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Autore: Hazel92    22/08/2014    3 recensioni
Los Angeles è stata divisa in cinque fazioni,consacrate ognuna a un valore: la sapienza per gli Eruditi, il coraggio per gli Intrepidi, l'amicizia per i Pacifici, l'altruismo per gli Abneganti e l'onestà per i Candidi. Genim Stilinski a sedici anni, come tutti i suoi coetanei è chiamato a compiere una scelta. Rimanere nella sua fazione, accanto ai suoi cari, oppure lasciare tutto e iniziare una nuova vita in un'altra fazione? Tuttavia, il test che dovrebbe indicargli quale fazione scegliere si rivela inconcludente e ciò che ne risulta sembra essere veramente pericoloso.
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Questa è una mia rivisitazione del primo volume della trilogia di Veronica Roth, Divergent. Anche se non conoscete il libro potete comunque leggerla. Spero vi piaccia. :)
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Stiles Stilinski , Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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Angolo dell’autrice: I’m back! Si, lo so è passata una vita e mi dispiace, ma non voglio abbandonare questa storia. Spero che qualcuno dopo tutto questo tempo sia ancora interessato a leggerla e a farmi sapere che ne pensa. In questo capitolo si scoprono un po’ di cose e mi farebbe davvero piacere sapere che ne pensate. Beh, vi lascio alla lettura.
 

Il mattino seguente quando entriamo in palestra mi trovo davanti un enorme bersaglio. Sono stanco, ma allo stesso tempo sento ancora addosso l’eccitazione dovuta alla vittoria del giorno precedente. Ma non è solo per quello. Sono felice per quel momento solo mio che ho avuto con Lydia. La cerco e finalmente trovo i suoi capelli biondo fragola. Faccio per avvicinarmi a lei, ma Jackson mi precede e così rinuncio. Su un tavolo scorgo un mucchio di coltelli. Di nuovo esercitazione di tiro.
Al centro della stanza c’è Kate, che sembra più indispettita del solito.
“Domani sarà l’ultimo giorno del primo modulo” esordisce. “Riprenderete i combattimenti più tardi. Stamattina imparerete a colpire un bersaglio. Ognuno prenda tre coltelli.” Mi avvicino al tavolo e faccio come dice. “Osservate bene Derek che vi mostrerà la tecnica corretta per lanciarli.”
Osservo il braccio di Derek mentre lancia il coltello, ne osservo i movimenti e la posizione del corpo. Non ha sbagliato neanche un colpo.
“Allinearsi!” urla Kate. In quel momento capisco che non è semplicemente arrabbiata. È ferita nell’orgoglio, perché ieri è stata sconfitta, e l’orgoglio per gli intrepidi è importante.
Eseguiamo il suo ordine ma aspetto a lanciare. Voglio prima imparare alla perfezione il movimento. Così passo i primi minuti ad esercitarmi senza coltello.
“Ehi, Rigido! Hai presente cos’è un coltello?” Jackson come al solito non perde occasione per infastidirmi. Questa volta però lo ignoro e inizio ad esercitarmi con il coltello. Ripeto il movimento ancora un po’ e alla fine tiro. La lama va a sbattere contro la tavola. Non si conficca, ma sono il primo a colpire il bersaglio. Mi volto soddisfatto verso Jackson, che lo ha appena mancato di nuovo. “Ehi,Jackson ”non riesco a trattenermi. “Hai presente cos’è un bersaglio?” Isaac accanto a me ridacchia.

Circa mezz’ora dopo, solo una persona non ha ancora mai messo assegno un tiro: Danny. Penso che in fondo non sia una tragedia, visto che il suo punteggio è abbastanza alto, ma le cose iniziano a prendere una brutta piega quando Kate se ne accorge.
“Che problemi hai, Candido? Ti serve una lente d’ingrandimento?” Danny si irrigidisce, ma non le risponde. Prova a lanciare di nuovo, ma il coltello finisce a terra.
“Vai a raccoglierlo” gli intima Kate.  Danny ci guarda e noto come la sua espressione sia intimorita. Involontariamente ci siamo tutti fermati ma Kate ci richiama: “Vi ho detto di fermarvi?”
Ricominciamo a colpire la tavola, mentre Danny cerca di far ragionare Kate.
“Non posso andare a raccoglierlo!” esclama “Stanno tutti lanciando.”
“Quindi?”
“Quindi non voglio essere colpito.” E’ la prima volta che Danny va contro uno dei nostri istruttori.
“Penso che tu possa contare sul fatto che i tuoi compagni hanno una mira migliore della tua. Vai a prendere il coltello.” Per un momento penso che stia sul serio per farlo, ma poi mi stupisce.
“No” dice. È arrivato al limite di sopportazione. Sono preoccupato per lui, ma allo stesso tempo ne sono orgoglioso.
“Perché no? Hai paura?”
“Di essere infilzato con un coltello volante? Si, certo!” Ahia. Penso. Danny è stato troppo sincero. Avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa, soprattutto perché si parla di paura.
“Fermi!” grida a quel punto Kate. “Allontanatevi, tutti tranne te” dice rivolta a Danny. “Mettiti davanti al bersaglio”. Questa volta Danny non replica.
“Derek, vieni a darmi una mano.” Questo si avvicina svogliatamente.
“E’ proprio necessario?” chiede. Perfino Kate sembra stupita che abbia provato a contraddirla. Aggrotta le sopracciglia.
“Comando io qui, quindi si…è necessario” Kate si allontana lasciando il posto a Derek. Poi si rivolge di nuovo a Danny “Rimarrai là mentre lui lancia i coltelli. Finché non impari a non battere ciglio.”
Osservo Derek. La mascella è serrata, le braccia tese mentre afferra i coltelli. Poi sposto lo sguardo su Danny. I suoi occhi sono spalancati e per la prima volta colgo la paura sul suo volto.
Stringo i pugni. Non dovrei farlo. Penso. Li ho già sfidati una volta. Però non ce la faccio. “Smettetela!” grido facendomi largo tra i miei compagni. Sento gli occhi puntarsi su di me.
“Così non dimostrate proprio niente. Chiunque può stare immobile davanti a un bersaglio”. Kate sogghigna.
“Allora non dovresti avere problemi a prendere il suo posto.” Sento qualcuno dietro di me ridere. Sicuramente Jackson. Non muoio dalla voglia di mettermi davanti al bersaglio, ma ormai non posso tirarmi indietro. Mi avvicino alla tavola e prendo il posto di Danny che mi rivolge un sorriso tirato. Io gli faccio un segno con la testa. Sto facendo la cosa giusta.
Adesso il mio sguardo è fisso su Derek.
“Se chiudi gli occhi Danny prende il tuo posto”. Annuisco. Derek solleva la mano in aria e poi lancia. Il coltello si conficca con un tonfo alla mia destra. A circa dieci centimetri dalla mia faccia.
“Ne hai abbastanza, Rigido?” sta cercando di provocarmi. “No”. Ribatto.
Passa qualche secondo e poi lancia il secondo coltello. Questa volta si conficca sopra la mia testa e sono sicuro che ci sia andato molto più vicino.
Ne manca solo uno. Penso. Trattengo il fiato, mentre Derek alza di nuovo il braccio e lancia di nuovo. un bruciore mi colpisce l’orecchio sinistro. Sollevo una mano e le mie dita si cospargono di un liquido rosso. Mi ha colpito. Gli lancio uno sguardo severo e dal modo in cui mi guarda lui, capisco che lo ha fatto apposta.
“Mi piacerebbe fermarmi e vedere se siete coraggiosi quanto lui” dice Kate mentre mi sorride. Sembra soddisfatta, come se al posto mio ci fosse stata lei. “Ma penso che per oggi sia abbastanza”. Poi mi si avvicina e mi sussurra all’orecchio qualcosa che mi sconvolge: “Dovrei tenerti d’occhio”. In quel momento mi rendo conto di aver esagerato. Ha capito che sono un Divergente? Ma poi se ne va e torno a respirare.
Mi stacco dalla tavola e mentre passo accanto a Derek lui mi dice “Stai sanguinando” gli lancio un’occhiataccia. “Me ne sono accorto, grazie.” Poi raggiungo i miei compagni e insieme a loro lascio la palestra.
 

Il giorno seguente è la vigilia del giorno delle visite. Non riesco a pensare ad altro. Sinceramente non mi importa se e con chi dovrò combattere quel pomeriggio. Voglio solo che arrivi domani. Quella mattina però decido di andarmi a comprare dei nuovi vestiti. Mi sono accorto che la maggior parte o sono rovinati o non mi entrano più. L’addestramento degli intrepidi ha fatto spuntare dei muscoli di cui non sapevo l’esistenza. Appena metto piede fuori dal dormitorio, mi scontro con qualcuno. È Danny. Ancora non abbiamo avuto modo di parlare.
“Ciao” mi saluta. Sembra imbarazzato.
“Ciao…” gli rispondo a mia volta titubante.
“Dove stai andando?” mi chiede.
“Al Pozzo. Ho bisogno di vestiti nuovi.”
“Posso accompagnarti?” annuisco. Camminiamo in silenzio per un po’, poi è Danny a romperlo.
“Volevo ringraziarti. Sai…per ieri.” Scuto la testa.
“Figurati”
“Nessun altro lo avrebbe fatto. Sei proprio un Abnegante…” Danny lo dice sorridendo, ma per qualche motivo io ne sono infastidito.
“Non sono un Abnegante” replico.
“Scusa, intendevo…” non lo lascio finire.
“Lascia stare. Fa niente. Ho capito.” Forse la mia reazione è stata esagerata, ma ormai non sono più un abnegante. Sono un Intrepido.

Io e Danny ci fermiamo in un negozio e acquisto un paio di pantaloni e una maglietta. Per oggi può bastare. Mentre torniamo però, all’interno del negozio di tatuaggi riconosco una figura. Mi blocco.
“Che c’è? Vuoi farti un tatuaggio?” mi chiede Danny.
“Entriamo a dare un’occhiata.” Al suo interno ci accoglie un uomo sulla quarantina, dalla carnagione olivastra. Per un attimo penso di aver avuto un abbaglio, ma poi appare. La ragazza del test. Ancora non mi ha visto, così mi avvicino facendo finta di prestare attenzione ai tatuaggi. Fortunatamente Danny sta facendo altrettanto.
“Ciao” le dico. Lei alza la testa e quando mi guarda ho l’impressione di scorgere un lampo di paura.
“Genim, giusto?” sussulto. Non sono più abituato a sentirmi chiamare così.
“Stiles, in realtà” lei annuisce. “E lei è?” Non so ancora il suo nome.
“Marin” mi risponde. “Cosa posso fare per te? Vuoi un tatuaggio?” scuoto la testa.
“Ho bisogno di parlarti di…” lanciò un’occhiata a Danny, che nel frattempo ha iniziato una conversazione con l’uomo del negozio “….una cosa. Quando vuoi.”
“Non credo sia saggio” obietta parlando a bassa voce. “Ti ho già aiutato per quanto ho potuto. Adesso devi cavartela da solo.” Sento la delusione crescere dentro di me. So che se vorrebbe potrebbe aiutarmi molto di più.
“Allora, vuoi farti un tatuaggio?” mi domanda di nuovo.
“No” le rispondo.
“Allora non credo di poter fare altro.”
 

Il giorno delle visite è arrivato. Tutti si vestono in silenzio, e so che nessuno di noi è sicuro di rivedere i proprio genitori. Non tutti prendono bene la scelta di un figlio di cambiare fazione, ma qualcosa mi dice che mio padre ci sarà. 
All’improvviso Kate fa irruzione nella stanza. “Attenzione!” urla. “Voglio darvi qualche consiglio su oggi. Se per miracolo i vostri parenti dovessero venire a farvi visita, cosa di cui dubito, è meglio che non vi mostriate troppo affezionati. Renderà tutto più facile per voi, e anche per loro. Inoltre qui prendiamo molto sul serio il motto la fazione prima del sangue. Se siete troppo attaccati alle vostre famiglie significa che non siete del tutto contenti della vostra fazione. E questo sarebbe disonorevole. Ci siamo intesi?”. Ho capito perfettamente.
Esco nel pozzo, dove sono già radunate diverse famiglie, per la maggior parte di Intrepidi, quelle degli iniziati interni. Mi guardo intorno e scorgo Allison. Sta parlando con uomo. Ha una folta barba e gli occhi azzurri. Deve essere suo padre.
Con grande stupore mi accorgo che quasi tutti i miei compagni hanno ricevuto visite. Perfino Jackson. Poi vedo Lydia che abbraccia una bella donna con una camicetta azzurra. Sua madre. Sorrido alla vista di quella scena.

Alla fine riesco a scorgere mio padre. È venuto! Non ne avevo mai dubitato, ma vederlo li mi rassicura. Accelero il passo e lo raggiungo. Solo in quel momento mi accorgo che insieme a lui c’è un’altra persona.
“Scott!” esclamo. “Che ci fai qui?” in genere non è permesso agli amici farci visita.
“Sono riuscito ad ottenere un permesso speciale.” Mi dice sorridendo. A quel punto non ci penso due volte. Mi sporgo verso di lui e lo abbraccio. Lui rimane fermo, non siamo abituati a questi gesti. Mi lascia qualche pacca imbarazzate sulle spalle e poi sciolgo l’abbraccio. Non mi importa di quello che dicono gli intrepidi. Abbraccio anche mio padre. Quando ci stacchiamo lui posa le mani sulle mie spalle e mi osserva.
“Genim” dice, come se gli fosse mancato dire il mio nome. Mi ritrovo a provare pena per lui e mi sento uno schifo. L’ho abbandonato. L’ho lasciato solo. Come ho potuto? Ma poi lui mi sorride e so che nonostante tutto non ce l’ha con me. “Hai messo su qualche chilo…” mi dice.
“Muscoli” lo correggo sorridendo mentre mi scopro il bicipite e glieli mostro. Lui e Scott ridono. Mi sono mancati.
“Allora, ti sei fatto degli amici?” mi chiede mio padre. Annuisco e indico qualcuno. Danny, Isaac, Erica.
“E Lydia?” questa volta è Scott a parlare. Sento le guance che mi vanno a fuoco e spero sia solo una sensazione e che non si siano colorate sul serio.
“Ci stiamo…conoscendo”rispondo rimanendo sul vago. Ed in fondo è vero. Distolgo lo sguardo e involontariamente incrocio proprio quello di Allison. Mi sorride e io le faccio segno di avvicinarsi. Quando Scott si accorge di quello che sto facendo va nel panico.
“Che fai? Sei impazzito?” mi metto a ridere.
“Sii disinvolto” gli dico. Allison ci raggiunge con quel sorriso dolce che ha sempre stampato in faccia.
“Papà, Scott…lei è Allison” mio padre le stringe subito la mano, Scott invece esita qualche secondo.
“Così…lui è Scott” dice Allison. Io mi gratto la testa imbarazzato.
“Le…le hai parlato di me?” chiede Scott. Il suo tono è allarmato.
“Più o meno”. Allison si lascia andare a una risata.
“Ragazzi” esordisce mio padre “vi dispiace se vi lasciamo un attimo soli?” lo guardo interrogativamente mentre Allison scuote la testa.

Seguo mio padre nonostante non capisca come faccia ad orientarsi. Dove stiamo andando? All’improvviso mi afferra per un braccio e svolta a sinistra. Si infila in un corridoio buio e quasi mi spaventa.
“Genim, con me puoi parlare sinceramente” esordisce “come sono andati i combattimenti? Come ti sei classificato?”  lo guardo interrogativamente.
“Come fai a sapere dei combattimenti e delle classifiche?”
“Non sono così top secret come credi le informazioni sull’iniziazione degli intrepidi.”
“Sono a metà”. Rispondo.
“Bene. Cerca di non salire troppo in classifica. Non devi attirare l’attenzione.” Questa conversazione sta diventando sempre più strana. “Ora, dimmi…che risultato hai avuto al test attitudinale?” Mi ricordo delle parole di Marin. Mi ricordo del suo avvertimento. Non dovrei dirlo a nessuno, ma lui è mio padre.
“Test inconcludente” ammetto a bassa voce.
“Immaginavo.” Sospira. “Sta succedendo a molti figli degli Abneganti, ma da te avrei dovuto aspettarmelo maggiormente.” Che sta dicendo? Anche lui era…?
“Tua madre” mi risponde come se mi avesse letto nel pensiero.
“Mamma era una…” mio padre mi copre la bocca con un mano.
“Non dirlo.”
“Perché?” gli chiedo. Adesso voglio sapere di più.
“Non posso dirtelo. Cerca solo di non attirare l’attenzione.”
“Dimmi qualcosa!” non può darmi queste informazioni e poi pretendere che non faccia domande.
“Sta succedendo qualcosa. Ha a che fare con il siero di simulazione. Purtroppo a noi Abneganti è stato negato l’accesso alla fazione degli Eruditi, altrimenti sarei andato li appositamente per indagare…”
“Perché vi hanno negato l’accesso?”
“La situazione è sempre più tesa.” Rimango in silenzio, confuso da tutte quelle informazioni.
“Adesso devo andare. Mi raccomando, ricorda quello che ti ho detto.” Mi posa una mano su una spalla e la stringe. Mi sta salutando.
Si allontana da me ed io sono troppo stordito per seguirlo. In fondo al corridoio si volta e dice: “Mangia un pezzo di torta per me, d’accordo? Quella al cioccolato. È deliziosa”. Mi rivolge un ultimo sorriso. “Ti voglio bene” mi dice. E poi sparisce.
Rimango li, fermo, per diversi secondi, e allora capisco. Mio padre è già stato qui, ricordava questo corridoio. Quindi, non solo mia madre era una Divergente, ma mio padre…era un Intrepido.
   
 
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