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Autore: Sognolicantropi    21/08/2014    1 recensioni
È una scisaac (con molti accenni Sciles e Sterek) un po' diversa, il soprannaturale non c'entra, quindi non ci saranno lupi mannari, kanima ecc.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Derek Hale, Isaac Lahey, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: Bondage
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“Entrambi desiderarono di essersi fermati molti secondi prima… anzi, molto probabilmente non lo fecero affatto.”

 
 
«Ciao a tutti!» esordì Isaac allegro, entrando per mano con Scott, prima di bloccarsi davanti alla porta di fronte ai due ragazzi in evidente imbarazzo. Derek era visibilmente arrabbiato mentre Stiles, al contrario, stava cercando di evitare lo sguardo di Scott ben consapevole che, se ne avesse avuto il potere, il suo moro l’avrebbe incenerito con lo sguardo. Infine c’era Isaac che guardava i tre sorridente, evidentemente l’unico divertito dalla situazione.
«Scott, sei arrivato. Bene, possiamo andare a casa ora» disse Stiles, animandosi improvvisamente, alzandosi velocemente dal divano.
«Sì, okay. Andiamo» acconsentì il moro, senza aggiungere altro.
«Restate!» esclamarono all’unisono Isaac e Derek, evidentemente contrariati dall’idea che i loro amati potessero già tornare a casa.
«Scusateci un secondo», il moro subito dopo si avvicinò al più grande e, prendendolo per un braccio, lo trascinò in cucina.
Quando i due furono abbastanza lontani Derek guardò Isaac negli occhi, «Non si usa più bussare?!» esclamò controllando la voce.
«Sai è anche casa mia, il mio primo pensiero non sei che tu che dai dimostrazioni pubbliche. Prendetevi una stanza», Isaac non era arrabbiato, anzi era molto felice che il suo migliore amico stesse ascoltando i suoi consigli dopo diversi mesi.
«Non è che lo porto in camera alla prima uscita! Che idea si fa?». Derek era allibito dalla reazione del più piccolo, ma a restare arrabbiato proprio non ce la faceva. «Questo è un tuo problema» lo informò il biondo, puntandogli un dito contro. «Sei senza speranze. Sono senza speranze» sospirò Derek, scuotendo la testa.
Nel frattempo in salotto anche Scott e Stiles stavano “parlando”, ma non esattamente negli stessi toni amichevoli degli altri due ragazzi.
Il moro era in piedi di fronte all’amico che lo guardava davvero irritato. Scott gli stava facendo un scenata di gelosia come non ne faceva da tantissimo tempo.
«Vi siete baciati?!» ringhiò il più piccolo, quasi tremando dalla rabbia. «No Scott, non grazie a te» asserì Stiles secco, ancora senza guardare il moro. «Al primo appuntamento?!» continuò imperterrito il ragazzo, girandosi verso il più grande. «Parli tu? Voi due non vi conoscevate nemmeno!». Questa volta Stiles si girò per osservare la reazione di Scott, a quelle parole il moro si bloccò, non sapeva che cosa dire. «Vedi qual è il problema?!» sbottò Stiles, a sua volta alterato, «Se tu hai finalmente la possibilità di essere felice va bene al mondo, ma quando io finalmente trovo un ragazzo che mi fa sentire bene, devi fare le tue solite scenate!».
Stiles si maledì mentalmente per quello che aveva detto. Sapeva che avrebbe dovuto fermarsi molto prima, ma quando si arrabbiava non si riusciva a controllare, succedeva di rado che arrivasse al tirare in ballo un argomento tanto delicato e quando lo faceva aveva degli effetti devastanti su Scott. Il moro, infatti, sembrava una persona alla quale era appena arrivato un schiaffo. I suoi occhi ora sembravano di vetro, tante erano le lacrime che spingevano per scendere. Stiles aveva ragione anche quella volta, ma per il ragazzo era stato impossibile non scoppiare. Stiles era tutto ciò che aveva sempre avuto ed era estremamente geloso nei suoi confronti.
«Scott, Scott scusa. Sono stato crudele» mormorò Stiles avvicinandosi al moro. Lo fece sedere nel divano, aiutandolo, dato quanto era scioccato. «No Stiles, hai ragione. Solamente noi… io e te…» non riuscì a terminare la frase e intanto qualche lacrima cominciava a rigare il suo viso angelicato. «Ho capito» rispose e Scott ne era sicuro.«Ti prego non piangere a causa mia». Scott chiuse gli occhi, ascoltando l’amico, che gli asciugò il volto con la punta delle dita, delicatamente. «Ne dovremo parlare, d’accordo?» suggerì Stiles, dandogli un buffetto sulla guancia chiedendo conferma. Scott sorrise lievemente, pregando Stiles di perdonarlo con gli occhi. Il moro non avrebbe voluto arrabbiarsi così tanto e si sentiva un idiota. Non avrebbe dovuto aspettarsi altro d’altronde era ovvio che prima o poi il suo migliore amico avrebbe trovato qualcuno che amava e la sua reazione, ora che ci pensava a mente fredda, era stata esagerata. Entrare in casa e trovarsi in quella imbarazzante situazione non lo aveva di certo aiutato, anzi Scott non era pronto per condividere Stiles con un altro ragazzo così in fretta. Derek era un ragazzo gentile, dolce e sicuramente non avrebbe mai ferito Stiles, per questo Scott aveva deciso di aiutarli, di fare in modo che si conoscessero, ma ora Scott aveva bisogno di tempo.
Stiles, da parte sua, era rimasto molto sorpreso quando l’amico aveva lasciato il suo cellulare a casa di Derek, non si sarebbe mai aspettato un aiuto il quel “settore” da parte sua; una reazione del genere, in un certo senso se l’aspettava e quando pensava a come aveva trattato Scott pochi minuti prima lo faceva stare ancora peggio.
Nessuno conosceva il ragazzo come Stiles. Avevano vissuto assieme gli anni migliori della loro vita e lui amava ed odiava al tempo stesso ogni piccolo difetto di Scott. Sapeva quando il moro aveva bisogno di un suo abbraccio ancora prima che potesse dirgli se stava male.
Per loro era sempre stato un gioco di sguardi, si capivano senza il bisogno di parlare e, a volte, era proprio quella la parte più bella della loro relazione.
Scott, in quel momento, aveva bisogno di Stiles. Aveva bisogno che lo abbracciasse e che lo rassicurasse, piano, come solo lui avrebbe potuto fare. Ormai non c’era più bisogno di scuse, entrambi si erano capiti. Perdonati.
 
Quando Isaac e Derek tornarono, i due ragazzi stavano parlando tranquillamente tra di loro. Nulla faceva intendere un litigio tra i due. Scott e Stiles avevano deciso che, prima o poi avrebbero dovuto affrontare l’argomento, ma quello non erano né il tempo, né il luogo adatti. I due più grandi si sedettero affianco ai loro innamorati e il sorriso che Isaac rivolse a Scott si tramutò ben presto in uno sguardo a metà tra l’interrogativo e il preoccupato. Il biondo non aveva mai visto così il più piccolo, anche se si limitò a rispondere al suo sorriso, Scott aveva gli occhi tristi, arrossati dal pianto. Intrecciò poi le sue mani a quelle di Isaac: se in quel momento non poteva avere Stiles doveva essere sicuro che Isaac era lì, per lui.
Parlarono tranquillamente per diversi minuti e, dopo un po’ Derek propose ai due ragazzi di rimanere a cena con loro. Scott accettò con un sorriso immediatamente, scambiando uno sguardo innamorato al ragazzo affianco a lui. Stiles, però, non voleva fare tardi, il giorno dopo sarebbero dovuti tornare a lavoro, ma anche lui, al pari del moro, si lasciò convincere dalle occhiate eloquenti di Derek.
Scott, successivamente, si propose di cucinare dato che non riusciva a stare fermo in un posto e aveva un bisogno di distrarsi così, seguito da Isaac, si diresse in cucina lasciando Stiles e Derek da soli in salotto.
Il più grande si propose volenteroso di aiutare, ma Scott dopo aver constato le sue scarse abilità sul campo, lo pregò di stare seduto. E fermo, possibilmente.
In poco tempo Isaac riuscì a far tornare sulle labbra di Scott un grande sorriso, uno di quelli veri e il moro non potè ringraziarlo abbastanza. Il più grande non fece domande, non per disinteresse, ma perché aveva capito che Scott aveva bisogno di tempo e sicuramente sarebbe arrivato il momento in cui gliene avrebbe parlato.
Quando finirono la cena, Stiles e Derek decisero di fare una passeggiata mentre Isaac rimase a casa con il moro.  Scott non si sentiva molto bene quella sera e al pensiero di uscire al freddo di una notte newyorkese lo faceva sentire peggio.
Si sedettero assieme nel divano, decidendo così di guardare un film in televisione.
«Scott, va tutto bene? Stai tremando». Isaac lo guardò preoccupato. Il moro era appoggiato alla sua spalla e si sentiva scosso da tremiti chiaramente provenienti dal moro.
«Ho solo un po’ di freddo». Scott minimizzò, cogliendo l’occasione per farsi più vicino al biondo che, senza perdere il suo sguardo preoccupato, gli mise un braccio sulle spalle attirandolo a sé. Quando posò il mento sul capo di Scott ebbe la conferma che il ragazzo non stava per niente bene. «Ehi, hai la fronte che scotta! Qui tu hai la febbre» disse dolcemente Isaac, toccando con delicatezza la fronte del moro, cercando conferma.
«Dai Isy, non esagerare» Scott intanto aveva chiuso gli occhi, abbandonandosi completamente al corpo del più grande. Forse aveva ragione, non stava proprio bene, ma non era il caso di agitarsi troppo.
«Ti va di dormire un po’, finchè non arrivano gli altri?» disse Isaac, accarezzando il volto di Scott, davvero troppo caldo. Il piccolo annuì e lasciandosi condurre dal più grande si addormentò in pochi minuti tra le coperte, nel letto di Isaac.
Rimase accanto a Scott per diversi minuti, guardandolo mentre dormiva si sentiva il ragazzo più fortunato del mondo.
In quel momento finalmente capì perché aveva dovuto soffrire così tanto in vita sua. Tutto ciò che aveva dovuto sopportare era solamente per potersi meritare un ragazzo perfetto come lo era Scott. Ora gli insulti e i pregiudizi sembravano solo un ricordo sfuocato.
Nel corso della sua adolescenza era stato scalfito troppe volte, ma il moro era diventato la sua cura personale. Da quel giorno nel ponte, quando aveva posato le sue labbra in quelle di Scott, era come se delle piccole mani avessero cominciato a cucire i pezzi di un’anima che credeva andata perduta.
 
Tornò in salotto dopo esser rimasto diversi minuti a contemplare il volto del moro. Cercò di distrarsi da troppi pensieri che gli affollavano la mente, guardando la televisione.
Dopo neanche una mezz’ora Scott era tornato, con lui, nel divano. Isaac si spaventò quando lo vide in piedi, barcollante, alzandosi velocemente cercò di farlo ragionare, ma quando il moro disse con voce malferma “ho bisogno di te stasera” mandò al diavolo la dolcezza di Scott e lo portò con sé nel divano, poco importava in quel momento se si sarebbe poi preso la febbre.
Si distesero assieme, il moro poggiando la sua schiena al petto di Isaac, che lo circondò con le braccia, stringendolo a sé.
«Chissà cosa stanno facendo Stiles e Derek…» mormorò il biondo piano, «Non lo so e non voglio saperlo, dato le prestazioni di questa sera. Isaac avvertì una punta di gelosia in quell’affermazione e sorrise.
«Credo che Stiles dovrebbe preoccuparsi invece. Scott, siamo in un divano, uno contro l’altro e potrebbe accadere quals-». Il più grande non potè terminare la frase perché sentì il gomito di Scott incastrarsi tra le sue costole. «Ehi… scherzavo…» sussurrò Isaac piano, avvicinandosi all’orecchio del moro, che rabbrividì di piacere al tono usato dal ragazzo.
Quella posizione stava diventando pericolosa, così Scott si girò tra le braccia di Isaac per poterlo guardare negli occhi.
«Quando potrò baciarti io?» azzardò Isaac, sorridendo.
«Presto, suppongo». Scott chiuse gli occhi, stringendosi al petto del più grande, che gli lasciò un bacio tra i capelli prima di chiudere gli occhi a sua volta e addormentarsi.
 
Scott trascorse una notte tranquilla, contento, per una volta, di non essere tra le braccia di Stiles.
  
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