Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: DonnaInRosso    01/09/2014    0 recensioni
Classificata Terza al contest indetto da IMmatura, "I'm scared: il contest delle fobie."
L'umanità è in pericolo, messa alle strette da qualcosa di cui essa stessa è l'artefice.
Genere: Avventura, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cataclisma

Io vivo in uno dei grattacieli che emergono dall’oceano come spuntoni aguzzi. Gli edifici sono solo mucchi di macerie, simili a enormi denti scheggiati, che non riescono più a svolgere il loro compito di una volta: di notte si gela dal freddo e di giorno il sole cocente ti abbrustolisce. Ma sono una delle poche cose rimaste del vecchio mondo, almeno c’e il cemento duro su cui poggiare saldamente i piedi. I tetti delle case, i pezzi di ponte e gli stralci di strada rimasti sparsi qua e la sembrano tante piccole isole solitarie. Tutt’attorno c’è solo il blu del mare immenso e spaventoso.

 
« Ehi Rachele, abbiamo bisogno di coperte e del cibo qui. »
In questo buco dove sopravvivo, relitto di un vecchio tribunale, ci sono altre tre persone.

Ronald, un vecchio marinaio sdentato, mutilato al braccio sinistro – colpa di un incontro ravvicinato con uno squalo bianco – con la pelle bruciata dal sole; JD, un ormai ex rapinatore in pensione ed infine la piccola Julia, orfana di guerra.

« OK Ron io cerco qualcosa da mangiare JD penserà alle coperte. Tu resta qui con Julia e tieni la radio accesa. »
« Agli ordini. »

Mi armo di rampino e infilo la pistola nello stivale. Non è molto utile in un incontro ravvicinato con un Guardiano, ma con un colpo ben assestato magari gli si può mandare in pappa il cervello positronico, chi lo sa.
Mi sporgo fino al fondo della stanza, lì dove un tempo si ergeva la parete divisoria del grande organo giudiziario e subito vengo colpita da un raggio rosso.
“Identificati umano”
« Rachele Williams, diciotto anni. Esclusa. Codice 1143. »
“Dove sei diretta?”
« Al Virgin Market, in Roe Street. »
La telecamera di sorveglianza mi studia per dieci secondi esatti, poi sposta il suo raggio fotonico alle mie spalle.
“Permesso accordato”
Lego un capo di una corda ad un tramezzo che fuoriesce dal muro, poi mi lancio nel vuoto sotto di me e volo giù fino al quattordicesimo piano. Prendo il rampino e lo sparo verso uno dei pali del ponte decaduto. Il rampino s’incastra tra due assi sottostanti. Slego la corda in vita e mi isso su aiutandomi col cavo del rampino. Do il via libera a JD che fa lo stesso e sfreccia in direzione nord, verso il centro commerciale. Attivo il walkie-talkie nel caso Ron dovesse comunicarmi qualcosa e mi avvio verso la fine del ponte. Lo percorro per quasi un quarto quando sento un rumore metallico alle mie spalle che mi fa accapponare la pelle. Mi volto di scatto e un enorme ammasso di fili e pezzi di metallo accartocciato alto due metri mi si para davanti.
“Accesso negato.”
Indietreggio, camminando come un gambero, lentamente.
« Sono stata autorizzata ad accedere all’area di Roe Street. Controlla pure scatola di latta. »
“L’Eletta ha appena dato ordine di non far avvicinare nessun umano all’area 12. È per la vostra sicurezza.”
Un altro passo strascicato. Ora fra noi c’è una distanza di appena cinque metri. Un solo suo passo e mi ha presa.
« Ho bisogno di approvvigionanti per me e i miei compagni. »
“Accesso negato agli esclusi. Torni alla sua dimora per favore.”
Mi avvicino alla sponda del ponte. Più giù ad appena tre metri, affiora dal mare il tettuccio di un SUV galleggiante. Il Guardiano fa un mezzo passo verso di me.
« ROBOT! Non puoi recare danno ad un umano! »
“Né permettere che a causa del mio mancato intervento, un umano riceva un danno. Legge numero uno della robotica. E ora si sposti dal parapetto, potrebbe cadere.”
« Vaffanculo stronzo! »

Mi lancio giù dal ponte e atterro sul tettuccio del SUV.

“Tutto per la vostra sicurezza”, alle mie spalle il Guardiano comincia la sua caccia all’uomo. Mi catapulto su un’insegna di un hotel e mi lancio su tutti i tetti dei palazzi allineati. Corro più che posso, ma il robot è già dietro di me così vicino che posso avvertire la sua mano gelida di ferro che tenta di agguantarmi. Salto sul tetto del palazzo a ridosso e scalo la rete metallica che segna il confine tra due quartieri. Prendo la rampa antincendio e salgo sul fianco dell’edificio diroccato. Laser rossi mi puntellano tutto il corpo, come mirini di un cecchino.
“Codice 1143. Fermati ora! È un ordine.”
Sono in cima alla torre dell’orologio o quello che ne rimane. Non ho via di fuga, sono in trappola. Il robot piomba sul tetto come un avvoltoio, cigolando rumorosamente in ogni giunzione.
“Accesso negato.” I suoi occhi scarlatti sono inespressivi, eppure sento incombere su di me una minaccia mortale.

Disperata sfilo la pistola dalla custodia alla caviglia e sparo dritto in un occhio cibernetico. Mi volto e salto nel vuoto, lasciando l’arma sul lastricato.

Il tempo sembra essersi fermato. Tutto scorre con una lentezza estrema, come singoli fotogrammi di un film. Vedo i miei capelli volare nell’aria intorno a me e sento il vuoto sotto i piedi, il vento sulla faccia. A stento mi rendo conto del rumore alle mie spalle e un attimo dopo piccole gocce di sangue mi vorticano intorno e qualcosa di piccolo e nero schizza sotto il mio mento alla velocità della luce. Il robot mi ha sparato ad una spalla. Il dolore è immediato, crudo e lancinante. Urlo ed istintivamente mi stringo la spalla ferita col braccio sinistro. Il mio corpo ruota nel cielo e i capelli coprono la mia visuale. Sto cadendo nel verso sbagliato e lo sto facendo in fretta. Tento di voltarmi nuovamente ma non faccio in tempo a partorire questo pensiero, che la mia schiena si è già schiantata sull’acqua, dura come l’asfalto. L’impatto mi comprime i polmoni, impedendomi di incamerare aria. L’acqua si apre sotto di me inghiottendomi. Non riesco a muovermi, a respirare, a pensare a come far contrarre e rilassare i muscoli intercostali. Non vedo più nulla. La chioma ora informe dei miei capelli si chiude sul mio viso, come alghe compatte che si avviluppano, imprigionandomi.

Non ho più ossigeno.

Sto morendo.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: DonnaInRosso