Cap
3
Katherine
percorse in fretta il tratto
di strada che separava il castello dalla Foresta Proibita, guardandosi
di tanto
in tanto alle spalle per essere certa che nessuno la vedesse. Quando
raggiunse
il limitare della Foresta, una figura avvolta in uno spesso mantello da
viaggio
nero si fece strada tra i rami.
-
Le sang avant le rest – recitò.
-
Toute pour la famille – fu la
replica.
L’individuo
percorse i pochi metri che
li separavano, permettendole di intravedere due iridi verdi come
smeraldi che
brillavano nell’oscurità.
-
Sei sicura che nessuno ti abbia
seguita? –
-
Assolutamente. –
Il
cappuccio venne fatto scivolare
all’indietro, mostrando il volto di un ragazzo che non poteva
avere che un paio
d’anni più di lei. La loro somiglianza era
impressionante al punto che, se non
fosse stato per gli occhi, avrebbero potuto scambiarli per gemelli.
Allargò le
braccia, permettendole di correre da lui e stringendola a
sé.
-
Ne è passato di tempo, ma petite –
mormorò, affondando il volto nelle onde corvine e
aspirandone il profumo di
cannella che per lui aveva un unico significato: casa.
-
Mi sei mancato, Derek. –
-
Lo sai che non posso farmi vedere
spesso, ma questo non significa che non ti pensi ogni giorno.
È un periodo
difficile, sorellina, e Lui mi ha affidato una missione della massima
importanza – replicò. Gli occhi smeraldini
scintillarono, illuminati dall’orgoglio
per l’alta considerazione che il suo Signore aveva nei suoi
confronti, mentre l’ennesimo
sorriso smagliante lampeggiava nell’oscurità
mettendo in mostra i denti perfetti.
-
Importante e pericolosa. –
Annuì.
– Andrà tutto bene e quando
l’avrò
portata a termine tornerò a trovarti, lo giuro. –
Avrebbe
voluto avere lo stesso
irritante ottimismo di suo fratello maggiore, ma l’idea di
saperlo lontano,
chissà dove a fare chissà cosa, non le piaceva
per niente. Era tutta la sua
famiglia, l’unico che le fosse rimasto, e lei non poteva
perderlo.
-
Adesso devo andare; ci vediamo
presto, non preoccuparti – disse, chinandosi a scoccarle un
bacio sulla fronte
e sparendo nuovamente nell’oscurità.
“Non preoccuparti”. Certo, lui la faceva facile.
*
Una
mano comparve nel campo visivo di Sandy, oscurandole la
visuale.
-
Ehy, scricciolo, indovina chi sono? –
La
ragazza riconobbe la sua voce all’istante. Conosceva alla
perfezione quel tono lievemente roco così come il volto dai
tratti definiti e
la bellezza da angelo caduto del suo possessore. Era il suo migliore
amico e se
c’era chi trovava strano l’idea che una Tassorosso,
per giunta Mezzosangue,
fosse la confidente del cuore di un Serpeverde discendente da
un’illustrissima
famiglia Purosangue, loro non vi avevano mai dato alcun peso.
Decise
di reggergli il gioco, fingendosi pensierosa.– Non
saprei, dammi qualche indizio. –
-
Eccellente giocatore di Quidditch, bello da star male, dal
fascino rude, incredibilmente intelligente –
elencò.
-
E anche molto modesto … Uhm, forse sei William Davies che
ha finalmente e inspiegabilmente deciso di farsi avanti e trascinarmi
in un
qualche corridoio buio e dichiararmi amore eterno? –
La
mano scomparve da davanti agli occhiali che celavano un
bel paio di occhioni verdi, contornati da una chioma biondo dorata che
quella
sera era stata acconciata in uno chignon sbarazzino, e Sandy si
voltò
lentamente, fingendosi sorpresa. – Ah, no, sei tu. –
Rico
emise un verso disgustato. – William Davies che ti
trascina in un corridoio buio? Seriamente, scricciolo, potresti fare di
meglio.
Oltretutto io non assomiglio per niente a quello stupido pallone
gonfiato di un
Corvonero – concluse.
Sandy
rise, alzando gli occhi al cielo. – Ti saresti sentito
più gratificato se ti avessi scambiato per Potter o magari
Black? –
-
Santo Salazar, tu sei proprio sicura di non aver battuto
la testa da qualche parte o di non avere la febbre? Perché
cominci a dire cose
senza senso e un po’ mi spaventi. –
Ignorò
il suo commento e gli rivolse uno sguardo penetrante.
– Allora, cosa è successo? –
-
Deve essere per forza successo qualcosa se passo un po’ di
tempo con la mia migliore amica? –
-
Sì, se questo tempo lo sottrai a quello che dedichi al
portarti a letto qualcuna. –
Lei
e Rico trovavano almeno un paio d’ore ogni giorno, a
volte studiavano insieme o lei andava
a
vedere gli allenamenti che il ragazzo conduceva in solitaria, ma la
sera il
Serpeverde tornava a essere il top del desiderio sessuale studentesco e
passare
un po’ di tempo a chiacchierare era una cosa rara.
-
Non ne avevo voglia. Preferisco fare quattro chiacchiere
con te. È una vita che non ci vediamo, Man. –
Era
vero. Rico di solito non si faceva problemi a far
saltare i nervi ai genitori e frequentare persone che non approvavano
neanche
lontanamente, ma aveva passato gli ultimi due mesi in Francia per il
matrimonio
di Bellatrix e Rodolphus e poi in Italia, Spagna e un po’ in
Germania. Insomma,
lui e il resto del gruppo non si erano fermati un momento, quindi era
dal
ritorno a King’s Cross che non avevano occasione di
chiacchierare.
-
Sei sicuro di non essere tu quello
che si sente male? –
Un’idea
le passò per la testa. Però no, non poteva
essere,
era troppo strano anche solo da pensare.
-
Non è che c’è qualcuna? –
chiese.
-
C’è sempre qualcuna, Sandy, dovresti sapere che
non mi
piace stare a letto da solo – disse, ghignando malizioso.
-
Non intendevo quello. Sei sicuro di non esserti preso una
cotta per qualcuna? –
Se
non avesse saputo che in diciassette anni di vita Rico
Wilkes aveva sempre affermato senza possibilità
d’errore di essere lui l’unico
amore presente nella sua vita, avrebbe detto che era una cosa normale e
non c’era
proprio niente di cui meravigliarsi. Tuttavia stavano parlando di lui e
Sandy
lo conosceva fin troppo bene per non esserne sorpresa.
-
Non correre troppo con la fantasia, scricciolo. –
C’era
stato però qualcosa nel suo sguardo, una specie di
guizzo, che all’osservazione attenta della Tassorosso non era
sfuggito. Stava
negando l’evidenza e lo sapeva benissimo.
-
D’accordo, non c’è nessuna, quindi
possiamo anche andare a
farci una passeggiata. Non mi va di stare al chiuso – disse,
lasciando cadere l’argomento
e decidendo che avrebbe atteso che fosse lui ad ammetterlo e a
confidarsi.
-
Certo che possiamo – confermò, porgendole il
braccio come
un perfetto gentiluomo e scortandola verso l’uscita del
castello.
*
Serena
aveva appena lasciato Maisie in compagnia di Fabian e
Gideon ed era diretta verso la torre di Corvonero quando aveva
incontrato
Violet. Era una ragazza della sua stessa Casa, al settimo anno, che
passava un
sacco di tempo in compagnia di Remus Lupin, suscitando spesso gli
attacchi di
gelosia della fidanzata dello studioso Malandrino, con cui di tanto in
tanto
aveva scambiato quattro chiacchiere.
Violet
era una ragazza che le risultava difficile da
inquadrare. Così fredda e talvolta disinteressata a tutto
ciò che non la riguardava,
non per niente si era meritata l’appellativo di
“robot” da Sirius Black, era
una personalità completamente agli antipodi rispetto alla
sua solare e pronta
al dialogo.
Avevano
scambiato quattro chiacchiere lungo la strada che le
portava alla loro Sala Comune ed erano quasi arrivate quando si
trovarono
davanti due Serpeverde del quinto anno.
La
chioma corvina, di un tono più chiaro di quella del
fratello maggiore, e gli occhi grigio perla non lasciavano spazio a
dubbi:
Regulus Black. Il suo compagno era Barty Crouch, il figlio del collega
di sua
madre che di tanto in tanto aveva avuto a casa per una delle tante
noiosissime
cene Purosangue che i suoi genitori organizzavano durante le vacanze.
Si sforzò
di rallentare i battiti del suo cuore impazzito quando i loro sguardi
si
incontrarono. Avrebbe dovuto esserci una legge che impediva agli
insopportabili
altezzosi di essere tanto belli.
-
Mattews … Inglebee – salutò,
pronunciando l’ultimo cognome
come se fosse qualcosa di altamente disgustoso.
-
Black, Crouch … che ci fanno due viscide serpi tanto
lontano dai sotterranei? Credevo che i rettili amassero strisciare
nell’ombra –
ribattè.
Lei
e Violet non erano propriamente amiche, certo, ma non
sopportava proprio che venissero fatte delle discriminazioni solo in
base alla
famiglia in cui si era nati. La Inglebee era una ragazza in gamba,
brillante e
talentuosa, e poco importava che fosse nata in una famiglia di Babbani.
Regulus
parve preso in contropiede dalla risposta tagliente,
ma si riprese in fretta.
-
Hai la luna di traverso stasera, Mattews? –
-
Solo quando ho a che fare con dei fanatici imbecilli. –
-
Non ho detto niente di male. –
-
Era sottinteso. –
-
Sei paranoica. –
-
E tu uno stronzo. –
Poi
prese sottobraccio Violet e la trascinò via con
sé,
varcando l’ingresso della Sala Comune.
Barty
rivolse un’occhiata divertita all’indirizzo
dell’amico.
– Bè, direi che è andata bene
– commentò ironico.
-
Sta zitto, Barthemius. –
Rimaste
sole, Violet prese la parola.
-
Non c’era bisogno che intervenissi. Non do retta a quello
che dicono o pensano quegli idioti; per me non è un problema
essere una Nata
Babbana. –
Serena
rimase interdetta. Riusciva a essere così calma e
pacata malgrado le vessazioni e le battutine andassero avanti da anni;
al suo
posto probabilmente sarebbe scoppiata come un vulcano in eruzione e
avrebbe
Schiantato il primo idiota che si fosse messo a prenderla in giro.
Aveva un
carattere forte, Violet Inglebee, e doveva ammettere che le piaceva.
*
Louis
era seduto davanti a uno dei tavolini della Sala
Comune di Grifondoro insieme ad Alannis, la prima persona con cui aveva
fatto
conoscenza quando era salito sul treno in direzione di Hogwarts e
quella che
era presto diventata la sua migliore amica. Avevano molto in comune, a
cominciare dal fatto che entrambi erano gli unici maghi in una famiglia
di
Babbani, ma era stato soprattutto l’amore per il volo e il
Quidditch a legarli
ancora di più.
Mentre
osservava il piccolo campo da Quidditch portatile,
con tanto di pedine a forma di giocatori, alla ricerca di una strategia
vincente, gli occhi azzurri come il cielo si erano fatti seri e
concentrati.
Diede un colpo di bacchetta, osservando uno dei Cacciatori spingersi in
avanti
in un’incursione solitaria. Il tiro venne parato agevolmente
dal Portiere di
Alannis.
-
Dovrai fare molto meglio di così se speri di battermi
–
commentò la ragazza, sorridendo soddisfatta.
Il
Portiere era il suo ruolo naturale, così come il
Cacciatore era quello di Louis, e si era sempre impegnata al massimo
per
eccellere. In tutta la scuola c’era soltanto una persona in
grado di competere
con lei in quel ruolo: Omi Ishido Blackthorne, Serpeverde del suo
stesso anno
che aveva dato numerosi grattacapi all’attacco della loro
squadra.
-
Stai di nuovo pensando a Blackthorne, vero? –
-
Cosa mi ha tradito? –
-
Non saprei, magari lo sguardo omicida che hai rivolto al
mio Portiere – disse ridendo.
Louis
la conosceva meglio di chiunque altro e sapeva bene
che Alannis non sopportava l’idea di perdere né
tantomeno che in circolazione
ci fosse qualcuno in grado di rivaleggiare con lei. Lo scorso anno la
Coppa era
stata vinta nuovamente dai Serpeverde, come sempre negli ultimi tre
anni cioè
da quando Wilkes aveva assunto il ruolo di Capitano, e correva voce che
i verde
argento fossero determinati più che mai a confermare il loro
primato.
-
Dobbiamo trovare un modo per bloccare il loro attacco. Il
tridente che hanno formato è pressoché
inarrestabile, ma chiuderci solo in
difesa non è un’opzione contemplabile –
considerò la ragazza, assorta e
completamente presa dall’immagine mentale della prima partita
di campionato che
come da tradizione avrebbe visto contrapporsi Serpeverde e Grifondoro.
-
Al, posso chiederti un favore immenso? – domandò
Louis,
facendole inarcare un sopracciglio.
-
Di che si tratta? –
-
Niente tattiche almeno fino agli allenamenti di
dopodomani. Pensi di potercela fare? –
La
ragazza si mordicchiò il labbro inferiore, fingendosi
pensierosa. – Uhm, sì, forse posso provarci.
–
-
Bene, quindi questo lo mettiamo da parte –
decretò,
spingendo via il modellino del campo e alzandosi in piedi.
-
Cosa vuoi fare? –
-
Ho una voglia pazzesca di andare a letto, tu non vieni? –
Si
rese conto solo all’ultimo istante di come avrebbe potuto
essere frainteso.
-
Per le mutande di Merlino, non intendevo farti venire a
letto con me … Cioè, volevo solo sapere se anche
tu volevi andare a dormire –
balbettò.
-
Quindi non sono abbastanza bella per venire a letto con
te? – domandò, ravviandosi una ciocca scura e
mettendosi le mani sul fianco con
aria di sfida.
Louis
rimase senza parole, sgranando gli occhi chiari.
Alaniss
scoppiò a ridere, mentre uno scintillio divertito le
illuminava gli occhi cangianti che quella sera tendevano più
al verde che all’azzurro
o al grigio.
-
Rilassati, stavo solo scherzando. Ci vediamo domani mattina,
buonanotte – disse, scompigliandogli affettuosamente i corti
capelli castani e
puntando in direzione del dormitorio femminile.
Spazio
autrice:
Sìììì,
ce l’abbiamo fatta, abbiamo presentato tutti gli OC
che ci sono stati inviati … olè! Chiediamo scusa
per il momentaneo attacco di
pazzia, ma dopo 2.100 parole e ben 8 pagine Word di capitolo siamo
alquanto
cotte stracotte. Stavamo inoltre pensando di mettere anche le foto dei
prestavolto, magari un piccolo gruppo per volta così da non
appesantire troppo
il capitolo. Oggi cominciamo con i Serpeverde (perché visto
che l’account su
cui è pubblicata la storia è di Fiamma, e lei
è un’orgogliosa figlia di Salazar,
si è prepotentemente imposta u.u). Come sempre speriamo di
essere riuscite a
rendere bene i vostri OC e che il capitolo vi sia piaciuto. Ricordiamo,
infine,
che c’è ancora un posto libero per un ragazzo
Tassorosso. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma, Eris e Rhaenys
Rico Wilkes (Gaspard
Ulliel)
Evan Rosier (Alex Pettyfer)
Thea Mary Miller (Kaya Scodelario)
Elinor Selwyn (Blake Lively)
Katherine
Banks (Nina
Dobrev)
Rabastan Lestrange (Jensen Ackles)
Omi Ishido Blackthorne (Michael Trevino)
Edward Jonson (Jesse Mccartney)
Regulus Black (Logan Lerman)
Barty Crouch jr (Chris Zylka)