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Autore: darkronin    19/08/2014    1 recensioni
Terza e ultima parte (spero) della saga 'L'ira degli Eroi'
Scopriremo, finalmente, come sono connessi tra loro Loki, Thanos e i potenti della Terra e cosa ciascuno di essi nasconda o desideri. Vedremo come i nostri eroi, finalmente riunitisi, finiranno nei guai e cercheranno di uscirne.
- - - - - - Crossover Avengers-X-men col Marvelverse più in generale (come dovrebbe essere in realtà)
- - Altri personaggi secondari aggiuntivi rispetto alla fic precedente: I nuovi personaggi introdotti in quest'ultima parte, per ora, sono solo l'agente 13 Sharon Carter, i gemelli Fenris, Ercole, Sersi, Ares, Danny Rand e Luke Cage, Polaris, Havoc, Ciclope, Sole Ardente, Cable (in minima parte).
+ Riferimenti a World War Hulk, Age of Apocalypse, Secret Invasion, House of M
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'ira degli eroi'
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17. Morte certa.






“Bene” sibilò divertita la voce dell'uomo che si faceva chiamare Sinistro mentre Loki impietriva davanti allo scienziato intrappolato nella vasca amniotica “Conosci già il nostro Guerra...”
“Chi non lo conosce?” replicò secco, celando con la sua saccenza il terrore per l'ultimo ricordo traumatico che aveva, ancora troppo recente per essere stato già dimenticato, della Terra.
“Giusto...” concesse l'uomo, portandosi i lunghi capelli neri come la pece dietro l'orecchio “Hai ragione! Hulk è tra i superumani più amati. Ancora mi domando perché...”
“Possiamo procedere oltre?” domandò Loki, impaziente, fingendo di essere più interessato agli sconosciuti che a un banale e ben noto fenomeno da baraccone urlante. O almeno, così sembrò al genetista. In realtà, voleva solo togliersi dalla portata di quelle orrende manone e mettersi a una distanza di sicurezza il più presto possibile.
Essex si imbronciò ma gli fece cenno di procedere. Al dio, però, sembrò che il genetista volesse aggiungere qualcosa al riguardo e, all'ultimo momento, si fosse trattenuto quasi per fargli dispetto “Ed ecco qui il mio capolavoro. Morte. D'altronde non poteva essere diversamente. La materia prima, modestamente, è la migliore sul mercato, ben arricchita dai principi attivi del sangue dei Summers, come ti ho già spiegato...”
“Come lo hai convinto? Il nostro piano non ha funzionato come speravamo...” domandò Loki, curioso, occhieggiando l'uomo nella vasca.
Essex indugiò con lo sguardo sul volto troppo simile al suo al di là del vetro o forse sul proprio riflesso. L'unica differenza rimarchevole tra lui, che stava al di qua del vetro, asciutto, in raffinati abiti preziosi, e l'altro giovane uomo intrappolato in quella gabbia soffocante, trattenuto da cinghie e respiratore, era il marchio rosso splendente che il primo recava in fronte, in omaggio ad antichi culti orientali.
Anzi... ora che prestava attenzione, uno sembrava il negativo dell'altro e non si trattava solo di uno strano gioco di luci: i capelli del prigioniero erano così chiari e la sua pelle così scura che sembrava avesse trascorso la sua vita nel deserto del Sahara, il cui sole implacabile e l'aridità perenne soli potevano avergli cotto la pelle e schiarito i capelli a quel modo. O un bagno in chissà quale sostanza tossica e corrosiva.
“Ha fatto tutto da solo.” Rispose il genetista, più che soddisfatto “Anche lui come gli altri. Non ho minimamente interferito, proprio come avevi chiesto. Mi si è avvicinato in un primo momento, per chiedermi uno dei miei gingillini. Il fatto che si fosse abbassato a chiedere aiuto proprio a me, significava che il passo era quasi compiuto. Gli serviva solo un incentivo. L'ennesima dimostrazione che i suoi soli sforzi non sarebbero bastati a coronare il suo stupido sogno romantico. Beh... avrà pur preso da qualcuno, no?” ridacchiò Essex, orgoglioso delle proprie origini ottocentesche “E' un clone un po' troppo intraprendente ma, in fondo, agisce proprio come mi aspetto da lui. Così ho fatto in modo che trovasse ciò che cercava ma opportunamente camuffato per servire i miei scopi.”concluse inclinando la testa di lato, come a concedere una grazia benevola a quello sciocco.
“Mi fa quasi pena...” commentò il ragazzino, rivedendo se stesso in quel giovane mutante. Lui aveva giocato scherzi molto pesanti a Sif nel tentativo di farsi notare e aveva ottenuto solo di farsi odiare. Con Sygin era addirittura dovuto ricorrere alla magia per farsi accettare. Sapeva bene cosa volesse dire essere disperati. Per amore o per affetto. Di una donna o dei genitori. Lui lo era stato per tutta una vita lunga millenni.
“Oh, è solo carne da cannone!” sentenziò l'altro, liquidando la sciocchezza come un mero accidente e frantumando l'animo del dio sotto i tacchi scintillanti, ignaro delle forti emozioni che potevano governare il piccolo grande ingannatore “Ti ho già detto che sono restio a vedere mie piccole copie starnazzanti. Con lui, l'eccezione alla regola, ho deciso di agire diversamente: ha avuto una vita normale, un'infanzia, amori tragici e odi profondi. Ma come tutti gli altri suoi predecessori è un mio strumento e servirà i miei scopi.” Loki tacque e non replicò oltre. Ora più che mai desiderava che tutto il suo complicato piano prendesse la giusta via, tanto su Asgard quanto su Midgard. Essere fautore del dolore altrui non lo toccava affatto. Ma rispecchiarsi in una delle sue pedine cambiava tutto. “Quando ha visto vanificato anche il suo ultimo ed estremo tentativo di autonomia...” riprese il genetista “...Io ero là, pronto ad accoglierlo, in tutti i sensi. Quando ha aperto gli occhi e gli ho spiegato come fossero andate le cose, mostrandogli come avesse rischiato la vita inutilmente, il disgraziato si è messo a piangere. Non l'aveva mai fatto...era sempre stato così... forte, scanzonato, intraprendente. Sembrava che nulla potesse ferirlo e me ne compiacevo. Era perfetto! Era come avrei dovuto essere. Certo, un po' troppo buono per i miei gusti, ma aveva tutto ciò che io non avevo. E poi quel pianto. Ha rovinato tutto!” concluse seccato
“E tu?” lo interrogò il dio degli inganni con fare meschino.
“Io cosa?” replicò lo scienziato quasi infastidito, riemergendo dai ricordi.
“Hai mai pianto?”
Essex esitò “Sì” disse dopo un po', quando il peso di quella verità sembrò minacciare di schiacciarlo “Sì. Quando ho avuto modo di...” gli occhi scarlatti, privi di espressione, si velarono di lacrime “...E' una cosa stupida, voi ragazzini non potete capire quanto un uomo, per quanto dedito a una materia fredda e logica come la scienza, possa cedere davanti alla propria umanità. E' una contraddizione in termini, ma ci sono dei momenti in cui anche noi siamo irrazionali. E speravo che lui fosse diverso”
“Perché non l'hai salvata come salvavi te stesso?” domandò Loki capendo che la donna era morta di vecchiaia mentre quello strano uomo le era sopravvissuto.
Essex scosse la testa “Scoprì i miei esperimenti, il mio laboratorio: vide l'uomo che ero realmente e non la facciata pulita della nobiltà di cui si era innamorata. Fuggì nel cuore della notte. All'epoca non avevo i mezzi per ritrovarla. La rincontrai solo in quello che fu, infine, il giorno della sua morte. Era fragile, in un modo molto diverso rispetto a quando la conobbi. Era... vecchia, esile...sembrava fatta di... carta. Spirò tra le mie braccia, nell'illusione di un ultimo valzer, un mio dono per lei. Quella fu l'unica occasione in cui piansi. Ma, comunque, non lo feci come questo coniglio rammollito. Io mantenni la mia dignità difronte alla morte. Lui si è raggomitolato su se stesso pregando di essere morto davvero. Razza di stupido e ingrato!”
“E dunque?”
“Dunque?” strabuzzò lo scienziato, lo sguardo interrogativo stampato in volto. Evidentemente pensava che le conclusioni, che solo lui conosceva, fossero arrivate al suo interlocutore per via telepatica “Gli ho semplicemente detto che la mia offerta era ancora valida. Gli ho ricordato che potevo renderlo potente. Questo cretino! Con quel pianto idiota mi stava gettando in faccia la mia stessa offerta: era la prova che non l'aveva mai considerata seriamente, che non se la ricordava nemmeno! Pensava al qui e ora, al senso di abbandono e tradimento. Non so neanch'io perché ho voluto riproporgliela...” Essex sbuffò e folgorò l'uomo inerme nella vasca “Si è raddrizzato e, in pratica, mi ha detto di fare di lui quello che volevo. A patto che fosse in grado di toccare, senza subire danni, la sua bella...”
Il ghigno sadico che si estese sulle labbra dello scienziato fu talmente sinistro, in onore del suo nome, da inquietare lo stesso Loki “Povero sciocco...”
“Perché?” domandò il dio in un soffio. Si malediceva per non aver avuto abbastanza tempo, in quel periodo, da spiare la vita sulla Terra e sapere, così, in anticipo le mosse fatte dagli altri concorrenti. Odiava essere nell'ignoranza.
“Perché, mio giovane amico... cosa vuoi che comporti l'essere Morte?” domandò con fare complice, come se fosse ovvio “Non desidererà altro che ucciderla! Tragico, non trovi? I nostri novelli Romeo e Giulietta...” esplicò con fare teatrale “E se non bastasse ora potrà certamente toccarla senza che lei gli rechi danno... ma sarà lui, le Diable Blanc, a nuocere gravemente a chiunque avrà la sventura di trovarsi sul suo cammino.”
In quel momento Loki non invidiò l'uomo nella teca e quasi si sentì un graziato. Quale sciagura doveva essere vivere un amore come il suo ed essere una marionetta nelle mani di un padre pazzo e sadico quanto lo era Nathaniel Essex? Al confronto, la stupidità di Odino, che pretendeva che entrambi i suoi figli divenissero re, risultava la tenera e debole illusione di un vecchio rincoglionito. Ora vedeva in un'altra luce anche la rivalità con Thor. Almeno lui aveva qualcun altro con cui prendersela e talvolta, forse, confidarsi. Ma quell'uomo, figlio, e al tempo stesso clone, di Sinistro, non aveva nessuno che lo aiutasse in quella follia che era la sua vita, nessuno che controbilanciasse il vortice di assurdità che lo risucchiava. L'unica relazione che aveva era con un proprio doppio, malvagio ed esperto, che tutto era fuorché suo pari, che lo manipolava e lo vergava con la frusta per poi promettergli ricompense misere. Era un doppio negativo, riflesso in uno specchio deformante: dove uno, pur con un trascorso burrascoso, era fondamentalmente una brava persona, l'altro all'apparenza di successo, era un pazzo psicopatico come tutti i suoi alleati.
Nathaniel Essex e Remy le Beau, due facce della stessa medaglia.

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Nella torre situata al centro di New York, fervevano i preparativi, i piani, le discussioni, per l'azione programmata per quella sera stessa.
Sharon Carter aveva preso la situazione in pugno e, supportata da Rogers e gli altri agenti S.H.I.E.L.D., aveva rivisto e migliorato il piano grezzo, seppur eccellente, di Mystica.
La sera arrivò rapidamente e i diversi gruppi si prepararono a entrare in azione.
Dalla loro avevano solo la modalità con cui condurre il maggior numero di persone nei pressi della Os.Corp Tower senza farsi notare. L'edificio, infatti, traboccava rilevatori di anomalie ma all'esterno ne era spoglio per evitare agli agenti della sorveglianza di impazzire con tutte le segnalazioni che sarebbero potute arrivare da parte di quelli che erano, di fatto, semplici cittadini e non malintenzionati.
Rogue, Ororo e Warren, dunque, avevano il compito di trasportare e celare i cinque agenti più il loro infiltrato, Thor, il quale, avviluppato nel bozzolo etereo di Visione, si sarebbe identificato come dottor Donald Blake.
Tony aveva cercato di contattare Rand, per avere un umano vero da propinare alle macchine di Osborne, ma il cellulare risultava staccato: forse era impegnato e, sempre forse, con un preavviso così stringente, non si sarebbe dato comunque disponibile. Lui e il suo potente gorilla. Doveva reclutarlo quando l'aveva incontrato alla sede del giornale. Dannate giornaliste bionde dal tempismo inappropriato.
Avevano scelto quel mezzo di trasporto inusuale, il volo, non solo per evitare problemi connessi al parcheggio ma anche per consentire un'azione lampo sia in penetrazione che in estrazione, qualora le cose fossero andate storte.
Kurt, Peter e Johnny (che aveva voluto partecipare a tutti i costi a quella specie di sabotaggio) avrebbero seguito a debita distanza.
Il re del Wakanda aveva istruito Thor sulle procedure da adottare per eludere la sorveglianza: lui, Tony e Hank (che, insieme alla moglie, non aveva più voluto allontanarsi da quel posto, ora che le cose cominciavano a farsi divertenti) avrebbero monitorato lo svolgersi della missione dall'attico della Stark Tower, pronti a intervenire in caso di problemi.
Infine, Mystica, Logan, Wade e Pietro avrebbero presidiato le strade e comunicato ogni attività sospetta.
Quando il gruppo si mosse era già un nuovo giorno. Ma a New York difficilmente si poteva assistere a un reale avvicendamento con la notte: era una metropoli che non dormiva mai, con luci sfavillanti che dissipavano le tenebre a qualunque ora; macchine che sfrecciavano lungo le strade con gli altoparlanti a tutto volume con più frequenza che durante le ore diurne; gente in strada, chiassosa e allegra, sempre in giro come novelli vampiri. A metà novecento, New York aveva preso di prepotenza il testimone di Città delle luci che era stato di Parigi fino a quel momento.
Infine, giunse il momento di mettersi all'opera.
Il gruppo aerotrasportato atterrò davanti all'ingresso principale con un soffio. Il viaggio era stato piacevole per alcuni e naturale per altri mentre gli agenti federali, addestrati a ogni evenienza, avevano provato l'ebrezza di un volo libero senza imbracature. A condizione che non fossero troppo concentrati sulla loro missione per prestare attenzione a un dettaglio così insignificante.
Toccata terra, i tre mutanti si riposizionarono a distanza di sicurezza, nei pressi del tetto di un palazzo fatiscente gestito dalla mafia russa. Rimasero sospesi in aria, pronti a lanciarsi all'interno, sulla scia di Thor.
Quello era il momento della verità.
Davanti all'ingresso principale della torre, il dio norreno lanciò appena uno sguardo preoccupato alla sua protesi, domandandosi quanti controlli di quel tipo avrebbe dovuto superare prima di poter disinnescare la rete antimutanti che, nei rapporti recuperati da Mystica, era denominata Bastion. Perché tutto quello che sapevano era che c'era un controllo all'entrata, un dispositivo per rilevare le anomalie genetiche e un pannello di controllo per disinnescare il tutto. Ma la quantità precisa di questi sbarramenti era un'incognita e Thor si trovò a sperare che il sangue contenuto nei polpastrelli di silicone fosse sufficiente a sopperire alla domanda degli stessi. La sua apprensione era dovuta, più che altro, alla sua incompatibilità con la missione: privo dei suoi poteri divini era solo un debole umano che qualunque cosa avrebbe potuto danneggiare. Ma era circondato da gente in gamba e ciò lo rincuorava quanto bastava da non avere nessuna esitazione.
Prima di procedere oltre, lanciò un'occhiata agli agenti che si erano disposti a raggiera attorno a lui, quasi a proteggerlo.
Sharon accennò un sorriso e lui avanzò verso la grande porta a vetri scorrevole. Subito, in risposta a un sensore di fotoelettrico, un raggio verde lo investì in tutta la sua altezza e lui si fermò di colpo: questo non era previsto.
-Richiesta conferma firma biologica- gracchiò una voce femminile sintetica. Quindi la luce mutò aspetto. Dapprima si trattò di un'unica linea orizzontale a cui se ne aggiunse una verticale a formare una croce. Quindi, una dopo l'altra, doppioni di quelle che si andarono a organizzare in una rigida scacchiera. Un secondo dopo era tutto finito.
-Soggetto: Umano. Potete accedere.-
Thor si voltò, ora allarmato, a cercare il sostegno degli altri. Natasha gli riservò un sorriso di sufficienza. Quindi, per loro, era tutto calcolato? Erano cose così ovvie per i mortali?
Avanzò ulteriormente e le porte di vetro lo ingoiarono nel buio dell'androne.
Un passo e violenti luci azzurrine presero a sfrigolare isteriche nei neon che si accedevano in minimi punti strategici. Davanti a sé il banco ovale d'accoglienza. A separarli solo un'altra porta di vetro. Lì venivano gestiti i permessi agli accessi: inutile costringere i vertici della piramide aziendale ad attivarli dall'alto che non potevano avere la certezza del momento dell'accesso del singolo esentato dalla restrizione 0T; molto meglio dare istruzioni dettagliate alla reception e che se la sbrigassero loro al momento opportuno.
Un altro passo e sentì qualcosa scattare.
-Non ti muovere...- intimò una voce distorta nell'auricolare. Poteva essere chiunque di quelli rimasti a casa.
Passò qualche istante e Thor cominciò a sudare freddo per la preoccupazione.
-Ancora... ancora... un altro pò!- commentava la voce al di là del microfono, dapprima una supplica quindi un ringhio infastidito -Visione, appesantisci appena il carico! Incredibile a dirsi, il caro Normie pesa più del possente Thor.-
Il biondo dio norreno non si rese nemmeno conto di quello che stava facendo il sintezoide, avviluppato come una nuvola eterea attorno al suo corpo. Sapeva solo che, alla torre dove viveva, c'erano tre brillanti menti impegnate ad auscultare il terreno sotto i suoi piedi tramite una sorta di stetoscopio molto sensibile e incastonato nei tacchi delle sue scarpe lucide. Come novelli scassinatori (a quanto pareva, l'esperto era T'Challa, il quale a sua volta aveva imparato tutto dalla regale Ororo. Un dettaglio che aveva lasciato i più sbigottiti, ritenendo che l'unico ladro nel gruppo fosse il ben noto assente) erano in attesa del segnale che decretava il raggiungimento del peso ideale, in modo da evitare armamento di qualunque dispositivo di sicurezza fosse stato messo a guardia dell'edificio.
-Ci siamo!- commentò la voce -Visione, mantieniti in questo stato. Thor, procedi!-
A terra non c'erano segni di variazioni nella pavimentazione e dovevano supporre che l'intero piano fosse costituito da una gigantesca piastra piezoelettrica e che, quindi, la questione di variazione di peso fosse costantemente monitorata e messa in discussione.
Thor alzò guardingo un piede, poi l'altro e poi l'altro ancora, avanzando guardingo. Anche se non c'erano evidenze e la cosa non portava alcun miglioramento si sentiva più tranquillo così, dato che aveva l'impressione di camminare sulle uova.
Raggiunse la seconda porta di vetro e, per farsi strada, fu costretto a poggiare una mano sulla superficie liscia e trasparente. Sapeva quello che lo attendeva e, stavolta, si protesse gli occhi con la mano libera. Una luce sfolgorò nell'atrio e un nuovo scanner esaminò le impronte digitali della mano dell'uomo poggiata sul vetro.
Luce verde. Via libera.
Thor raggiunse, quindi, con lentezza esasperante, la postazione di comando.
Il tavolo era liscio e sgombro di carte, quasi asettico nella sua perfezione. Un paio di rettangoli neri giacevano qui e là sulla sua lunghezza come altrettanti mousepad dimenticati dai rispettivi proprietari. Poggiò la mano a palmo aperto su uno di questi.
Un'altra scansione.
E, questa volta, una puntura al dito indice.
-Firma: Norman Osborne. Rriconosciuta. Attivato comando vocale...- tornò a gracchiare da altoparlanti nascosti chissà dove tutt'intorno la voce sintetica.
Thor deglutì a vuoto visibilmente nervoso. Si toccò istintivamente la gola, sperando che quella diavoleria umana, a cui non era abituato, facesse il suo dovere. Si sarebbe sentito molto più sicuro con un incantesimo, ma doveva forzatamente fidarsi della tecnologia locale. Essere umano lo rendeva particolarmente nervoso.
“Disattivazione Sistema Difensivo Bastion” disse con voce sicura e stentorea che, però, gli suonò completamente estranea: un'ottava più bassa, viscida e gracchiante. Nemmeno Loki aveva un timbro simile. “Autorizzazione: accesso mutanti e mutati” continuò, seguendo quanto gli veniva suggerito in cuffia.
-Comando: Errato. Riprovare-
Il panico si impadronì di lui per poi defluire subito dopo: era stato riconosciuto come Osborne. Non c'erano problemi. Era notte fonda. Anche il creatore del sistema poteva sbagliarsi a quelle ore, no? Semplicemente doveva evitare di dire cose di cui poteva pentirsi.
-Riprova così...- gli suggerirono in cuffia.
Thor poggiò nuovamente la mano sulla piastra e una nuova puntura gli bucò, questa volta, il dito medio.
“Disattivazione Sistema Difensivo: Bastion. Accesso consentito a sette mutanti, sette superumani e un cyborg. In aggiunta altri due individui da definire.”
-Comando: Accettato. Protocollo: Zero Tollerance: non operativo. Sistema Difensivo Bastion: disattivato-
Non contento, Thor poggiò la mano per una terza scansione e puntura.
“Disattivazione registro firma biologica per chiunque si trovi all'interno della struttura”
-Comando: …  Attendere, prego. Elaborazione in corso...- sentenziò la voce. Dopo qualche istante, in cui la macchina sembrò pensare alla richiesta, questa tornò a parlare -Disattivare registro firma biologica anche per... Norman? ...Osborne?-
“Disattivazione registro firma biologica per tutti i presenti, ivi compreso me stesso, il sottoscritto, Norman Osborne” comunicò il dio che cominciava a stancarsi di quel dialogo sterile.
-Comando: Accettato. Vuole documentazione di questa richiesta?-
“No, non conservarne traccia negli archivi. E rimuovi i blocchi di sicurezza all'area detentiva.”
-Comando: Accettato. Blocchi di sicurezza area detentiva, rimossi. Progetto: Ultron, disattivato.-








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Scusate il ritardo ma sono rientrata ieri da Londra e domani riparto. Ho smontato un bagaglio, devo finire di fare la segnalazione del danneggiamento dello stesso e ho reimpacchettato tutto.
Abbiate pietà
Ma veniamo a noi.
Ah ah ah ah ah :D mi volete bene vero?
Dopo Hulk ho fatto tornare Remy. :) il mio preferito. Solo che come al solito faccio la stronza... vabbè, ormai lo sapete.
Ma bando alle ciance e spieghiamo.
Di LeBeau c'è poco da dire (a parte che Le Diable Blanc è uno dei suoi soprannomi e qui l'ho utilizzato in connessione al colore dei capelli e al suo ruolo di Morte)
Per quel che riguarda, invece, l'operazione da Osborne. Beh... Bastion è uno dei villain più famosi degli X-men. Sentinella umanoide, perse la memoria dopo il passaggio nel Seggio Periglioso (quando gli X-men furono creduti morti) e al suo risveglio non ricordava più cosa fosse e quale fosse il suo scopo finché non incrociò Graydon Creed e ricordò il suo imperativo di salvare l'umanità dal gene mutante. Quale modo migliore se non sradicarlo del tutto, terminando i mutanti?
La sua Operazione: Zero Tollerance, nata dalla morte di Creed e dalla sconfitta del potentissimo Onslaught (fusione di Xavier e Magneto che ha portato tutti gli eroi della Terra NON mutanti a sacrificarsi per fermarlo) ha rischiato di fare casini davvero seri. Ogni tanto, ovviamente, come in tutti i plot Marvel, torna dalla tomba..se così si può dire.  (perché i cretini non possono lasciare in pace i resti di Bastion). Zero Tollerance aveva lo scopo di annullare ogni potere mutante del pianeta. Sfruttando i Protocolli Xavier scritti in Shi'ar, Bastion è anche riuscito, come prima cosa, ha mettere fuori gioco tutti gli X-men. Almeno, quelli 'principali'. Gli altri erano in giro per lo spazio con Deathbird.

Mi piacevano i nomi, quindi li ho adottati a metafora del programma di protezione. Il bastione e la tolleranza zero contro tutti i non umani.
E, alla fine, la chicca. Preparatevi.
Eh sì, sta arrivando XD Addolcito ma arriva.
   
 
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