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Autore: Luce_Della_Sera    30/08/2014    3 recensioni
Aurora ha diciannove anni, e ha deciso di prendersi un anno sabbatico prima di scegliere se iscriversi all’università oppure andare a lavorare; la sua routine quotidiana però si interrompe quando sua nonna materna si trasferisce a casa sua. Nonna e nipote si sono viste pochissimo, e sono quindi praticamente due estranee l’una per l’altra … riusciranno a convivere pacificamente, a conoscersi meglio e a volersi bene davvero, costruendo così il rapporto che non hanno mai avuto?
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 17: epilogo 

Spengo il motore della macchina, poi prendo il mazzo di fiori ed esco dall’abitacolo.
“Cavoli, che nuvoloni!” penso, mentre scruto il cielo. “Spero che non inizi a piovere, perché ho dimenticato l’ombrello! Le piogge estive saranno anche brevi, ma bagnarmi come un pulcino è proprio l’ultima cosa che vorrei!”.
Incrociando le dita mi incammino verso una stradina sterrata, e dopo pochi passi giro a destra, fermandomi davanti al cancello del cimitero.
Pochi istanti prima di varcarlo, però, mi blocco e mi guardo attorno; non so bene perché, ma non voglio che qualcuno che conosco mi veda, anche se alla fine non sto facendo niente di male.
“Ok, via libera”, mi dico, e avanzo lungo il viale alberato: decine e decine di lapidi mi sfilano davanti, e io le fisso. Visi più o meno conosciuti, vecchi, giovani e giovanissimi, sembrano restituirmi lo sguardo dalle foto incastonate nel marmo; istintivamente, abbasso la testa in una sorta di segno di rispetto verso di loro, anche se so che non possono vedermi, e continuo a camminare … alla fine della stradina, mi fermo: la tomba di mia nonna è lì, davanti a me.
Sono passati quasi cinque mesi dal suo funerale, che è avvenuto alla fine di febbraio; ma questa è la prima volta che vado a trovarla.
Durante il primo mese infatti ho utilizzato la scusa del “non me la sento, mi fa ancora troppo male”, poi è venuto il mio ventesimo compleanno e infine sono arrivati gli esami universitari, con il conseguente carico di studio; ho sperato che il tempo facesse dimenticare ai miei parenti quel che avevo evitato di fare, ma così non è stato e quindi, per evitare giudizi negativi non richiesti di zii, prozii e cugini di ogni grado e per non dare un dispiacere a mia madre, ho scelto questa giornata di inizio luglio per fare il mio dovere.
“Chissà se queste orchidee le piacerebbero, qui?” penso, mentre le sistemo nel vaso posato sopra la piccola lastra bianca posata sulla terra e le annaffio. “Erano i suoi fiori preferiti … se mi vedesse ora, cosa penserebbe? Apprezzerebbe il mio gesto, o avrebbe da ridire per come sistemo tutto, come ha sempre fatto quando era in salute?”
Alla fine mi alzo, e ammiro la mia opera: non so cosa può pensarne lei, sempre ammesso che mi stia osservando in qualche modo, ma a me pare tutto molto ben fatto!
Resto lì impalata ancora un po’, finché un tuono improvviso mi fa capire che, se non mi sbrigo, rischio di inzupparmi a breve.
 
 
Ho detto ai miei genitori e ad Hans della mia visita al cimitero, e tutti e tre sono convinti che ormai io mi sia in un certo senso riappacificata con mia nonna; ma non so se sia davvero così. Certo, non sono più in collera con lei, non la considero più una stronza egoista e  a volte sento persino la sua mancanza, ma non posso ancora dire di provare quel dolore che si dovrebbe provare a sei mesi dalla scomparsa di una parente stretta, e questo mi fa sentire molto a disagio. Chissà, magari mi occorre altro tempo …
“Basta con questi brutti pensieri!” mi dico seccamente. “Sarà quel che sarà: non ti ci puoi scervellare ora. Se un giorno i tuoi sentimenti cambieranno, bene, altrimenti bene lo stesso: non sono cose che si possono programmare!”.
Mi alzo dal mio letto e mi dirigo verso la libreria: è lo scaffale più alto quello che mi interessa, contrariamente al solito, perché non ospita libri ma bensì il mio stereo, che non uso molto spesso.
“Ascoltare qualche canzone mi aiuterà, dato che lo faccio di rado” dico ad alta voce, quasi senza accorgermene.
Premo il bottone, giro le stazioni radio e alla fine mi fermo su una frequenza a caso: immediatamente, una melodia, accompagnata da parole che mi suonano familiari, si propaga per la stanza.

 
I pray you’ll be my eyes
And watch her where she goes;
And help her to be wise
Help me to let go …
Lead her to the place,
Guide her with your grace
To a place where she’ll be safe.

 
“E’ una delle canzoni che ho ascoltato su youtube il giorno in cui mia nonna è morta!” realizzo, dopo qualche minuto di ascolto. E, senza alcun preavviso, scoppio in un pianto liberatorio!
  
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