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Autore: chocobanana_    24/08/2014    1 recensioni
[Minilong KyouTaku/accenni Taiichi][Giallo][Angst/Romantico/Introspettivo][Shonen Ai][AU][Tematiche Delicate]
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Quei lunghi filamenti rigidi scivolavano perfettamente sulle corde del proprio violino, creavano una melodia dolce e malinconica.
La stessa tristezza che da sempre lo animava, dal giorno in cui aveva perso tutto.
Quel pomeriggio in cui era stato costretto ad affinare l’udito e gli altri sensi. Si era aggrappato alla musica con tutto se stesso, e grazie a quella andava avanti.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Shindou Takuto, Tsurugi Kyousuke
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo due;
 
Taiyou si era voltato verso di lui e gli aveva preso la mano, stringendola forte.
«Yuuichisan vorrebbe tanto ascoltare la tua musica!» esclamò, mentre gli occhi gli s’illuminavano per la felicità.
«E tu saresti…?» Domandò Shindou, incerto. Teneva ferme le dita, indeciso sul da farsi. Sperava che Kirino dicesse qualcosa per aiutarlo, e invece solo silenzio.
Anzi, lo sentiva ridacchiare sotto i baffi.
«Taiyou Amemiya!» esclamò il ragazzino dai capelli color carota, «Yuuichisan ci ha chiesto di raccontargli lo spettacolo! Sai… lui è stato trattenuto in ospedale…» mormorò l’ultima frase, mentre una leggera malinconia si insinuava nella sua voce, prima allegra.
Kirino osservò i leggeri cambiamenti nell’espressione di Shindou, sembrava come intenerito dal ragazzino che aveva davanti, come se avesse percepito la tristezza che, da qualche minuto, aleggiava nell’aria.
«Questo Yuuichi deve amare molto la musica…» disse Shindou. Stava iniziando a capire dove volesse arrivare Taiyou.
Kyousuke, sempre più spazientito, prese il braccio del ragazzino dagli occhi azzurri, «Sì, ma ora dobbiamo andare» affermò, mentre incrociava lo sguardo incuriosito di Kirino.
«Ma…» Taiyou non fece in tempo a ribattere che si sentì strattonare via. Il ragazzo con i capelli rosa osservò divertito, e leggermente confuso, la scena.
Shindou era sempre più perplesso, ma era consapevole che i due si fossero allontanati; sentì la voce di Taiyou in lontananza, si concentrò per capire cosa stesse urlando.
«Shindousan! Venga a trovarci all’ospedale! Yuuichisan ne sarebbe felice!» strillò quelle parole con tutto il fiato che aveva in gola, voleva che anche il suo adorato Yuuichi ascoltasse quella soave e deliziosa musica che sono Shindou riusciva a suonare. Voleva che provasse le sue stesse emozioni, quelle avvertite a teatro.
Il castano rimase interdetto da quella particolare richiesta e non poté trattenere una smorfia; lui odiava gli ospedali più di qualsiasi altra cosa.
Però, se parlava di quel maledetto posto, allora quel ragazzino doveva essere malato, e anche quel “Yuuichisan” doveva soffrire di qualcosa.
Dentro di lui qualcuno gli diceva di soddisfare quella piccola richiesta, fattagli da una voce che sembrava innocente e disinteressata.
«Ci stai pensando?» chiese Kirino, destandolo dai suoi pensieri.
Shindou non disse nulla, rimase in silenzio, e alzò gli occhi verso il cielo. Chissà di che colore era in quel momento, fu tentato dal chiederlo.
«Vado a dormire, ci sentiamo domani, d’accordo?» Kirino rimase interdetto, poi fece spallucce e gli diede una pacca sulla spalla.
«A domani allora».
Il ragazzo dai capelli rosa rimase fuori il grande cancello bianco, mentre osservava Shindou camminare lentamente verso la porta, il violino sulle spalle.
Era come se vedesse, conosceva quel viale a memoria, ogni crepa, ogni sasso, ogni buca, semplicemente tutto.
Era stato costretto ad apprendere, ad imparare a memoria qualsiasi cosa. Lui non voleva essere un peso, voleva che tutto fosse come prima dell’incidente.
Tutto il possibile.
 
♦♦♦♦
 
«Cosa diamine ti è venuto in testa?» La voce di Kyousuke era “leggermente” alta, il ragazzo sembrava molto irritato mentre si trascinava via Taiyou.
«Ma…così Yuuichisan può vedere quanto è bravo Shindousan!» insistette il ragazzo con i capelli arancioni. «Voleva venire con noi…» aggiunse a voce bassa, triste perché avrebbe voluto anche Yuuichi lì con lui.
Era molto più paziente e gentile di suo fratello Kyousuke e, per colpa delle sue gambe paralizzate, rimaneva in ospedale con lui tutti i giorni.
Kyousuke, invece, veniva quasi tutti i pomeriggio per stare con suo fratello maggiore, gli era sempre vicino, sollevato ad ogni miglioramento che Yuuichi faceva.
Il maggiore dei fratelli Tsurugi si era operato quel pomeriggio e, per quel motivo, non aveva potuto assistere al concerto; Kyousuke avrebbe voluto aspettare in sala d’attesa, ma Yuuichi gli aveva chiesto di accompagnare Taiyou ad ascoltare le melodie suonate quel ragazzo cieco, e di raccontargli tutto, dal primo all’ultimo pezzo.
«Lo so benissimo» replicò il ragazzo con i capelli blu notte, «ma non sei curioso di sapere come sta?» chiese, cercando di far leva sull’affetto che Taiyou sembrava provare per Yuuichi.
«Certo… ma sono sicuro che sia andato tutto alla perfezione!» rispose il ragazzino, lasciandosi andare a dun luminoso e rassicurante sorriso.
 
♦♦♦♦
 
Taiyou corse impaziente verso la camera di Yuuichi: non vedeva l’ora di vedere come stava, di raccontargli quella magnifica giornata.
Ma ad attenderlo c’era l’infermiera, la ragazza dai lunghi capelli violetti di nome Fuyuka, che gli fece segno di fermarsi.
«Yuuichi sta riposando ora, meglio lasciarlo stare» disse, con voce pacata e con un sorriso pacifico in volto.
Kyousuke si avvicinò ai due, lanciò uno sguardo alla porta chiusa della stanza, poi puntò gli occhi dorati in quelli bluastri di lei.
«Torna a casa Kyousuke, ti aspettiamo domattina» parlò con dolcezza e calma, mentre si allontanava dalla camera di Yuuichi, «buonanotte».
I due ragazzi rimasero fermi lì, poi si salutarono, un po’ delusi ed entrambi stanchi per via di quella lunga giornata che sembrava non voler finire.
Il ragazzo dai capelli blu scese deciso le scale, per un attimo aveva pensato di passare la notte lì, in ospedale, poi aveva cambiato idea; probabilmente una notte a casa sarebbe stata molto più riposante, meglio un letto di una sedia rotta e scomoda.
Fuyuka era sembrata calma e sollevata, quindi l’operazione doveva essere andata alla perfezione. Yuuichi avrebbe ripreso presto a camminare.
Poi il pensiero di Kyousuke si focalizzò sul ragazzo dai capelli castani e mossi, il ragazzo che suonava pur non avendo più la vista.
Lo aveva colpito, in un certo senso, e se ne rendeva conto solo ora.
Non tanto per la musica che produceva, ma per la tenacia che doveva aver avuto: fare quello che si ama nonostante i problemi è ammirevole.
Shindou Takuto era un po’ come suo fratello Yuuichi, non si era arreso alle difficoltà e agli ostacoli di quella realtà così crudele e imprevedibile.
Chissà per quale motivo, sperò che quel ragazzino suonasse davanti a suo fratello, forse per mostrare a Yuuichi che c’erano persone determinate come lui o, forse, perché lui, Kyousuke, voleva essere sicuro che ci fossero persone in condizioni peggiori di Yuuichi, eliminare quel peso che aveva sul petto.
Forse, voleva poter dire che il male che aveva procurato a suo fratello non era poi così cattivo.
Poteva andare peggio, anche perché, Yuuichi, presto sarebbe tornato a camminare.
Chissà se quel ragazzo, Shindou, avrebbe rivisto mai più i colori della vita.
Kyousuke scosse la testa, quasi indignato da quell’egoismo che gli stava avvolgendo i pensieri.
Cosa poteva importare a lui di quel musicista, era stato sfortunato, ma a lui non doveva importare, non gli serviva per sentirsi meglio.
Lui voleva solo che suo fratello maggiore fosse finalmente felice, senza preoccupazioni ed ansie, senza dover combattere ancora.
 
♦♦♦♦
 
Quella mattina Shindou si svegliò presto, si sentiva più stanco di prima. Si passò una mano sul viso imperlato di sudore, l’ansia dell’incubo che lo aveva assillato quella notte stava lentamente svanendo.
Avrebbe mai smesso di sognare quel fuoco? Il rumore del metallo rovente sull’asfalto?
Il ragazzo, a volte, sperava che quella fosse solo una realtà presente nella sua testa, ma poi apriva gli occhi e non vedeva nulla, nemmeno il candore del soffitto.
Eppure, ancora ci credeva in una cura, ancora, la mattina, batteva leggermente le palpebre, nella speranza di vedere un raggio di sole colpire le pareti buie della propria camera da letto.
Fissò il buio, cercò di immaginarsi il sole che illuminava gli alberi, ogni foglia, ogni filo d’erba, le famiglie che camminavano lentamente per le strade, gli animali che giocavano nei cortili.
Aprì più volte gli occhi, ma nulla, sempre e solo quell’oscuro colore che gli annebbiava i sensi.
Shindou non aveva idea di quello che avrebbe fatto quel giorno ma, da quando era diventato cieco, tutto gli sembrava monotono; l’unica cosa che colorava un po’ il grigiore della sua vita erano i concerti, fare musica davanti ad un pubblico che apprezzava, sorrideva, applaudiva.
Non le persone che provavano pietà, quelle che chiudevano gli occhi e si lasciavano trasportare dalla musica del suo violino; chissà se “Yuuichisan” era una di quelle persone, o anche Taiyou, o quell’altro ragazzo dalla voce profonda che, però, sembrava abbastanza suscettibile.
Shindou era curioso, voleva conoscere quei ragazzi, c’era qualcosa che lo attirava; forse quel loro essere “imperfetti” come lo era lui, il fatto che avessero anche loro dei problemi lo faceva sentire meno diverso.
Si domandava quanto fossero gravi i problemi che li affliggevano. Quando la parola ospedale era giunta alle sue orecchie era rimasto basito, e si era incuriosito.
Un attimo, una manciata di secondi per decidere che avrebbe suonato davanti a loro, che avrebbe affrontato le sue paure e le mura spente di una stupida struttura per anime infelici.
Qualche ora dopo, Shindou era all’ingresso della villa, col violino in spalla e Kirino al suo fianco, pronto ad accompagnarlo all’ospedale.
«Come mai questa decisione?» chiese l’amico, visibilmente curioso.
Il castano alzò le spalle, poi sospirò appena.
«Non lo so, ma tanto, oggi, non ho nulla da fare» rispose, con aria di sufficienza, come se avesse deciso di suonare per quello “Yuuichi” durante un atto di bontà suprema.
In realtà, Shindou si sentiva costretto, come se per lui suonare dentro quella struttura angosciante significasse aver dimenticato, aver superato tutto, aver realizzato un sogno.
Un sogno che, però, non lo rendeva né soddisfatto, né felice. 

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//Angolo dell'autrice:

ohoh, buongiorno~
ho aggiornato questa fic ;uuuu; sì, una volta avevo i capitoli, però non mi piacevano e sto tipo riscrivendo tutto -ahah non uccidetemi-.
Poi mi è venuta voglia di KyouTaku quindi mi sono messa a scrivere-
sperando di fermarmi a cinque capitoli, ecco
dal prossimo capitolo spero in tanti feels kyoutaku - ma siii (???)
avevo in mente di fare altri banner ma non so più farli -mai saputi fare in realtà- oh, ringrazio la mia mela e reby per aver letto questo capitolo prima che lo pubblicassi mmmh, spero che qualcuno sia ancora disposto a leggere questa minilong ; u ;
a presto, fatemi sapere cosa ne pensate ;w; e amate Taiyou (???)
camy

 
   
 
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