Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: hook    01/09/2014    4 recensioni
La melodia di un pianoforte come colonna sonora di un viaggio che avrebbe dovuto essere all'insegna dei vizi e dello svago, un giovane ragazzo invaghito di una ragazza misteriosa, un diario come voce della coscienza. Ricchezza, povertà, segreti e menzogne.
Liam e Kimberley appartengono a due mondi diversi, lui è un ragazzo proveniente da una ricca famiglia di Londra mentre lei si procura da vivere suonando il pianoforte in un pub di Los Angeles, città in cui è letteralmente inchiodata.
I motivi per cui è lì ,però, sono più grandi di lei e Kim non ha mai provato ad affrontarli, per il suo bene e per il bene di quelli che le stanno intorno.
Lei non vuole che qualcuno si faccia male, ma ,si sa, un ragazzo viziato ottiene sempre quello che vuole, anche a costo di cambiare, anche a costo di iniziare a combattere.
Basteranno l'amore e un sogno a sconfiggere i demoni di Kimberley?
Ma soprattutto, riuscirà l'amore a sopravvivere ai segreti e ai dolori che essi provocheranno?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 3
"Perfume of freedom"

 

 photo bannerff_zps4498d938.png

‘Nessuno potrà farle più del male. D’ora in poi la proteggerò io, a qualsiasi costo.’

Un anno prima
Kimberley era appena uscita dal tribunale trionfante e felice, l’uomo che le aveva reso quegli ultimi mesi un inferno, l’uomo che l’aveva costretta ad agire da donna quando avrebbe dovuto essere ancora una ragazzina era stato finalmente condannato.
Abbracciava gioiosa suo fratello e piangeva dalla felicità di poter finalmente uscire senza preoccuparsi di quell’uomo maledetto.  Si era ribellata e niente prima d’ora aveva avuto il gusto così estasiante della ribellione, della vittoria, della libertà.
“Allora, cara, dove vuoi andare stasera per festeggiare?” le chiese Colin tenendosela stretta.
Kimberley, dal canto suo, era come incantata dal fratello. Quel ragazzo che le aveva sempre fatto da padre, nonché da perfetto amico, era la cosa più bella che avesse mai avuto e non avrebbe mai permesso che qualcuno gli facesse del male.
“Lascio scegliere a te caro!” rispose poi, sorridendo come non faceva da molto.
Inspirò lentamente lasciando che il profumo del fratello le inebriasse i sensi, poi lo guardò orgogliosa.
Quel profumo, da quel momento in poi, sarebbe stato per lei il profumo della libertà.

***
“Allora Kim, sei pronta?” urlò Colin dalla sua stanza.
“Che te ne pare?”
La biondina fece capolino nella stanza del fratello con un bellissimo vestitino rosso, facendo un giro su se stessa.
“Ti ricordo che stasera sarà una serata solo ed esclusivamente tra fratello e sorella! Non voglio che qualcuno ti faccia la corte davanti ai miei occhi” rise Colin, mettendosi il caro e amato giubbotto di pelle nero.
“Colin, lo sai meglio di me che non ho un granché di esperienza con i ragazzi” scherzò amaramente Kim.
“Spero che l’esperienza di cui parli arrivi il più tardi possibile!” disse il fratello iniziando ad uscire di casa.
Kim rise e gli tirò un piccolo schiaffo sul braccio.
“Ma dai, non sono più una bambina!”
Colin annuì abbattuto, la prese sottobraccio, e le aprì lo sportello della macchina.
Del fatto che la sorella stesse crescendo non se ne capacitava assolutamente, ma quella sera voleva solo una cosa: farla sentire finalmente libera.

“Kim, ho bisogno del bagno. Resta qui.”
Nel casino che c’era lì in mezzo la ragazza aveva capito solo che Colin andava in bagno, così ne approfittò per andarci anche lei.
Il bagno femminile era fornito di uno specchio enorme, così decise di poggiare la borsetta e aggiustare i capelli allo specchio, quei ricci li aveva sempre odiati.
L’uomo che l’aveva stalkerata per cinque mesi, le aveva fatto dimenticare cosa significasse essere una ragazza normale e preoccuparsi di come le stessero i capelli, quindi sorrise leggermente.
Aveva osservato tutti i gruppetti che si erano creati lì davanti e si chiedeva se mai avrebbe avuto un gruppo di amici come loro, se mai sarebbe riuscita a riprendersi del tutto.
La porta del bagno si spalancò e  ricordò a Kim che il fratello la stava aspettando quindi la ragazza si voltò per andarsene… non avrebbe mai pensato che quello sarebbe stato l’inizio della sua vera e propria persecuzione.
“Oh, forse hai sbagliato, questo è il bagno delle donne” disse Kim ingenuamente, prendendo la borsetta e avvicinandosi alla porta.
“Non preoccuparti, non ho sbagliato. Era proprio te che stavo cercando” rispose il moro spingendola verso il muro.
“C-chi sei?”
Kim lo guardò negli occhi, quegli occhi maledettamente disarmanti e belli erano gli stessi dell’uomo che l’aveva tanto spaventata tempo prima.
“Oh, piacere bambola, io sono Zayn Malik.”
A Kimberley mancò il respiro, quel cognome la fece rabbrividire, ma prese coraggio.
“Cosa vuoi da me?” disse tra i denti.
“Oh, cosa voglio da te? Mi hai portato via l’unica persona a cui tenevo più della mia vita, e adesso sono venuto qui a infliggerti lo stesso dolore bambola.” Grugnì Zayn, tenendola intrappolata fra il muro e il suo corpo.
“No, ti prego… Non fare del male a nessuno”
“Mio fratello lo diceva sempre che eri uno schianto…” continuò Zayn squadrandola da capo a piedi.
Jeremia Malik, l’uomo che l’aveva stalkerata e che alla fine era riuscita a far andare in carcere, era il fratello di Zayn ed in quel momento lui voleva ripagarla nello stesso modo, improvvisamente tutto le era chiaro.
“Colin!” disse piangendo “ti prego no, non lui!”
“E invece si, bambolina, proprio lui… Vieni con me”
La prese da un braccio e la portò fuori, in un viale dimenticato dal mondo abbastanza vicino alla discoteca, dove cinque ragazzi accerchiavano completamente Colin, che non sapeva cosa fare.
“Kim!” urlò il fratello appena la vide “va via! Scappa!”
Ma la ragazza era ancora ancorata al braccio di Zayn ed era spaventata da ciò che aveva di fronte, quindi si limitò a piangere silenziosamente stando ferma sul posto.
“Ti prego, falli fermare, farò qualsiasi cosa tu voglia” si rivolse a Zayn con tono supplicante.
“Ragazzi, fermi” disse Zayn sorridendo soddisfatto, a quel punto i cinque si aprirono mostrando Colin a terra, che era stato evidentemente pestato.
“Se vuoi che tuo fratello torni a casa sano e salvo dovrai venire con me” propose il moro rafforzando la presa sul braccio di Kim.
“Kim! Non farlo per nessuna ragione al mondo! Me la caverò, lo denunceremo e ne usciremo come sempre insieme!” urlò Colin guardando negli occhi la sorella.
“Non avrete il tempo di denunciarmi ‘insieme’” fece una piccola pausa “se non viene insieme a me il lavoro con te verrà svolto ora” sghignazzò infine Zayn.
“Vuol dire che lo denuncerai tu stessa Kim, potrai farcela anche senza di me. Mi farai giustizia” continuò ad intromettersi Colin con gli occhi lucidi.
“Non mi interessa nulla della giustizia se non ho te accanto! Non permetterò mai che ti facciano del male Colin, sei l’unica cosa che ho” continuò a piangere Kim, passandosi una mano fra i capelli.
“Verrò con te” si arrese infine, rivolgendosi a Zayn.
Si divincolò dalla sua presa e andò dritta nelle braccia di Colin.
 Colin, il ragazzone forte che non aveva mai pianto, quel ragazzino di sette anni che non aveva pianto nemmeno quando i genitori lo avevano lasciato solo con la sorella, in quel momento piangeva silenziosamente.
“Non andare” sussurrò a Kim.
“Ti voglio bene Colin” rispose la ragazza, intenzionata a seguire il moro per salvare il fratello.
“Poche smancerie ragazzi, fra poco si parte”
Zayn staccò i due e prese di nuovo Kim per il braccio.
“IO TI TROVERO’!” urlò Colin, prima che la sorella fosse troppo lontana.
I ragazzi che prima lo accerchiavano lo lasciarono solo con il suo dolore, vide la sorella allontanarsi con quel tizio e si alzò, diretto alla stazione di polizia.
“Kim, io ti troverò sempre!”

venerdì sera.
Liam era seduto, immobile, in prima fila. Picchiettava insistentemente il piede sul parquet e la mano destra sul ginocchio.
Aspettava che la sua pianista si sedesse su quello sgabello e prendesse a suonare dimenticandosi del mondo intero, così avrebbe potuto chiederle, all’uscita, perché dopo cinque giorni dall’appuntamento non l’avesse ancora richiamato.
Aveva sbagliato qualcosa? Era stato troppo invadente?
Nonostante le domande gli attanagliassero la mente, aveva deciso di non chiamarla perché lei glielo aveva raccomandato.
Ma non poteva più aspettare.
Il pianoforte era lì, davanti a lui, ma non aveva ancora preso vita; era fermo, immobile, in attesa che quella ragazza dai capelli biondi poggiasse le sue mani su di esso.
Kimberley, però, quella sera, tardò ad arrivare.
Le persone iniziarono a spazientirsi e ad allontanarsi, ma Liam rimase seduto lì, impassibile.
Non avrebbe mai creduto che Kim non si sarebbe presentata, ma quando le ore di ritardo iniziarono ad aumentare si diede per vinto e ,mentre quello che doveva essere il pubblico porgeva le lamentele al proprietario,  decise di andare a cercarla.
Corse velocemente fino a casa sua e si fermò un attimo vicino al portone malandato, a riflettere, poi però entrò senza esitazione.
C’erano quattro appartamenti, quindi bussò violentemente a tutti e si prese ben tre ramanzine da adulti scocciati; gli era rimasto solo un appartamento, ed esitò prima di bussare, poi prese un bel respiro e picchiettò leggermente sulla porta.
“Chi è?”
Quella voce, impossibile da non riconoscere, lo fece rabbrividire: era lei.
“Kim, sono Liam, apri” disse deciso.
“Liam… non posso” esclamò lei dall’altra parte della porta.
“Apri” continuò imperterrito il ragazzo, poggiando la fronte alla porta.
“Tu non capisci…” singhiozzò la bionda.
“Capirei se tu mi lasciassi capire Kim!”
“Non posso” esclamò Kim, poggiando una mano sulla porta.
“Vuol dire che per stanotte resterò qui, quando ti deciderai a parlarmi basterà aprire la porta”
Liam si sedette e poggiò le spalle alla porta di Kimberley, portandosi le mani in testa, deciso a non muoversi.
Nel frattempo, dentro, Kim si stava guardando allo specchio, toccava dolorosamente quel livido che le ricordava che non avrebbe potuto aprire Liam.
Zayn non le aveva mai alzato le mani prima d’ora, lei sapeva che c’era qualcosa di buono in lui, ma questo qualcosa era oscurato da quel rancore che si portava addosso da quando Kim aveva denunciato suo fratello e da tutto l’alcool che assumeva ogni giorno. Non l’aveva mai spaventata in quel modo.
Si sedette anche lei alla porta, poggiando la schiena esattamente dove pensava l’avesse poggiata Liam, e avrebbe giurato che, in quel momento, sentì anche il suo respiro.
Quel ragazzo era, nonostante tutto, un estraneo, non sapeva quasi nulla di lui, ma c’era qualcosa che la spinse ad aprire quella porta, a fidarsi.
Quando lo vide, in piedi sul pianerottolo, lo abbracciò con tutta la forza che aveva in corpo, non pensava sarebbe rimasto davvero un’ora e mezza fuori ad aspettarla e niente l’aveva mai fatta più felice di quel gesto. Più tardi avrebbe capito che lì fuori, per lei, Liam ci sarebbe rimasto anche una notte intera.
Tutta la felicità del ragazzo per quel gesto inaspettato, però, scomparve quando vide il livido contornarle la candida guancia.
“Kim…” disse appena la vide “chi è stato?”
“Entra” esclamò lei prendendolo per mano e portandolo in soggiorno.
“Che è successo Kim? Chi è stato? Perché?” sputò ansioso Liam, accarezzandole la guancia.
“Liam, ti avevo detto che ero venuta a Los Angeles con un mio amico… Beh, non è proprio un amico quello che mi ha portata qui” spiegò singhiozzando Kim.
“Dimmi chi è” esclamò Liam abbracciandola.
“Liam, sai chi aspetto, il venerdì sera e non solo, dopo il pub?”
La vergogna iniziò a torturarla dentro, ma affondò il viso nella spalla di Liam e si sentì immediatamente più sicura.
“Prometti che non mi giudicherai” continuò Kim, prendendolo per mano e guardandolo negli occhi.
“Non lo farei mai”
Kimberley prese un gran respiro.
“Io aspetto qualche cliente Liam, io devo prostituirmi se non voglio finire come l’ultima volta o, peggio ancora, se non voglio smettere di suonare” sputò infine tremando, toccandosi la guancia.
Liam rimase di stucco, non avrebbe mai pensato che dietro a quella pianista così delicata ci fosse una storia così complessa.  In altre circostanze, davanti ad una rivelazione del genere sarebbe crollato, ma stavolta doveva darle forza, quindi le strinse le mani come a trasmettergliela.
Solo immaginare Kimberley in veste di prostituta lo fece rabbrividire, il suo nome non poteva essere associato a quella maledetta parola. Avrebbe voluto chiederle perché, perché doveva farlo per forza, ma decise che avrebbe approfondito più tardi, adesso voleva solo farle sapere che lui ci sarebbe stato comunque.
 Liam non era mai stato forte, aveva sempre ottenuto tutto senza sforzi, ma tutto stava cambiando; lei lo stava cambiando. Lui sarebbe stato il suo eroe.
“Kim, questo non cambia quello che provo per te”
Le asciugò le lacrime e le si avvicinò al viso, dannatamente vicino a quella bocca perfetta e a quel livido brutale che comunque non riusciva ad offuscare la sua straordinaria bellezza.
“D’ora in poi ci sarò io, non dovrai più farlo” le sussurrò sulle  labbra prima di poggiare la sua bocca su quella della ragazza, lentamente.
Poteva sentire il battito della ragazza accelerare e il suo respiro farsi scostante, quella reazione gli diede il via per baciarla appassionatamente.
Kim gli accarezzò la nuca, lui la prese dai fianchi e  l’avvicinò ancora di più a sé; i loro corpi combaciavano perfettamente, da quel momento in poi Liam e Kimberley sarebbero stati una sola persona.
Non avrebbe mai più permesso che lei si prostituisse, avrebbe combattuto, avrebbe distrutto quel mostro che l’aveva conciata in quel modo.
Non aveva più paura.
“Voglio essere libera Liam” soffiò Kim sulle labbra del ragazzo appena conclusero il bacio.
“Farò di tutto per te”.
 

Angolo autrice:
Bbbbene, questo capitolo è arrivato con un po’ di ritardo… Ma seriamente, non sono riuscita a scollarmi mio fratello da dosso! D:
Adesso che avete scoperto un po’ della storia di Kim, che ve ne pare?
Non vedevo letteralmente l’ora che Liam e Kim si scambiassero il loro primo bacio, e infatti ho provato ad inserirlo in una situazione particolare(?)
Nelle recensioni siete state tutte abbastanza turbate dal ruolo di Zayn, ma compatitemi, era l’unico che mi sembrava adatto a quel ruolo, non perché lo consideri un mostro, per carità , ma perché un cattivo nelle storie fa sempre bene lol
Ah, e di Colin? Che ne dite? (se volete farvi un’idea di come sia fisicamente ho pensato a quel figo di Colin O’Donoghue :3)

Vi ringrazio tutte per le recensioni, ma ringrazio col cuore anche chi legge solamente o chi ha inserito la storia nelle seguite/ricordate/ecc :) GRAZIE! ♥
i avverto che fra una settimana partirò per Londra, e ci starò un mese, quindi non so se riuscirò ad aggiornare prima di partire… Spero comunque di si, tutto dipende dai vari impegni:)
Grazie ancora a tutte, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento! ♥
Un bacio,
Sara

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: hook