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Autore: Kurokame    21/09/2008    2 recensioni
Nella seconda era della pirateria, c'è un ristorante che naviga per la Rotta Maggiore e per i quattro ari. Conosciuto come Sagatie, famoso per i cuochi di prima classe che vi lavorano. Per un uomo, è anche il simbolo di un sogno divenuto realtà. Ma quando un uomo raggiunge infine il suo obbiettivo, che altro deve aspettarsi dalla vita?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Il primo ospite

Quando i primi raggi del sole salirono lentamente dall'orizzonte orientale, gli impiegati del Sagatie iniziarono ad alzarsi dai loro quartieri, scambiandosi buongiorno e discutendo su chi dovesse usare il bagno per primo quel mattino. Sanji si era già alzato da circa un'ora per togliere il lucchetto al congelatore e sistemare il ristorante pronto per i clienti che  sapeva già in arrivo. Giù nella grande cucina poté sentire cuochi e camerieri parlare nonostante il sibilo dell'acqua che bolliva ed il ruggito della fiamma azzurra del gas, e sorrise leggermente.

Era abituato ad avere attorno persone che parlavano e combattevano, e non ci metteva mai molto ad unirsi ad una discussione se ne aveva la possibilità. Era davvero un peccato che quelle fra i cuochi finissero sempre con tranquilla velocità. Ai vecchi tempi della Going Merry una discussione poteva andare avanti per giorni, nonostante la iniziassero normalmente con cose di poco conto, come chi avrebbe dovuto lavare i piatti dopocena.

Quando i cuochi cominciarono lentamente a riempire a cucina trenta minuti più tardi, Sanji si ritirò nella sala da pranzo e nel piccolo tavolo di fianco alla porta dove il capo cameriere accoglieva gli ospiti quando il ristorante veniva aperto. Il capocuoco prese il sottile libretto nero degli appunti e scorse le pagine finché non trovò le prenotazioni per quel giorno. Sembrava che sarebbe stata una giornata impegnativa, come anche le precedenti. Ventiquattro feste (ciascuna con almeno quattro persone) erano state prenotate, il che significava che la sala sarebbe stata parecchio affollata. Sanji stava pensando a quanti tavoli preparare nella terrazza superiore quando il suono delle doppie porte che venivano aperte raggiunse le sue orecchie.

"Scusate per il disturbo…" chiamò una voce dall'ingresso, dietro le spalle di Sanji.

"Non siamo ancora aperti al pubblico," disse Sanji senza voltarsi, anche se pensava di aver riconosciuto la voce dietro. Poggiò il libro nero sul tavolo e prese una sigaretta nuova dal pacchetto. "Ha prenotato?"

"Mi dispiace, no," fu la replica calma, ed il suono di una sedia spostata raggiunse le orecchie di Sanji. "Spero che non sia un problema. Le dispiace se mi siedo ed aspetto che apriate?"

Sanji sbatté le palpebre e si bloccò mentre si accendeva la sigaretta. Non era abituato a ospiti che gli parlavano così educatamente, dato che le persone lo scambiavano spesso per uno dei camerieri o addirittura uno dei clienti. Aggiungendoci la familiarità della voce, non poté trattenersi più a lungo dal voltarsi per dare un'occhiata all'ospite, la mano che teneva la sigaretta abbassata al fianco. La silouette dell'alto uomo con le lentiggini seduto al tavolo più vicino alla porta, con il cappello arancione saldamente fermo sui disordinati capelli neri ed i numerosi tatuaggi sulla parte superiore del corpo fecero fare una risatina a Sanji.

"Ace? Portouguese D. Ace - sei veramente tu?" domandò, più per convincere se stesso che non stava immaginando di vedere il fratello del suo ex-capitano seduto ad uno dei tavoli del suo ristorante.

L'uomo dai capelli neri lo squadrò interrogativo per un minuto, ma poi un'espressione di comprensione si sparse sul suo viso lentigginoso e si alzò dalla sedia, allungando la mano verso il capocuoco. Sanji la raggiunse per stringere la mano del pirata, sentendo il buco nero dentro il suo petto restringersi un poco mentre si convinceva che c'era veramente Ace davanti a lui. Ace sorrise luminosamente, inclinando leggermente la testa di lato.

"Il solo e l'unico. Felice di vederti, Sanji. E' da un pezzo. Che stai facendo qui nel Mare Orientale?"

"Stavo per chiederti la stessa cosa," rispose Sanji con un sorriso. "Be', stiamo attraversando i mari e la Rotta Maggiore per nutrire tutte le persone del mondo. E tu? Pensavo ti trovassi nella Rotta Maggiore dopo quello che è successo alla tua vecchia banda. Cosa ti porta nel Mare Orientale?"

Ace scosse la testa e ritornò a sedersi. Sanji si guardò attorno per vedere se i suoi camerieri avessero iniziato a preparare la sala da pranzo per la giornata. All'apparire di due camerieri, gli ordinò di preparare quattordici tavoli sulla terrazza superiore prima di raggiungere Ace al tavolo. Quando si fu seduto, Ace gli raccontò che stava di nuovo cercando un uomo della sua banda. Questa volta quello a cui dava la caccia non aveva solo ucciso uno dei suoi, ma aveva lasciato anche venti degli uomini migliori di Ace nei guai con una banda di furfanti che li avevano tutti uccisi e rubato ai cadaveri qualunque cosuccia potesse essere venduta per quattro soldi.

"Quando ho visto la nave, ho pensato di fermarmi e chiedere se qualcuno qui aveva sentito parlare di lui."

Ace infilò la mano in una delle sue tasche e ne estrasse uno spiegazzato avviso di taglia che mostrò a Sanji. L'immagine era sbiadita ed ammuffita, ma Sanji poteva ancora riconoscere la frangia rossa che scendeva presuntuosamente come un sipario su un paio di occhi furbi. La faccia di Akatani Kaji era ancora ben presente nella sua mente.

"Era qui la scorsa notte," ammise Sanji e restituì l'avviso ad Ace, il suo sangue che ribolliva al pensiero che qualcuno potesse lasciare intenzionalmente i suoi nakama ad una morte certa. "Non sapevo che quel maledetto ragazzino fosse uno dei tuoi. Ha cercato di andarsene senza pagare, la piccola testa di cazzo, perciò uno dei miei cuochi lo ha conciato per le feste."

Se avessi saputo cos'aveva fatto, non lo avrei lasciato andare così facilmente… rifletté Sanji, ma mantenne la calma. Non voleva rischiare di fare scenate di primo mattino, e decise di tenere la frustrazione nel caso qualche altro scroccone fosse arrivato durante il giorno.

Ace infilò di nuovo l'avviso in tasca e fece una piccola risata all'ultima cosa detta da Sanji. Allungandosi sul tavolo, gli scoccò uno sguardo da vicino.

"Be', allora immagino che si leccherà le ferite per qualche tempo. Ti dispiacerebbe se rimanessi qui per un giorno o due? Vedi, stavo sperando di poter fare qui rifornimento. Sono a corto di cibo da quando sono arrivato nel Mare Orientale… Ovviamente, ho i soldi per pagare," aggiunse velocemente, ritornando indietro e dando una pacca con la mano allo zaino che teneva ai suoi piedi sul pavimento.

Sanji annuì leggermente, sentendosi felice che Ace rimanesse. Sarebbe stato decisamente meglio avere qualcuno con cui parlare durante il giorno. Scoccando un'occhiata all'orologio a forma di pesce sopra la porta d'ingresso e calcolando velocemente quanto tempo avrebbe impiegato per preparare il Sagatie per gli ospiti, Sanji si alzò dalla sedia. Quando si voltò per dire ad Ace di fare come se fosse a casa sua, le parole gli morirono in bocca, quando notò che la testa del pirata era caduta sul tavolo e che poteva sentire Ace russare leggermente. Scotendo la testa, Sanji attraversò la stanza verso la cucina. Aveva quasi dimenticato la maniera con cui Ace poteva addormentarsi nel mezzo di una conversazione per poi riprenderla una volta svegliatosi come se nulla fosse successo.

Quando superò due camerieri che stavano sistemando le tovaglie, non poté non catturare una parte delle loro conversazioni silenziose.

"…dai retta a me, è lui. Quell'uomo laggiù è decisamente Ace Pugno di Fuoco…" uno dei camerieri sussurrò, non preoccupandosi apparentemente che Sanji fosse abbastanza vicino da sentirlo.

"Che dovremmo fare?" chiese nervoso l'altro cameriere, anche lui del tutto tranquillo alla presenza di Sanji. "Dovremmo chiamare la marina?"

Saputi i pettegolezzi sul suo ospite, Sanji roteò sul posto, lasciando la sua gamba sinistra volare con un ampio cerchio prima che il suo piede sbattesse sulla schiena dei camerieri. I due uomini caddero sul pavimento, guardando Sanji con occhi spalancati mentre cercavano di rialzarsi. Il capocuoco non aveva la voglia di iniziare una discussione lunga con due camerieri che chiaramente non avevano alcun rispetto per il suo ospite.

"Padrone…"

"Quell'uomo è un ospite, e deve essere trattato come tale," ordinò Sanji, mettendosi le mani nelle tasche e con uno sguardo minaccioso negli occhi. "Siamo qui per servire il cibo, non per giudicare quelli che vengono nel ristorante."

"M-Ma…" balbettò il primo cameriere, strisciando sul pavimento a quattro zampe mentre fissava Sanji. "La sua taglia è alta quasi come quella del Re dei Pirati… E se distruggesse il ristorante?"

Un angolo della bocca di Sanji si mosse mentre tornava a sorridere. Era ovvio che le sole cose i due camerieri conoscessero su Ace erano ciò che le voci dicevano. Voci create della persone che lo temevano. Anche se Sanji aveva avuto l'opportunità di vedere il potere di Ace anni addietro, non aveva mai avuto motivo per temere il pirata, e decisamente non aveva intenzione di cacciare dal ristorante la sola persona familiare che aveva visto in mesi solo per dei maledetti rumori.

"Se lo farà, lo prenderemo a calci," assicurò ai due tremanti camerieri. "Ma fino ad allora, dovete servirgli qualunque cosa chieda. Capito?"

I due camerieri annuirono velocemente, ma lo sguardo nei loro occhi disse forte e chiaro a Sanji che i due uomini si chiedevano stupiti se il capocuoco avesse alla fine perso la testa. Estraendo la mano dalla tasca ed agitandola in aria, lasciò i cuochi a ritornare alle loro faccende, e fu libero di tornare alle proprie. Attorno a lui, il Sagatie si stava preparando a salutare il mattino.

I primi ospiti arrivarono solo sei minuti dopo, un gruppo di tre coppie che volevano avere la colazione dell'All Blue. A quel punto, Ace si svegliò, cercando di riprendere la conversazione con Sanji, cosa alquanto ardua dato che il cuoco in quel momento stava accogliendo gli ospiti, riempiendo di complimenti le tre nuove arrivate (con grande seccature dei nuovi arrivati maschi) e raccomandando differenti tipi di piatti per colazione. Quando gli ospiti ebbero ricevuto il loro cibo, Sanji li lasciò soli e ritornò verso Ace, continuando a scoccare occhiate oltre le spalle alle tre donne di tanto in tanto. Ace rise chioccio mentre Sanji si sedeva al suo fianco.

"Ti offendi se ti dico che non sei cambiato molto in questi anni, sai?" chiese, un largo ghigno allargato sul viso.

"Penso di no," replicò Sanji, soffiando fuori un sottile filo di fumo, mentre i suoi occhi andavano ancora verso gli ospiti. "Ma ancora, anche tu non sembri cambiato molto."

Ace scrollò le spalle e si appoggiò allo schienale della sedia incrociando le braccia sul petto. Guardò attentamente per un attimo e poi sorrise leggermente.

"Non devo cambiare. Non m'interessa diventare un uomo migliore."

Sanji guardò l'uomo di fronte a sé, non sicuro di cosa avrebbe dovuto dire. Rivedere Ace era stato un ricordo esultante dei vecchi tempi, ma sentirgli dire quelle parole gli ricordò anche il tempo più felice della sua vita. Il capocuoco del Sagatie si sentì improvvisamente stanco.

"Non sono sicuro se invidiarti o compatirti, Ace…" replicò alla fine con sincerità e si alzò dalla sedia. "Scusami, devo andare a controllare i miei apprendisti. Sentiti libero di ordinare tutto quello che vuoi oggi, abbiamo tutto a disposizione."

"Non è necessario…" iniziò Ace, ma Sanji si voltò e camminò verso la cucina, Sbattendo le palpebre, il moro si grattò la nuca in difficoltà e si chinò leggermente da dov'era seduto. "Be', grazie…"

Mentre le porte della cucina si chiudevano dietro Sanji, il biondo sospirò e stiracchiò la schiena. Non aveva l'intenzione di lasciare Ace così, senza spiegazione, ma non sapeva cosa fare. Il solo guardare Ace gli ricordava il tempo in cui avevano attraversato il deserto di Alabasta, e le memorie stimolavano qualcosa dentro di lui. Qualcosa che aveva atteso a lungo nell'ombra prima di tornare ancora alla luce. Lentamente, Sanji sentì lo spirito del pirata risvegliarsi in lui dopo essere stato in letargo per un anno.

Sospirando un'altra volta, ricordò improvvisamente perché aveva lasciato la sala da pranzo all'inizio. Guardò attorno la cucina indaffarata ed individuò i tre apprendisti vestiti di bianco che si spostavano tra i fornelli e i tavoli da taglio, pelando verdure mentre scoccavano occhiate nervose oltre le spalle. Uno dei ragazzi, un piccolo e sottile bambino di nove anni con corti capelli verdi alzò lo sguardo e fece cadere il coltello oltre il tavolo vedendo Sanji.

"Attento con quello," disse Sanji diretto, facendosi osservare dagli altri due. I due gemelli dai capelli cinesi sembrarono fare un passo indietro pur senza muoversi non appena videro Sanji.

Camminando attraverso la cucina, Sanji si prese il tempo per esaminare le differenti zuppe e gli altri piatti che venivano cucinati sui fornelli prima di raggiungere gli apprendisti. Si recuperò ad afferrare il coltello, che era rimasto a terra ai piedi del bambino dai capelli verdi. Quando si rialzò, allungò la mano tenuta a pugno verso il ragazzo, con uno sguardo serio in volto.

"Per un cuoco, il coltello è un'estensione della sua mano. E' una sua parte, proprio come la sua anima. E tu non baratteresti la tua anima con niente, no?"

I tre ragazzi chiusero la testa, sembrando non tremare più, quasi come se avessero capito che il capocuoco non aveva intenzione di punirli perché avevano sbagliato qualcosa. Sanji lasciò l'angolo della bocca curvarsi in un sorriso luminoso, mentre il ragazzo dai capelli verdi prendeva il coltello e lo andava a pulire ad uno dei lavelli.

"Bene. Quindi capisci che non dovresti lasciare nessuno…"

Sanji fu interrotto da un rumore forte mentre le porte della cucina venivano aperte sbattendo, e si voltò per vedere cosa stesse succedendo. Uno dei camerieri che aveva preso a calci quella mattina era in piedi di forte alla porte doppie, uno sguardo davvero nervoso sul viso. Mentre le porte scivolavano aprendosi dietro il cameriere, poté udire le voci nella sala da pranzo mormorare 'Kaizoku'.

"Padrone!" disse il cameriere, ansimando per l'aria dopo la breve corsa verso la cucina. "Pirati! Una nave pirata sta venendo nella nostra direzione, ci raggiungerà fra un minuto o meno! Cosa dovremmo fare?"

Sanji fissò i tre ragazzi davanti a lui, che erano diventate ombre pallide alla menzione dei pirati. Sapeva che non avevano visto molti pirati nella loro vita, ad eccezione di quella banda di quaranta uomini che aveva attaccato il Sagatie nel Mare Settentrionale, dopo che Sanji gli aveva permesso di diventare apprendisti. Questo era decisamente sufficiente a rendere i ragazzi un po' nervosi all'apparizione del soggetto pirati. Voltandosi verso il cameriere alla porta, Sanji notò che anche tutti i cuochi stavano guardando in quella direzione. Alzò la guardia sinistra e la sbatté contro il bancone d'acciaio davanti a lui, causando un rumore che fece saltare tutti nella stanza.

"Tornate al lavoro," ordinò calmo. "Avete visto altri pirati prima, e stanno ancora arrivando molti ospiti."

Poi si voltò verso il cameriere e lentamente diede le spalle alla cucina attraverso le doppie porte, chiedendosi come aveva potuto pensare che sarebbe stata una giornata tranquilla.

"Solo una nave?" chiese, non aspettando una replica mentre superava il cameriere. "Perché nessuno mi ha avvertito prima? Hai riconosciuto la bandiera?"

"N-no… Voglio dire, sì, è una sola nave, e no, non ho mai visto la bandiera prima…" balbettò il cameriere mentre seguiva Sanji nella sala da pranzo.

La più grande sala del Sagatie era già piena con ospiti arrivati da poco, ma in quel momento, ogni singola persona stava guardando attraverso le finestre che davano all'ormeggio della nave. Quando Sanji volse la testa per seguire gli sguardi, individuò presto l'ombra di medie dimensioni di una nave sconosciuta che stava lentamente avvicinandosi al ristorante. Da quello che poteva vedere, il rivestimento della nave sembrava essere stato riparato molte volte prima, e sembrava anche costruito con parti di differenti navi. Ciò gli fece desiderare di sapere che tipo di capitano potesse mettere piede su una nave del genere. Senza staccare gli occhi dalla nave che sembrava ancorarsi a destra, Sanji disse al quel punto tremante cameriere di andare e dire ai cuochi di tenersi pronti, solo nel caso la banda di pirati fosse numerosa.

Digrignando i denti, pensò al frigo già mezzo vuoto e sperò che i pirati avessero almeno la gentilezza di pagare per il cibo. Se così non fosse stato, avrebbe dovuto insegnargli una lezione o due, rifletté Sanji mentre sentiva i passi arrivare dal ponte esterno. Comunque, quando una voce molto familiare scivolò attraverso le porte semi-aperte, Sanji perse momentaneamente l'abilità di muoversi. La sigaretta che teneva all'angolo della bocca cadde mentre il tizzone iniziava a creare un piccolo marchio nero nel pavimento in legno chiaro.

Note del traduttore:

Eccoci qui con il secondo capitolo. Avevate indovinato chi era il primo ospite? Be', io personalmente no! XD Immaginavo fosse uno della banda, invece sembra che Ace sia proprio un personaggio apprezzato nel fandom inglese (ed è una cosa che non mi dispiace per nulla!). Ora provate ad indovinare di chi è quella stramba nave pirata... ^.- A proposito, "kaizoku" è pirata in giapponese. Ringrazio Hikari Kamiya per la recensione; purtroppo non sono riuscita a contattare l'autrice per farti avere una risposta direttamente da lei, ma appena lo farò te la manderò via mail.

 

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