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Autore: LoonyW    25/08/2014    1 recensioni
Dominique Weasley ha diciannove anni, un lavoro noioso e la testa tra le nuvole. È sprovveduta e ingenua come pochi, sogna troppo spesso a occhi aperti e parla con gli animali. In più, ha un impellente bisogno di partire alla scoperta di tutto ciò che ancora non ha visto del mondo e lasciarsi alle spalle una vita monotona e insoddisfacente.
“Ce ne vuole di coraggio per mollare tutto come hai fatto tu. E per quanto ne possano dire gli altri membri della nostra famiglia, io sarò sempre fiero di te.”
Dal primo capitolo:
-Le venne in mente quando, da bambina, promise a nonno Arthur che “da grande” avrebbe viaggiato nel mondo dei babbani e gli avrebbe portato qualcosa della loro cultura per ogni posto visitato.
Lo avevo promesso, nonno, scusami.-
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Dominique Weasley, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Lost and insecure




Dalle grandi vetrate dell’aeroporto si poteva capire che era quasi sera: il cielo stava lentamente stingendo in un colore rossastro e le luci si facevano mano a mano più fioche –il che contribuì a dare a Dominique quella strana sensazione di essersi appena svegliata da un sogno.
«Si è svegliata» sentì dire attorno a sé mentre lentamente apriva gli occhi.
Le si affacciò il viso di una signora di mezza età con la divisa del Pronto Soccorso che le controllò le pupille, le misurò i battiti del cuore e le fece qualche domanda per testare la sua lucidità.
«Come ti senti?» le chiese la signora in un inglese dall’accento indecifrabile.
«Un po’ intontita» rispose Dominique.
L’aiutarono ad alzarsi e la portarono in un punto in cui avevano allestito una tenda per controllare tutti i passeggeri e le misurarono anche la pressione. Venne a sapere che non c’erano state vittime, ma solo un ferito, su cui era accidentalmente caduto un bagaglio a mano durante l’atterraggio, ma nulla di grave.
«Dove siamo?» domandò Dominique.
«A Lubiana, in Slovenia» rispose l’altro volontario del Pronto Soccorso.
«Emh..» mormorò titubante Dominique, vergognandosi di non avere la minima idea di dove si trovasse la Slovenia.
La geografia non è mai stata il mio forte.
«…sì… Lubiana.. certo» tentò per fargli credere di aver capito.
Il ragazzo le sorrise con l’aria di chi la sapeva lunga. «Si trova tra Italia e Croazia. Sopra di noi c’è Austria» le spiegò.
«Oh!» fece Dominique, arrossendo un poco per la sua ignoranza.
Almeno l’Italia so dov’è.
«Lubiana è capitale» continuò il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli castano chiaro per metterli a posto «penso che passerete qui qualche ora o forse un giorno in attesa di prossimo volo per Atene»
Dominique annuì pensierosa, notando quanto il suo accento suonasse molto meno strano e più familiare al suo orecchio, nonostante l’assenza di qualche articolo. «Tu.. sei di qui?»
«Oh, sì» rispose distrattamente lui, riponendo degli apparecchi in delle scatole. «Perché?»
«Niente, sai.. hai un buon accento» esplicò Dominique mentre lui le slacciava l’apparecchio per la pressione dal braccio.
«Forse è perché viaggio molto e parlo spesso inglese» sorrise lui. «Bene, sembra tutto a posto. Sei libera di andare»
«Grazie» sorrise lei a labbra strette, e scese dal lettino domandandosi cosa avrebbe fatto ora.
Andò a sedersi su una panchina, tra il via vai di altri passeggeri e attese che tutti finissero i controlli medici, finché una signorina con una divisa affine a quella della compagnia aerea con la quale aveva volato venne a dirle che avrebbero passato lì circa due giorni, in attesa del prossimo volo per la loro destinazione iniziale, e che la compagnia aerea avrebbe provveduto alla sistemazione in un albergo in città.
Dominique ringraziò la ragazza, si alzò sentendosi le gambe indolenzite e si diresse verso il primo bar che vide, dovendo aspettare almeno un’altra ora prima di poter partire per l’albergo. Si avvicinò al banco e si rese conto che non sapeva con quale moneta avrebbe dovuto pagare, dato che non aveva la minima idea di che valuta ci fosse lì. Fu piacevolmente sorpresa di sapere che c’era l’euro come in Grecia, e che poteva usare i pochi spiccioli già convertiti -destinati ai biglietti del treno- per pagarsi un caffè al bar.
Andò a sedersi da sola ad un tavolino all’entrata e bevve il caffè nel bicchierone a piccoli sorsi.
Qualche minuto dopo entrò il ragazzo che le aveva svolto i controlli medici nel tendone e ordinò un caffè anche lui. Quando la vide al tavolo, le fece un cenno e si avvicinò con il caffè in mano. «Vi hanno già trovato una sistemazione?»
«Sì, dicono che rimarremo qui due giorni circa. Tra un’ora passa a prenderci un autobus per portarci all’albergo»
«Bene, almeno potrete vedere qualcosa di Lubiana. È una città molto bella e tranquilla.» disse lui compiaciuto. «Due giorni basteranno, non è molto grande»
«Già, peccato che non ho la minima idea di dove cominciare» ammise Dominique.
Il ragazzo sembrò pensarci su, poi indicò la sedia del tavolino come a chiedere il permesso di sedersi.
«Prego!» si affrettò a dire Dominique, sollevata di poter parlare con qualcuno che l’aiutasse.
«Bene, innanzitutto, piacere» disse lui tendendole la mano «Danilo»
«Dominique» sorrise lei sentendosi meno sperduta.
«Non ci sarò per tutti i due giorni di tua permanenza, ma durante pause da mio lavoro posso mostrarti un po’ di mia città. Almeno saprai dove andare» propose lui, legandosi i capelli piuttosto lunghi in una specie di codino.
Dominique fu colta di sorpresa. «Davvero?»
Doveva aver fatto una faccia davvero colpita, perché Danilo scoppiò a ridere. «Sì, se non conosci nessuno qui non mi sembra carino farti passare due giorni sola in giro»
Dominique gli sorrise incredula «Io.. grazie. Va bene, accetto! È.. è davvero gentile da parte tua».
«Deve essere stata proprio brutta esperienza» disse Danilo bevendo un sorso del suo caffè.
«Be’.. non saprei dire. Di solito gli atterraggi normali come sono? Era il mio primo volo»
«Tuo primo volo?» si meravigliò lui «Tuo primo volo con atterraggio di emergenza? Che brutta sfortuna!»
«Già, quindi non ho un termine di paragone» ridacchiò Dominique.
«Di solito volare è molto bello. È… come dite voi, in inglese..» sembrò pensarci su per un attimo «mozzafiato».
«La prossima volta andrà meglio» sorrise Dominique, realizzando in quel momento che da quando si era imbarcata sul volo non si era ripulita né sistemata. Non osava immaginare le sue condizioni in quel momento: faccia sconvolta, occhiaie, capelli in disordine. Danilo fortunatamente non sembrava averci fatto molto caso.
Purtroppo, commentò mentalmente Dominique. È gentile, ma non ci sta provando.
Danilo finì di bere il suo caffè e si alzò. «Ora devo salutarti, Dominique. Ancora non abbiamo finito lavoro oggi». Fece per andarsene, quando sembrò improvvisamente ricordarsi di qualcosa e scribacchiò velocemente su un fazzoletto. «Che stupido, quasi me ne andavo senza lasciarti mio numero di telefono. Domani lavoro da mattina presto fino a ora di pranzo. Quando vuoi vedermi mandami messaggio e ti spiegherò dove incontrarci per fare giro in città, da
«Va benissimo» rispose Dominique piena di gratitudine. «A domani, allora»
Danilo le fece un cenno e tornò verso il tendone del pronto soccorso, mentre su Dominique ricadeva lentamente la stanchezza e lo stress degli eventi.
Trascorse un’altra mezz’ora nel bar dell’aeroporto, finché la stessa signorina in divisa di prima venne ad avvisarla che era arrivato il bus per raggiungere l’hotel.
Dominique si alzò sentendo le ossa pesanti e la testa che scoppiava, trascinandosi come un zombie prima a recuperare lo zaino e poi verso il bus. Cercò di tenersi sveglia per ammirare il paesaggio –o per lo meno le luci, dato che ormai si era fatta sera- ma si addormentò contro la sua volontà e venne svegliata all’arrivo dalla sua vicina di sedile, una ragazza che poteva avere al massimo qualche anno più di lei.
Sentendosi acciaccata e desiderando solo un letto su cui buttarsi, per un attimo a Dominique mancò casa. Durò poco, solo qualche secondo ma fu abbastanza per ricordarsi che era giunta fin lì per crescere e imparare a cavarsela da sola in qualsiasi circostanza, nonostante le mancasse avere il supporto di qualcuno accanto a sé.
Sei coraggiosa abbastanza, Dominique. Ce la puoi fare, pensò mentre percorreva i corridoi dell’hotel alla ricerca della stanza che le era stata assegnata.
Numero 23, aprì la porta e cercò la luce, trovandosi in una camera anonima ma pulita e ordinata. L’unica cosa che le serviva in quel momento era il letto, e subito vi si buttò sopra, togliendosi solo le scarpe e la giacca che aveva ancora addosso.
E poi non sono completamente sola. C’è Danilo qui, è già qualcosa, pensò appena prima di chiudere gli occhi e addormentarsi profondamente.
 
 
 
 
Note: salve a tutti! Aggiungo una nota per spiegare una piccolissima cosa che potrebbe sembrare un errore grammaticale. Danilo parla senza articoli per un semplice motivo: la sua lingua madre. Lo sloveno, come altre lingue slave non ha articoli, e lui –come molte persone che conosco- evita gli articoli anche nelle altre lingue che utilizza, tutto qui.
Baci a tutti :D
  
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