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Autore: 9Pepe4    25/08/2014    3 recensioni
[Established SwanFireQueen]
Emma e Regina hanno in programma una lezione di magia, ma anche Henry e Neal hanno i loro progetti...
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Neal Cassidy/Baelfire, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nota: Questa storia è ambientata in un magico universo dove non c’è mai stato lo scambio di corpi e Pan è prigioniero dello scrigno di Pandora, mentre Emma, Neal e Regina stanno insieme (insieme insieme) da un po’ di tempo.
Grazie mille ad AlexVause per la consulenza riguardo la magia e le interazioni Swan Queen.




Programmi

Quando la sveglia suonò, Regina emise uno sbuffo e la spense con una manata.
Stiracchiandosi appena, alzò lo sguardo sul soffitto, quindi si tirò a sedere.
Dando un’occhiata accanto a sé, notò che Neal non era più a letto, ed inarcò un sopracciglio. Da quando in qua si era fatto così mattiniero? Che si fosse svegliato per un incubo, e poi non fosse più tornato a dormire?
Con un piccolo sbadiglio, allungò una mano a scuotere Emma. «È ora di alzarsi».
L’altra, spaparanzata a pancia in giù tra le lenzuola candide e stropicciate, si limitò ad emettere un mugolio, affondando la faccia nel cuscino.
Regina alzò gli occhi al cielo. «Emma».
«Sono sveglia» biascicò la bionda contro il guanciale. Sollevò una mano e fece un gesto vago. «Tu va’. Ti raggiungo».
Regina scosse la testa, mettendo da parte le coperte spiegazzate per scivolare fuori dal letto. A volte le sembrava di stare con due adolescenti.
Di solito era Neal che rifiutava di svegliarsi, mugolando ed affondando sempre di più tra i cuscini… Possibile che ora ci si fosse messa anche Emma?
Regina diede una sistemata alla propria camicia da notte azzurro chiaro, quindi si infilò le pantofole ed indossò una vestaglia di velluto blu.
Diede un’ultima occhiata ad Emma e decise di darle un po’ di tempo. Del resto, la sera precedente i suoi doveri da sceriffo l’avevano fatta rientrare davvero tardi. Probabilmente era per questo che faticava a svegliarsi.
Regina scese in cucina, dove le si presentò una scena più che benvenuta: Henry sedeva al tavolo, gli occhi affamati e pieni di aspettativa, mentre Neal, in piedi davanti ai fornelli, cuoceva alcuni pancake in una padella.
«E voilà» concluse l’uomo, girandosi e mettendo il cibo nel piatto del ragazzino.
A quel punto, notò Regina e le sorrise. «Pancake?» offrì.
Lei sbatté le palpebre. «Sì, grazie» rispose poi, entrando nella stanza ed andando ad accomodarsi di fianco ad Henry.
Il tavolo era di legno scuro, lucido e levigato, ed era abbastanza lungo: accanto a Regina, volendo, ci sarebbe stato posto per un’altra persona.
Henry aveva la bocca piena, ma trovò comunque il modo di sorridere a sua madre mentre Neal si girava nuovamente verso i fornelli.
«Allora» esordì Regina, spostando alcuni ciuffi dalla fronte del ragazzino, «come mai tanto mattinieri?»
«Gfomp» rispose Henry, alzando una mano per rimettersi in disordine i capelli.
«Vuol dire» spiegò Neal, sistemandosi in modo da poter guardare Regina ed allo stesso tempo riuscire a controllare i pancake con la coda dell’occhio, «che è stata l’emozione a svegliarci. Abbiamo grandi progetti per questa giornata».
Henry annuì vigorosamente, ancora intento a masticare.
«Buon per voi» commentò allora Regina, mettendo un braccio sulle spalle del figlio e attirandolo a sé.
Dentro di sé, però, era dubbiosa che Neal fosse stato svegliato davvero per l’emozione. Gli incubi le sembravano ancora la spiegazione più plausibile.
Henry inghiottì a forza. «Ci divertiremo, proprio come te e la ma’».
Regina stava per chiedere quali erano, esattamente, questi “grandi progetti” per la giornata, ma fu distratta dall’arrivo di Emma. Quest’ultima, scalza e spettinata, vestita solo col suo pigiama chiaro, fissò Neal dalla soglia con fare accusatorio. «Non riesco a credere di essermi alzata dopo di te».
Lui sfoderò un gran sorriso. «Anch’io ti auguro un buon giorno, Emma».
Henry ridacchiò, ed Emma si diresse a sedersi accanto a Regina. Quando Neal servì loro una generosa porzione di pancake dorati, parve subito dimenticare il malumore, e li addentò senza aspettare – scottandosi lingua e palato, probabilmente.
Quando Regina finì di far colazione, Neal le prese il piatto in un eccesso di galanteria, andando a lavarlo. La donna gli sorrise in segno di gratitudine, quindi si rivolse ad Emma ed assunse un’aria inflessibile: «Ti voglio pronta tra dieci minuti».
L’altra spalancò gli occhi ma, prima che potesse protestare, Regina uscì dalla cucina.
«Ti conviene sbrigarti, ma’» commentò Henry, in modo piuttosto superfluo.
«Le lezioni di magia di Regina sono peggio dei lavori forzati» brontolò Emma.
«Sì, certo» replicò Neal, sedendosi di fronte a lei ed Henry, «ma intanto sappiamo che ti piacciono».
Emma sbuffò, si ficcò in bocca l’ultimo pezzo di pancake, e si precipitò fuori dalla cucina – l’ultima cosa che sentì mentre usciva fu il suono di Henry e Neal che si davano il cinque.

«Perché dobbiamo venire sempre nel bosco? Non potremmo esercitarci a casa, di tanto in tanto?»
Regina ignorò la domanda di Emma e continuò a camminare spedita, mentre l’altra le arrancava dietro.
Era piovuto di recente, e l’aria era fredda e pulita. Il terreno era scivoloso, ed Emma aveva già rischiato di perdere l’equilibrio un bel po’ di volte. Di tanto in tanto, una goccia cadeva dall’arcata di fronde rigogliose sopra la loro testa.
«Regina?»
La donna non si voltò né si fermò. «Talvolta la magia è pericolosa» disse, sistemandosi meglio sulla spalla la borsa che portava a tracolla. «Non vorrai correre il rischio di ferire Henry…»
Emma ammutolì. Certo che non lo voleva. Un momento dopo, aggrottò la fronte. «Ma credevo avessi detto che oggi non avremmo fatto niente di stancante o potenzialmente rischioso…»
A quelle parole, Regina si fermò. «Ah». Parve meditare per un istante, continuando a dare la schiena ad Emma. «Be’…» disse poi. «Ho mentito».
Si voltò fulmineamente, lanciando una sfera di fuoco in direzione di Emma, che fece appena in tempo a gettarsi a terra per evitare l’attacco. «Regina!»
«Devi essere sempre all’erta» replicò l’altra, mentre modellava un nuovo globo fiammeggiante tra le proprie dita. «Sempre».
Emma sgranò gli occhi da sotto la cuffia ben calcata sulla sua testa, e rotolò da parte quando il secondo colpo volò verso di lei…
«Andiamo, Emma» disse Regina, preparando una terza sfera. «Hai dei poteri. Usali!»
«Lo sai» gridò Emma di rimando, incespicando per rialzarsi in piedi e facendo un balzo di lato per evitare di finire arrosto, «è molto probabile che ad uccidermi sarà la tua paranoia, invece di un fantomatico nemico!»
Regina non disse niente né le diede tregua.
Francamente, Emma dubitava che Regina avrebbe davvero permesso che quelle sfere la bruciassero… Ma preferiva tenere quella considerazione per sé.
Conosceva la propria insegnante, e sapeva che pensava che metterla sotto pressione fosse un buon modo di spingere i suoi poteri a manifestarsi. Se avesse saputo che – salti e movimenti fulminei a parte – era abbastanza tranquilla, chissà cosa si sarebbe inventata.
Proprio in quel momento, Emma non fece in tempo a scansarsi dalla traiettoria di una fiammata, ed emise un gridolino più di sorpresa che di dolore.
Di sfuggita, notò che Regina alzava una mano come per intervenire… Poi venne distratta dalla luce azzurrina che le stava scaturendo dalle dita, avvolgendola in una bolla protettiva che fece implodere la sfera di fuoco.
Regina abbassò lentamente le braccia, ed Emma la occhieggiò con sospetto. Forse non era il caso di abbassare subito le difese.
«Per adesso abbiamo finito» annunciò la donna coi capelli corvini, estraendo una bottiglietta dalla propria borsa. «Ti meriti una pausa».
A quel punto, la bolla azzurrina che circondava Emma svanì con un sommesso pop. La bionda cercò di spazzar via i pezzettini di foglie umide e il terriccio che le aveva sporcato i pantaloni e la giacca di pelle rossa, quindi si avvicinò per ricevere un po’ d’acqua. Mentre lei beveva, Regina rimase in silenzio.
Aspettò che avesse finito, prima di esordire: «Per caso, tu sai quali grandi progetti avessero Neal ed Henry?»
Emma aggrottò la fronte. «Avevano dei grandi progetti?»
Regina annuì. «Apparentemente».
Emma si leccò le labbra, annuì tra sé e sé. «Ha senso» disse, con una scrollata di spalle. «Dopotutto è la loro giornata tra uomini». Guardò Regina. «Non ti hanno detto di che si trattasse?»
L’altra scosse la testa. «No».
«Mmm» fece Emma, pensosa.
«Però» ricordò improvvisamente Regina, «la scorsa volta che è andato a far la spesa, Neal ha preso una quantità esagerata di uova».
«È vero» annuì Emma. «E funghi».
«Vorrà insegnargli a cucinare».
Emma passò il peso da una gamba all’altra. «Speriamo non diano fuoco alla cucina» disse poi, in tono scherzoso.
«Veramente, cara, quella è una tua prerogativa» replicò Regina, ricordando il più recente – e disastroso – tentativo di Emma di preparare da mangiare.
La bionda la incenerì con un’occhiataccia, incrociando le braccia al petto.
Regina scosse la testa. «Non fare così» disse, avvicinandosi per schioccarle un bacio veloce sulle labbra, «è ora di rimettersi al lavoro».

Il loro allenamento occupò tutta la mattina.
Verso mezzogiorno, Regina stese un plaid sul terreno e tirò fuori dalla borsa i tramezzini che aveva preparato con cura.
«Grazie» disse Emma, prendendo un panino e liberandolo in tutta fretta dalla pellicola che lo avvolgeva, per poi addentarlo con avidità.
Regina la fissò, dopodiché iniziò a scartare il proprio sandwich. «E poi mi domando come mai le maniere di Henry non sono impeccabili».
L’altra inghiottì a forza. «Ha dodici anni» protestò, «non deve avere delle maniere impeccabili».
«Disse la donna dal super potere difettoso» mormorò Regina. Sebbene avesse abbassato la testa per rendere la propria voce meno udibile, però, Emma la sentì perfettamente.
«Che cosa vorresti dire?»
«Oh, andiamo». Regina agitò una mano, addentò il proprio panino. «Ti faccio notare che, quando ti ho detto che la lezione di oggi non sarebbe stata pericolosa, non hai capito che mentivo».
Emma s’imbronciò. Di solito, era molto brava a capire quando l’altra non stava dicendo la verità. «È solo perché ci sono i miei sentimenti di mezzo» borbottò.
Regina si limitò a rivolgerle un sorrisetto… E, in quel momento, Emma notò che aveva un po’ di maionese sull’angolo delle labbra.
Quella semplice constatazione la fece sentire improvvisamente molto meglio.
Pregustando il sapore della vendetta, si allungò in avanti a leccarle via la maionese, e Regina si irrigidì, presa alla sprovvista. Quando Emma si ritrasse, l’ex sindaco di Storybrooke la guardò con aria completamente scioccata.
«Se anche tu avessi un super potere come il mio, sono sicura che con me andrebbe davvero in panne» concluse Emma, soddisfatta, riprendendo a mangiare.
Le piaceva avere l’ultima parola, di tanto in tanto.
Finito lo spuntino, ripresero a lavorare. Il resto della lezione, notò Emma, fu molto più tranquillo – o, per lo meno, avrebbe dovuto esserlo. Regina esigeva soltanto che lei usasse la propria magia per far cadere una foglia da un albero, ma qualcosa andò storto ed Emma si scansò appena in tempo per evitare che un ramo le crollasse addosso.
A quel punto, Regina decise che ne avevano avuto abbastanza. «Non voglio rischiare una deforestazione».
Emma roteò gli occhi. «Forse un altro po’ di maionese potrebbe rilassarti…»
Regina alzò il mento con aria offesa. «Me l’aspettavo» sostenne – e l’altra, super potere difettoso o no, fu sicurissima che stesse mentendo. «In fondo, sarebbe stata una tentazione per chiunque».
«Non per Neal» replicò Emma. «Lui odia la maionese».
Regina inarcò un sopracciglio, simulando un certo sdegno. «Pensa ciò che vuoi, mia cara, ma queste» – e s’indicò le labbra – «glielo avrebbero fatto dimenticare».
Se ci fu qualcuno che effettivamente dimenticò qualcosa, però, furono loro: quando entrarono in casa e videro le condizioni in cui era ridotta la cucina, infatti, scordarono immediatamente il loro piccolo dibattito.
Il tavolo era bianco di farina e appiccicoso d’albume, mentre macchie arancioni di tuorlo si potevano vedere su tutto il pavimento. Brandelli di frittata cotta a metà erano sparsi non solo sui fornelli, ma se ne trovava qualche traccia persino sul soffitto.
Emma rimase a bocca aperta sulla soglia, attonita, mentre Regina avanzava di qualche passo nella cucina.
Ci fu un istante di silenzio.
«Quei disgraziati mi hanno devastato la cucina» disse poi Regina. Con calma.
Con troppa calma, in effetti… Il genere di calma che precede una tempesta.
L’istante successivo, infatti, la donna digrignò i denti. «Questa volta mi sentono».
Emma la guardò con una certa apprensione. Per Regina, la cucina era una sorta di santuario; quando voleva rilassarsi, le piaceva preparare dolci o piatti di vario genere, ed era sempre molto scrupolosa quando si trattava di pulizie.
Ragion per cui, la bionda non si stupì più di tanto quando la vide girarsi di scatto e dirigersi a passo di marcia verso il corridoio, esclamando: «Henry! Neal!»
La seguì, senza sapere se preoccuparsi per l’uomo e il ragazzino o indignarsi a propria volta per lo stato in cui avevano ridotto la cucina. Poi lei e Regina entrarono in salotto… E si bloccarono.
Neal ed Henry erano lì: il primo era sdraiato sopra il divano, ed Henry era coricato a pancia in giù sopra di lui… Ed erano entrambi profondamente addormentati.
Nel sonno, Neal abbracciava inconsciamente il figlio, mentre Henry aveva un’espressione beata sul volto.
Regina rimase senza parole.
Dopo qualche istante di silenzio, Emma le scoccò un’occhiata. «Allora?»
La donna staccò lo sguardo da quello spettacolo quasi con riluttanza. «Allora» rispose, lentamente, «suppongo che potremo far loro un discorsero quando si sveglieranno».
Emma annuì. La decisione le piaceva.
Henry mugolò e spinse la testa contro il mento di Neal, che emise un piccolo sospiro e cinse maggiormente il ragazzino. Nessuno dei due si svegliò, ed Emma e Regina si lasciarono sfuggire un sorriso.
La bionda tese una mano a sfiorare i capelli di Neal, scoprendo tra i ciuffi qualche traccia di uova e farina. Alzò lo sguardo e incontrò quello di Regina.
Quest’ultima scosse la testa, quindi andò a recuperare il plaid ripiegato su una poltrona, e lo distese con cura sui due uomini della famiglia.












Note (2):
Ebbene, spero vi sia piaciuta. Se volete un background su come Emma, Neal e Regina sono finiti insieme, potete dare uno sguardo a Il numero perfetto.
  
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