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Autore: AliceC12    23/08/2014    4 recensioni
-Non riesco a smettere di fissarti-
-Allora non farlo, perchè quando incontro i tuoi occhi, il mio cuore riprende a battere-
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Chris Evans: una vita tormentata dall'odio del padre, da una passione irrealizzabile e dalla perdita del suo unico punto di riferimento, verrà messa ancora più alla prova dalla presenza di un ragazzo.
Zayn Malik: sarà il suo peggiore incubo, la illuderà, le spezzerà il cuore, la farà soffrire.
Ma quando capirà quanto lui sia dannoso, i loro destini saranno incondizionatamente legati e la loro intesa troppo forte per essere spezzata. Lui ormai è la sua DROGA.
Un ringraziamento a tutte coloro che seguiranno la storia. Un bacio :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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30. Sempre e per sempre


-Queste foto sono la prova palese delle tue scappatelle con Zayn negli spogliatoi della scuola, non puoi negarlo -
Le osservai più volte. Sconvolta.
Scorsi lentamente le foto una ad una, squadrai ogni anfratto di quei pezzi di carta alla ricerca di risposte, le studiai evidentemente confusa, come se ritratta in quelle immagini non ci fossi io ma un manichino con le mie sembianze, come se in tali circostanze compromettenti non mi ci fossi mai trovata, come se non fossi a conoscenza di ciò che io stessa avevo fatto…
E in effetti, era così.
-Harry posso giurartelo, non ho la minima idea di cosa stia accadendo in queste foto-
Si abbandonò ad una risatina isterica, passò la mano sulla fronte per scostarsi i capelli dagli occhi e mi strappò quei fogli dalle mani.
-Come cazzo puoi dire di non saperlo? Ci sei tu in queste foto Chris! TU-
Alzò la voce. Non l’aveva mai fatto prima, non così… Non con me.
-Harry davvero io non…-
-Stai zitta- si voltò verso di me e mi fissò con occhi ricolmi di pianto, una lacrima gli percorse lentamente la guancia lasciandovi un solco bagnato. Non discostò lo sguardo, lasciò che quella piccola, salata goccia d’acqua terminasse il suo percorso e precipitasse a terra generando in me l’unico istinto di urlare.
-Non voglio più vederti- mi voltò le spalle ed uscì dalla stanza, lasciandomi intuire che quella volta davvero non avrebbe più fatto ritorno.
Un fiume di parole mi si era bloccato sulla giugulare, comprimeva le corde vocali tanto da impedirmi di emettere un suono, eppure le cose che avrei voluto dire ad Harry erano tante…
Mi stesi nuovamente sul materasso, coprii il volto con il cuscino e mi abbandonai ad un pianto silenzioso, cupo, profondo  il cui scopo non era quello di farmi sfogare ma combattere la certezza che, quella volta, Harry non sarebbe realmente più tornato da me.

Dormii diverse ore ininterrottamente. Quando mi svegliai, tutto appariva diverso, più tetro, oscuro: le pareti avevano assunto un aspro color verde vomito, il pavimento piastrellato si era tinto di marron ruggine. I macchinari cui mi tenevano costantemente attaccata erano anneriti, la porta scrostata e ricoperta di sangue secco.
Tolsi con delicatezza la flebo, indossai le ciabatte e mi addentrai, ad occhi sbarrati, nel cuore dell’ospedale alla ricerca di un’infermiera in grado di fornirmi informazioni riguardo la tenebrosa evoluzione di quel luogo.
Come prevedibile in qualsiasi film horror, non incontrai nessuno, mi ritrovai abbandonata a me stessa e al mio terrore. Percorsi l’ospedale 3 volte da cima a fondo senza risultati quando finalmente scorsi una testa in lontananza varcare la porta d’ingresso e dirigersi verso gli spogliatoi del personale.
Tipico dei film horror è la scena in cui la protagonista rincorre il mostro pur essendo a conoscenza dei pericoli; così feci io, nonostante fossi consapevole di sbagliare, sentissi che qualcosa di terribile sarebbe accaduto, rincorsi quella testa riccia.
Ma vi era un motivo preciso alla base della mia decisione: quella persona sembrava Harry.
Durante i pochi mesi trascorsi pacificamente, prima dell’incidente, dei problemi che ne erano conseguiti e degli, a quanto pare, scandali che lo avevano preceduto, io e Harry eravamo soliti trascorrere interi pomeriggi a casa sua.
Preparavamo i pop corn, ci accoccolavamo sul divano, accendevamo la TV e davamo inizio ad una maratona di film horror fingendo a turno di avere paura così da stringerci al petto dell’altro.
Eravamo i primi ad inveire contro i protagonisti che, ingenuamente, si addentravano nei luoghi più impensati, seguendo esseri dalla forma non identificata e stupendosi delle spaventose sembianze di questi. Eppure io stessa non mi ero data ascolto.
Spalancai la porta degli spogliatoi con decisione ma mi bloccai all’improvviso nell’udire rumori metallici qualche fila oltre la mia postazione. Poi, sconsideratamente proseguii… il rumore si faceva sempre più intenso, ripetitivo, ritmico.
Voltai l’angolo e pensai realmente che il mondo fosse sul punto di crollarmi addosso tanto fu una doccia fredda ciò che vidi: artefici di quei rumori metallici erano Harry e Rose che, appoggiati agli armadietti con indosso unicamente l’intimo, si impegnavano in consumazioni proibite. Rimasi immobile a fissarli, pietrificata, fino a quando Harry si voltò incastrando grandi ed intensi occhi neri da demone nei miei, spalancò la bocca in un sorriso maligno a mostrarmi la doppia fila di denti appuntiti intrisi di sangue rappreso e lasciò che una nube nera e densa proveniente dalla collanina che portava al collo lo avvolgesse rendendo il tutto più effimero ed astratto. Avevo finalmente compreso il motivo per cui aveva preferito donare a me la parte bianca del ciondolo…
Lui era il male, e lo sapeva.

Mi svegliai improvvisamente, il respiro affannato, la fronte imperlata da goccioline di sudore, i capelli umidi appiccicati al collo e il pigiama del tutto aderente alle mie curve. Mi misi a sedere in posizione eretta ed osservai con attenzione la stanza attorno a me, rallegrandomi che avesse riacquistato il suo originale aspetto.
Andai in bagno, fissai il mio viso nello specchio per due minuti buoni, incapace di riconoscermi in quell’ovale smunto e pallido, dalle guance incavate e solcate da profonde occhiaie bluastre. Mi rinfrescai al meglio cercando di eliminare quanto più sudore possibile e tornai a letto, troppo stanca e debilitata per reggermi ulteriormente in piedi.
Inciampai su qualcosa.
Nella furia del momento, Harry aveva lasciato cadere il plico con le fotografie che avrebbero dovuto provare il mio tradimento, raffiguranti attimi che non ricordavo affatto di aver vissuto, anzi… cominciai realmente a credere che ci fosse lo zampino di Photoshop dietro tutto quel casino.
Analizzai nuovamente le immagini, osservai il modo in cui quel ragazzo mi stringeva a se, in cui io ricambiavo con trasporto quei baci, la passione che sembrava legarci, il desiderio di andare oltre che pareva confonderci, ogni atomo del nostro corpo pronto a spingerci all’impossibile. Eppure non sapevo chi fosse quel ragazzo, non ricordavo di aver mai provato un’attrazione tale nei confronti di qualcuno all’infuori di Harry. Le foto non mentivano, quella non potevo che essere io tra le braccia di un altro ragazzo di cui neanche il nome mi era noto… eppure ne sembravo felice.
Riposi le foto all’interno del plico, piegai la busta e la nascosi sotto il cuscino, decisa a estrapolare quante più informazioni possibili al prossimo visitatore che si sarebbe presentato.
Cominciai a pensare; era davvero così strano che le foto nelle quali eravamo ritratti io e quel moro riportassero fedelmente ciò che avevo visto nel mio sogno? Si trattava di un caso che quel demone fosse Harry? Che indossasse la solita collanina nera? Che con lui ci fosse Rose?
Non feci in tempo a trovare una risposta soddisfacente a tutti quei quesiti che crollai nuovamente in un sonno profondo e tutto ciò cui pensai poco prima di lanciarmi tra le braccia di Morfeo fu “Non rifare lo stesso sogno”.
 
*Harry’s pov*

Corsi letteralmente giù dalle scale e mi catapultai fuori dall’ospedale, travolsi una signora con un bimbo in carrozzina e mi guadagnai meritati insulti ma non ero in grado di trascorrere un altro minuto là dentro. Ogni cellula del mio corpo mi spingeva ad abbandonarlo e non metterci più piede tanto quel luogo era fonte di tristezza per me: mia madre incatenata da mesi a delle dannate macchine per tentare di sconfiggere quel demone che la consumava dall’interno. Quella che credevo fosse la MIA Chris si era trasformata in una bugiarda. O meglio… aveva ricominciato ad esserlo.
Davvero non riuscivo a spiegarmi come avesse potuto mentire riguardo quelle foto, riguardo quegli attimi passati con Zayn quando lei stessa, mesi prima, me lo aveva confessato promettendomi che non sarebbe mai più accaduto e che non aveva significato nulla.
Per non parlare dei trascorsi con mio padre che, dopo quella violenta rissa, non si era più fatto vedere e ancora non avevo scoperto il motivo della sua presenza.
Continuai a camminare per ore, mani infreddolite nelle tasche del giubbotto, testa bassa ad osservare i passi disperati che si susseguivano uno dopo l’altro e avrei perseverato altrettante ore se una figura femminile non mi avesse sbarrato la strada.
-Harry, dove vai?-
Era Rose.
Mi accorsi solo allora di aver proseguito quella camminata riflessiva chilometri oltre casa mia. I pensieri mi avevano confuso a tal punto da spingermi inconsciamente a raggiungere il quartiere in cui abitava Louis, probabilmente per estremo bisogno di un amico.
Capii di essere realmente sul punto di impazzire quando provai l’intenso desiderio di raccontare tutto ciò che mi stava, lentamente, logorando a Rose, la migliore amica della mia ragazza con cui non avevo mai avuto una conversazione se non battutine ironiche riguardo il suo sedere da cheerleader.
Ma a quel punto nessun muro mi avrebbe impedito di scoppiare ed esternare il dolore che mi consumava.
Le raccontai tutto, giorno per giorno, ora per ora, frammento per frammento e mi sentii finalmente libero, come svuotato da un pesante macigno.
Mi fissò in silenzio ed ascoltò con attenzione, meravigliandosi delle bugie che la sua amica aveva inventato per nascondere un paio di sveltine da quattro soldi. Non si sentì di consigliarmi in prima persona, nonostante sembrava piuttosto interessata e potrei dire, apparentemente, divertita dalla situazione e dal comportamento di Chris.
Propose invece di raggiungere Louis, a qualche isolato dalla via in cui ci trovavamo per discuterne con il mio migliore amico, riflettere e trovare delle risposte o il giusto modo di comportarmi in quella situazione.
Mi stette vicina, non psicologicamente ma nel vero senso della parola; fisicamente, mi prese sotto braccio e si strinse a me per poi iniziare a camminare ancorandosi con ancor più vigore e appoggiando la testa sulla mia spalla.
Non detti peso a tale situazione, credevo tentasse solamente di confortarmi.

*Zayn’s pov*

-Zayn sei tu?-
Abbassai lo sguardo, nascosi la testa nel cappuccio, girai i tacchi e aumentai il passo nella direzione opposta.
-Zayn, dove stai andando? Fermati!-
Mi arresi all’evidenza di essere stato riconosciuto. Non ebbi altra scelta se non voltarmi nuovamente e raggiungere a testa bassa l’individuo che avrebbe potuto mandare a pezzi il mio piano qualora avesse aperto bocca e parlato di me agli amici.
-Liam… ciao-
-Mio dio Zayn, stai bene! Non ci posso credere, pensavo non ti avrei più rivisto, ti fosse accaduto qualcosa-
Mi strinse in un abbraccio tanto caloroso da farmi quasi mancare il respiro. Tentai di mantenere maggiore distacco possibile, ma non appena i nostri petti entrarono in collisione, fu come se il mio cuore fosse esploso. Ricambiai quell’abbraccio con trasporto e afferrai il mio amico con un tale calore da far invidia al sole. Nascosi il viso nell’incavo del suo collo e mi abbandonai in un fragoroso pianto disperato nonostante fossi consapevole che a quel momento intimo sarebbe poi seguito l’interrogatorio. Sentirmi finalmente protetto tra le braccia di un amico, dopo mesi di solitudine, mi fece rivivere e per un momento tornai quasi a respirare.
-Dimmi, perché sei qui?- Esattamente come dicevo: interrogatorio.
-I tuoi lo sanno che ti trovi qui? Sanno come stai? Vuoi che li chiami? Hai fame? Hai dove dormire?-
-Liam calmati! Sto benissimo-
-Non si direbbe da quelle lacrime…-
-E’ che… sono solo felice di vederti! Ma il resto è tutto a posto. Ti racconterò per filo e per segno ma devi promettermi che non lo dirai a nessuno-
-Ma se dovessero chiedermi…-
-NESSUNO-
Gli raccontai tutto: dal motivo per cui avevo deciso di scappare, al lavoro al Night Blue e tutto ciò che vi stava in mezzo e sembrò comprendermi, anzi quasi immedesimarsi in me per una volta. Avevo definitivamente capito di poter contare su di lui e sul suo buon cuore al 100%, anche in quella circostanza che di certo non lo rendeva sereno.
-Non ti lascerò morire di fame: domani tornerò qui e ti porterò qualcosa di sostanzioso, un po’ di denaro e alcuni dei miei vestiti…-
-Liam non ce n’è bisogno-
-Voglio aiutarti in questa cosa-
-Non posso accettare il tuo denaro, non potrei restituirtelo-
-Non abbandonerò mio fratello. Ricordi? Sempre e per sempre-

*Flashback*
“Sempre e per sempre”. Risaliva alla seconda media.
Era una normalissima giornata estiva ma avevamo deciso di sperimentare qualcosa di più frenetico così da non trascorrere l’intero pomeriggio nella noia del mio soggiorno: partire, all’insaputa dei nostri genitori, per un’escursione su quel pendio roccioso poco distante da casa che minacciava di franare, da un momento all’altro, sul nostro piccolo paesino.
Era sconsigliata la viabilità per motivi di sicurezza, ma il rischio non ci spaventava.
Equipaggiati di un semplice zainetto con una borraccia d’acqua e un sandwich, prendemmo le bici e raggiungemmo i piedi del pendio, dove poi le abbandonammo.
Ci addentrammo nel fitto bosco e, armati di un ramo ben poco appuntito, ci facemmo strada tra rami e arbusti per una bel paio d’ore.
Quando cominciammo a lamentare dolore ai piedi e alle caviglie, decidemmo di ripercorrere il varco che ci eravamo aperti nella direzione opposta… ma qualcosa andò storto.
Un forte vento freddo proveniente da nord cominciò a soffiare con una forza illogica, mescolando a proprio piacimento i sassolini che in precedenza avevamo lasciato sul suolo per tracciare il percorso.
Camminammo con fatica un altro paio d’ore, convinti finalmente di essere giunti a destinazione ma solo in seguito di accorgemmo di aver girato in tondo ed esserci ritrovati al punto di partenza.
Affranti ed assetati, decidemmo di riposarci ai piedi di un albero, ma la scarpa di Liam scivolò sulla ghiaia a causa del poco attrito; cominciò a precipitare giù per il pendio verso valle e fu solo una grossa roccia ai margini di un dirupo a bloccare la sua rovinosa caduta.
Ma la gamba già malconcia scivolò ulteriormente incastrandosi tra il grande masso e la parete adiacente,  impedendogli così di muoversi.
Tentammo disperatamente di liberarlo ma senza risultato: era notte, il vento freddo ci congelava le guance e rendeva insensibili gli arti, avevamo finito cibo e acqua e la gamba di Liam non aveva più mobilità.
-Zayn… vai via, cerca le bici e torna a casa, non preoccuparti per me- disse con aria di rassegnazione.
-Non ci penso neanche a lasciarti qui, non riuscirei più a ritrovarti-
-Non c’è motivo per cui dobbiamo soffrire entrambi amico mio, vai via di qui e cerca aiuto-
-Non ti lascerò qui. Non si abbandona un fratello-
Trascorremmo lì altri due giorni, congelando di notte e patendo il caldo di giorno. Credevamo di non farcela e proprio quando eravamo sul punto di lasciarci morire di sete, sentimmo le voci di alcuni uomini del paese urlare i nostri nomi.
Una volta tornati a casa e scampato il pericolo, Liam mi ringraziò per non averlo lasciato solo e mi abbracciò.
“Sarai sempre mio fratello” disse.
“Sempre e per sempre” conclusi io.
*Fine Flashback*

-Sempre e per sempre- ripetei.

*Harry’s pov*

Louis aprì la porta e sbarrò gli occhi sorpreso nel vedermi in compagnia di Rose, o forse nel vedere lei insieme a me; non fui in grado di capirlo ma, in quel momento, poco mi interessava.
Ci accomodammo in salotto e, gustandomi a piccoli sorsi il thè che la Signora Tomlinson aveva preparato, raccontai nuovamente, nei minimi dettagli l’intera faccenda, ignorando gli sguardi complici dei miei compagni e focalizzandomi sul mio dotto lacrimale onde evitare si abbandonasse in un pianto disperato.
Quando ebbi terminato, mi stupii del fatto che entrambi non sembrassero affatto sorpresi nel sapere di Chris e Zayn, del modo in cui lei mi aveva tradito ripetutamente, dello squallido comportamento del mio amico che aveva avuto il coraggio di comportarsi con me come se nulla fosse, senza provare il ben che minimo senso di colpa per avermi mentito e anzi desiderando che il tutto accadesse nuovamente.
Non solo non ne erano stupiti, ma sembrava quasi che il racconto li annoiasse, come se fossero costretti ad ascoltare qualcosa che già era stato loro detto… o che già sapevano!
-Cosa non mi state dicendo?- domandai interrompendo le occhiatine furtive che si scambiavano da parecchi minuti, quasi tentassero di architettare un piano con il solo movimento dello sguardo.
-Niente- si affrettò a rispondere Rose.
-Louis?- Interpellai il mio amico.
Esitò un po’ a rispondere.
-E’ che… vedi…-
-Cosa?- lo incoraggiai, impaziente.
-Crediamo sia una troia, che dovresti lasciarla perdere e non rivolgerle più la parola-
-Esatto Harry, vuole solo scoparsi i ragazzi più fighi della scuola mantenendo il segreto per renderlo poi pubblico in maniera plateale- aggiunse Rose.
-Ma che cosa stai dicendo?- domandai incredulo.
-Aveva in programma di collezionare un video con ciascun ragazzo le avesse, come dire, tenuto compagnia tra le lenzuola per poi proiettarlo sul grande schermo alla partita di fine campionato, come prova- notai la gelida occhiata che lanciò a Louis e il modo in cui entrambi abbassarono lo sguardo subito dopo.
-Come potete dire questo di lei? Siete suoi amici…-
-Per questo so ciò che dico- continuò la ragazza –era nella sua “lista delle cose da fare durante l’ultimo anno”, l’abbiamo stilata insieme l’estate scorsa-
Mi sentii mancare… Rose aveva appena messo a nudo un lato di Chris che mi pareva surreale, cui la mia immaginazione, per quanto fervida, non avrebbe mai pensato. Non sapevo quanto valore potessi dare alle sue parole, ma privo di senso critico come ero in quel momento, avrei creduto anche all’avvistamento di un branco di panda volanti se solo mi fosse stato riferito.
Non domandai oltre, afferrai lo zaino e me ne andai, deciso a non parlare più con nessuna persona fosse mai stata in contatto con Chris… Non mi sarei scottato una terza volta.

*Louis’ pov*

-Rose… pensi se la sia bevuta?-


Spazio autrice: Lo so... vorrete tirarmi addosso lavandini, cassetti, unicorni rosa, vi capisco e anzi non mi aspetto neanche di ricevere recensioni. Non ho aggiornato per ben 9 mesi e sono terribilmente dispiaciuta ma ho come avuto il blocco dello scrittore. Non trovavo la voglia ma soprattutto il tempo e anzi ero convinta di abbandonare del tutto la FanFiction. Ma alla fine ce l'ho fatta ed ecco qui il capitolo. Ci terrei davvero tanto se recensiste, anche maledicendomi ahahah ma almeno saprei cosa ne pensate. Un bacione e scusate ancora <3

 
  
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