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Autore: ChibyLilla    22/08/2014    2 recensioni
Dopo un anno dalla prima audizione, Kurt è entrato alla NYADA e finalmente raggiunge Rachel a New York. Anche Finn riesce a trovare lavoro lì, in modo da poter stare col fratello e la fidanzata.
Rachel divide la casa con Santana e l'innumerevole quantità di persone che la ragazza porta a casa 0.0
Finn si trova a convivere con Elliot, un musicista disordinato e disorganizzato sotto ogni punto di vista.
Kurt abita con un altro studente al primo anno come lui, Blaine. Dolce, affabile, ma circondato da un'aurea di mistero. Non può che essere amore.
Romance - Hurt/Comfort - a tratti Demenziale
Genere: Demenziale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E siamo arrivati alla fine!

Una lunga, molto lunga fine! Ma vi prego di arrivare fino in fondo! E se vi va, leggete le note a fine capitolo ^^

 

Enjoy!

 

Buon Natale

 

 

“Papà, stavo proprio per dirtelo.”

“Dirmi cosa, Kurt?”

“Non glielo hai detto?”

Kurt oscillò con lo sguardo da Blaine a Burt e alla fine lo fissò sul tavolo al centro tra i due, indeciso su chi affrontare per primo. “Stavo per farlo,” iniziò, rivolgendosi al vuoto. “Volevo trovare il modo giusto, perché non è il genere di cosa che si dice per telefono. Papà, Blaine ed io ci stiamo frequentando. Da un po’.”

“Voi- Che cosa?” Burt era sorpreso, sembrava scettico piuttosto che arrabbiato e Kurt pensò di essersela cavata. Ma forse aveva tratto conclusioni troppo affrettate.

“Beh, congratulazioni, ragazzi!” Carole per fortuna interruppe quello strano silenzio che si era creato e Kurt giurò che le sarebbe stato grato per sempre. Stava per ringraziarla, ma fu fermato da Blaine che si alzò di scatto, mormorando qualcosa che Kurt non riuscì a cogliere e lasciò la stanza.

“Kurt-”

Kurt decise che per il momento avrebbe ignorato il padre. Doveva parlare con Blaine. Si era impegnato con tutto se stesso per cercare di tenerlo calmo e non aggiungere altra ansia a quella che già aveva all’idea di stare nella stessa stanza di Burt e Carole ed aveva miseramente fallito. Sapeva benissimo che Blaine era arrabbiato a morte per quello che aveva fatto e sapeva ancora meglio che in quel momento stava male.

Il moro era in soggiorno, in piedi con una mano appoggiata al bracciolo del divano e l’altra premuta contro il proprio stomaco. “Blaine, Blaine, scusami, ti prego.” Lo raggiunse con un paio di ampie falcate, prendendogli il viso tra le mani e costringendolo a guardarlo. Prevedibilmente gli occhi di Blaine non furono in grado di a mettere a fuoco il suo viso e Kurt sapeva che ormai stava perdendo il controllo.

Con la coda dell’occhio si accorse che Carole e Burt li avevano seguiti e cercò di far capire con il solo uso del proprio sguardo che non dovevano avvicinarsi. Con tutta probabilità Blaine non si era accorto della loro presenza e quello non poteva che essere un bene.

“Kurt-” Blaine si stava sforzando di dire qualcosa, ma Kurt aveva difficoltà a decifrare le sue parole, pronunciate con le labbra quasi completamente immobili e senza emettere suoni coerenti. “Non respiro-”

“No, no, Blaine. Va tutto bene. Ehi, guardami!”

Kurt imprecò quando Blaine tremò sotto le sue mani e cadde a terra con un rumore tutt’altro che gradevole. Il primo pensiero che attraversò la sua mente fu che gli sarebbero comparsi dei lividi enormi sulle ginocchia e si sentì stupido a pensare sempre ai dettagli meno rilevanti.

Si inginocchio accanto a lui, alzando una mano per bloccare Carole prima che potesse avvicinarsi e cercò di sistemare Blaine come aveva visto fare a suo fratello, ma il più piccolo continuava a resistergli, lamentandosi di non riuscire a respirare e chiedendo a Kurt perché non avesse detto niente. O almeno Kurt pensò che quelle fossero le sue parole.

Si arrese quando sentì Blaine fare meno resistenza ai suoi movimenti. Sapeva benissimo che non si stava affatto calmando. Semplicemente le sue emozioni stavano prendendo il sopravvento e si sentì male al pensiero di essere la causa del fatto che Blaine stesse così.

Sospirò, quando Blaine ricadde a peso morto contro il suo petto.

Come se si fosse improvvisamente risvegliata, Carole si avvicinò, inginocchiandosi accanto a Kurt ed aiutandolo a distendere Blaine a terra, mentre Burt continuava a guardarli con aria interrogativa.

“Grazie, Carole. Per favore, posso parlargli un attimo da solo?”

“Non mi sembra che possa ascoltarti al momento,” provò ad opporsi Burt, ma Kurt non era pronto a cedere così facilmente e non aveva molto tempo per spiegarsi.

“Lo so,” gli fece notare senza riuscire ad addolcire il tono della propria voce, “Ma sta per svegliarsi e non voglio che si spaventi vedendovi ancora qui. Dieci minuti. Datemi dieci minuti per parlare con lui e poi vi spiegherò tutto, okay?”

Burt stava per obiettare, ma Carole lo fermò posandogli una mano sul braccio, “Lasciamoli parlare. A me servirebbe una mano in cucina.”

Santa donna.

Kurt sospirò ancora, sedendosi con la schiena contro il divano, aspettando che Blaine si svegliasse e provando ad organizzare un discorso sensato.

“Ehi.”

“Ehi,” ripetè Blaine aprendo gli occhi.

“Mi dispiace,” Kurt fermò Blaine prima che potesse copiargli anche quest’altra frase e proseguì. “Avrei dovuto dirlo prima di portarti qui, Finn aveva perfettamente ragione. E se ci è arrivato Finn, voglio dire!”

“Kurt-”

“Ma il fatto è che sei il mio primo ragazzo. Non avevo la minima idea di come dirglielo, sono andato nel panico e ho rimandato. Ti giuro che volevo dirglielo e che non ha niente a che fare con te. Sei perfetto e ti adoro così come sei e so che anche loro ti adornano, ero sincero prima. È solo che dovevo trovare il modo giusto.”

“Non penso che ci sei riuscito.”

“Sei arrabbiato?”

“No,” Blaine era ancora sdraiato a terra ed aveva la schiena ghiacciata, probabilmente come il di dietro di Kurt. Ma aveva il timore che fosse troppo preso per alzarsi, così restò nella stessa posizione, girando appena la testa, in modo da poter guardare Kurt senza diventare strabico e continuò, “Non sono arrabbiato, è solo che, beh, se non lo avevi detto potevi dire a me di non venire.”

“Ma io voglio davvero passare il Natale con te.”

“Allora potevi avvertirmi di non baciarti, di comportarmi da amico, qualcosa del genere!”

Kurt si morse il labbro, “Non volevo che pensassi quello che probabilmente stai pensando ora. Che non volevo dire a mio padre di noi. Io volevo, voglio urlare al mondo che stiamo insieme. Lo sai, vero?”

Blaine annuì, decidendosi finalmente a rialzarsi. “Kurt?”

“Dimmi.”

“Hanno visto anche questo, vero?”

Kurt avrebbe voluto negare ed evitargli almeno questo, ma non poteva permettersi di tradire ancora una volta la fiducia di Blaine. Trattenne il respiro, annuendo ed aspettando la sua reazione.

Sorprendentemente Blaine non ricominciò a dare di matto, si limitò a sorridere imbarazzato, “Ho proprio dato spettacolo. Se dopo oggi tuo padre ti costringe a trovare una nuova casa e mi bandisce da Lima, posso capirlo.”

Kurt ghignò, allacciando le braccia dietro la schiena di Blaine, “Mio padre costringerebbe te ad andar via, al limite. Ma non glielo permetterei,” spiegò, strofinando il naso contro il suo e sfiorando le sue labbra. “Andiamo?”

Blaine lo seguì in silenzio quando Kurt lo avvertì del discorso che stava per dover fare e i due fecero ritorno in cucina, dove Carole e Burt li aspettavano con un’espressione indecifrabile sul viso. Avevano parlato anche loro e Kurt poteva solo sperale che Carole fosse riuscita a calmare suo padre abbastanza da evitare un'altra crisi a Blaine.

“Allora, Kurt?” cominciò Burt, mentre Carole porgeva un bicchiere d’acqua a Blaine, accarezzandogli amorevolmente un braccio.

“Blaine ed io ci frequentiamo da quasi due mesi,” Basta giri di parole. “Avevo intenzione di dirvelo, ma preferivo farlo dal vivo piuttosto che al telefono. E lo avrei fatto stasera, possibilmente quando Blaine sarebbe stato a letto. Perché come avrete immaginato, a lui non avevo detto di non averne parlato ancora a nessuno.” Okay, detto a voce alta sembrava stupido. Ma aveva avuto senso nella sua mente, fino a cinque secondi prima.

“Vi frequentate da quasi due mesi, Kurt? E vivete nella stessa casa.”

“E questo cosa centra?”

Burt sospirò, “Perché diavolo credi che Finn e Rachel non abitino insieme? I tuoi non hanno niente da dire a riguardo, Blaine?”

Kurt si passò una mano davanti al viso, esasperato.

“Ah? Eh…”

“Lascia perdere. Non mi interessa cosa pensano gli altri, Kurt. Tu sei mio figlio e non puoi abitare nella stessa casa del tuo ragazzo. Perché state insieme, giusto? Frequentarsi è solo un modo più moderno per dire che siete fidanzati.”

“Con tutto il dovuto rispetto-” Kurt stava per spiegare che Rachel e Finn non erano certo impossibilitati a fare certe cose solo perché abitavano in case diverse, ma poi pensò che fosse meglio chiudere la questione quanto prima, “Ma non credo che sia il momento di affrontare questo tipo di discorso. Vi ho appena detto che sono fidanzato e dovresti essere felice per me, papà-”

“E lo sono-”

“E so che Blaine ti piace-”

“Infatti-”

“Certo che lo so! Me lo hai detto tu, ricordi? Che era un tipo a posto. Che nel tuo linguaggio vuol dire che ti è simpatico e che non avrei potuto trovare coinquilino migliore. Coinquilino, non fidanzato, lo so. Ma non posso farci niente!”

“Kurt-”

“E gli piace il football. Chissà, magari mi convincerà a vedere una partita prima o poi, no? Dovresti essere felice per me. Per noi.”

Burt sbuffò sonoramente, alzando il tono della propria voce, “Kurt!”

“Ho finito, dimmi.”

“Sono felice per voi. Sul serio. Ma mi aspettavo un comportamento diverso da parte tua. Mi aspettavo una telefonata entusiasta, magari nel cuore della notte, dopo avermi fatto prendere un colpo. È stato strano saperlo così.”

“Oh. Beh, allora mi fa piacere. Credo.”

Lasciarono cadere così il discorso e dopo qualche attimo di imbarazzante silenzio, si concentrarono su argomenti più futili e Kurt dovette ammettere che, se all’inizio il disagio era stato quasi insostenibile, pian piano l’atmosfera sembrò rilassarsi ed il ritorno di Rachel e Finn non fece altro che contribuire a creare un clima sereno. O almeno questa era la sensazione che aveva avuto Kurt.

“Ragazzi, possiamo finire Burt ed io. Andate a riposarvi un po’, prima che arrivino i nostri ospiti,” propose Carole, costringendo Kurt, Rachel e Blaine a smettere di tagliare cubetti di verdura e trascinare via Finn prima che avesse la possibilità di mangiare tutte le frittelle.

Fu Rachel a proporre un film e, nonostante tutti avessero approvato, prima ancora dell’inizio Blaine si allontanò con la scusa di dover fare una telefonata.

“Credo che ci sia qualcosa che non va!” Scusa a cui naturalmente nessuno aveva creduto.

“Ma non mi dire, Rachel!” borbottò Kurt, spiegando in breve cosa era successo e quando la ragazza si offrì per andare a controllare Blaine Finn la fermò, offrendosi volontario.

“Se non ti dispiace, Kurt, penso che dovrebbe parlargli qualcuno un po’ meno di parte rispetto a te.”

“Che vuoi dire?”

“Che non crederebbe ad una sola parola da parte tua. È normale che tu voglia fargli credere che è tutto okay, sei il suo ragazzo! Io, al contrario sono imparziale. Lascia fare a me.” Eh si, Finn a volte sapeva davvero stupire chi gli stava intorno! Si alzò prima di poter essere fermato e raggiunse Blaine fuori la porta, sedendosi accanto a lui sui gradini del portico. “Posso, vero?”

“È casa tua.”

“Sei arrabbiato.”

“No. è solo che… Finn, tuo padre sembrava a posto con me, che cosa è cambiato?” Blaine si riferiva evidentemente alle risposte poco cortesi che Blaine aveva ricevuto alle domande poste e alle occhiatacce che Burt gli aveva rivolto e che anche i muri avevano notato.

“Blaine, non è cambiato niente. A Burt piaci, se fossi venuto qui con me ti avrebbe offerto una birra e ti avrebbe fatto posto sul divano per guardare il football insieme a lui. Ma sei il fidanzato di suo figlio,” Finn colse la sua espressione e si affrettò ad aggiungere, “Si, state insieme, vi frequentate, quello che è. Per Burt tu sei il ragazzo che ha tra le mani il cuore di suo figlio e che può fare di tutto. È un po’ come con i genitori di Rachel, è la loro bambina.”

“Kurt è maschio. E Carole adora Rachel.”

Finn si lasciò sfuggire una sonora risata, “Mamma fa del suo meglio; vuole bene a Rachel, ma a volte ha i suoi momenti di gelosia. E lo stesso vale per Burt. So che Kurt è maschio, ma è sempre stato il bambino indifeso da proteggere. E poi arriva questo affascinante ragazzo da New York!” Finn enfatizzò il concetto indicando Blaine con un ampio gesto della mano e sollevò un sopracciglio, chiedendogli implicitamente se aveva o meno colto il punto.

“Ho capito. È che- se fossi in lui vorrei di meglio per mio figlio.”

Finn si morse un labbro, consapevole di non essere la persona adatta a mandare avanti questo discorso. Ecco, avrebbe fatto meglio a lasciar parlare Rachel. “Io vorrei che mio figlio fosse felice e lascerei a lui la scelta.”

“Molto nobile da parte tua,” Blaine stirò le labbra in un sorriso forzato, distogliendo lo sguardo, “Ma Burt ha visto come ho reagito prima e probabilmente pensa che io sia un idiota. E penso che abbia ragione.”

Finn si azzardò a mettergli una mano sulla spalla, “Credimi, Burt non potrebbe mai giudicarti male per il tuo… Essere emotivo. Ha cresciuto Kurt, nessuno più di lui sa cosa vuol dire dover far fronte a sbalzi d’umore, crisi di panico e pianti improvvisi.”

“Ma che-?”

“Kurt è stato un adolescente particolarmente melodrammatico. Chiedigli di quando ha rotto la lampada nella nostra camera perché gli avevo detto che era troppo femminile!”

“Io non sono un adolescente.”

Finn sorrise, nonostante il suo tentativo di cambiare discorso fosse miseramente fallito, “Hai capito cosa voglio dire. Burt non penserà male di te per questo. Al massimo penserà che ora hai tu tutta l’attenzione di Kurt e lui può approfittarne per mangiare maionese ed hot dog di nascosto, credimi.”

“Grazie, Finn!”

“Ma ti pare?! Ora sei mio fratello acquisito, giusto?” Finn si alzò porgendo una mano a Blaine, ma prima che potessero entrare una voce attirò la sua attenzione.

“Hudson, meno di quattro mesi a New York e mi hai già tradito?”

Finn ghignò entusiasta e si girò in direzione della nuova voce, “Puck, fratello!”

Blaine si sforzò di ricordare quale fosse il vero nome di Puck, era certo che Kurt glielo avesse detto. Forse Noel, o magari Nate. Dopo uno scambio di abbracci e pacche sulla spalla, Finn si sottrasse alla presa del vecchio amico e compagno di avventure e salutò la ragazza bionda al suo fianco. Doveva essere Quinn. Lei ricambiò l’abbraccio, ma lo interruppe con una certa urgenza, “Felice di rivederti, Finn, ma non ci hai ancora presentato questo bel ragazzo,” si lamentò e Blaine arrossì, presentandosi da solo e stringendo la mano ai due ragazzi.

“È il fidanzato di Kurt!” spiegò Finn.

Quinn squittì, sgranando gli occhi ed ispezionando Blaine da capo a piedi, lasciandogli addosso la strana sensazione di essere stato spogliato perfino dell’intimo. Probabilmente quella ragazza si era accorta anche della piccola cicatrice che aveva sul fianco destro e del neo dietro la schiena.

“Non avrei mai immaginato che Kurt avrebbe trovato l’amore a New York!” commentò Puck.

“Non avrei mai immaginato che Kurt avrebbe trovato un fidanzato più bello del mio,” scherzò Quinn, strizzando il bicipite del ragazzo con una mano sottile e facendo notare a tutti i presenti che stava iniziando a nevicare e loro erano ancora all’aperto.

Non appena misero piede in casa Kurt e Rachel spensero la TV, salutando con entusiasmo i nuovi arrivati e Kurt prese da parte Blaine il tempo necessario per chiedergli se fosse tutto okay.

Poi il campanello suonò di nuovo ed altri due visi fecero il loro ingresso.

Kurt si fiondò tra le braccia della ragazza dalla pelle scura e Blaine intuì che si trattasse di Mercedes. Quindi il ragazzo era per forza Sam, pensò spostando lo sguardo su di lui. “Sam Evans?” si trovò a chiedere a voce alta, ottenendo in risposta un “Blaine? Anderson?” pronunciato con lo stesso stupore.

“Voi due vi conoscete?” chiese Finn, attirando sui due l’attenzione di Mercedes e Kurt.

“Noi siamo-” Sam guardò Mercedes per un attimo, “Lui è Blaine! Te ne ho parlato, ‘Cedes! Amico, non sei cambiato per niente. Credo che tu sia anche rimasto della stessa altezza!”

Blaine ghignò, arrossendo appena, “Non posso dire lo stesso di te!” Poi si avvicinò di un passo a Kurt, spiegandogli, “Siamo stati al liceo insieme.”

Kurt fece una smorfia, “Ma che dici? Sam era a scuola con noi. Un anno indietro, ma era al McKinley!”

Fu Mercedes a riepilogare la situazione per tutti i presenti, “Sam si è trasferito al secondo anno da noi. E a quanto pare Blaine, qui, era il suo migliore amico. Hanno continuato a sentirsi per quasi un anno, dico bene?” aspettò un cenno di approvazione, poi posò lo sguardo sul viso che finalmente aveva un nome, “Ma poi Blaine ha smesso di rispondere alle chiamate di Sam.”

Kurt fece qualche calcolo nella propria mente. Blaine aveva smesso di parlare a Sam dopo l’incidente. Sentì l’esigenza di abbracciare il ragazzo e nasconderlo almeno in parte allo sguardo indagatore di tutti, ma ottenne l’effetto opposto, quando anche Mercedes si concentrò su quel gesto.

“Ed ora è il fidanzato di Kurt!” chiarì Quinn con un battito di mani.

In quello stesso momento comparvero Carole e Burt, lei con macchie di pomodoro sul grembiule e lui con una birra in una mano ed un giornale nell’altra.

“Iniziavamo a chiederci quando sareste arrivati, ragazzi! Buon Natale!”

 

Pochi minuti più tardi erano tutti seduti al tavolo in cucina, intenti ad aggiornarsi sulle ultime novità e sul modo in cui la fine del liceo aveva cambiato le loro vite. Kurt colse un momento di distrazione generale per avvicinarsi a Blaine, “Buon Natale!” gli sussurrò in un orecchio, ricevendo in risposta un piccolo bacio all’angolo delle labbra. Anche Kurt poteva dire che Natale era la sua festa preferita a partire da quel giorno, ma i suoi motivi erano del tutto diversi rispetto a quelli del fidanzato. Odiava ancora le palle di neve e non avrebbe mai messo piede in un centro di accoglienza.

Però Natale aveva riunito la sua famiglia ed i suoi amici e gli aveva permesso di includere Blaine nella sua vita a Lima.

In quel momento aveva capito che Blaine non era soltanto la sua avventura New Yorkese; Blaine Devon Anderson era ufficialmente entrato nella sua vita.

E quella sera Kurt ricevette il più bel regalo di Natale che avrebbe potuto immaginare, l’approvazione di suo padre per continuare a vivere con Blaine, nonostante gli evidenti risvolti nel proprio rapporto.

 

The end.

Vorrei davvero davvero davvero ringraziare tutti. Chi ha letto, recensito, inserito la storia tra le preferite/recensite/ricordate. Certo, non posso dire che questa storia sia stata un vero e proprio successo, ma mi è piaciuto tantissimo scriverla e spero che almeno un po’ sia piaciuto anche a voi leggerla!

Come avevo anticipato, ci sono delle nuove storie a cui sto lavorando.

Di una ho postato il primo capitolo qui (https://www.fanfiction.net/s/10636050/1/Heartache) e a breve la tradurrò in italiano.

Le altre due sono ancora ben conservate nel mio pc, ma volevo chiedervi un consiglio! Siccome ho pensato a due trame completamente diverse e non penso di poterle portare avanti entrambe, chiedo a voi: preferireste leggere una storia ambientata a New York, o ai tempi delle Nuove Direzioni? Più Klaine o più Blam?

Un bacio,

ChibyL

  
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