascondiglio ad affinare le sue tecniche e tenere il suo corpo ben allenato. Sapeva bene che avrebbe dovuto semplicemente stringere i denti e continuare in questo modo, senza sosta, perché non ci sarebbe stato altro modo per sopravvivere.

E sapeva anche che questo era un principio che aveva accettato Yongguk, così come Himchan, Daehyun, Youngjae, e Jongup. Erano stati destinati ad un mondo che correva troppo velocemente e cadeva troppo crudelmente ai loro piedi. E, probabilmente, erano ancora in attesa di qualche miracolo che li tirasse fuori da quel buco.

Forse, da questo punto di vista, i B.A.P ispiravano solamente pietà. Era questa l’immagine che Junhong aveva scelto, quando imparò ad essere Zelo.

 

Il loro obiettivo camminava a venti metri di distanza dall’edificio su cui Youngjae si trovava. La pioggia di una decina di minuti prima aveva battuto, ininterrotta, sul cemento del terrazzo e sui suoi indumenti, e lui non era esattamente un grande amante dei vestiti fradici.

L’auricolare nel suo orecchio, una gentile concessione da parte di una certa conoscenza – ovviamente, non senza niente in cambio – trasmetteva con chiarezza la conversazione fra l’uomo che stavano tenendo d’occhio e Daehyun. Questi stava blaterando su chissà cosa, con tono da gran imprenditore, e Youngjae ancora non riusciva a credere quanto Daehyun potesse essere convincente (Youngjae ricordava che una volta Jongup, obbligato da Himchan, aveva tentato di fargli offrire un pranzo al resto dei membri, ma a causa della parlantina di Daehyun, finì a pagare lui stesso il pasto. Himchan se la rise di gran gusto e Jongup riuscì ad ottenere una piccola vendetta qualche giorno dopo, ma questa è un’altra storia).

Youngjae distolse lo sguardo dalla coppia per un momento. Ad un’altra cinquantina di metri da lui, sebbene piovigginasse lievemente ancora, riusciva a vedere la figura di Jongup in posizione su un palazzo poco più basso del suo. Il crepuscolo in lontananza, nascosta da nubi dorate, colorava il suo profilo e i suoi dintorni di arancio, e anche da lontano Youngjae riusciva ad immaginarsi la sua espressione concentrata mentre guardava nel mirino del suo fucile.

Spostando gli occhi verso terra, poteva distinguere il viso di Zelo mentre attendeva gli ordini, immobile, con la schiena premuta contro la parete. Himchan si trovava più vicino al porto, nascosto dietro ad una portata di travi di ferro, in ginocchio. Dalla sua posizione, Youngjae non riusciva a scorgere Yongguk, ma sapeva che si trovava da qualche parte pericolosamente vicino al mega yacht, che era la destinazione del loro uomo e del suo seguito: due uomini in giacca e cravatta perfettamente stirati ed una decina di guardie della sicurezza. Decidendo che non poteva permettersi di dilungare ancora quella minuscola distrazione, ritornò al proprio ruolo.

Era un’operazione relativamente semplice. Il loro cliente si era presentato un paio di settimane prima all’officina, chiedendo loro di “occuparsi di una certa persona, e se avessero fatto un buon lavoro, li avrebbe aspettati una gran bella ricompensa”. Non aveva menzionato il fatto che quella persona, essendo un pezzo grosso, non poteva girare senza una scorta, ma poco importava: di certo, un paio di guardie del corpo non sarebbe stato un gran problema.

Mentre Daehyun era coinvolto attivamente per tutta l’operazione, Himchan, Zelo e Yongguk sarebbero entrati in scena solo successivamente con le loro armi pronte, al segnale di Youngjae. Quest’ultimo, insieme a Jongup, avevano il ruolo di tiratori, che avrebbero sparato in silenzio da lunghe distanze.

Il discorso di Daehyun venne interrotto quando Jongup parlò nell’auricolare che tutti i membri (ad eccezione di Daehyun stesso) portavano. «L’obiettivo si sta avvicinando,» informò i compagni, «il tempo stimato per il suo arrivo a destinazione è tra quaranta secondi ed un minuto. Il numero delle presenze effettive è di quattordici, tra cui l’obiettivo, dieci addetti alla sicurezza, due esterni e Daehyun hyung.» Youngjae confermò il rapporto.

«Qual è la loro posizione?» suonò la voce rauca di Yongguk.

«Circa ottanta metri a ore due da Himchan hyung; novanta metri a ore cinque da Zelo,» rispose Youngjae. Jongup aggiunse, «Circa settanta metri a ore cinque da Yongguk hyung. Ti consiglio di spostarti vicino a quella fila di casse di fronte, dove c’è il camion per il trasporto delle merci».

Qualche secondo dopo, la figura di Yongguk apparve nel campo visivo di Youngjae, e percorse poco meno di una decina di metri a passi svelti, fino a sparire nuovamente dietro al luogo che gli era stato indicato. Una volta posizionatosi, Yongguk parlò di nuovo nei loro auricolari: «Mantenetevi tutti pronti. Jongup e Youngjae?»

«In posizione,» risposero entrambi.

«Bene. Mi fido dei vostri colpi; fate in modo di non farvi scoprire e non abbassate mai la guardia. Noialtri cercheremo di non farci uccidere – a quelle parole, si sentì la bassa risata di Himchan – mentre voi ci coprirete le spalle. Okay?»

Youngjae sentì un minuscolo sorriso farsi strada sulle sue labbra. Uno ad uno, tutti i membri risposero con un «Roger» all’ultimo avvertimento del loro leader, e immediatamente il silenzio ritornò ad avvolgere ognuno dei B.A.P. La conversazione fra il loro uomo e Daehyun fu interrotta, dal momento che non era più importante ai fini dell’operazione.

Fedele alle predizioni di Jongup, il gruppo su cui tutti avevano puntato la loro attenzione si presentò nel porto pochi secondi dopo. Da lontano, la loro discussione assomigliava fortunatamente solo ad un sussurro trasportato dal vento, cosicché Youngjae poté concentrarsi esclusivamente sul suo compito. Puntò il mirino sulla guardia più in prossimità al loro obiettivo, come gli era stato istruito in precedenza, ed attese qualche attimo in silenzio.

Quando Daehyun porse la mano al suo interlocutore per salutarlo con una amichevole stretta, Youngjae premette il grilletto.

 

«Ho buone e cattive notizie,» annunciò Himchan quando, un paio di giorni dopo, Yongguk gli chiese come stessero andando le ricerche.

Il leader, tornato in officina dopo essere stato fuori a svolgere un paio di commissioni (Junhong e Daehyun continuavano a lamentarsi per il fatto che nel frigorifero di Himchan non c’era l’ombra di una bibita fresca), lo aveva trovato al telefono, mentre il resto dei membri era seduto ad ascoltare silenziosamente. Aveva domandato loro con chi stesse parlando, e Daehyun rispose che, qualche giorno fa, Himchan aveva chiesto a qualcuno di recuperargli un paio di informazioni, e che ora ne stava discutendo con lui.

«Era JB,» disse Himchan, mentre ritornava a lavorare su un’auto che gli avevano portato in officina il giorno precedente. «Visto che conosceva Youngjae, gli ho chiesto se lo avesse visto nell’ultima settimana, ma mi ha risposto di no.»

Yongguk assottigliò gli occhi. «Gli hai detto che è stato rapito?» chiese, alzando un sopracciglio. Himchan scosse la testa.

«Nah, gli ho raccontato che è andato a farsi una bella vacanza alle Bahamas e non ci ha nemmeno detto quando sarebbe ritornato in città, e che pensavo che lui avesse potuto saperlo. Giusto per vedere se avesse idea con chi stiamo avendo a che fare.

«Comunque, qualche giorno fa gli avevo detto di chiamarmi quando avrebbe potuto, e quindi oggi l’ha fatto. Volevo chiedergli come stessero andando di recente i loro affari e se ci fosse qualcuno particolarmente interessato a noi.»

Una volta che ebbe ripulito il suo interno, richiuse il cofano e salì sul posto del guidatore della macchina. «Gli ho detto che ci interessava sapere se ci fosse qualche gruppo a cui dobbiamo fare attenzione o che ci stava rubando lavori, cose del genere, per farci un’idea.»

Quando girò la chiave e l’auto emise un basso rombo, segno che era tutto andato alla perfezione e che ora era nuovamente funzionale, Himchan sorrise soddisfatto. Spense il motore e scese dalla macchina, facendoci poi un giro intorno per vedere se ci fosse qualcosa fuori posto sulla carrozzeria.

Junhong si fece impaziente. «Quindi, cosa hai scoperto?»

Himchan fece una smorfia, quando si appoggiò sulla portiera del passeggero in una posa che, secondo lui, lo avrebbe fatto apparire attraente. «Mi ci è voluto un po’ per fargli sputare il rospo, ma comunque niente di troppo preciso. Ha menzionato un paio di gruppi, come le SNSD, i Beast, e altri, ma non capisco perché loro due potrebbero avere problemi con noi. Ad ogni modo, ho buttato giù la lista; non si sa mai.»

Detto questo, allungò la mano nella tasca della sua uniforme scura e ne tirò fuori un pezzo di carta, che Daehyun prese e aprì, con gli altri tre membri che sbirciavano dal suo fianco. Himchan continuò: «JB non mi ha detto in dettaglio che affari hanno fatto con loro, quindi non saprei dire quali siano i loro piani in questi giorni. Dovremmo cavarcela da soli, questa volta.»

Yongguk contemplò per qualche secondo i nomi sul foglio, poi guardò Daehyun e Himchan. «E l’altra volta, voi due avete scoperto qualcosa?»

Daehyun schioccò la lingua. «Non molto. Non c’era tanto su cui lavorare, con solo una chiavetta. Abbiamo rivisto il video – nel raccontarlo, fece una faccia disgustata – e della stanza non c’era alcunché da dire. Sembra che sia un seminterrato, ma non sappiamo se appartenga ad un edificio in funzione oppure ad uno abbandonato, e qui ce ne sono fin troppi, figuriamoci fuori città. Non siamo riusciti nemmeno a riconoscere quelli che hanno picchiato Youngjae.»

«Abbiamo cercato di fare una rassegna delle gang che conoscevamo,» continuò Himchan, guardando prima tutti i membri, poi Yongguk. «Quando erano venuti qui in officina, avevi detto che erano in circa quattro, giusto? Quindi, dobbiamo aspettarci una gruppo abbastanza largo, salvo il caso in cui abbiano pagato delle bande mercenarie per fare questo lavoretto.»

«Quindi dovremmo semplicemente escludere quelli che lavorano da soli?» chiese Junhong, strizzando gli occhi pensoso.

Daehyun fece un cenno. «Solo per ora. Magari hanno deciso di non sporcarsi le mani per questa piccola sorpresa,» rispose a denti stretti. «E, comunque, potremmo sempre sbagliarci. Magari non li abbiamo mai incontrati, né abbiamo sentito parlare di loro.»

Quindi, contemplarono i nomi dei cinque gruppi che JB aveva riferito a loro. Sapevano che le SNSD preferivano non avere contatti con altre gang, se non con organizzatori di mercati neri quali i GOT7, diventato di recente uno più popolari della cerchia, e di cui JB, infatti, era il leader. Conoscevano inoltre i volti di tutti i membri degli MBLAQ, che di solito lavoravano anch’essi in solitario, e non corrispondevano a nessuno di quelli dei loro ricattatori. Scartarono momentaneamente i due.

I rimanenti erano i Beast, i By-S, e i COB.ra. Oltre a questi, Himchan e Daehyun ne suggerirono degli altri che avrebbero potuto essere considerati. Alcuni erano piuttosto conosciuti; altri, dei nomi che avevano sentito solamente negli ultimi tempi. I due raccontarono ai compagni come erano arrivati a sospettare di loro, passando da una concorrenza recente ad un affare andato male più antico. Dissero che avrebbero voluto scoprire di più sui suddetti gruppi tramite le intelligence clandestine, ma le informazioni costavano, e loro non potevano permettersi di pagare troppo per qualcosa di cui non erano del tutto sicuri, senza contare il fatto che quelli erano solo una piccola parte di una larga cerchia di criminalità organizzata. Così ne avevano cavato veramente poco.

Il pomeriggio passò in un tentativo di riorganizzare le idee. Si decise che, per poter racimolare il denaro di cui avevano bisogno, avrebbero dovuto sottrarli ad un ricco imprenditore o, più semplicemente, ad una banca. Non era il loro solito stile, ma quello era il metodo più rapido a cui riuscirono a pensare.

Quando scese la sera, erano tutti ormai troppo stanchi per continuare a discutere ancora. Jongup si offrì di telefonare per ordinare della pizza per cena, e gli altri quattro gliene furono grati. Tra una fetta e l’altra, Junhong suggerì che sarebbe stato meglio se per il momento non facessero niente, poiché avrebbero sprecato solo energie. Forse sarebbero riusciti a trovare un’altra soluzione più accessibile (per quanto il tempo e il loro modo di agire potessero permetterlo). Il suo commento fu accolto con cenni di assenso.

Yongguk osservò i visi dei suoi membri, uno più stanco dell’altro.

Nel pomeriggio aveva visto la frustrazione di Himchan crescere ad ogni parola. Lo aveva capito da come aveva strizzato gli occhi più del solito, dal modo in cui aveva stretto le labbra ed afferrato i bordi del tavolo fino ad avere le nocche pallide. Sapeva che Himchan non riusciva a sopportarlo. Ricordava che un giorno gli aveva confidato che quasi gli sembrava di non avere alcun ruolo nel gruppo, che avrebbe voluto fare di più, eppure aveva sempre la sensazione di non essere abbastanza. Yongguk gli aveva ripetuto che senza di lui, i B.A.P non sarebbero stati tali, voleva che lo capisse, ma era sicuro che Himchan non si era mai scrollato di dosso quel pensiero.

Guardò poi Daehyun. Il ragazzo possedeva un’aura carismatica, e inoltre la pubertà gli aveva dato un aspetto particolarmente affascinante: non aveva esattamente la faccia di uno disposto a scendere così in basso da far parte di una banda di strada. Pensò a come facilmente, nonostante ciò, si era inserito nel commercio clandestino, a quella volta in cui gli avevano sparato alla spalla, alle volte in cui fu stato lui a premere il grilletto contro un’altra persona, e “hyung, c’è questo tizio che ti sta cercando”, “hyung, non ti preoccupare, non fa più tanto male”, “hyung, mi sarebbe piaciuto fare il cantante”. Rispetto alla prima volta che lo aveva incontrato, ora sembrava essere invecchiato di cinquant’anni.

Infine, posò lo sguardo su Jongup e Junhong. Il cuore gli si strinse ancora di più nel petto, perché loro erano troppo giovani; Junhong stava ancora crescendo in altezza, e l’espressione serena che Jongup portava il più delle volte gli ricordava che il resto del mondo non era tanto crudele, e che potrebbe aspettare entrambi, se solo decidessero di guardarlo da un altro punto di vista. Diciotto e diciannove anni erano veramente pochi, tanto da fargli venire la pelle d’oca al solo pensiero. Yongguk ci era passato, lo sapeva, e non avrebbe davvero voluto che altri si sentissero tanto miserabili quanto si era sentito lui.

Avrebbe voluto portare tutti via da quella malsana vita – Himchan avrebbe smesso di preoccuparsi di non essere all’altezza, Daehyun avrebbe potuto inseguire il suo sogno, e Jongup e Junhong avrebbero avuto più scelte nella vita. Forse ne avrebbe parlato con loro, una volta che si sarebbero ripresi Youngjae. Forse avrebbero persino accettato quella sua proposta.

Yongguk sperò, in cuor suo, che accadesse.

 

Una telefonata arrivò qualche giorno dopo. Himchan si tolse i guanti da lavoro, pulendosi il sudore dalle mani con uno straccio, e andò a rispondere.

«Officina Kim, buongiorno. Posso aiutarla in qualcosa?» chiese in tono professionale.

«Hai controllato la posta? Ti consiglio di farlo ora,» gli risposero con poco calore.

Himchan si sentì come se fosse entrato in una doccia fredda, tuttavia non perse la sua compostezza. Sapeva chi era il suo interlocutore, e a cosa si stava riferendo.

Assottigliò gli occhi senza perdere il suo contegno (pensò che, se fosse stato Daehyun a rispondere, lui avrebbe sicuramente cominciato a sbraitare contro il telefono). «E potrei avere il piacere di sapere con chi sto parlando?» provò a chiedere sarcasticamente, ma dall’altra parte provenì semplicemente il suono di una cornetta che veniva appesa e della linea che si liberava. Himchan alzò un sopracciglio, perplesso, e controllò il registro delle chiamate recenti del telefono. Purtroppo per lui, chi aveva chiamato non era stato tanto sprovveduto da farlo con il suo numero in bella vista. Probabilmente, la chiamata era stata fatta da un telefono pubblico.

Senza perdere altro tempo, Himchan attraversò l’officina a grandi passi ed uscì nell’aria piovosa di quel giorno. Aprì l’umida cassetta della posta appesa al muro, mentre Junhong e Jongup, che fino a quel momento erano stati chiusi nel seminterrato ad allenarsi, entrarono attraverso la porta che portava al suo posto di lavoro.

«Che succede?» chiese Junhong, vedendo Himchan con in mano una custodia di plastica trasparente. Il più anziano guardò gli altri due con un’espressione di chi ha vinto il jackpot, ma che è rimasto inorridito dal premio. Voltò il lato anteriore della custodia dalla loro parte, mostrando loro un CD contenuto all’interno. Ci vollero solo pochi secondi perché i visi dei due impallidiscano, realizzando cosa li aspettava.

«Chiamate Yongguk e Daehyun,» istruì. «Sembra che si siano finalmente decisi di farsi sentire.»

 

I membri si riunirono una decina di minuti più tardi, quando Himchan chiuse la saracinesca della sua officina per evitare che qualche cliente entrasse in un momento inappropriato.

Il portatile era stato di nuovo posto sul tavolo nell’atrio, con il disco già inserito dentro. Anche questa volta si trattava di un video, e i cinque trattennero il loro fiato automaticamente, con lo sguardo incollato allo schermo, mentre Daehyun schiacciava il tasto ‘play’.

Mentre nel video precedente la stanza era di piccole dimensioni, ora si trovavano in un locale più ampio, forse un sotterraneo, senza porte né finestre in vista, illuminato solamente dalle varie lampade che pendevano dal soffitto.

Un Youngjae cosparso di sangue pareva esserne nuovamente il protagonista. Era sdraiato per terra su un fianco, con il volto rivolto verso l’inquadratura e le mani legate dietro la schiena. Non era incosciente, e neppure sembrava essere nelle condizioni di riuscire a muoversi con disinvoltura.

A differenza del primo video, era accompagnato da persone differenti. Questa volta vi era un uomo con gli occhiali da sole di corporatura robusta che sembrava essere sui trent’anni, in piedi dietro di lui, e i B.A.P lo riconobbero come il leader. Altri tre dei suoi scagnozzi erano al suo fianco.

Quello che seguì fu quasi una ripetizione di quello che successe nel primo video. Youngjae venne fatto stendere supino con un calcio alla spalla, fu preso per la collottola e scaraventato lontano dall’inquadratura, con un tonfo agghiacciante. A quell’azione, il ragazzo rispose con un mugolio straziato.

Uno dei tre tirapiedi andò a recuperarlo, trascinandolo di nuovo più vicino al gruppo, e lo fece inginocchiare sul duro cemento. Il suo corpo sarebbe caduto pesantemente in avanti, se non fosse stato tirato indietro, costringendolo a stare dritto con la testa abbassata. Lo fecero rimanere in quella posizione per qualche momento. Si riusciva a sentirlo ansimare con chiarezza nel tentativo di riprendere il fiato, tossendo un paio di volte. Poi ripresero ad assestargli colpi su ogni parte del corpo.

Per tutto quel tempo che seguì, Youngjae continuò a grugnire per le fitte di dolore, facendosi scappare, di tanto in tanto, bassi gemiti strozzati. Fu quello il suono che riempì l’officina, balzando contro le pareti ed echeggiando nelle orecchie dei B.A.P, i quali riuscivano solo a guardare con le labbra serrate, impotenti.

La goccia che fece traboccare il vaso fu quando il leader, che fino a quel momento era solo restato ad osservare, si avvicinò ad un Youngjae crollato per terra, si inginocchiò a fianco a lui e lo tirò su per un braccio. Gli puntò alla tempia una pistola tirata fuori pochi secondi prima. A quel gesto, panico attraversò la mente dei cinque.

Daehyun si alzò di scatto dalla poltrona con gli occhi sgranati, così come fece Jongup al suo fianco, pronto ad intervenire, sebbene fosse chiaramente impossibile. Junhong aveva ancora lo sguardo incollato al video con il labbro inferiore che tremava, e Himchan strinse i pugni così forte da sentirsi le unghie affondare dolorosamente nei palmi. Yongguk aveva il respiro smorzato, incapace di reagire, sapendo che sarebbe stato inutile farlo in quel momento. Digrignò i denti e non staccò gli occhi dallo schermo, avendo paura che, se si fosse perso qualcosa, non si sarebbe potuto dare pace.

Quei pochi secondi agonizzanti passarono senza che il grilletto fosse premuto. Il leader ghignò alla telecamera, abbassando la pistola e lasciando andare il braccio di Youngjae, che si accasciò per terra come se fosse privo di vita. Il suo torace si alzava ed abbassava in corti respiri, e la tensione che si era formata poco prima tra i B.A.P si allentò a quella vista, sebbene con fatica.

L’uomo si degnò finalmente di parlare. «Salve, B.A.P,» salutò con leggerezza, alzandosi in piedi. «Avete visto? Ci siamo impegnati veramente tanto per prepararvi tutto questo, dovreste esserci grati.

«Quindi, ci aspettiamo che ci paghiate con tutti quei bei soldini che vi abbiamo chiesto; altrimenti, lui crepa.» Mise un piede sul petto di Youngjae per dar enfasi alla sua richiesta.

«Fra dieci giorni fate in modo di procurarvi il denaro. Fatevi trovare alla stazione vicino al porto, il 28 maggio alle 11 di sera precise. Se non ci sarete, considerate saltato il nostro accordo, e state sicuri che la prossima volta che lo vedrete, il vostro amichetto avrà una pallottola piantata nel cervello.»

Detto ciò, pestò con ancora più forza il corpo di Youngjae, che emise un sibilo soffocato. Un brivido attraversò la schiena di Yongguk. «Mi raccomando, ci conto, eh! Fate un buon lavoro,» concluse l’uomo, lanciando alla telecamera un sorriso.

Il video terminò.

Come la prima volta, i B.A.P restarono alcuni secondi in silenzio, tentando cogliere tutto quello a cui avevano appena assistito. Erano più sollevati nel sapere che il loro amico era ancora vivo, ma non era esattamente rincuorante essere ricordati che era ancora alla mercé dell’altra banda.

«Figli di puttana,» sibilò finalmente Daehyun a denti stretti. Il resto dei membri non commentò, essendo tutti d’accordo con lui. «Ci vuole un bel fegato a mandarci questa roba. Oh, non sanno davvero con chi hanno a che fare.»

«Hey, almeno questa volta niente maschere nel video,» osservò puntualmente Junhong, evitando che Daehyun ripetesse la scenata di pochi giorni prima. «Potremo scoprire chi sono questi tipi.»

«Esatto,» annuì Yongguk, alzandosi dal divano per guardare tutti gli altri membri negli occhi. Aveva deciso che non era tempo di stare con le mani in mano, e prima agivano, migliori potevano essere i risultati. «Dobbiamo sfruttare questa occasione. Abbiamo dieci giorni, e dobbiamo mettere a punto un piano d’azione velocemente.»

I suoi compagni si sorpresero nel sentirlo parlare, dal momento che era restato in silenzio fino a quel momento, mostrando poche o persino nessuna reazione durante il video. Tuttavia, furono anche più rassicurati nel sapere che il loro leader aveva deciso di agire subito.

Himchan ghignò alle parole dell’amico, e gli diede una pacca sulla spalla. «Mi piaci quando parli in questo modo,» gli disse. Yongguk gli lanciò un mezzo sorriso, sentendosi lievemente orgoglioso. «Allora, cosa si fa con i soldi?» chiese ancora Himchan.

«Avevamo detto che avremmo rapinato una banca, o sbaglio?» ricordò Jongup.

Al suo fianco, Junhong alzò le sopracciglia, sorpreso. «Sul serio lo faremo? Non ci è mai capitato di farlo. Oh, mi sto emozionando,» commentò divertito, strofinando l’un l’altro i palmi delle mani. Solitamente, era lui quello che non vedeva l’ora di entrare in azione.

Il leader si voltò verso il maknae, che ghignava impaziente al pensiero. «Non esattamente, salterebbe troppo all’occhio. Faremmo meglio a prendere di mira uno di quei camion che trasportano denaro da una parte della città all’altra. Saremo più efficienti senza tante persone intorno, e in questo modo difficilmente ci scopriranno.»

«Beh, se lo dice il leader,» commentò Himchan, senza togliersi quello sguardo malizioso di dosso. «Che il camion sia.»

«Hey, hey, non dimenticatevi dell’altra banda,» disse Daehyun, «vi state divertendo troppo.»

Yongguk riconobbe che aveva ragione. «Giusto. Dovremmo chiedere ai NU’EST di procurarci un po’ di informazioni su di loro. Solitamente Minhyun ci fa un buon prezzo.»

«Lo fa solo perché ci sei tu con noi, in realtà,» puntualizzò Daehyun con un sogghigno. «Se gli diventi più amico, scommetto che ci passerà tutto gratis. Non dovremo nemmeno più preoccuparci di contattare altri gruppi.» Questo fece scappare una bassa risata al leader, che scosse la testa, metà divertito e metà in disaccordo. Sentì che anche Himchan e Junhong erano favorevoli all’idea di Daehyun, coinvolgendo eventualmente anche Jongup. In pochi secondi, i quattro membri erano già intenzionati a convincere il loro leader a farsi amico Minhyun.

Yongguk lanciò loro un mezzo sorriso, sapendo di non avere altra scelta che seguirli. «Un’altra volta,» promise, ritornando poi ad un tono serio. «Ora pensiamo a scoprire di più su quelli che hanno Youngjae.»

«Chiamo io i NU’EST,» disse Daehyun. «Voi fareste meglio a cercare se in questi giorni c’è uno di quei veicoli che trasportano denaro.»

Himchan gli sorrise sfacciatamente. «No problem. Di quello me ne sarei occupato io, anche se non ce lo avessi detto.» Daehyun chiuse gli occhi e alzò le mani, in segno di resa.

«Allora, io contatto gli EXO,» si offrì Jongup. «Ci serviranno pistole e munizioni. Ho controllato prima nel deposito, e ho visto che stanno finendo. E non credo che quelli se ne staranno lì senza avere alcuna arma addosso.»

«Aspetta,» lo richiamò Yongguk. «Non penso che in questo momento abbiamo abbastanza denaro per tutta quella roba, senza contare che dovremo pagare anche le informazioni di Daehyun.»

Jongup sbatté le palpebre un paio di volte, chiedendosi come abbia fatto a dimenticarsi quel dettaglio. Avevano speso la maggior parte di quello che avevano nel loro ultimo progetto. «Quindi…»

«Cerca di convincerli a prendere solo un anticipo,» gli consigliò Daehyun, anche lui sul punto di avviarsi per fare la sua telefonata. «Non dicevi che c’era quel tuo amico, tra gli EXO? Chiedi a lui, se riesci. Altrimenti, dovremo aspettare dopo che avremo i soldi.»

«No, non credo che possiamo permettercelo. Solitamente, ci vuole del tempo prima riescano a recuperarci le armi e tutto il resto se hanno finito i loro rifornimenti, ricordi?» rispose il più giovane. L’espressione di Daehyun si accigliò ancora di più.

«Riuscirò a convincerlo di venderceli con un anticipo,» li rassicurò Jongup, con un mezzo sorriso, «non vi preoccupate. Poi, stiamo trattando con loro sin da quando siamo in giro. Conosco i loro metodi.» Detto questo, sparì nella stanza in cui Himchan teneva dei pezzi di ricambio per i suoi veicoli.

Daehyun si chiese se sarebbe andata bene, dal momento che avevano poco tempo e fondi. Sperò che quell’amico di Jongup lasciasse loro una piccola concessione, per una volta. Poi si ricordò del suo compito. «Un attimo. Fatemi fare una foto ai tizi nel video, così mi metto d’accordo con Minhyun,» disse. Una volta che Daehyun fece ciò, Himchan propose di salire al secondo piano per iniziare la ricerca.

«Ah, mi sento un po’ solo senza Youngjae qui a dirmi cosa fare e cosa cercare,» commentò casualmente quando si sedette assieme a Yongguk e Junhong sul divano di pelle rossa, posto vicino al tavolo dove avevano sempre preparato tutte le loro operazioni. «Mi sono troppo abituato a quel ragazzino. Ma è un genio. È davvero il cervello, tra noi sei.»

Senza indugiare ancora, Himchan cominciò a battere le dita sulla tastiera e a raccontare di aver sentito dire che la Banca Centrale, ultimamente, stava trasferendo grandi quantità di capitali da una parte di città all’altra, commentando su come fossero stati fortunati ad aver ricevuto quel video in quei giorni. Sarebbero probabilmente riusciti ad ottenere i soldi necessari non solo per liberare Youngjae, ma anche per pagare le informazioni e le armi.

In poco più di una ventina di minuti, era riuscito a scoprire qual era la compagnia che si occupava dei trasferimenti. Per poter entrare nel database suo e della banca avrebbe impiegato molto di più, disse, ma era fattibile in circa una decina di ore.

Non era la prima volta che lo vedeva lavorare in quel modo, ma Junhong si sorprendeva ogniqualvolta gli capitava di vedere Himchan al computer. «Hyung,» lo chiamò, quando sentì i risultati della sua ricerca, «altro che Youngjae hyung. Sei tu il genio, qui dentro.»

Himchan ghignò alle parole del maknae. «Solo quando si tratta di macchine e di recuperare informazioni di questo genere.»

Yongguk non riuscì a non sorridere ai due. «Ti sei già dimenticato che abbiamo tirato avanti tutti questi anni anche senza Youngjae proprio grazie a te?» gli disse, dandogli una scherzosa pacca sulla spalla.

Himchan assottigliò gli occhi e storse il naso. «Ew, smettila di dire cose tanto sdolcinate e strappalacrime, c’è gente che sta lavorando seriamente, qui!» esclamò disgustato, ritornando al suo portatile e perdendosi la vista di Yongguk roteare gli occhi.

Il leader restò a guardare Junhong osservare Himchan che batteva al computer quasi senza sosta. Dal piano inferiore, sentiva Daehyun telefonare ai NU’EST, mentre Jongup faceva lo stesso in qualche altra stanza. Quel momento gli parve tanto ordinario che gli sembrò così semplice immaginare che Himchan stava solamente mostrando a Junhong qualcosa che aveva trovato in rete, che Daehyun stava chiamando la sua fidanzata, che Jongup era uscito con qualche suo amico e che Youngjae si era preso una vacanza in qualche paese esotico.

Ma la realtà era diversa. La realtà era che erano dei fuorilegge, dei ricercati dalle forze dell’ordine, dei criminali. La realtà era che Himchan stava penetrando illegalmente nella banca dati di due compagnie, con Junhong emozionato nel vederlo fare ciò. Che Daehyun stava aprendo delle trattative per recuperare informazioni su un gruppo nemico. Che Jongup si stava occupando di recuperare delle armi da fuoco per i loro sporchi piani. Che Youngjae poteva morire da un momento all’altro.

Yongguk non diede mai voce ai suoi pensieri. Fuori dalla finestra, le gocce di pioggia nascondevano e lavavano via quelle conversazioni pericolose.

 

Due giorni dopo, in tarda notte, quando il sonno era sceso sugli occhi di tutti gli abitanti della città, i B.A.P avevano deciso di cominciare a pianificare l’operazione.

Si riunirono al secondo piano dell’officina Kim, che aveva tutte le luci spente, salvo per quel paio che illuminavano le cinque figure vestite di scuro. Erano in piedi attorno ad una scrivania, che una volta era stata un tavolo da biliardo. Sulla superficie ora priva del velluto era stata stesa una grande mappa della città, con dei modellini di auto che correvano sul foglio e delle altre cartine che mostravano più in dettaglio alcune strade. Alcune fotografie erano sparse sulla carta, ad indicarne i luoghi più rilevanti. Dei documenti erano organizzanti in ordinate cartelle, appoggiate su una sedia. Un computer era acceso su una cassettiera vicina, pronto ad essere utilizzato.

Accovacciato sulla solida sporgenza del tavolo, Zelo sorrise malizioso a quella vista mentre si sistemava il cappellino, impaziente di iniziare. Passandogli vicino, Jongup si sistemò sul lato lungo della scrivania, dando le spalle ai ritratti appesi in file ordinate e alle mappe attaccate sulla parete. Vicino vi era Daehyun, che appoggiò le mani sul bordo del tavolo, senza riuscire a trattenere il suo ghigno di divertimento. Al suo fianco, Himchan era in piedi sul lato opposto a Zelo, dando occhiate alla mappa a braccia incrociate, in contemplazione.

Al centro del tavolo, tra Jongup e Daehyun, Yongguk batté le mani per attirare su di sé l’attenzione di tutti quanti. «Siamo pronti ad iniziare?» chiese ai suoi membri, guardandoli uno ad uno negli occhi. «Non ci è permesso sbagliare, questa volta. Un solo errore e Youngjae è andato.»

Ognuno di loro annuì, incidendo le parole del loro leader nella mente. Yongguk mantenne il suo sguardo su di loro un altro paio di secondi. «Bene,» disse infine, una volta assicuratosi che i quattro avevano ben chiaro la nozione. «Himchan, a te l’onere di cominciare.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

N/A: giusto un chiarimento, sto utilizzando la loro età coreana, quindi la storia è ambientata nel 2013. So che ‘One Shot’ è uscito a febbraio, ma i loro outfit nel video cambiavano da tipo magliette smanicate e pantaloncini a cappotti con pelliccia (Yongguk, sto guardando te), e quindi mi sono detta: al diavolo. Ahah. Spero comunque di essere riuscita a descrivere le situazioni in modo verosimile sob

Non avevo idea di cosa mettere come terza canzone della playlist, quindi ho lasciato stare. È l’unica parte che ha solo due canzoni lmao chiedo scusa. E, per la cronaca, questa storia ha 4 parti. Ho finito di scrivere l’ultima giusto ieri, alle 2 di notte ahahahah /shot

A proposito, l’imitazione di Yongguk fatta da Minhyun è la cosa migliore del mondo, giuro. Andatevela a sentire. Sempre parlando dei gruppi citati in questa parte, sapevate che nei GOT7 c’è un membro chiamato Youngjae che è un super cutie? E sapevate che JB e Youngjae (B.A.P) sono amici irl? Infine, provate ad indovinare chi potrebbe essere l’amico di Jongup tra gli EXO. Un indizio, li ho fatti legare con una scusa davvero stupida lmao

Fa freddo, qui. Sembra di essere in inverno, ho persino addosso una giacca e i miei piedi sono gelati. Piango forever.

Non ho molto da dire, sinceramente. Quindi, vi ringrazio per aver cominciato a leggere questa storia, e ci vediamo settimana prossima!

Rainie

   
 
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