-Sei rimasto qui..
Esclamai sorpresa, facendo capolino nel
salone. Le mie insicurezze mi avevano già convinta che non l'avrei
trovato al risveglio. Nella migliore delle ipotesi.
Era complicato.
Ad ogni mio riposo, fino a due giorni prima, l'avevo sempre trasformato in corvo precedentemente. Andava così bene, ma poi Fosco era cambiato: mi aveva chiesto di non farlo più, finché non ce ne fosse stato davvero bisogno. Da lì ebbe inizio questa sconfinata sofferenza.
Infatti era da due giorni che non riuscivo a chiudere occhio all'idea che avrebbe potuto farmi del male da un momento all'altro. E che avrei potuto accorgermene quando sarebbe stato troppo tardi.
Ma era libero e l'avevo promesso: cos'altro avrei dovuto fare?
Ad ogni mio riposo, fino a due giorni prima, l'avevo sempre trasformato in corvo precedentemente. Andava così bene, ma poi Fosco era cambiato: mi aveva chiesto di non farlo più, finché non ce ne fosse stato davvero bisogno. Da lì ebbe inizio questa sconfinata sofferenza.
Infatti era da due giorni che non riuscivo a chiudere occhio all'idea che avrebbe potuto farmi del male da un momento all'altro. E che avrei potuto accorgermene quando sarebbe stato troppo tardi.
Ma era libero e l'avevo promesso: cos'altro avrei dovuto fare?
Il suo atteggiamento si era fatto più
aperto, solare e fu proprio ciò che mi mise più in guardia. Come se
tramasse qualcosa. Come se dovesse cadermi un'incudine in testa da un
momento all'altro.
Prima d'imbrogliarti, gli uomini sono troppo gentili.
Prima d'imbrogliarti, gli uomini sono troppo gentili.
-Io sono sempre stato qui.
-Sei troppo allegro.
-Sono semplicemente felice.
-Già...
Si grattò la punta del naso,
infastidito, ma mantenne una calma innaturale. Mi fece il gesto di
sedermi a terra, a fianco a lui. Non so perché gli diedi retta.
-C'è un problema.
Insistette Fosco allarmato, con le mani
in tasca.
-No.
Bofonchiai.
-Sì, lo so che c'è un problema.
-Perché dovrebbe esserci un problema?
-Appunto: non vedo motivi. Però c'è
un problema.
-E tu che ne sai?
-Ti guardo. Ti guardo e vedo un viso
angosciato; il tuo collo rigido, la mascella serrata, gli occhi che
fissano il vuoto. Tu mi nascondi qualcosa. Vorrei solo...
E così dicendo cercò di cingermi,
sfiorando accidentalmente l'ala. Il contatto mi fece scattare via.
Ancora. Questa volta fu davvero una fuga palese.
Il senso di colpa si fece sentire come
una coltellata; tanto che divenni rossa paonazza e tornai sui miei
passi.
Mi spogliò l'anima con un'occhiata.
-Era questo il problema? Le tue ali?
Sbuffò tra lo stupito e il deluso. Non
sapevo che rispondere: il cuore urlava che ero al sicuro con lui; la
testa seguitava col solito pensiero.
Non si conosce mai una persona fino in
fondo. Non puoi sapere come e quando ti farà del male. È
imprevedibile l'attimo opportuno in cui ti affonderà senza scrupoli.
Mi limitai ad annuire, vergognandomi
delle mie stesse paure.
-Bastava dirlo.
-E che avresti risposto?
-Un uomo che ruba le ali a una donna
pur di volare, otterrà solo strumenti che non sa usare... e poi, se
permetti, sei così terribile nella vendetta, che un malintenzionato
desisterebbe ancor prima di provarci. Io, perlomeno mi spaventerei.
Le mie labbra s'incrinarono in un rosso
sorriso e il cuore si scaldò di una vampata immensa. Sensazioni
dimenticate da tempo, sepolte da valanghe di ferite.
-Sono così terribile?
Esclamai divertita.
-Oh, non immagini quanto.
Aggiunse, come se fosse la risposta
più seria del mondo. Poi si rabbuiò. Leggevo smarrimento nel suo
viso. O delusione?
Avevo paura: un terrore acuto, ma
stavolta di perderlo per via delle mie incertezze.
-Malefica, ascoltami... davvero. Non ti
ruberei mai le ali: ho rinunciato alle mie, pur di starti accanto per
sempre...
Quelle sue due pietre scure
m'ipnotizzarono: ero così in balia delle emozioni, da non capir più
nulla.
Deglutì e cercò di trapassarmi con
quello sguardo troppo sincero. Reso lucido da timide lacrime incerte.
Perle malinconiche.
Sfilò lentamente la mano dalla tasca e
si fece più vicino. Tanto da sentire il suo calore addosso.
-... e farò fuori chiunque cercherà
di farti del male.
Rise nervosamente, ma poi tornò serio.
-Mia signora... vuoi tu, sposarmi?
Scoprì con le mani un anello
trasparente. Puro come l'acqua, sgargiante come il sole.
Mi si strinse la gola.
Mi si strinse la gola.
E per fortuna che rispose prima il
cuore, della testa.
Un timidissimo, sussurratissimo,
sospiratissimo “sì”.
Questa
l'ho fatta per ricordarmi di fidarmi ancora delle persone.
Non
tutte cercheranno di strapparmi le ali.