Salve! Contrariamente ai miei sospetti, sono riuscita a concludere il secondo capitolo di questa storia. L'ho scritto dal punto di vista di Remus, cercando di approfondire la parte riflessiva. Ho dovuto rileggere qualche pagina dell'Ordine della Fenice perchè non ricordavo alcune parti fondamentali che mi servivano a far coincidere cronologicamente i fatti. Inoltre ho riletto più volte il prezioso contenuto extra di Pottermore su Remus Lupin, che ho deciso di usare come guida per lo sviluppo dei personaggi e della loro storia d'amore. Si, ci tengo particolarmente a non stravolgere troppo le cose e mantenere intatto lo spirito della storia originale. Ho ancora il timore che non riuscirò a terminarla perchè l'impresa, per le capacità che ho, mi risulta un po' difficile... Spero nel frattempo di ricevere qualche recensione in più! :P L'unica del precedente capitolo, per quanto possa sembrar cosa di poca importanza, è servita parecchio come spinta per proseguire.. Quindi grazie Shu, chiunque tu sia! :P
Baci, Luna
2
Destabilizzante
Per quanto possa
sembrare bizzarro e contrastante
con la natura di Remus Lupin, il momento preferito delle sue giornate
era
sempre stato la notte: tanto odiata durante la luna piena, tanto amata
durante
il resto del mese. Nei lunghi periodi di solitudine degli ultimi anni,
l’insopportabile piattezza delle sue giornate lo stordiva
tanto quanto gli
improvvisi ritmi frenetici delle ultime settimane, dovuti al ritorno
dell’Ordine
della Fenice. E la notte, in entrambi i casi, era l’unico
momento in cui non si
sentiva solo nell’esser solo: essa è intima e
solitaria per quasi tutte le
persone della terra, e questa idea gli dava come un senso di conforto,
di
equità rispetto al resto del mondo, che durante il giorno
veniva sostituito da
un’amara invidia nei confronti di chi viveva una normale
quotidianità. Di notte
tutti siamo uguali. Tutti fissiamo il soffitto della stanza in attesa
del
sonno, tutti ci lasciamo cullare dai rilassanti rumori del buio, e
dalle ondate
di pensieri disordinati sulla vita, sulla realtà, sulla
non-realtà. Remus Lupin
di notte sentiva il Sé forte e sicuro come non mai, e non
attendeva impaziente
il sonno, tentava di ritardarlo per prolungare questa rara e intima
sensazione
di distacco dal quotidiano.
Quella sera
però, qualcosa violò il suo consueto
equilibrio notturno. Lo capì nel momento in cui
rientrò nell’angusta camera
dell’ultimo piano di casa Black, e non avvertì
alcun tipo di sollievo nel
distendersi sul vecchio letto cigolante. Non sapeva se sentirsi
infastidito o
semplicemente confuso dall’incontro con quella bizzarra
ragazza dai capelli
rosa. La sua parlantina, il suo inspiegabile interesse per la sua vita,
il suo
insistente sguardo fisso su di lui, lo avevano destabilizzato. Non
ricordava
più l’ultima volta in cui si era trovato faccia a
faccia con una donna, non contemplava
nemmeno più l’idea che fosse ammissibile nella sua
vita il rapportarsi
intimamente con qualcuno. Non di nuovo. La disastrosa fase
“donne” per lui era
un capitolo chiuso. Si era rassegnato all’idea che la sua
condizione di lupo
mannaro non fosse compatibile con l’amore, aveva deciso
così e basta.
« Ma
che cavolo
sto pensando? » Imprecò a voce alta, e scosse
improvvisamente la testa, ridendo
di sé. Aveva talmente perso l’abitudine alla
conversazione fine a sé stessa,
che gli era parso strano un episodio che in realtà era del
tutto normale.
Stavano semplicemente battibeccando, quasi come faceva con Sirius.
“Anzi, direi che
è indisponente esattamente come
lui” annotò mentalmente.
“Tu
però sei
stato al gioco, caro il mio malandrino”
disse un’altra vocina.
«Ho
paura» . La voce di
Tonks gli tornò echeggiando in testa.
Perché diavolo se n’era uscita con quella frase,
di punto in bianco? Provò una
fitta di irritazione, come se quell’ho
paura fosse un intenzionale tentativo
subdolo di oltrepassare il solido muro di difesa che aveva eretto con
tanta
fatica.
“E’
solo una
ragazzina”
Scosse di nuovo
la testa, destandosi da quell’insolito
stato di inutili intrecci mentali. Chiuse gli occhi, questa
volta considerando che forse sarebbe
stato meglio addormentarsi.
*
Il da fare dei
giorni seguenti rimosse quasi
completamente il vortice di pensieri di quella sera dalla sua testa. A
Grimmauld
Place c’era un gran via vai: riunioni, aggiornamenti,
disinfestazione della
casa con i Weasley ed Hermione, che si erano stabiliti temporaneamente
lì. Remus
d’altra parte era costretto a star via per giorni, a causa di
missioni per
conto dell’Ordine parecchio lontane. La situazione era ben
cambiata rispetto a
quindici anni prima: durante la prima guerra, tutta la
comunità magica era a
conoscenza della presenza di Voldemort, e pur impotenti erano perlomeno
tutti
in allerta. Questa volta l’Ordine si ritrovava in una
posizione particolarmente
scomoda per colpa della corruzione del Ministero, che non aveva la
minima
intenzione di accettare il ritorno di Voldemort, il quale a sua volta
ne
approfittava per agire subdolamente con comodità per
l’ascesa al potere. Altro
nuovo elemento particolarmente a suo sfavore, che inevitabilmente
influenzava
la modalità delle sue missioni, era il fatto che adesso
tutti sapevano della
sua condizione di lupo mannaro. Per questo era costretto ad agire di
nascosto e
lontano da Londra, tra creature e maghi sperduti, cercando di
diffondere il più
possibile l’allarme.
«
Che pensi?
»
Un’assonnata
Tonks dal viso pallido lo scrutava
dall’altro lato del tavolo, appoggiata sulle braccia
conserte. Era un tardo
pomeriggio dei primi di agosto. Remus era tornato la notte stessa dal
Nord, e a
giudicare dalle occhiaie della ragazza, anch’essa era
probabilmente reduce da
nottate di guardia.
«
Niente » rispose lui.
« Hai
l’espressione pensierosa »
« Sono
stanco » mormorò sospirando.
« Beh
anche io. Ti sfido a passare due notti di
seguito appostata davanti casa Malfoy con quel brontolone di Malocchio
» disse
con calore « Ma non significa che non pensi »
« Tu
invece non hai l’espressione di chi pensa »
asserì con tranquillità.
Si sorprendeva
spesso a provocarla, ma non si
spiegava il perché. Era più forte di lui, e la
sua solita espressione accigliata
non poteva che incoraggiarlo.
«
Comunque » proseguì Remus, tornando serio
« farei
volentieri a cambio »
«
Perché? Che hai fatto in questi giorni? » chiese
curiosa.
« Sono
stato nelle foreste del nord, a cercare
creature e maghi sperduti vari per tentare di convincerli che Voldemort
è
tornato eccetera » rispose mestamente.
Tonks
rabbrividì. « Perché dici il suo nome?
»
« Tu
perché non lo dici? »
« Come
perché? Fa venire i brividi »
« A me
fa rabbrividire il fatto che ci sia così
tanta gente che non riesce a nominarlo. Oltre a trovarlo assurdo
– dato che mi
sembra ovvio che dirlo o non dirlo non cambi il fatto che esista
– lo trovo
un’inquietante analogia con l’omertà di
quell’idiota di Caramell e tutto il
circo attorno » disse sprezzante. Aveva sempre trovato la
questione assurda,
gli sembrava un ragionamento assolutamente ovvio nonché
elementare.
Tonks fece
silenzio qualche secondo, fissando il
centrotavola con occhi pensosi.
« Sai,
credo che tu abbia perfettamente ragione »
concordò infine, alzando il busto « Ma ormai
è come una fissa mentale, personalmente
non riuscirei lo stesso a dire il suo nome. Devi pur capire che non
tutti hanno
una mente fredda e razionale come te, la maggior parte dei maghi ha
un’estrema
vulnerabilità su questo tema che va contro ogni
logica»
Remus la
guardò leggermente sorpreso. Non si
aspettava che potesse in qualche modo concordare, e allo stesso tempo
fornirgli
una contro argomentazione valida. La maggior parte dei maghi a cui
aveva fatto
ragionamenti simili reagiva con piccoli attacchi di panico, rifiutando
di
ascoltare qualsiasi argomentazione sul tema. Tuttavia non
potè fare a meno di
provare una piccola fitta di rancore all’idea di essere
appena stato definito “freddo
e razionale”.
«
Comunque » proseguì Tonks « credo che a
me
piacerebbe di più andare a svolgere missioni lontane, tra i
posti sperduti.
Avrei la libertà di muovermi che non ho al Ministero. E
credimi è veramente
frustrante dover andare in giro facendo finta di dare la caccia a
Sirius, di
lavorare per quei buffoni e al contempo spiarli senza farti beccare
»
Remus sorrise
amaramente « Andare in giro per le
foreste nella solitudine e nel disagio più totali non
è divertente come sembra.
Io non so cosa darei per potermi muovere tranquillamente tra le persone
come
fai tu. Ma presumo che tu sia troppo giovane e spensierata per capire
il mio
punto di vista »
Tonks lo
guardò accigliata.
« Che
c’è? » chiese lui.
«
Parli come se avessi 60 anni. Ne avrai si e no 10 più
di me »
Remus
inarcò a sua volta il sopracciglio. « Ti
accorgerai che non sono pochi quando ti renderai conto
dell’incredibile numero
di cose che cambieranno tra 10 anni »
«
Tipo? »
« Tipo
che improvvisamente ti sentirai ridicola ad
andare in giro con i capelli rosa ». Ecco, l’aveva
fatto di nuovo.
«
Giammai » sbottò offesa « Sono una
Metamorphomagus, sarebbe uno spreco andare in giro sempre con lo stesso
colore
di capelli »
« Non
fa una piega » rispose trattenendo un sorriso.
Tonks lo
guardò torva. « Sei snervante. »
«
Dici? »
«
Dico. Cominciamo una seria e amabile conversazione
e rovini tutto per punzecchiarmi. Sembri così rigido e
malinconico, invece… mi
spiazzi proprio, così » disse con un tono tra il
divertito e lo stizzito.
« Puoi
sempre prendermi a cuscinate »
Tonks fece un
gran sorriso. « Ottima idea ».
Remus non
potè fare a meno di ricambiare. Pensò che
fosse curioso il fatto che lo trovasse spiazzante, dato che
d’altra parte gli
era evidente che lei lo fosse altrettanto, anzi che fosse la spiazzante per eccellenza. Una ragazza
di poco più di vent’anni,
così buffa, goffa e spontanea da rasentare la sfrontatezza,
che al contempo cominciava
a rivelare un’innegabile indole particolarmente brillante e
sveglia… Lo
incuriosiva, decisamente.
I suoi pensieri
furono interrotti dal suono del
campanello e le urla della madre di Sirius. Dei passi veloci si
avvicinavano
alla cucina, annunciando l’arrivo precipitoso di un Arthur
Weasley dall’aspetto
agitato e scomposto, seguito da Molly che gli aveva probabilmente
aperto la
porta.
«
Dov’è Sirius? »
Remus e Tonks si
alzarono di colpo allarmati.
« Che
è successo? » chiese lei spaventata.
«
Harry è stato aggredito da due dissennatori a Magnolia
Crescent. Quell’idiota di Mundungus ha interrotto il turno di
guardia prima che
finisse. Ha saputo difendersi, ma gli hanno già mandato la
lettera di
espulsione per l’infrazione al decreto di Magia Minorile. Ho
appena avvertito
Silente, sta andando al Ministero per sistemare la cosa »
« CHE
COSA HA FATTO QUELLO STRONZO…? »
Sirius,
allarmato dal frastuono, si era precipitato
sotto raggiungendoli appena in tempo per sentire la notizia. Dietro di
lui il
resto dei Weasley ed Hermione.
«
Sirius stai calmo. Arthur ha appena detto che
Harry se l’è cavata, e Silente
sistemerà tutto » disse Remus con una calma
forzata, con Arthur che annuiva.
«
Ovvio che se l’è cavata »
sbottò irato. « Fortuna
che si trattava solo di Dissennatori. Ma se gli fosse successo
qualcos’altro
per il quale non avrebbe saputo difendersi? Che diavolo aveva in testa
quel decerebrato
di Mundungus? » continuò sbraitando.
«Devo
scrivergli » aggiunse, alzandosi e frugando
tra i cassetti « non vorrei facesse
stupidaggini »
« Non
sarà facile uscirne » disse Arthur a bassa voce,
mentre Sirius cominciava ad abbozzare velocemente qualcosa su un pezzo
di
pergamena « cercheranno di farlo passare ancora una volta per
visionario »
« Ma
non possono espellerlo! » rispose inquieta Hermione,
tra gli sguardi ansiosi di Ron e Ginny che muovevano la testa da un
interlocutore all’altro « Non ha fatto una magia
per capriccio, era legittima
difesa! »
«
E’ vero Hermione, ma il Ministero farà di tutto
per manipolare la situazione a sfavore di Harry. » rispose
cupo Remus.
« Non
credete che sarebbe meglio portarlo qui al più
presto? » propose Tonks preoccupata.
« Si
infatti! » concordò Ron « Non ne
possiamo più
di scrivergli lettere vaghe, starà impazzendo da quegli
idioti dei Dursley »
« Ci
ha già pensato Silente. » rispose Arthur.
« Era
furioso, diamine. Ha detto che non possiamo rischiare che succeda di
nuovo. »
«
Bene. Aspettiamo suoi ordini allora » concluse
Remus.
E
tornò a sedersi in disparte. Aveva una sensazione
stranissima addosso, come se gli avessero tirato una secchiata
d’acqua
ghiacciata durante un riposo ristoratore. Durante quella
mezz’ora di
conversazione con Tonks, si era sentito stranamente... come estraniato
dalla
realtà; l’arrivo improvviso degli altri
l’aveva percepito come uno scossone,
pur non essendo successo in fondo nulla di tremendo. Decise di non
pensarci
più, desiderando ancora una volta di trovarsi nel letto in
attesa del sonno.