Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: lalla86    19/09/2008    0 recensioni
"..le mani strette a pugno. Le labbra schiuse in una smorfia di dolore. Non riusciva ad ottenere una risposta.
Un fragile ramoscello nel mezzo di una bufera.
Un ombra dallo sguardo spento e triste, tra i mille volti sorridenti della folla..."
"..miscugli di sentimenti indefiniti avevano preso ad agitarsi dentro di lui susseguendosi l'un l'altro, cosi' rapidamente da impedirgli di riconoscerne anche uno soltanto. E cosi' rapidamente scomparivano.
Numerosi echi lontani, ricordi, frammenti sfocati.
C'era qualcosa di familiare in quella citta', in quel vento, che ancora agitava le cime degli alberi..."

Le strade di due persone alla ricerca di se' stesse si incrociano, in un'incontro forse voluto dal destino stesso, lungo un viaggio oltre le barriere del tempo.
Genere: Triste, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kagome, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A










Cap 1: Due anime opposte: la nascita di un sorriso













Il sorriso è il sole che scaccia l'inverno dal volto umano.
(Victor Hugo)







Un leggero venticello soffiava, infiltrandosi all'interno dell'automobile attraverso il breve spazio concessogli dal finestrino semi aperto. Un breve sospiro, uscito quasi automaticamente dalla bocca schiusa in un mezzo sorriso. Se la maggior parte delle persone si sarebbe affrettata a richiudere infastidita il finestrino, la cosa non valeva per lui. Lo rilassava la sensazione dell'aria che gli sferzava sulla pelle, quasi stesse correndo a gran velocità procurandogli un senso di libertà misto a nostalgia che non riusciva a spiegarsi.
Poco importava. Gli piaceva. Non si sarebbe scervellato a scoprire il perchè.
Aveva gettato per pochi secondi un'occhiata incuriosita ai marciapiedi che sfrecciavano al suo fianco, prima di rivolgere ancora una volta lo sguardo sicuro davanti a sè. Le persone che animavano le vie della città, appartenenti alle più disparate classi sociali, al suo passaggio, proseguivano indifferenti il loro frettoloso cammino, limitandosi a stringersi maggiormente nei loro cappotti.
Frenetica. Era cosi' la vita in citta' ormai. Bisognava restare al passo. Il tempo scorreva sempre piu inesorabile, scandendo secondo dopo secondo. Chi si fermava era perduto, tagliato fuori senza alcuna possibilità di riammissione.
Tokyo. Il cartello di benvenuto nella metropoli si era erto, piuttosto ammaccato, pochi secondi prima a lato della strada. L'aveva notato appena, con la coda dell'occhio.
Socchiuse le iridi mielate mentre i raggi del sole ormai prossimo al tramonto si stavano ritirando in tutta fretta per far posto alla sera, coperti nella loro fuga da una schiera di nuvole grigiastre.
C'era odore di asfalto bagnato nell'aria. Il suo olfatto non sbagliava mai. La pioggia era in agguato.
Così immerso nei suoi pensieri sul tempo, si accorse a malapena che l'auto aveva frenato, parcheggiandosi a lato di un piccolo giardino. Era arrivato - constatò infilando il capellino di cotone nero che contrastava con i suoi capelli simili all'argento. Particolari certo, ma azzeccati per l'esuberanza e l'allegria che lo contraddistinguevano. Aveva l'argento vivo addosso, cosi' ripetevano di continuo i suoi genitori ormai esasperati dalle numerose marachelle da lui combinate nel corso dei suoi diciannove anni di vita.
Nel mentre, apprestandosi a scendere dall'auto, aveva appoggiato il piede a terra, avvertendo un'improvvisa, quanto inaspettata stretta allo stomaco. Si stava guardando attorno, incuriosito, persino divertito da quella sensazione inusuale per lui. Il giardinetto si estendeva in pochi ettari di terreno, circondato da una piccola schiera di alberi, costeggiati da sprazzi di fiori che crescevano disordinati qua e la'.
Poco piu' in la, si ergeva una villetta di modeste dimensioni.
Niente male, doveva ammetterlo. Quel giardino, così grande nella sua piccola semplicita', gli piaceva proprio.
Accadde all'improvviso. In un lampo. Aveva chiuso gli occhi prima ancora di rendersene conto, quasi fosse stato obbligato a farlo, abbandonandosi completamente in una sorta di trance. Non avvertiva altro che il silenzio intorno. Miscugli di sentimenti indefiniti avevano preso ad agitarsi dentro di lui susseguendosi l'un l'altro, cosi' rapidamente da impedirgli di riconoscerne anche uno soltanto. E cosi' rapidamente scomparivano. Numerosi echi lontani, ricordi, frammenti sfocati. C'era qualcosa di familiare in quella citta', in quel vento, che ancora agitava le cime degli alberi.
- Ci dai una mano?
La voce tanto seccata quanto agitata di sua madre aveva raggiunto il suo orecchio, rompendo l'incanto che si era creato. Le prime gocce di pioggia, avevano gia' cominciato la loro opera, via via sempre piu' rapide.
Rimase immobile ancora per pochi istanti, contemplando lo scorrere dell'acqua sul suo viso. Poi, così come li aveva chiusi, riaprì gli occhi e, lentamente, sorrise.
Di un sorriso di soddisfazione, di decisione, di speranza, che stonava con il grigiore circostante.
Si', li' sarebbe riuscito a trovare cio' che cercava. Ne era certo.








---------------------------------------------------------










- Buona giornata.
Una breve frase di circostanza, che le persone erano solite dirsi l'un l'altra la mattina, con il sorriso sulle labbra. Cosi' giusto per dire qualcosa, per concludere un discorso, sapendo che probabilmente per loro non sarebbe stata cosi' buona, magari persino non augurandolo veramente. Per questi stessi motivi la sua voce le era sembrata così estranea quand'era uscita, così falsa. Così schifosamente allegra, come i suoi occhi, maledettamente spaventati, dietro la finta allegria che solitamente manifestavano.
Non aveva potuto fare altro che allontanarsi. Le veniva da vomitare. Perchè niente cambiava mai. Perchè Lei non cambiava mai.
Aveva provato, tentato, infinite volte, disperatamente. Ma aveva fallito.
Allora aveva smesso. [perchè aveva capito che..] Da sola, non ce l'avrebbe fatta.
Avanzava con passo esausto, priva di qualsiasi energia, come se avesse corso per tutta la vita senza mai fermarsi. Stanca, intrisa di quella spossatezza che solo la rassegnazione riesce a provocare. In fondo..perche' affannarsi tanto?
Non aveva ottenuto altro che solita risposta. Cosi' ovvia, eppure così dolorosa.
Ma nonostante questo
ancora
desiderava che..




Isn't anyone tryin to find me? Non c’è nessuno che provi a trovarmi?
Won't someone please take me home? Non verrà nessuno a portarmi a casa?





Nessuno..
Nessuno!
Come sempre correva da sola!

Sbam

Un urto violento.
Imprevisto.
Nella confusione.
Nel buio.




..Una radura..

dei passi affrettati..

...la sorpresa...

...l'incredulita'..

...l'odore dell'erba a contatto con il suo viso..

...il dolore..

... una voce strozzata..

...la confusione..

..Il tradimento...

Perche'?





- Ti senti bene?
Si era ritrovata riversa a terra. Completamente sconvolta. Bagnata di sudore freddo. Con una figura dallo sguardo preoccupato, inginocchiata a pochi centimetri di distanza.
Stentava a comprendere quello che era accaduto mentre le sue iridi scure vagavano tutt'intorno. Non aveva che frammenti di attimi confusi nella mente.
Camminava per la strada.
Correva.
Poi un urto.
Un forte capogiro.
Il rumore di vetro che si infrange.
E dopo il nulla.
Rabbrividì improvvisamente, accorgendosi che del liquido le aveva bagnato la divisa scolastica. In quel preciso momento la memoria ritornò violenta. E la vide. La bottiglietta che reggeva in mano, durante il suo cammino, giaceva riversa sul marciapiede, svuotata interamente del suo contenuto.
Si era appoggiata sui gomiti, mettendo a fuoco lo sguardo. Ora riusciva a distinguere con abbastanza chiarezza l'individuo immobile di fianco a lei.
Un ragazzo la squadrava confuso. Il cuore minaccio' di esploderle nel petto da tanto batteva per la vergogna. Anche la sua divisa era fradiccia di aranciata. Della sua aranciata.
- Ehi, ci sei? - domandò di nuovo indirizzandole uno sguardo ambrato a metà tra il divertito, il curioso e..il preoccupato?
Non sapeva cosa dire. Allora rispose nell'unico modo che conosceva. Con il silenzio.
L'imbarazzante silenzio.
- Ehi piccola, lo sai che non si investe la gente?
La voce fintamente seccata lasciava trapelare chiaramente il divertimento che stava provando. Un pensiero le era allora balenato rapido nella mente, udendo quel tono. La stava prendendo in giro.
Orgoglio. Ecco che sopraggiungeva. Lo stesso che le impediva di mostrare agli altri le sue debolezze. E rabbia. Intensa. Inarrestabile. [..perchè lei non era piccola.]
Avrebbe voluto urlarglielo ma le sue labbra non erano riuscite a scollarsi. Paura. Aveva paura. Come sempre. Era meglio lasciar perdere. Era più facile per lei essere codarda.
Si era rialzata in piedi di scatto, seguita dopo qualche attimo anche dal ragazzo.
-Ti paghero' la lavanderia
Tono freddo, sarcastico, ancor piu' glaciale, se possibile, dell'aria circostante. Occhi sempre bassi che fissavano un punto imprecisato del terreno. Avrebbe tanto voluto essere capace di alzarli anche solo per un secondo.
- Perchè non mi guardi in faccia sono così brutto?
Ironia. Un guizzo di diverimento negli occhi, mentre pronunciava quella domanda. Sembrava aver colto i suoi pensieri. Una smorfia nascosta. Sembrava.. [perchè nessuno li avrebbe colti mai.]
- Allora?
Emanava allegria. Solarità. Il suo tono era cosi' caldo, ma non abbastanza per sciogliere la freddezza che albergava nelle sue parole. Un'occhiata astiosa, di risentimento, di sfida, che le permise di osservarlo.
Non era brutto, tuttaltro. Alto sull'uno e ottanta, indossava un paio di jeans strappati in vari punti e una semplice maglietta nera. Al collo una strana collanina a cui era appeso un ciondolo a forma di spada, simile a una zanna. E.. un cappellino nero sulla testa.
Colpita. Non poteva definirsi in altro modo. I suoi capelli erano corti, sparati con il gel e..argentei.
Impossibile..
Le erano bastati pochi secondi. Stupida! Probabilmente li tingeva.
Una fugace occhiata nei dintorni. Non passava inosservato. Tutte le persone che passavano al loro fianco, gli lanciavano occhiate incuriosite prima di proseguire il loro cammino. Occhiate pero' innotate o che piu' probabilmente lui fingeva di non cogliere. Sembrava completamente a suo agio. Se fosse stata al suo posto, invece, sarebbe morta di vergogna.
Tipico..
Mentre lei era immersa in questi pensieri, lui aveva abbozzato un sorriso. Stava ancora aspettando la sua risposta. E la prendeva in giro. La prendeva in giro per l'ennesima volta. Rideva della sua timidezza.
- Devo andare.
Si era girata bruscamente di spalle. Voleva allontanarsi di lì il prima possibile.





Isn't anyone tryin to find me? Non c’è nessuno che provi a trovarmi?




- Kagome!
Si era bloccata di colpo. L'ombra della sorpresa nello sguardo. Era la voce di Yuka, la sua compagna di classe. Da quando in qua si degnava di salutarla?
- E tu chi sei?
Stupida. Che stupida che era stata. Non che la cosa gli importasse. Se un tempo avrebbe fatto i salti mortali per avere la considerazione di qualcuno ormai non le interessava più. Indifferente. Totalmente. Il suo cuore si era inaridito cosi' come le sue parole. Le aveva persino fatto un favore. Era riuscita ad allontanarsi. Le riusciva sempre. Di solito gli altri erano troppo presi per badare a dove fosse. Passo accellerato. Stava facendo tardi. Fortunatamente il cancello della scuola era in vista.





It's a damn cold night . E’ una notte maledettamente fredda




Sbam!
Di nuovo. Non aveva guardato dove stava andando.
- Ma allora è un vizio il tuo!
Di nuovo. E con Lui.
Piegato in due, rideva a piu' non posso. Se la spassava.
Non si sarebbe fatta mette i piedi in testa un'altra volta. Non di nuovo.
- Mi segui per caso?
La rabbia era trapelata, cosi' violenta come solo un'onda durante una tempesta sa essere.
- Ehi non passo le mie giornate a pedinare la gente..io frequento questa scuola!
- Non mi sembra di averti mai visto!
- Questo perchè mi sono appena trasferito..questo è il mio primo giorno di scuola ma visto che a metà strada mi è passata la voglia di entrare ho deciso di saltare la prima ora!
Lo aveva ribattuto con l'abituale tono e la rabbia se possibile si era intensificata. Ma come faceva ad avere sempre il sorriso sulle labbra?
- Dovresti calmarti e prendere le cose in modo meno tragico sai?
Cosa aveva detto?
Colpita. Di nuovo. Ma stavolta per un motivo diverso, piu' profondo.
Aveva ragione.
- Fatti gli affari tuoi
Una minaccia, con un filo di voce, ben piu' efficace di mille urli. La verita' faceva davvero male. Se l'avesse pestata gliene avrebbe fatto di meno. Allontanarsi. Nuovamente. Non poteva fare altro. Non voleva fare altro. Un passo dopo l'altro, era cosi' facile fuggire!


Won't someone please take me home? Non verrà nessuno a portarmi a casa?

Lo spostamento d'aria.
Una mano le aveva afferrato il polso costringendola a voltarsi.



Take me by the hand.. Prendimi per mano..



L'aveva bloccata.


Take me somewhere new Portami in qualche posto nuovo



Immersa in quelle pozze d'ambra senza rendersene conto. Non sapeva cosa fare. Non riusciva a muoversi.
Un brivido.
Due dita erano andate a toccare le sue guance fredde.
- Ecco cosi'!
Un sorriso grande, infantile, spensierato, come era sempre stato.
- Dovresti sorridere lo sai? Sei piu' carina quando lo fai.
La pressione sulle sue guance era scomparsa, cosi' rapidamente come era venuta, mentre lui si allontanava.
Incredulità. E un sorriso. Un breve sorriso.
Da quant'e' che non lo faceva?
Da troppo ormai.



I dont know who you are.. Non so chi sei..


Un richiamo. Una domanda aveva invaso la sua mente. Ma questa volta, stranamente meno dolorosa.

- Sei felice?



..but.. ..ma..



Calore. Per la prima volta piu' forte del ghiaccio.
Per un istante, seppur breve, solo per un piccolo gesto..
Forse - si ritrovò a pensare per la prima volta nella sua breve vita- la risposta non era così ovvia.

- Chissà..

......


Disperazione.

Solitudine.

Un'ultimo sguardo.

Un'ultimo bricciolo di speranza.

Una mano.

Una lieve carezza.



"..I'm with you" Sono con te.












NOTE DELL'AUTRICE: Le strofe di questo capitolo e del prologo sono tratte dalla canzone "I'm with you" di Avril Lavigne.


  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: lalla86