E siamo arrivati
alla fine!
Una lunga, molto
lunga fine! Ma vi prego di arrivare fino in
fondo! E se vi va, leggete le note a fine capitolo ^^
Enjoy!
Buon
Natale
“Papà,
stavo proprio per dirtelo.”
“Dirmi
cosa, Kurt?”
“Non
glielo hai detto?”
Kurt
oscillò con lo sguardo da Blaine a Burt e alla fine lo
fissò sul tavolo al centro tra i due, indeciso su chi
affrontare per primo.
“Stavo per farlo,” iniziò, rivolgendosi
al vuoto. “Volevo trovare il modo
giusto, perché non è il genere di cosa che si
dice per telefono. Papà, Blaine
ed io ci stiamo frequentando. Da un po’.”
“Voi-
Che cosa?” Burt era sorpreso, sembrava scettico
piuttosto che arrabbiato e Kurt pensò di essersela cavata.
Ma forse aveva
tratto conclusioni troppo affrettate.
“Beh,
congratulazioni, ragazzi!” Carole per fortuna
interruppe quello strano silenzio che si era creato e Kurt
giurò che le sarebbe
stato grato per sempre. Stava per ringraziarla, ma fu fermato da Blaine
che si alzò
di scatto, mormorando qualcosa che Kurt non riuscì a
cogliere e lasciò la
stanza.
“Kurt-”
Kurt decise che
per il momento avrebbe ignorato il padre.
Doveva parlare con Blaine. Si era impegnato con tutto se stesso per
cercare di
tenerlo calmo e non aggiungere altra ansia a quella che già
aveva all’idea di
stare nella stessa stanza di Burt e Carole ed aveva miseramente
fallito. Sapeva
benissimo che Blaine era arrabbiato a morte per quello che aveva fatto
e sapeva
ancora meglio che in quel momento stava male.
Il moro era in
soggiorno, in piedi con una mano appoggiata al
bracciolo del divano e l’altra premuta contro il proprio
stomaco. “Blaine,
Blaine, scusami, ti prego.” Lo raggiunse con un paio di ampie
falcate, prendendogli
il viso tra le mani e costringendolo a guardarlo. Prevedibilmente gli
occhi di
Blaine non furono in grado di a mettere a fuoco il suo viso e Kurt
sapeva che
ormai stava perdendo il controllo.
Con la coda
dell’occhio si accorse che Carole e Burt li avevano
seguiti e cercò di far capire con il solo uso del proprio
sguardo che non
dovevano avvicinarsi. Con tutta probabilità Blaine non si
era accorto della
loro presenza e quello non poteva che essere un bene.
“Kurt-”
Blaine si stava sforzando di dire qualcosa, ma Kurt
aveva difficoltà a decifrare le sue parole, pronunciate con
le labbra quasi
completamente immobili e senza emettere suoni coerenti. “Non
respiro-”
“No,
no, Blaine. Va tutto bene. Ehi, guardami!”
Kurt
imprecò quando Blaine tremò sotto le sue mani e
cadde a
terra con un rumore tutt’altro che gradevole. Il primo
pensiero che attraversò
la sua mente fu che gli sarebbero comparsi dei lividi enormi sulle
ginocchia e
si sentì stupido a pensare sempre ai dettagli meno rilevanti.
Si inginocchio
accanto a lui, alzando una mano per bloccare
Carole prima che potesse avvicinarsi e cercò di sistemare
Blaine come aveva
visto fare a suo fratello, ma il più piccolo continuava a
resistergli,
lamentandosi di non riuscire a respirare e chiedendo a Kurt
perché non avesse
detto niente. O almeno Kurt pensò che quelle fossero le sue
parole.
Si arrese quando
sentì Blaine fare meno resistenza ai suoi
movimenti. Sapeva benissimo che non si stava affatto calmando.
Semplicemente le
sue emozioni stavano prendendo il sopravvento e si sentì
male al pensiero di
essere la causa del fatto che Blaine stesse così.
Sospirò,
quando Blaine ricadde a peso morto contro il suo
petto.
Come se si fosse
improvvisamente risvegliata, Carole si avvicinò,
inginocchiandosi accanto a Kurt ed aiutandolo a distendere Blaine a
terra,
mentre Burt continuava a guardarli con aria interrogativa.
“Grazie,
Carole. Per favore, posso parlargli un attimo da
solo?”
“Non
mi sembra che possa ascoltarti al momento,” provò
ad
opporsi Burt, ma Kurt non era pronto a cedere così
facilmente e non aveva molto
tempo per spiegarsi.
“Lo
so,” gli fece notare senza riuscire ad addolcire il tono
della propria voce, “Ma sta per svegliarsi e non voglio che
si spaventi
vedendovi ancora qui. Dieci minuti. Datemi dieci minuti per parlare con
lui e
poi vi spiegherò tutto, okay?”
Burt stava per
obiettare, ma Carole lo fermò posandogli una
mano sul braccio, “Lasciamoli parlare. A me servirebbe una
mano in cucina.”
Santa donna.
Kurt
sospirò ancora, sedendosi con la schiena contro il
divano, aspettando che Blaine si svegliasse e provando ad organizzare
un
discorso sensato.
“Ehi.”
“Ehi,”
ripetè Blaine aprendo gli occhi.
“Mi
dispiace,” Kurt fermò Blaine prima che potesse
copiargli
anche quest’altra frase e proseguì.
“Avrei dovuto dirlo prima di portarti qui,
Finn aveva perfettamente ragione. E se ci è arrivato Finn,
voglio dire!”
“Kurt-”
“Ma il
fatto è che sei il mio primo ragazzo. Non avevo la
minima idea di come dirglielo, sono andato nel panico e ho rimandato.
Ti giuro
che volevo dirglielo e che non ha niente a che fare con te. Sei
perfetto e ti
adoro così come sei e so che anche loro ti adornano, ero
sincero prima. È solo
che dovevo trovare il modo giusto.”
“Non
penso che ci sei riuscito.”
“Sei
arrabbiato?”
“No,”
Blaine era ancora sdraiato a terra ed aveva la schiena
ghiacciata, probabilmente come il di dietro di Kurt. Ma aveva il timore
che
fosse troppo preso per alzarsi, così restò nella
stessa posizione, girando
appena la testa, in modo da poter guardare Kurt senza diventare
strabico e
continuò, “Non sono arrabbiato, è solo
che, beh, se non lo avevi detto potevi
dire a me di non venire.”
“Ma io
voglio davvero passare il Natale con te.”
“Allora
potevi avvertirmi di non baciarti, di comportarmi da
amico, qualcosa del genere!”
Kurt si morse il
labbro, “Non volevo che pensassi quello che
probabilmente stai pensando ora. Che non volevo dire a mio padre di
noi. Io
volevo, voglio urlare al mondo che stiamo insieme. Lo sai,
vero?”
Blaine
annuì, decidendosi finalmente a rialzarsi.
“Kurt?”
“Dimmi.”
“Hanno
visto anche questo, vero?”
Kurt avrebbe
voluto negare ed evitargli almeno questo, ma non
poteva permettersi di tradire ancora una volta la fiducia di Blaine.
Trattenne
il respiro, annuendo ed aspettando la sua reazione.
Sorprendentemente
Blaine non ricominciò a dare di matto, si
limitò a sorridere imbarazzato, “Ho proprio dato
spettacolo. Se dopo oggi tuo
padre ti costringe a trovare una nuova casa e mi bandisce da Lima,
posso
capirlo.”
Kurt
ghignò, allacciando le braccia dietro la schiena di
Blaine, “Mio padre costringerebbe te ad andar via, al limite.
Ma non glielo
permetterei,” spiegò, strofinando il naso contro
il suo e sfiorando le sue labbra.
“Andiamo?”
Blaine lo
seguì in silenzio quando Kurt lo avvertì del
discorso che stava per dover fare e i due fecero ritorno in cucina,
dove Carole
e Burt li aspettavano con un’espressione indecifrabile sul
viso. Avevano
parlato anche loro e Kurt poteva solo sperale che Carole fosse riuscita
a
calmare suo padre abbastanza da evitare un'altra crisi a Blaine.
“Allora,
Kurt?” cominciò Burt, mentre Carole porgeva un
bicchiere d’acqua a Blaine, accarezzandogli amorevolmente un
braccio.
“Blaine
ed io ci frequentiamo da quasi due mesi,” Basta giri
di parole. “Avevo intenzione di dirvelo, ma preferivo farlo
dal vivo piuttosto
che al telefono. E lo avrei fatto stasera, possibilmente quando Blaine
sarebbe
stato a letto. Perché come avrete immaginato, a lui non
avevo detto di non
averne parlato ancora a nessuno.” Okay, detto a voce alta
sembrava stupido. Ma aveva
avuto senso nella sua mente, fino a cinque secondi prima.
“Vi
frequentate da quasi due mesi, Kurt? E vivete nella stessa
casa.”
“E
questo cosa centra?”
Burt
sospirò, “Perché diavolo credi che Finn
e Rachel non
abitino insieme? I tuoi non hanno niente da dire a riguardo,
Blaine?”
Kurt si
passò una mano davanti al viso, esasperato.
“Ah?
Eh…”
“Lascia
perdere. Non mi interessa cosa pensano gli altri,
Kurt. Tu sei mio figlio e non puoi abitare nella stessa casa del tuo
ragazzo.
Perché state insieme, giusto? Frequentarsi è solo
un modo più moderno per dire
che siete fidanzati.”
“Con
tutto il dovuto rispetto-” Kurt stava per spiegare che
Rachel e Finn non erano certo impossibilitati a fare certe cose solo
perché
abitavano in case diverse, ma poi pensò che fosse meglio
chiudere la questione
quanto prima, “Ma non credo che sia il momento di affrontare
questo tipo di
discorso. Vi ho appena detto che sono fidanzato e dovresti essere
felice per
me, papà-”
“E lo
sono-”
“E so
che Blaine ti piace-”
“Infatti-”
“Certo
che lo so! Me lo hai detto tu, ricordi? Che era un
tipo a posto. Che nel tuo linguaggio vuol dire che ti è
simpatico e che non
avrei potuto trovare coinquilino migliore. Coinquilino, non fidanzato,
lo so.
Ma non posso farci niente!”
“Kurt-”
“E gli
piace il football. Chissà, magari mi convincerà a
vedere una partita prima o poi, no? Dovresti essere felice per me. Per
noi.”
Burt
sbuffò sonoramente, alzando il tono della propria voce,
“Kurt!”
“Ho
finito, dimmi.”
“Sono
felice per voi. Sul serio. Ma mi aspettavo un
comportamento diverso da parte tua. Mi aspettavo una telefonata
entusiasta,
magari nel cuore della notte, dopo avermi fatto prendere un colpo.
È stato
strano saperlo così.”
“Oh.
Beh, allora mi fa piacere. Credo.”
Lasciarono
cadere così il discorso e dopo qualche attimo di
imbarazzante silenzio, si concentrarono su argomenti più
futili e Kurt dovette
ammettere che, se all’inizio il disagio era stato quasi
insostenibile, pian
piano l’atmosfera sembrò rilassarsi ed il ritorno
di Rachel e Finn non fece
altro che contribuire a creare un clima sereno. O almeno questa era la
sensazione che aveva avuto Kurt.
“Ragazzi,
possiamo finire Burt ed io. Andate a riposarvi un
po’, prima che arrivino i nostri ospiti,” propose
Carole, costringendo Kurt,
Rachel e Blaine a smettere di tagliare cubetti di verdura e trascinare
via Finn
prima che avesse la possibilità di mangiare tutte le
frittelle.
Fu Rachel a
proporre un film e, nonostante tutti avessero
approvato, prima ancora dell’inizio Blaine si
allontanò con la scusa di dover
fare una telefonata.
“Credo
che ci sia qualcosa che non va!” Scusa a cui
naturalmente nessuno aveva creduto.
“Ma
non mi dire, Rachel!” borbottò Kurt, spiegando in
breve
cosa era successo e quando la ragazza si offrì per andare a
controllare Blaine
Finn la fermò, offrendosi volontario.
“Se
non ti dispiace, Kurt, penso che dovrebbe parlargli
qualcuno un po’ meno di parte rispetto a te.”
“Che
vuoi dire?”
“Che
non crederebbe ad una sola parola da parte tua. È
normale che tu voglia fargli credere che è tutto okay, sei
il suo ragazzo! Io,
al contrario sono imparziale. Lascia fare a me.” Eh si, Finn
a volte sapeva
davvero stupire chi gli stava intorno! Si alzò prima di
poter essere fermato e
raggiunse Blaine fuori la porta, sedendosi accanto a lui sui gradini
del
portico. “Posso, vero?”
“È
casa tua.”
“Sei
arrabbiato.”
“No.
è solo che… Finn, tuo padre sembrava a posto con
me, che
cosa è cambiato?” Blaine si riferiva evidentemente
alle risposte poco cortesi
che Blaine aveva ricevuto alle domande poste e alle occhiatacce che
Burt gli
aveva rivolto e che anche i muri avevano notato.
“Blaine,
non è cambiato niente. A Burt piaci, se fossi venuto
qui con me ti avrebbe offerto una birra e ti avrebbe fatto posto sul
divano per
guardare il football insieme a lui. Ma sei il fidanzato di suo
figlio,” Finn
colse la sua espressione e si affrettò ad aggiungere,
“Si, state insieme, vi
frequentate, quello che è. Per Burt tu sei il ragazzo che ha
tra le mani il
cuore di suo figlio e che può fare di tutto. È un
po’ come con i genitori di
Rachel, è la loro bambina.”
“Kurt
è maschio. E Carole adora Rachel.”
Finn si
lasciò sfuggire una sonora risata, “Mamma fa del
suo
meglio; vuole bene a Rachel, ma a volte ha i suoi momenti di gelosia. E
lo
stesso vale per Burt. So che Kurt è maschio, ma è
sempre stato il bambino
indifeso da proteggere. E poi arriva questo affascinante ragazzo da New
York!”
Finn enfatizzò il concetto indicando Blaine con un ampio
gesto della mano e
sollevò un sopracciglio, chiedendogli implicitamente se
aveva o meno colto il
punto.
“Ho
capito. È che- se fossi in lui vorrei di meglio per mio
figlio.”
Finn si morse un
labbro, consapevole di non essere la persona
adatta a mandare avanti questo discorso. Ecco, avrebbe fatto meglio a
lasciar
parlare Rachel. “Io vorrei che mio figlio fosse felice e
lascerei a lui la
scelta.”
“Molto
nobile da parte tua,” Blaine stirò le labbra in un
sorriso forzato, distogliendo lo sguardo, “Ma Burt ha visto
come ho reagito
prima e probabilmente pensa che io sia un idiota. E penso che abbia
ragione.”
Finn si
azzardò a mettergli una mano sulla spalla,
“Credimi,
Burt non potrebbe mai giudicarti male per il tuo… Essere
emotivo. Ha cresciuto
Kurt, nessuno più di lui sa cosa vuol dire dover far fronte
a sbalzi d’umore,
crisi di panico e pianti improvvisi.”
“Ma
che-?”
“Kurt
è stato un adolescente particolarmente melodrammatico.
Chiedigli di quando ha rotto la lampada nella nostra camera
perché gli avevo
detto che era troppo femminile!”
“Io
non sono un adolescente.”
Finn sorrise,
nonostante il suo tentativo di cambiare
discorso fosse miseramente fallito, “Hai capito cosa voglio
dire. Burt non
penserà male di te per questo. Al massimo penserà
che ora hai tu tutta
l’attenzione di Kurt e lui può approfittarne per
mangiare maionese ed hot dog
di nascosto, credimi.”
“Grazie,
Finn!”
“Ma ti
pare?! Ora sei mio fratello acquisito, giusto?” Finn
si alzò porgendo una mano a Blaine, ma prima che potessero
entrare una voce
attirò la sua attenzione.
“Hudson,
meno di quattro mesi a New York e mi hai già
tradito?”
Finn
ghignò entusiasta e si girò in direzione della
nuova
voce, “Puck, fratello!”
Blaine si
sforzò di ricordare quale fosse il vero nome di
Puck, era certo che Kurt glielo avesse detto. Forse Noel, o magari
Nate. Dopo uno
scambio di abbracci e pacche sulla spalla, Finn si sottrasse alla presa
del
vecchio amico e compagno di avventure e salutò la ragazza
bionda al suo fianco.
Doveva essere Quinn. Lei ricambiò l’abbraccio, ma
lo interruppe con una certa
urgenza, “Felice di rivederti, Finn, ma non ci hai ancora
presentato questo bel
ragazzo,” si lamentò e Blaine arrossì,
presentandosi da solo e stringendo la
mano ai due ragazzi.
“È
il fidanzato di Kurt!” spiegò Finn.
Quinn
squittì, sgranando gli occhi ed ispezionando Blaine da
capo a piedi, lasciandogli addosso la strana sensazione di essere stato
spogliato perfino dell’intimo. Probabilmente quella ragazza
si era accorta
anche della piccola cicatrice che aveva sul fianco destro e del neo
dietro la
schiena.
“Non
avrei mai immaginato che Kurt avrebbe trovato l’amore a
New York!” commentò Puck.
“Non
avrei mai immaginato che Kurt avrebbe trovato un
fidanzato più bello del mio,” scherzò
Quinn, strizzando il bicipite del ragazzo
con una mano sottile e facendo notare a tutti i presenti che stava
iniziando a
nevicare e loro erano ancora all’aperto.
Non appena
misero piede in casa Kurt e Rachel spensero la TV,
salutando con entusiasmo i nuovi arrivati e Kurt prese da parte Blaine
il tempo
necessario per chiedergli se fosse tutto okay.
Poi il
campanello suonò di nuovo ed altri due visi fecero il
loro ingresso.
Kurt si
fiondò tra le braccia della ragazza dalla pelle scura
e Blaine intuì che si trattasse di Mercedes. Quindi il
ragazzo era per forza
Sam, pensò spostando lo sguardo su di lui. “Sam
Evans?” si trovò a chiedere a
voce alta, ottenendo in risposta un “Blaine?
Anderson?” pronunciato con lo
stesso stupore.
“Voi
due vi conoscete?” chiese Finn, attirando sui due
l’attenzione di Mercedes e Kurt.
“Noi
siamo-” Sam guardò Mercedes per un attimo,
“Lui è
Blaine! Te ne ho parlato, ‘Cedes! Amico, non sei cambiato per
niente. Credo che
tu sia anche rimasto della stessa altezza!”
Blaine
ghignò, arrossendo appena, “Non posso dire lo
stesso
di te!” Poi si avvicinò di un passo a Kurt,
spiegandogli, “Siamo stati al liceo
insieme.”
Kurt fece una
smorfia, “Ma che dici? Sam era a scuola con
noi. Un anno indietro, ma era al McKinley!”
Fu Mercedes a
riepilogare la situazione per tutti i presenti,
“Sam si è trasferito al secondo anno da noi. E a
quanto pare Blaine, qui, era
il suo migliore amico. Hanno continuato a sentirsi per quasi un anno,
dico
bene?” aspettò un cenno di approvazione, poi
posò lo sguardo sul viso che
finalmente aveva un nome, “Ma poi Blaine ha smesso di
rispondere alle chiamate
di Sam.”
Kurt fece
qualche calcolo nella propria mente. Blaine aveva
smesso di parlare a Sam dopo l’incidente. Sentì
l’esigenza di abbracciare il
ragazzo e nasconderlo almeno in parte allo sguardo indagatore di tutti,
ma
ottenne l’effetto opposto, quando anche Mercedes si
concentrò su quel gesto.
“Ed
ora è il fidanzato di Kurt!” chiarì
Quinn con un battito
di mani.
In quello stesso
momento comparvero Carole e Burt, lei con
macchie di pomodoro sul grembiule e lui con una birra in una mano ed un
giornale nell’altra.
“Iniziavamo
a chiederci quando sareste arrivati, ragazzi!
Buon Natale!”
Pochi minuti
più tardi erano tutti seduti al tavolo in
cucina, intenti ad aggiornarsi sulle ultime novità e sul
modo in cui la fine
del liceo aveva cambiato le loro vite. Kurt colse un momento di
distrazione
generale per avvicinarsi a Blaine, “Buon Natale!”
gli sussurrò in un orecchio,
ricevendo in risposta un piccolo bacio all’angolo delle
labbra. Anche Kurt
poteva dire che Natale era la sua festa preferita a partire da quel
giorno, ma
i suoi motivi erano del tutto diversi rispetto a quelli del fidanzato.
Odiava ancora
le palle di neve e non avrebbe mai messo piede in un centro di
accoglienza.
Però
Natale aveva riunito la sua famiglia ed i suoi amici e
gli aveva permesso di includere Blaine nella sua vita a Lima.
In quel momento
aveva capito che Blaine non era soltanto la
sua avventura New Yorkese; Blaine Devon Anderson era ufficialmente
entrato
nella sua vita.
E quella sera
Kurt ricevette il più bel regalo di Natale che
avrebbe potuto immaginare, l’approvazione di suo padre per
continuare a vivere
con Blaine, nonostante gli evidenti risvolti nel proprio rapporto.
The end.
Vorrei davvero
davvero davvero ringraziare tutti. Chi ha
letto, recensito, inserito la storia tra le
preferite/recensite/ricordate. Certo,
non posso dire che questa storia sia stata un vero e proprio successo,
ma mi è
piaciuto tantissimo scriverla e spero che almeno un po’ sia
piaciuto anche a
voi leggerla!
Come avevo
anticipato, ci sono delle nuove storie a cui sto
lavorando.
Di una ho
postato il primo capitolo qui (https://www.fanfiction.net/s/10636050/1/Heartache) e a breve la
tradurrò in italiano.
Le altre due
sono ancora ben conservate nel mio pc, ma volevo
chiedervi un consiglio! Siccome ho pensato a due trame completamente
diverse e
non penso di poterle portare avanti entrambe, chiedo a voi:
preferireste
leggere una storia ambientata a New York, o ai tempi delle Nuove
Direzioni? Più
Klaine o più Blam?
Un bacio,
ChibyL