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Autore: Kaimy_11    20/08/2014    3 recensioni
Si può scoprire come una guerra possa unire, invece che dividere.
In un mondo tanto attento alle regole, alle leggi, una trasgressione può diventare bella e importante quanto un fiore nel deserto.
Forse amare significa trasgredire, forse per un capofazione degli Intrepidi proteggere qualcuno per lui importante potrebbe essere un rischio troppo grande.
Ma come rinunciare ad una persona capace di essere forte e testarda quanto lui, ma che al tempo stesso sa come dare pace al suo cuore tormentato?
Sarà davvero il fuoco che scioglie il ghiaccio, o il ghiaccio a spegnere il fuoco?
In guerra e in amore tutto è permesso...
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The reason '
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5. Il primo e l’ultimo 

 

 

-Dai avanti, non fare storie, voglio solo farmi un tatuaggio…-

Aria scosse la testa, Sasha aveva tra le braccia un mucchio di vestiti neri che depositò sul letto.

-Christina ci sta andando con Tris e gli altri, è stata lei a dirmi che vicino al Pozzo potevamo prendere dei vestiti nuovi!- Le disse Sasha, iniziando a rovistare fra i capi d’abbigliamento sulla trapunta.

-Non sono contraria ai tatuaggi, ma perché dobbiamo cambiarci?- Aria si sedette sul letto accanto, accavallando le gambe e incrociando le braccia al petto.

-Hai visto che vestito aveva Tris e quanto trucco si è messa Christina? Gli Intrepidi vanno lì per divertirsi, per rilassarsi… non puoi andarci con la divisa d’addestramento!-

Aria non rispose e, dopo poco, si ritrovò dentro una gonna nera di pelle che le arriva al ginocchio e un maglione mono spalla intrecciato a rete. Considerata la trasparenza fu costretta ad indossarlo con una canottiera nera sotto.

-Maledizione! Ci vogliono più tette per tenere su questo vestito, è troppo grande e mi scivola…- brontolò Sasha.

Aria la guardò, nel dormitorio c’erano solo loro due e continuava a sforzarsi di assecondare l’amica anche se avrebbe preferito andarsene piuttosto che fare quelle prove d’abito. Sasha indossava un vestitino nero un po’ più corto della sua gonna, ma era senza spalline e dava proprio l’impressione di scivolarle via da un momento all’altro.

-Dobbiamo fare a cambio…-  annunciò la bionda, sfilandosi l’abito. –A te starà meglio, hai più curve!-

-Guarda che non ho chissà cosa…- disse scherzando, indicandosi il seno.

-Bè quello che c’è è comunque più del mio, dovrai accontentarti! Tieni!- le disse passandole il vestito.

Aria lo prese al volo e lo guardò perplessa. –Non mi pare di averlo scelto io, non mi sentirei a mio aggio…-

-Non fare storie, non puoi stare tutto il giorno con la pistola in mano, e io non posso andare in giro nuda perché mi scivola giù il vestito. Togliti quella gonna e dammela!-

 

Pochi minuti dopo Aria è nel bagno femminile davanti allo specchio, con sotto al naso una pochette nera con dentro dei cosmetici. Sasha l’ha presa in prestito da qualcuno, e lei non sa bene cosa dovrebbe farsene, perciò decide di imitare l’amica. Prende una matita nera e la usa per delinearsi il contorno degli occhi e poi massa un po’ di mascara sulle ciglia.

L’immagine che le restituisce lo sguardo da dentro lo specchio non è propriamente la sua, però le piace. Non è passata agli Intrepidi per il trucco e altre cose simili, ma per sentirsi libera e forte. Sa che se suo padre la vedesse in quel modo la riprenderebbe dicendole che le persone per bene non vestono in quel modo e non usavo un trucco pensate e volgare.

La ragazza nello specchio assottiglia lo sguardo e inarca le sopracciglia, arrabbiata. Infila la mano nella pochette ed estrae un rossetto rosso che si passa sulle labbra. Adesso la sua immagina non assomiglia neanche lontanamente a quella delle signorine per bene che girano in tailleur per il quartiere degli Eruditi.

Forse gli Intrepidi sono davvero dei selvaggi, ma adesso lei fa parte di loro, ed è libera.

Esce dal bagno e trova Sasha intenta a pettinarsi i capelli, che da sciolti sono davvero lunghi e belli. Indossa la gonna e il maglioncino che prima indossava lei, ma sotto non ha nulla a parte il reggiseno nero in bella mostra sotto il maglione forato.

-Vedo che tu le cose o le fai per bene o non le fai!- afferma la bionda, facendo un sorrisino furbo alla vista del suo make-up.

Aria decide di ignorare lei e i pensieri sulle opinioni della sua vecchia famiglia, e scrolla le spalle. –Capelli su o giù?-

Sasha le si avvicina e le scompiglia i capelli neri con la mano, che ricadono morbidi sulle spalle, poi estrae dalla tasca una forcina che utilizza per toglierle le ciocche scure dalla fronte e appuntarle all’indietro.

-Scuoti un po’ la testa e starai benissimo!-

 

Lo studio dei tatuatori precede un piccolo punto di raccolta per gli Intrepidi che vogliono rilassarsi e passare del tempo lontani dalle regole. Ci sono in tutto cinque tavoloni e un bancone bar non troppo fornito.

Nel suo tavolo sono in tre, lui e altri due compagni. Non hanno la sua stessa età, hanno entrambi un anno in più. Stanno parlando fittamente, discutono di qualcosa che a lui non interessa, per il semplice fatto che lui è troppo stanco.

È davvero stanco.

Al quartier generale degli Intrepidi la situazione è sempre più complicata, volano ordini e direttive da tutte le parti. Nessuno parla con nessuno, si agisce nel più totale anonimato senza potersi fidare di collaboratori che per anni sono stati fedeli compagni, ed ottimi aiuti. Solo loro capifazione sanno la verità, e non possono smettere neppure per un attimo di raccogliere informazioni e custodirle con cura per scopi futuri.

È così stanco che vorrebbe solo mandare tutto al diavolo e dormire, ma sa che se anche solo ci provasse non ci riuscirebbe. La musica alta del locale allontana i suoi pensieri, e la bottiglia di birra che ha in mano lo aiuta a dimenticarli. I suoi compagni continuano a parlare, e parlano senza sosta, tra risa e insulti.

-Secondo me sei tu che hai gusti difficili, Nick! Insomma, non è che le ragazze non te la danno, sei tu che fai il difficile…-

-Bè, quella me la farei volentieri!-

Eric coglie l’euforia nella voce di Nick e, quando anche l’altro amico si gira per capire di chi stia parlando, lui alza gli occhi e la vede.

La prima cosa che nota sono i suoi occhi, la riconoscerebbe ovunque con quelle iridi color del cielo notturno, che sembrano sempre spenti ed estranei ad ogni emozione. Si posano su ciò che le sta intorno quasi con superiorità, dandole un aspetto altero ed arrogante, ma lui ha visto la scintilla che li attraversa quando è determinata, e sa cosa nasconde.

La seconda cosa che nota, inevitabilmente, sono le sue gambe scoperte. Sono pallide come il resto delle sua pelle, con la leggera muscolatura che inizia a farsi notare dopo tutti gli allenamenti. A lasciarle così scoperte è il vestito nero che indossa, che le arriva a metà coscia, fasciandole poi il corpo e terminando retto sul seno, senza scollature profonde e senza spalline.  

-Pensi che abbia un bel culo? Non riesco a vedere bene …- Chiede Nick, muovendosi di qua e di là per inquadrare meglio la sua preda.

-È un’iniziata, ha sedici anni. Non fare il pervertito!-  

-Pensi che non sappia scopare?-

Eric sente qualcosa che conosce molto bene crescergli nello stomaco e, poiché conosce molto bene quella sensazione, sa come controllarla. Sa che è rabbia, rabbia cieca, e sa che quando lo assale gli toglie la capacità di ragionare in maniera lucida e lo porta ad azioni non sempre adeguate. Sa benissimo cosa scatena in lui quella furia e, se sa come affrontarla, non sa invece per quale ragione lo abbia colto in quel momento.

È così stanco che non ha voglia di pensare, non ha voglia di agire, vorrebbe solo chiudere gli occhi e ucciderli tutti. Vorrebbe che il progetto che sta cercando di realizzare con gli altri capofazione si realizzasse subito e gli togliesse di mezzo il ragazzo che gli sta seduto vicino.

Solleva gli occhi e la osserva ancora, lei è sempre lì, vicino alla biondina sua amica, e aspettano vicino alla porta del tatuatore.

Vede le sue ciglia nere più lunghe del solito, la linea dei suoi occhi affilati più decisa e poi, per ultimo, le sue labbra. Le ha già notate altre volte, sa che sono gonfie e rosse, ma adesso lo sono molto di più. È colpa di un rossetto, si vede. E non è solo colpa del rossetto.

Non è solo colpa di Nick.

È colpa sua. 

È lei che gli toglie la capacità di ragionare in maniera logica e che lo fa infuriare, indossa un abito troppo corto e un trucco troppo provocante. È bellissima, ma non vorrebbe vederla così e non dovrebbe vederla nessun altro. La rabbia lo soffoca, cresce e non accenna a scemare.

Serra le mani attorno alla bottiglia, beve un sorso e desidera che qualcuno picchi a sangue Nick e che prende a schiaffi lei, togliendole quella macchina rossa dalle labbra.

Poi capisce che desidera essere lui a fare entrambe le cose.

La voglia quasi lo spinge ad alzarsi, quando, nella luce soffusa tendente al rosa che avvolge la sala, lei si volta e lo guarda.

I suoi occhi lo incatenano, le sue labbra si schiudono in un accenno di sorriso, così poco evidente, che gli pare quasi di esserselo immaginato. Che ci sia stato o meno, però, le si illumina ugualmente lo sguardo e lui vorrebbe quasi calmarsi, ma non ci riesce e continua a serrare le dita contro la bottiglia. Ha la mascella così tanto contratta che inizia a dolergli e inizia vedere nero.

Poi la vede abbassare timidamente lo sguardo, e le sue ciglia le sfiorano gli zigomi, prima che volti la testa dall’altra parta senza più girarla verso di lui.

Improvvisamente nella sua mente si fa tutto buglio e si sente trasportare in un altro luogo. Lei è lì, davanti a lui e nell’oscurità la spinge contro un muro mentre si china su di lei per assaporare le sue labbra. Vuole sapere che sapore ha quel rossetto, vuole sapere se è amaro o dolce, e lei non oppone resistenza. Risponde al bacio piegando la testa all’indietro e lui ne approfitta per metterle una mano dietro la schiena e spingerla contro il suo petto. Sente le sue piccole mani aggrapparsi al suo petto e una scossa elettrica gli attraversa lo stomaco e scende più in basso, non ha più freni e decide di afferrarle la gamba nuda con la mano libera e di stringerla fino a farle arrossare la pelle.

Poi sbatte le palpebre e torna alla realtà.

E allora capisce che non è lei ad avere colpa, e che nessuno dovrebbe mai schiaffeggiarla, men che meno lui. Capisce che è ancora il suo diamante da custodire.

Nick ha scelto il momento meno opportuno per lasciarsi andare a commenti sgradevoli, ma non merita di morire. Il secondo dopo cambia idea.

-Chissà quante cose sa fare con quella bocca… Ahi!-

L’amico è costretto a finire la frase con un mezzo grido di dolore, poiché un pugno lo ha colpito con forza sulla mano che aveva sul tavolo.

Eric ritira il pugno con cui ha colpito senza scomporsi, continuando a tenere lo sguardo fisso davanti a sé e beve un altro sorso dalla bottiglia.

Nick si guarda la mano colpita, poi si scambia un’ occhiata con il loro compagno che gli sta seduto di fronte e infine guarda Eric. –Scusa amico, non sapevo fosse roba tua.-

Eric vorrebbe tanto dirgli di chiudere il becco, dirgli di tenere i suoi pensieri per sé e che non ha capito nulla. Vorrebbe dire che la ragazzina non è sua, non ancora almeno. Che è troppo piccola per lui, e che non la vede in quel modo. Vorrebbe picchiarlo, ma sa che non può e che dovrebbe limitarsi a dirgli che ha capito male e che le cose non stanno nel modo che pensa.

Dovrebbe.

Solleva ancora la bottiglia e beve un lungo sorso di birra, poi posa la bottiglia sul tavolo.

-Adesso lo sai.-

 

Aria abbassò lo sguardo e non lo risollevò fino a quando Sasha non le si parò di fronte per urlarle all’orecchio, dato il volume alto della musica.

-Ho parlato con la tatuatrice, si chiama Tori. Ha detto che non appena finisce il tatuaggio che sta facendo ad un ragazzo, possiamo andare noi!-

La ragazza bionda notò, nonostante le luci soffuse, la strana espressione dell’amica. –Cosa c’è che non va? Ho scelto la donna per il tatuaggio, come volevi tu!-

Aria la guarda e sorrise. –Sì, perfetto!-

-Sembra che ti sia passata la morte davanti…-

Non rispose. Forse Sasha non era andata poi tanto lontana dalla verità, nonostante non avesse visto lo scambio di occhiate tra lei e il più giovane dei capifazione. Aveva ancora i brividi addosso e, per quanto ne sapesse, un semplice sguardo non avrebbe dovuto avere il potere di scuoterle l’animo a tal punto.

Ma quello non era un semplice sguardo.

Eric se ne stava seduto a bere ad un tavolino con quelli che dovevano essere i suoi amici, vedendola, l’aveva trafitta con un’ occhiata penetrante che sembrava capace di scannerizzare ogni suo pensiero. I suoi occhi sembravano persi in un mondo a lei sconosciuto, come quelli di un esploratore che trova il suo tesoro, ed una strana emozione li aveva attraversati, simile al desiderio.

Puro e semplice desiderio.

Poi qualcosa era cambiato, l’espressione si era indurita e Aria aveva temuto per la sua incolumità. Non credeva possibile individuare tanta rabbia in una sola persona, era una furia ceca pronta ad esplodere e, se prima le era apparso come una bestia affamata, con la collera che traboccava dai suoi occhi sembrava una bestia sul punto di attaccare.

-Voglio farmi tatuare il simbolo degli Intrepidi sul dorso della mano…- spiegò Sasha, cercando di sovrastare la musica. –Così, se mi ritroverò fra gli Esclusi, mi ricorderò della scelta che ho fatto!-

Aria si riscosse dai propri pensieri e guardò l’amica. –Tu non sarai un’ Esclusa!-

-È una possibilità da tenere in considerazione, e voglio essere preparata!-

 

Poco dopo, nelle studio del tatuatore, Aria si ritrovò a ringraziare mentalmente Sasha ed il suo decolté per averle fatto indossare quel vestito che si era rivelato più che adatto alla situazione. Poiché aveva scelto di farsi tatuare parte della schiena, le era bastato abbassare la cerniera dell’abito per poter permettere alla tatuatrice di lavorare senza doversi spogliare e mettere troppo in mostra, cosa che con la maglia forata e la canotta non sarebbe stato possibile fare.

E così se ne stava seduta a cavalcioni sulla poltrona, girata dal verso opposto con i gomiti sul poggia testa, mentre con le braccia sorreggeva la parte davanti del vestito slacciato per non farlo cadere.

Sasha aspettava seduta su una sedia addossata alla parete dello studio, continuando a soffiare sulla propria mano per alleggerire il bruciore del tatuaggio appena fatto. Come aveva detto si era fatta stampare il simbolo degli Intrepidi, che adesso le ricopriva il dorso della mano destra.

Aria chiuse gli occhi e cercò di non pensare al bruciore martellante che le percorreva la schiena. Sentiva la mano di Tori seguire verso l’interno la linea dalla sua scapola sinistra, per poi scendere in diagonale verso le costole, e seguirne la linea sopra il fianco.

Il progetto del tatuaggio che aveva lei stessa scelto ed ideato, con i consigli della tatuatrice, prevedeva un piccolo ghirigoro alla base del collo, proprio sotto l’orecchio sinistro, staccato dal resto del disegno sulla schiena. Vi passò la mano sopra, sentendo la pelle ancora infiammata, e accarezzò con le dite le linee di quella parte di tatuaggio già finito, che si intrecciavano su una piccola parte della sua nuca.

Quando, oltre le tende velate dello studio, vide passare la figura imponete di un capofazione a lei noto, il cuore le mancò di un battito e la sua mano si paralizzò sul collo.

Eric sfilò davanti a lei, seguito dai ragazzi che erano seduti con lui al tavolino e, per tutto il tempo, non le tolse gli occhi di dosso.

Accarezzò con lo sguardo il suo braccio scoperto seguendolo fino alla mano ancora appoggiata al collo, poi si spostò sui contorni della sua figura accavallata alla poltrona e, infine, raggiunse la mano di Tori che continuava a lavorare sulla sua schiena nuda.

Aria si pentì dell’espressione di stupore che aveva delineata fra i proprio lineamenti, poiché in quel momento Eric le ricambiò lo sguardo, e mai avrebbe voluto che la vedesse in quel modo. Forse riusciva a sentire il vuoto che avvertiva lei allo stomaco, forse riusciva a vedere il rossore delle sue guancia attraverso il suo imbarazzo.

Il ragazzo dovette girare la testa per continuare a guardarla mentre avanzava ma, dopo il loro ultimo scambio di sguardi, lo vide sogghignare divertito, ed abbassare finalmente la testa e proseguire per la sua strada sparendo dal suo campo visivo.

Quando l’incanto fu spezzato, Aria ricominciò a respirare. Tolse la mano dal collo e se la portò sul petto, dove il cuore batteva all’impazzata.

 

Aveva abbandonato Quattro sul ring a raccogliere un ragazzino trasfazione, lasciando che fosse lui a prendersi il disturbo di portarlo in infermeria dopo che il suo avversario lo aveva steso.

Lui aveva altro da fare, appartata in un angolo della palestra c’era una ragazza seduta su di una trave di legno che usavano come ostacolo durante gli allenamenti. Dondolava le gambe e si teneva con entrambe le mani ai lati dei fianchi per non cadere e, quando vide che la stava raggiungendo, abbassò tranquillamente la testa come se niente fosse.

Eric l’affiancò appoggiando i reni alla trave, poi incrociò le braccia al petto. –Credo di aver trovato il modo per farti vincere contro Peter!- le annunciò sovrappensiero, senza guardarla.

-A sì?- rispose lei, voltandosi verso di lui. Sul viso aveva un’ espressione serena e vide distintamente la scintilla di entusiasmo e di speranza che le attraversò gli occhi.

Povera illusa. –Sì, potresti presentarti sul ring con il vestito di ieri sera!-

Aria alzò gli occhi al cielo e tornò a prestare attenzione a quello che succedeva davanti a loro, senza cogliere minimamente la provocazione. Al contrario, nascose un risolino e scosse la testa, come se stessero realmente dialogando alla pari. –Dici che gli farei venire un infarto?-

Piegò la testa di lato e scrollò le spalle. –Oppure un’ erezione!-

L’occhiata che gli lanciò, e la velocità con cui si era voltata, per poco non fecero crollare la sua serietà. Era indignata, quasi sconvolta o forse profondamente offesa. Nonostante cercasse di non guardarla, colse con la coda dell’occhio il rossore che le imporporò le guance. –Cosa c’è?- le chiese malizioso, grattandosi distrattamente il collo. –Pensavi di potere andare in giro in quel modo, senza suscitare delle reazioni in un uomo che ti guarda?-

-E in te quali reazioni ho suscitato?-

A quelle parole, si voltò subito verso di lei.

Aria era stanca, se era arrossita una volta non lo avrebbe fatto ancora. Lo vide nel sorrisetto malizioso e arrogante con cui gli sosteneva lo sguardo, e lesse nel suo viso, teso verso il suo, tutta la sua determinazione. Evidentemente non voleva più recitare la parte della brava ragazza, voleva giocare ancora con il fuoco e tenergli testa, per dimostrare che anche lei sapeva provocarlo.

Era un gioco pericoloso il loro, ma a farsi male non sarebbe stato certo lui.

Serrò la mascella, alzò il mento e guardò davanti a sé. Se quella ragazzina intendeva scomporlo o coglierlo in contro piede aveva sbagliato di grosso, tuttavia, era deliziato dalla sua ritrovata arroganza. Non molte avrebbero osato tanto, essendo capaci di ribaltare la situazione.

-Perché, da come mi hai guardata, potrei dire che tu sia quasi riuscito a vedere il colore della biancheria che indossavo sotto…- Gli sussurrò all’orecchio.

Stava decisamente giocando con il fuoco. Un brivido gli attraversò lo stomaco e scese più in basso mentre, qualcosa di simile alla rabbia eppure totalmente diverso, gli solleticava la mente.

Si voltò a guardarla e la trovò ancora con il viso allungato verso di lui per arrivare alla sua altezza, gli occhi scuri brillanti di coraggio.

Avrebbe anche potuto complimentarsi con lei, ma non ne vedeva il motivo dato che sapeva perfettamente come rimetterla al suo posto.

-Magari…-  le disse abbassandosi contro il suo viso, soffiandole sulle labbra. –La prossima volta puoi venire a mostrarmi direttamente tu cosa indossi sotto la gonna…-

Quando il rossore esplose lentamente sotto la pelle delle sue guance, Eric si leccò avidamente le labbra, godendosi la sua vittoria. Vide tornare sul suo viso la vergogna, e i suoi occhi spalancarsi per lo stupore.

Sta volta si fece scappare una risata di pura soddisfazione, mentre lei si raddrizzava sulla trave, imbronciata e ancora tutta rossa in viso. Aria teneva le testa bassa e la mani serrate attorno alla trave, la coda di cavallo in cui aveva raccolto i capelli lasciava scoperto il collo elegante, dove intravide un piccolo tatuaggio. Sotto l’orecchio sinistro si intrecciavano linee stilizzate che riconobbe come onde marine che, sinuose, sembravano accarezzarla la nuca. Era solo un piccolo disegno, raffinato e astratto, ma si chiese perché avesse scelto proprio le linee di un’ onda d’acqua.

Poteva già dichiararsi soddisfatto, aveva ottenuto quello che voleva, ovvero provocarla e imbarazzarla, ma non poteva certo lasciarsi sfuggire l’occasione di mandarle nuovamente in fuoco le guance.

-Magari, la prossima volta, sarò io a toglierti i vestiti per vedere il tatuaggio che ti sei fatta sulla schiena!-

 

Avanzò a grandi a passi, deciso, spietato.

Dentro il poligono la vide, stava rimettendo in ordine le pistole sul tavolo, le vide piegare le labbra in un sorrisino e abbassare gli occhi per non trovarsi faccia a faccia con lui.

-Sei in ritardo, stavo quasi per credere che oggi non saresti venuto!-

Si accorse di ciò che aveva detto, ma non vi prestò attenzione. Ricordava come si erano lasciati, con lui che aveva fatto allusioni sulla sua schiena nuda, per poi lasciarla seduta dov’era per andarsene. Forse era quel loro piccolo scontro che le dava il coraggio per rivolgerglisi in quel modo, forse voleva solo dimostrare che anche lei sapeva giocare ed essere alla sua altezza.

Non gli importava. Non gli importava nulla.

Non si fermò, non passò troppo tempo ad osservarla, si limitò a raggiungerla con passo spedito.

La vide allontanarsi dal tavolo, guardarlo senza capire e posare su di lui il suo sguardo stupefatto, quasi spaventato.

Non gli importava. Non poteva importargli.

Le arrivò davanti e l’afferrò mettendole le mani ai lati del viso per attirarla a sé e baciare ferocemente le sue labbra.

Passarono i secondi, ed Eric si preparava per ricevere le sue proteste, per una sberla sul suo viso, o per uno dei suoi sguardi indignati mentre le guance le si imporporavano.

E invece non successe.

Lei ricambiò il bacio.

La sentì sollevarsi in punta di piedi e allungare le sue braccia delicate verso il suo collo. Lasciò che si aggrappasse a lui, che gli passasse una mano dietro la nuca e che con l’altra, come aveva immaginato, si aggrappasse invece al suo petto.

Quando la sentì inarcare la schiena contro di lui spostò le proprie mani dal suo viso ai suoi fianchi, stringendola a sé con fin troppa forza. Le passò ferocemente la mani sulla vita, sui fianchi, e la imprigionò in una morsa prepotente.

Intanto il bacio cresceva, assaporava quelle labbra e lasciava che si schiudessero per lui, cercando quasi a forza il contatto con la sua lingua ma lei continuava a non opporre resistenza. Così continuo a divorarla tramite quel bacio, a godersi il suo corpo fra la proprie mani, baciandola con crescente bramosia.

Poi le afferrò nuovamente il viso fra le mani, le morse con forza il labbro inferiore e, quando lei si lasciò sfuggire un gemito di dolore, la costrinse a staccarsi e a guardarlo negli occhi.

Lo guardò con rancore.

-Ricordarti bene questo momento,- le disse col fiato corto, abbassando poi gli occhi sulle sue labbra gonfie ed arrossate nel punto da lui morso. –Perché sarà il primo e l’ultimo.-

Detto ciò la lasciò, non prima di essersi assaporato la sua espressione turbata. I suoi occhi cobalto erano colmi di desiderio e di un calore di cui voleva ancora nutrirsi ma, nel profondo di quegli occhi, si nascondeva una scintilla di rabbia. Forse per il morso, forse per la brusca interruzione.

O forse per il momento stesso di passione.

Non disse nulla, se ne andò, lasciandola per la seconda volta nell’arco di poche ore sola e senza fiato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua… 

 

 

 

 

Scusate per il ritardo, questo capitolo è un po’… diverso dagli altri! Che ne pensate? Fatami sapere, baci e grazie…

 

   
 
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