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Autore: joker666    17/09/2008    4 recensioni
Due persone che si odiano possono arrivare a bruciare di passione l'una per l'altra? Si, ma in che modo? Forse riuscendo ad abbattere le grandi mura costituite dall'orgoglio e dal pregiudizio... Ma se a complicare le cose ci fosse un fidanzato, delle amanti insidiose, vampiri, licantropi, una gravidanza inaspettata, un amico innamorato di se stesso e della propria madre, un amica di cui pensavi di sapere tutto, un torneo di quidditch tra scuole di magia, una borsa di studio ambita da più persone, dei nuovi professori strambi, un padre che sta per essere condannato, delle super-nonne e una guerra di confine tra creature magiche... Beh, allora la cosa diventa un po più complicata. Se amate i racconti avventurosi, romantici e divertenti, vi do il benvenuto all'ultimo, rocambolesco anno di Hogwarts.... Dove tutti sono protagonisti (anche se il pairing principale è quello specificato). P.S.:non tiene conto di "Harry Potter e i doni della morte" e Voldy si è preso un anno sabatico.
Genere: Commedia, Avventura, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 19
capitolo 19
Ferite, Bugie, Paure...




Pansy Isabel Parkinson



Hermione era furiosa. Corse a rinchiudersi in camera, tenendo sempre in conto di non dover svegliare i due nuovi professori che alloggiavano da grifondoro.

Quello che non sapeva era che Semiria e Felix non erano affatto sotto le coperte, bensì in perlustrazione ai confini della foresta proibita.
Felix tastò il terreno umido, nel punto in cui credeva di aver rilevato un impronta di creatura magica. La luce della luna crescente conferiva allo scenario un aspetto meno tetro.
Ma la luna, si sa, è bugiarda, ed anche quando sembra che voglia tranquillizzarti in realtà trama silenziosamente.
- C’è da preoccuparsi?- chiese cauta Semiria, scostando appena il copricapo del mantello.
- No.. In questo periodo i centauri sono in calore, quindi è normale che si spingano un po’ oltre la foresta. Il problema è domani notte.- fece Felix risollevandosi.
- Domani è Shera di guardia.- tentò di rassicurarlo l’amica.
- È questo che mi preoccupa..- ribatté lui.
- Oh, andiamo, Felix! Fra noi è quella che si sa difendere meglio! Io ho molta fiducia in lei!- protestò la Douglas.
- Non è questo.. Domani c’è la luna piena. L’ultimo attacco di licantropi è avvenuto a Luxtown, non lontano da qui. C’è la probabilità che si spingano fino alla foresta! Il richiamo della perla nera è forte! June e Shera potrebbero scontrarsi con loro! Ju ne sentirà la presenza e non saprà resistere alla tentazione di fare fuori qualche mannaro.. Accidenti!- spiegò apprensivo il ragazzo.
- Capisco. June non permetterà a Shera di scontrarsi con un licantropo, per quell’assurda idea che la sua è una vendetta personale. Avril si incazzerà a morte appena saprà di June. E se la prenderà con te.- Ora anche Semiria aveva l’aria preoccupata.
Felix sospirò profondamente.
- Andiamo a vedere se Hagrid ha scoperto qualcosa.- suggerì lui dopo aver riflettuto per un po’.
- Ok.- rispose la Douglas, ma non abbandonò quella sua aria preoccupata.

Quella notte più di un grifondoro perse il sonno.
Difatti neanche Ronald Weasley riuscì a raggiunger il suo dormitorio.
Uscito dalla camera dei segreti, Ron percorse cautamente il tragitto che lo separava dalla scala secondaria che portava ai piani superiori. Ogni minimo rumore riecheggiava nei corridoi deserti, conferendo alla scuola un aspetto ancora più spettrale se possibile.
Stava per imboccare il corridoio che lo portava allo smistamento delle scalinate quando un rumore sospetto attirò la sua attenzione. All’inizio rimase immobile, temendo il peggio ( Gazza o Pix). Si mise ad ascoltare più attentamente. Dei suoni discontinui difatti provenivano dalla parte opposta del corridoio che, ahimè, non era illuminata per niente.
Ron non era esattamente quel gran cuor di leone (come invece le riviste raccontavano da quando era diventato il fidato braccio destro di Potter).
I suoi battiti cardiaci aumentarono.
Poi i rumori si fecero più distinti: sentì gorgogliare e singhiozzare sommessamente. Qualcosa di più simile ad un pianto.
D’un tratto un orribile presentimento balenò nella sua mente: Hermione era uscita poco prima. Forse si trattava di lei!
Non ci pensò due volte a piombare nel punto da dove provenivano gli strani suoni.
La scena che gli si parò davanti fu raccapricciante.
Un corpo, riverso su se stesso, in preda a delle piccole convulsioni sincronizzate ai singhiozzi. Ron cominciò a sudare freddo.
Si preparò al peggio.
Lentamente si chinò sulla figura e con una mano cercò voltarla per poterla vedere in faccia.
Rosso. Fu ciò che percepì immediatamente.
Il rosso del sangue che dipingeva quella maschera di sofferenza. Dal naso continuavano a zampillare fiotti di sangue.
Non curante dello spettatore, la ragazza cercava di portarsi una mano sul naso. Ma non ci riuscì.. Aveva le braccia completamente peste e tagliuzzate. I capelli erano stati recisi e sparsi tutt’intorno.
Allarmato Ron le si avvicinò e la prese fra le braccia.
Finalmente la riconobbe.
- Parkinson!- esclamò sorpreso.
La ragazza continuava a singhiozzare e le lacrime sgorgavano copiose dai suoi occhi. Ciononostante non bastavano a lavare via il sangue presente.
- Mio Dio! Chi ti ha fatto questo?- chiese inorridito il ragazzo.
Ma Pansy non aveva la forza di rispondere. Ci provava, ma produceva degli strani gorgoglii.
Ron frugò nella sua tasca per cercare un fazzoletto ma al suo posto trovò solo un bandana della nazionale inglese di Quidditch (autografata tra l’altro), ma non esitò un attimo a tamponarle il sangue.
- Ti porto in infermeria!- disse risoluto.
Lei cominciò a scalciare (per quanto le fu possibile) e fra i vari grugniti, Ron riuscì a distinguere un “no”.
- Hai bisogno di cure!- rincarò.
La ragazza sgranò gli occhi pesti e prese a piangere più forte.
- Ti prego..- riuscì a sibilare faticosamente.
Pansy Parkinson che lo pregava.
Pansy Parkinson pestata in mezzo ad un corridoio.
Una purosangue a cui hanno tentato di rasare la testa, pestata e buttata in mezzo ad un corridoio.
Ron era molto confuso. Ci pensò su, ma non aveva molto tempo, Pansy stava male.
La prese fra le braccia per portarla in un luogo sicuro e subito sentì il corpo della ragazza afflosciarsi. Era svenuta.
Candy Williams, che aveva seguito Ron fuori dalla camera dei segreti, non poteva credere ai suoi occhi. Chi aveva potuto fare una cosa del genere alla Parkinson? I Grifondoro erano tutti nella camera.. Tranne la Granger.
Era risaputo l’odio che scorreva fra le due casate, ma arrivare a tanto le sembrava veramente assurdo.
Continuò a seguire il rossino, voleva capirci di più …
Perché la Granger avrebbe dovuto accanirsi così sulla povera Pansy?
Beh.. I motivi c’erano.. Ma Candy, da buona serpeverde riconosceva solo i torti subiti, non quelli inflitti.

La torre di astronomia sarebbe stata troppo fredda per la ragazza.. Ma magari, l’aula della Cooman sarebbe risultata ideale. Con tutti quei cuscini, la luce fioca, la temperatura gradevole. L’indomani sarebbe stata domenica quindi nessuno sarebbe andato a lezione.
Si diresse verso l’aula di divinazione.
Pansy cominciava a pesare ma poteva farcela.
Arrivato a destinazione si premurò di adagiarla su una serie di cuscini. La osservò meglio: il naso rotto, il labbro spaccato, i capelli tagliati a sfregio.
Sentì scricchiolare il pavimento e istintivamente portò la mano alla bacchetta.
- Chi è là?- domandò a voce alta, spaventato.
- S.. Sono Candy Williams di serpeverde.- la ragazza si avvicinò verso Ron per farsi vedere meglio.
- Io.. Non è come pensi.. Non sono stato io.. Lei poi non ha voluto essere portata in infermeria.-cercò di giustificarsi.
- Si , lo so.. Ho visto tutto.. Sono uscita dopo di te dalla camera.- spiegò la bionda.
Ci fu un lungo silenzio imbarazzante in cui Ron tentava di riflettere sul da farsi. Ma era difficile pensare.. Quella era una situazione abbastanza ingarbugliata e Ron aveva dei tempi di reazione abbastanza lenti.
Poi fu la ragazza a prendere l’iniziativa: - Senti, vado a cercare qualcosa per medicarla. Ci conviene non parlare con nessuno di questa storia. Al suo risveglio chiederemo a lei. Se non ha voluto essere portata in infermeria, fidati, un motivo ci sarà.- diagnosticò pragmatica.
Uno slytherin sa sempre come comportarsi in certe situazioni.
- Io.. Rimango con lei.- propose Ron.
Candy annuì e si avviò verso la porta.
- Ma i serpeverde non erano invitati alla festa… - Ron ricordò questo particolare prima che la ragazza uscisse di scena (giusto per dare conferma alla teoria dei tempi di reazione di Ronald Weasley).
- Ecco.. Io volevo tanto venire ad una festa grifondoro..- la ragazza arrossì.
- E perché mai una slytherin dovrebbe desiderare una cosa del genere?- domandò curioso.
- Io.. È per te.. Volevo vederti – confessò la ragazza facendo finta di vergognarsi ancora di più. – Ma ho anche notato che eri in dolce compagnia … Quindi non ti preoccupare.-
Ron divenne paonazzo.
Candy si chiuse la porta dietro le spalle.

Alcuni raggi di luna filtravano dalle finestre per metà oscurate dalle pesanti e vetuste tende di fustagno bordeaux.
Ron si sedette accanto alla malcapitata e fece comparire un po’ d’acqua ed un panno, incantesimo imparato osservando i gesti di Molly ogni volta che uno di loro si macchiava vestito, scarpe, viso o quant’altro..
Le pulì il viso, prima che il sangue, che ora aveva smesso di zampillare dal setto rotto, si incrostasse.
La Parkinson era una di quelle ragazze che lui continuava a ripetere di odiare, ma in quel momento, la luna millantatrice, la dipingeva come una ragazza fragile e.. spezzata.
Sapeva che una volta sveglia, lei sarebbe stata sempre l’altera Pansy di serpeverde.
Ma Ron non l’avrebbe mai lasciata in quel corridoio.
Ron era buono. Onesto.
Aveva paura, ma comunque agiva.
Era imbranato ma tentava.
Diceva cose cattive ma non le pensava.
E si affezionava agli oggetti. Era geloso delle sue cose.
Ma non aveva esitato a usare la sua bandana portafortuna per Pansy.
Ron credeva di non essere poi un gran ché come persona. E la sua umiltà era un altro dei suoi pregi.

Invece…
Essere a slytherin era come fare il militare.
Così Tiger e Goyle giustificavano le loro angherie verso gli ultimi arrivati della loro casa. Perché con quelli delle altre case, che subivano i loro maltrattamenti, non avevano bisogno di giustificarsi.
Così, la mattina dopo, la presenza di Millepiedi Bullstrode, seduta a tavola fra quelli del primo anno, aveva un senso.
- È una prova di coraggio!- sosteneva Vincent.
- Se riuscirete a resistere alla nausea allora sarete dei veri serpeverde!- Gregory dava man forte al compare.
In realtà volevano solo sbarazzarsi del tanfo micidiale che ogni mattina guastava loro la colazione. E il pranzo. E la merenda. E la cena. E lo spuntino di mezzanotte. E il capriccio delle tre e un quarto.
Insomma ormai, in quanto a cattiverie, erano degli esperti.
Nelle loro fantasie più recondite immaginavano Draco Malfoy che dava loro una pacca sulla schiena, sospirava e poi sorrideva bonariamente, dicendo: “i miei cuccioli.. Solo ieri dovevo tracciare loro il sentiero. Mentre ora che li guardo.. che splendidi cigni che sono diventati”.

Al tavolo di grifondoro, Harry Potter e la sua ragazza tentavano di tenere gli occhi aperti. Avevano appena lasciato a fatica il letto, o meglio il comodo giaciglio improvvisato nella camera dei segreti dove, ad una certa ora, tutti i presenti alla festa collassarono vergognosamente.
Fecero colazione anche se il loro stomaco fermentava di acidi gastrici. Dovevano mettere qualcosa sotto i denti, altrimenti, con quell’alito da asfalto non sarebbero riusciti a darsi il bacio del buongiorno.
Che grandi problema che ha Harry Potter.
- Ma tu hai visto mio fratello per caso?- fu la prima cosa che Ginny chiese ad Harry.
- Ah, non ti preoccupare per lui, Gin..- la rassicurò il suo ragazzo.
- In che senso, scusa?- insistette la piccola Weasley.
- Mah, semplicemente credo che tuo fratello abbia passato la notte in dolce compagnia… Nella camera di Hermione.- Mentre diceva ciò, Harry vide nascere e crescere un ampio sorriso sul volto della rossina.

Appena entrata in sala grande, Hermione individuò subito i suoi due amici e si diresse a passo spedito verso di loro, non senza rimanere basita di fronte a degli alunni del primo anno di Slytherin, che fuggivano a causa di improvvisi coniati di vomito.
- Harry, Gin!- chiamo la ragazza come a volersi annunciare, prima di raggiungerli completamente.
Harry sorrise e disse qualcosa nell’orecchio a Ginevra.
Hermione invece non era per niente contenta della situazione.
Quella mattina, svegliandosi, notò che il dormitorio di grifondoro era praticamente deserto. Ed ora se li trovava tutti lì, a colazione, formato zombie.
- Cosa avete da ridere? Dovevate rientrare sta notte! Pensa se qualcuno si fosse accorto della vostra assenza!- bacchettò la regina dei grifoni.
- Tranquilla Hermy! È andato tutto bene! Piuttosto tu?- fece curiosa la rossina.
Intanto Harry la osservava sorridente, alzando ritmicamente le sopracciglia, in cerca di intesa con l’amica.
Ma che gli prende a ‘sti due? Sta mattina sono strani!
- Siete sempre così allegri voi due? Io mi sono svegliata con le palle girate!- disse irritata la riccia.
- Oh.. – mormorò Harry, tornando serio. – succede, sai? Non tutti la prendono bene!-
Hermione lo guardò come se fosse un marziano.
Ma che cosa sta dicendo?
- Ha ragione Harry.. L’importante è non farne una tragedia.. La seconda volta, comunque è meglio!- fece la piccola Weasley, in tono di incoraggiamento.
La riccia prese a massaggiarsi le tempie, cercando di trattenere il nervoso.
- Ragazzi, non so se sono i postumi di una sbronza a farvi quest’effetto ma… Mi spiegate di cosa state parlando?- chiese Hermione cautamente.
Harry e Ginny la fissarono confusi, poi si guardarono fra loro.
Ci rinuncio.
- Avete visto Ron?- fece spazientita.
- Ma.. ma … Non era con te?- balbettarono all’unisono.
- Veramente l’ultima volta che l’ho visto era alla festa!- rispose la riccia.
I due si guardarono di nuovo sconcertati.
- Sentite, andate al diavolo!- risolse. Prese una brioche e decise di andarsene in biblioteca, lontano da sguardi ebeti.
Ginny tirò una gomitata a Harry: - ma non avevi detto che avevano passato la nottata insieme? Che l’avevano fatto?-
- Ma infatti! Ron era di queste intenzioni! L’ho visto lasciare la festa!- poi si fece serio. – che gli sia accaduto qualcosa?-
Domanda vana.. In quello stesso momento Ronald Weasley li raggiunse al tavolo, li salutò, fece scorta di ciambelle e si congedò velocemente.
Harry e Ginny seguirono tutto con lo sguardo, senza avere il tempo di porre domande.
È meno complicato stare dietro Voldemort che a ‘sti due, pensò l’ex bambino sopravvissuto.

A Burnington Manor, le ore che precedettero il ritorno ad Hogwarts, furono piene di tensione per Draco Malfoy.
La notte prima aveva fatto uno strano sogno.
Era a letto con una donna di cui non riusciva a vedere il volto.
Solo gli occhi. Li vedeva luccicare in maniera fulminea.
Però non ricordava la loro forma, il colore…
Ricordava solo quel bagliore.
Si risvegliò di soprassalto e con la bacchetta tra le mani. Nel dormiveglia aveva avvertito dei rumori e quando aprì gli occhi vide di fronte a se, sulla porta della stanza da letto, i due paggetti albini di Dora.
- La signora dice che la colazione è pronta. Ci ha detto di riferirle anche che, terminato il pasto, la aspetta in biblioteca.- annunciarono all’unisono. Poi se ne andarono senza scomporsi troppo del fatto che Draco aveva continuato a tenere la bacchetta puntata su di loro.
Blaise aveva dormito in una stanza non molto distante dalla sua.
Di solito era proprio lui a violare l’intimità del suo risveglio mattutino.
Ripensandoci, anche la sera prima il suo amico non volle proferire parola con nessuno ma si chiuse in un mutismo fatto di profondi sospiri alternati da pause più o meno brevi.
Neanche Draco però ebbe il coraggio di rivolgere la parola a Zabini..
Sapeva che ciò che aveva fatto era profondamente sbagliato: in realtà non capiva bene il perché.. Draco non avrebbe dovuto dare spiegazioni a nessuno.. Soprattutto dopo che al Wizengamot fu decretata la sua innocenza e le accuse contro di lui vennero contestate tramite alibi inattaccabili, ultimi strascichi del potere di suo padre.
Ed allora perché si sentiva così in colpa per non aver raccontato la verità al suo amico? Certo sarebbe stato meno gravoso quel fardello se solo avesse potuto condividerlo. Ma non lo fece per diversi motivi che comportavano la sicurezza e l’incolumità dell’amico.
Dal canto suo Zabini, che aveva dormito pochissimo, si ritrovò a vagare disorientato dinanzi al laghetto di Burnington Manor.
E in questi momenti di sconforto, dove sentiva di non potersi fidare di nessuno, Zabini prendeva a parlare con se stesso come se fosse due persone distinte.. Il Blaise insicuro e fragile emotivamente e il Conte…
“non capisco.. Dove ho sbagliato?”
“come fai a domandarti dove TU hai sbagliato? Tu non hai sbagliato proprio un bel niente”
“Ed allora perché Draco non mi ha detto la verità?”
“Non essere stupido.. Chi vuoi che ti venga a confessare un crimine del genere prima ancora di commetterlo? Nessuno voleva la morte di Silente, tantomeno tu! Avresti cercato di dissuaderlo!”
“Ed allora quel’è la mia funzione se non posso consigliarlo ne migliore dei modi, per evitare che possa commettere degli stupidi errori?”
“Blaise, sei una creature pulita e ingenua.. Come puoi ancora credere di avere il potere di cambiare il corso degli eventi? Quella era la sua missione, il suo destino! Per quanto riguarda la storia dell’amicizia lascia che ti dica una cosa … Le persone non sempre cambiano, non dobbiamo stare loro vicino perché ci aspettiamo qualcosa .. Semplicemente vanno prese così come sono .. Anche con i loro sbagli, perché caratterizzano la loro specialissima persona..”
“Come siete saggio, Conte!”
“E tu, mio piccolo Blaise, sei l’essere più bello del creato..”
“Ecco perché mi fido di lei.. Dice sempre la verità”
“Andrai a parlare con Draco?”
“no.. Sta volta non la passerà liscia”
“Cosa avresti intenzione di fare?”
“Ancora non lo so.. Mi verrà un idea”
Era molto inusuale vedere un ragazzo, a quell’ora del mattino, che parlava con la propria immagine riflessa nelle acque del lago..

Nella sala da pranzo di Burnington Manor la tavola imbandita accuratamente dagli elfi, aspettava solo che Draco consumasse ciò che di meglio aveva da offrire.
Il biondo, sulla soglia della sala, osservava quanto vuota potesse essere l’esistenza di una persona che diceva di avere tutto.
Era già capitato molte volte di dover consumare un pasto in completa solitudine, su di tavolo troppo grande per un'unica persona. Ma questa volta la desolazione era dentro di lui.
Cercò di accomodarsi per poter consumare la colazione.
Ma non riuscì neanche a sistemarsi il fazzoletto sulle gambe che sentì l’impulso irrefrenabile di alzarsi ed uscire dalla sala.
Corse nel giardino.
Inaspettatamente vi trovò sua madre.
La osservò curare le rose di Dora.
Narcissa aveva una vera e propria passione per il giardinaggio. Le rose di Malfoy Manor erano il suo vanto maggiore, durante i Brunch che si organizzavano quando ancora l’infamia non aveva colpito la sua famiglia.
L’ammirava per questo suo dono: prendersi cura delle cose per farle diventare belle e forti.
Ma ora quell’immagine sprigionava in lui la più profonda delle amarezze: se si fosse curata di lui o delle sua famiglia come faceva con quelle rose magari le cose sarebbero state diverse.
Non che un donnino come Narcissa avrebbe avuto la minima speranza contro quel caprone di Lucius.
Ma il cuore ferito del ragazzo aveva bisogno di imputare la colpa a qualcuno, e la presunta infedeltà di Narcissa, il suo stato interessante lo testimoniava, faceva di lei il capro espiatorio per eccellenza.
Non volle rivolgerle la parola.
Non si fece neanche notare e si diresse, a passo spedito, dentro casa, verso lo studio di Dora.
Trovo la donna intenta a guardare fuori dalla grande vetrata, fumando la sua solita pipetta.
- Siediti pure, Draco, so che hai molte domande da farmi.-
Il ragazzo silenziosamente, entrò nella stanza e si richiuse la porta alle sue spalle.




Ad onore del vero avevo questo capitolo pronto da un bel po... Ma si sa, l'estate porta altri mille pensieri, come ad esempio organizzare unafesta di paese, un estemporanea di pittura, gestirne lepubbliche relazioni , montare dei video-documentari sulle tradizioni contadine.. Così per fare un esempio generico...
Poi ci sono le sbronze, gli amici di vecchia data che si ritrovano, il mare, la pressione bassa che ti fa venire voglia di sbatteri a terra, i falò sulla spiaggia, la notte della taranta... Insomma un bel po di cose che mi hanno tirato scema.
Spero che pochi abbiano sentito la mia mancanza, anche se questo vuol dire che la mia ff non piace... Ma so chealle volte quando ci si appassiona è difficile sopportare i ritardi di persone come me.
Ringrazio la mia analista Kucciolaflea:
Hai centrato in pieno l'entrata in scena di Shera.. Decisamente non sarei voluta essere per niente al mondo di fianco allo sfregiato in quel momento sennò sai che puzza di m****a... Comunque, passando in rassegna i personaggi, Ron non ha tutti i torti... Effettivamente nonera il luogo per consumare la prima volta di Hermione, anche se lui è veramente un salamone, e l'unica cosa che può fare di buono per l'umanità è schiattare in silenzio... Ufff (mi sono contenuta).
Il nostro Draco è sempre bello e problematico, e più scrivo di lui più riesco a sentirlo reale, molto di più dei virtuosi della Rowling... Ahhh..
Tua nonna è il punto focale della storia, la svolta nascosta... Ma ora che te l'ho detto non lo è più..
.....Dhouch'....
Joker



  
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