Cap
1
Eric
La
strada che li separava dal Campo Tamoanchan non era molta
e in condizioni normali non l’avrebbe disturbato
più di tanto il percorrerla
con Keller ed Evan, ma Mik era un’aggiunta a cui avrebbe
rinunciato volentieri.
Sfortunatamente anche lui faceva parte dei Cuahchiqueh, i guerrieri
scelti del
Campo, e nonostante ne fosse il capo non aveva il potere di escluderlo.
Non perché
non gli andava a genio, se non altro.
Incrociò
lo sguardo del figlio di Quetzacoatl
che lo fissava con un
sopracciglio aggrottato come se stesse pensando a chissà
cosa.
-
Qualcosa non va? –
domandò, facendo balenare per un attimo le zanne appuntite
celate dalle labbra.
Era
sempre così
dopo una trasformazione, ma nel giro di un’oretta tutto
passava e tornava ad
avere dei canini normali … forse appena un po’
più aguzzi del solito.
Sorrise
vedendolo rabbrividire
leggermente. Non era un segreto per nessuno il fatto che Mik Ray avesse
una
paura fottuta dei giaguari. Uno di loro l’aveva quasi ucciso
quando era piccolo
e da allora lo shock gli impediva di avvicinarsi a uno di quegli
animali.
Insomma, paura dei giaguari equivaleva a temerlo, visto che poteva
diventare
uno di loro, e l’idea che “mr pezzo grosso figlio
di Quetzacoatl” lo temesse
gli piaceva … eccome.
-
Sì. Avremmo
potuto portarlo al Campo e
interrogarlo,
in fin dei conti era uno solo, non c’era bisogno di
ucciderlo. –
-
Cioè, fammi
capire bene, stai criticando una mia decisione? – chiese,
inarcando un
sopracciglio in segno di sfida.
-
Esatto – confermò
Mik, mantenendo il contatto visivo senza alcun apparente sforzo.
Un
brontolio sordo
e gutturale provenì dalla gola di Eric. Un accenno di
ruggito d’avvertimento.
Lo
sguardo del
figlio di Quetzacoatl vacillò per un istante.
-
Prenderò in
considerazione le tue obiezioni quando sarai in grado di fronteggiarmi
senza
scappare come un bambino spaventato. Fino ad allora si fa come dico io
–
decretò.
Continuarono
a
camminare in silenzio, mettendo via solo momentaneamente la discussione
che si
sarebbe certamente riproposta una volta arrivati al Campo.
-
Puoi smetterla di
comportarti come un ragazzino dispettoso per i prossimi cinque minuti?
Non è
divertente – disse la figlia di Xolotl, avvicinandoglisi e
attirando la sua
attenzione con una leggera spallata.
-
Okay, non darò
più fastidio a Mik … so quanto ti piacciano i
suoi occhioni di ghiaccio. –
Keller
lo fulminò
con un’occhiataccia.
-
Falla finita. –
-
Oh, andiamo, è
così divertente vederti arrossire –
protestò, arricciando il labbro come un
bambino a cui fosse stato vietato di giocare con il suo gioco preferito.
-
Eric, sul serio. –
Alzò
gli occhi al
cielo, scompigliandosi la chioma corvina. – Okay, okay, la
smetto. –
-
Sarà meglio –
borbottò Keller, lasciandolo in compagnia di Evan e
rallentando appena un po’
per permettere a Mik e Rex di affiancarla.
Keller
-
Che c’è, Eric manda avanti te per scusarsi?
– domandò Rex,
mentre le labbra si stiravano in un pigro sorriso sarcastico.
Keller
alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa. Certe
volte non riusciva proprio a capire perché perdesse tempo a
parlare con quel
figlio di Mextli. Rex Garroway aveva capelli corvini perennemente
scompigliati
e occhi neri profondi e ammalianti. In una parola sola: attraente.
Anzi, forse
sarebbe stato meglio dire tremendamente attraente.
-
Eric non si scusa mai, dovresti saperlo, non è nella sua
natura. –
-
Già, suppongo abbia una natura troppo animalesca per farlo
– convenne Rex, passandosi una mano tra i capelli.
Keller
non potè fare a meno di osservare il gesto,
momentaneamente rapita da quel profilo affascinante, per poi scuotere
la testa
e darsi della stupida.
Tre
quarti delle ragazze del Campo gli sbavavano dietro, ma
lui non sembrava neanche dare segno di vederle. Tuttavia era chiaro che
ne
fosse compiaciuto, il sorrisetto che gli increspava le labbra quando
notava gli
sguardi femminili che accompagnavano il suo passaggio non lasciava
spazio a
dubbi.
Insomma,
non era proprio il tipo di ragazzo per cui
prendersi una cotta. No, proprio no.
Uhm,
sì, forse se continui a ripetertelo riesci a convincerti.
Mise
a tacere quella stupida voce della coscienza che le
rimbombava nella testa.
A
lei non piaceva Rex Garroway. No, proprio per niente.
Spostò
lo sguardo sull’altro ragazzo. Rex e Mik erano per
certi versi incredibilmente simili, se non altro abbastanza da
diventare
migliori amici, ma per altri completamente diversi.
-
Non te la sei presa, vero? – chiese, scrutandolo in quei
cristallini occhi color ghiaccio.
Su
una cosa Eric aveva ragione: Mik aveva gli occhi più
belli che avesse mai visto.
Il
ragazzo scosse la testa, rivolgendole un sorriso
amichevole. – So com’è fatto Eric e
suppongo che il fatto che i nostri genitori
siano eternamente in competizione si sia ripercosso anche su di noi.
–
-
Certe volte è maledettamente difficile essere la sua
migliore amica, ma in fondo in fondo è okay. –
-
Molto in fondo – rimarcò Rex.
-
Non sei di aiuto, Garroway. –
-
Bene, perché non volevo esserlo –
ribattè, sorridendo
serafico.
-
Bene, visto che nessuno se l’è presa a male, posso
anche
tornarmene di là – disse Keller,
-
Certo, grazie per l’interessamento. –
Rivolse
un ultimo sorriso cordiale a entrambi e tornò verso
i suoi amici.
Rex
Rivolse
un’occhiata a Mik, inarcando un sopracciglio con
fare allusivo. – Cos’era quello? –
-
Quello cosa? – replicò l’amico,
sinceramente perplesso.
-
Non fare il finto tonto. Tutta quella sviolinata sul “no,
certo che non mi sono offeso” e “grazie per
l’interessamento”. –
Mik
scosse la testa, ridendo. – Semplice cortesia tra
compagni di Campo. –
Rex
assottigliò lo sguardo, puntandogli un dito contro con
fare fintamente minaccioso, - Sappi che non me la bevo affatto, ti
tengo d’occhio,
Ray. –
Continuarono
a ridere e scherzare finchè non raggiunsero il
Campo.
Mona
e Alnair erano già lì, intente a discutere di
chissà
cosa con Charisma mentre Diana cercava, a quanto pareva abbastanza
inutilmente,
di riportare la calma.
-
Si può sapere cosa succede adesso?
– borbottò Rex, raggiungendo le amiche e lanciando
un’occhiata
interrogativa a Diana.
La
figlia di Patecatl si strinse nelle spalle.
-
Lo sai che Alnair e Charis discutono sempre, non è mica
una cosa nuova. Ad Alnair non piace che le si diano ordini e Charis
odia che
qualcuno le disobbedisca. I litigi ormai sono nella norma. –
Gli
occhi color cioccolato, screziati di verde e giallo, si
illuminarono quando intravide il profilo di Evan. Quando il figlio di
Xocotl,
però, posò gli occhi smeraldini su di lei, Diana
usò i lisci capelli biondi
come una sorta di coltre dietro cui nascondere le gote rosse.
-
Dios, perché tutti quanti vi rincretinite quando si tratta
di intravedere una persona anche solo lontanamente attraente?
– sbottò il
ragazzo, scuotendo la testa esasperato.
Non
riusciva a credere
di essere la sola persona capace di mantenere un minimo di
freddezza e
non lasciarsi trasformare in un idiota totale solo perché
attratto da qualcuno.
-
Evan non è “solo lontanamente attraente”
-, protestò, - È
semplicemente stupendo. Troppo stupendo
per una come me – concluse, demoralizzata.
Quelle
parole sembrarono distogliere Charisma dalla
discussione, perché la figlia di Itzpapalotl
puntò le iridi blu, circondate da
lunghe onde corvine, dritte nelle sue.
-
Punto primo, non voglio sentirti più dire una cretinata
del genere, D. Punto secondo, Bower non è poi così
bello. –
Diana
annuì, dubbiosa, più per assecondare
l’amica che per vera
convinzione.
-
Ascolta, D., lo sai che di solito non faccio complimenti
alle ragazze, ma ti assicuro che sei abbastanza carina per Bower e se
lui non è
d’accordo allora è ancora più idiota di
quanto pensassi – rimarcò Rex.
Questa
volta la ragazza sembrava decisamente più convinta e
Rex ne fu soddisfatto. Detestava vedere le ragazze piangere, lo
facevano
sentire in tremendo imbarazzo, specialmente se si trattava delle sue
amiche.
Alejandra
Fu
la prima a raggiungere Eric e il resto dei suoi amici,
seguita a ruota da Zeia.
-
Allora, come è andata? –
Eric
si stiracchiò pigramente, rivolgendole un sorriso
ferino. – A meraviglia, come sempre. –
-
Che tradotto sarebbe che hai ammazzato qualcuno, giusto? –
C’era
un pizzico di rimprovero nella voce di Zeia, figlio di
Huracan, ma il loro leader sembrò non notarlo. Oppure, molto
più probabilmente
e saggiamente, decise di fare finta di niente.
-
Quanti erano? –
-
Uno solo, è stato facile come bere un bicchiere
d’acqua –
replicò, per poi aggrottare la fronte come se gli fosse
venuto in mente
qualcosa, - Forse sarebbe meglio dire di sangue. –
Alejandra
incrociò lo sguardo di Zeia e scosse la testa.
Eric aveva un prodigioso talento per il far incazzare le persone e
sembrava
anche divertirsi un modo nel farlo, quindi discutere su di lui circa
l’effimerità
della vita o la possibilità di non concludere ogni
spedizione con uno
spargimento di sangue era pressoché inutile.
-
E comunque non guardarmi così, Zeia.
C’è un motivo se sono
a capo dei guerrieri del Campo e di sicuro non mi sono conquistato il
posto
comportandomi come un affettuoso gattino troppo cresciuto –
aggiunse, interpretando
bene la contrarietà nei suoi intensi occhi azzurri.
-
A quando la seduta di Consiglio con la relazione
aggiornata? – chiese la ragazza.
-
Questa sera, subito dopo cena. E … Ale? –
aggiunse,
richiamandola mentre si voltava per allontanarsi insieme a Zeia.
-
Sì? –
-
C’è stato qualche problema durante la nostra
assenza? –
La
figlia di Camaxtli scosse la testa. – Tutto tranquillo.
–
Eric
annuì, rivolgendole uno dei suoi pochi sorrisi
d’apprezzamento:
– Sapevo di poter fare affidamento su di te. –
Poi
la lasciò andare senza aggiungere altro.
-
Sono abbastanza sicuro che da qualche parte deve esserci
una legge che vieta a un ragazzo così di comportarsi in modo
tanto … - s’interruppe,
cercando l’aggettivo adatto.
-
Selvaggio? – suggerì Alejandra.
-
Già. –
-
Dovresti saperlo che più sono belli e più hanno
un
caratteraccio, è scientificamente provato –
asserì.
Zeia
trattenne una risata. – Ah, sì? E da chi?
–
-
Ma da me, ovviamente. –
Il
tono risoluto dell’amica gli impedì di trattenersi
e
questa volta scoppiò davvero a ridere.
Si
spintonarono scherzosamente finchè non arrivarono davanti
all’ingresso del gigantesco dormitorio. Entrambi alloggiavano
al quarto piano,
il più alto dell’edificio, riservato a coloro che
facevano parte dei “guerrieri
aquila” e che avevano una qualche
affinità con l’aria o con arco e
frecce.
-
Ci vediamo in mensa tra un paio d’ore. –
-
D’accordo. Nel frattempo cercherò di fare un
elenco di
ragazzi carini con cui potresti provarci. Possibilmente gay,
così ti levi dalla
testa il bel tenebroso – rise Alejandra, ottenendo per tutta
risposta un
accenno di linguaccia dall’amico.
-
Sei tremenda. –
-
Lo so. A più tardi, chico. –
Spazio
autrice:
No,
non
sono morta, ma ero immersa nei libri fin sopra ai capelli (tutta colpa
della
dannatissima università e della schifosa sessione autunnale
>.<). A breve
aggiornerò anche le altre interattive, diciamo che ho voluto
dare priorità a
questa perché non avevo mai postato neanche un capitolino e
me ne stavo
vergognando profondamente u.u Spero che gli OC siano stati resi bene e
che
questo primo capitolo vi sia piaciuto. Invito inoltre chi non
l’avesse ancora
fatto a mandarmi le schede dei suoi OC. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt